sabato, dicembre 31, 2022

Anno nuovo

 


Compro una Spitfire. Bellissima. Rossa inglese. Un capolavoro. Veramente la Spitfire era un’automobile terribile: non teneva la strada, sospensioni che, in curva, mica aiutavano, complicavano. Freni stocastici e frenatura sempre disallineata. Ma era troppo bella.
Imbocco il viale e arrivo davanti all’ingresso di casa e fiuuuu una derapata da brivido (tanto la spit derapava anche se non volevi).
Mentre sto lì a bearmi della bravata, richiamati dal chiasso che avevo fatto, appare mio padre con altre persone. Mi guarda, guarda l’automobile, alza gli occhi al cielo e borbotta:
"Ma cosa è ‘st’automobile da attore di cinematografo?". (“attore di cinematografo”) era un dispregiativo, in opposto al termine positivo “attore” con il quale s’intendeva l'attore di teatro). Un'altra novità!
 Papà vieni a fare un giretto, dai, che la proviamo, guarda quant’è bella.
 Tu sei squilibrato se credi che io entri in quel tubo. Ma non hai niente da fare, eh?
"Ma non vedi quant’è bella?"
Nel frattempo, sopraggiunge mia madre che, godendosi la scenetta, dice: rivolgendosi a mio padre: "Per piacere va a farti sto giretto, per piacere accontentalo, se no questo qua non la smette più, e non ce lo togliamo di torno".
No No No, non ci vado in quel tubo
Dai, così ce lo togliamo di torno; non per lui, ma per la quiete di casa
Mio padre si rassegna per il bene di tutti e commenta: "Tuo figlio sono due mesi che sta qua, lo capisci? Come mai? Non ti chiedi come mai? Quest’estate sta qua, fisso come un monumento… non è che si prepara quel sacco da zingaro e se ne va in vacanza? No, sta qua. E non se ne va, niente: non se ne va.
Vacanza io, papà? Io ho da fare.
Pure noi, perciò tu devi andare in vacanza.
In ogni caso, rassegnato come un martire, mio padre prende cappello e bastone e si avvicina al tubo.
La spit era bassa, quindi per entrare ci sono le prime difficoltà, una delle quali è il cappello che urta il montante e cade per terra. “Ma per entrare in quest’automobile si deve essere acrobati di un circo equestre, e pure bravi eh?”
Insomma, alla fine siamo entrambi seduti.
"Vai piano, che qui si sta seduti per terra, ma che razza di automobile è?".
Metto in moto e partiamo.
Vai piano
Ma se non sono ancora partito
Vai piano, ti ho detto!
Sta andando a 40 all’ora
Ti ho detto di andare piano …vai piano c’è traffico
Ma se siamo ancora sul viale di casa!
Finiscila di contraddirmi, scostumato; vai piano. Vai piano ‘ché ti do una bastonata.
Il fatto è che “andare piano” è una valutazione personale e, quindi, assai relativa, andavo a 50 all’ora anche meno, ma tale velocità non rientrava tra i valori paterni compatibili con il "vai piano".
Mi diede una bastonata in testa davvero! Ahia! Papàààà, ma così moriamo tutti e due
No, muori tu. Prima. E adesso riportami immediatamente a casa. Anzi no. Torno a piedi
E s’incamminò verso casa, che distava meno di trecento metri ‘ché tanto lunga era stata la gita.


lunedì, dicembre 19, 2022

La maschera e il ruolo

 

C'è gente che è ipocrita perché non ha fiducia in sé, altri sono ipocriti per interessi personali, perché sono arrivisti o perché tutti vogliono ascoltare solo quello che piace sentirsi dire. L'uomo è cocciuto e pensa sempre di avere ragione, non si apre al pensiero dell'altro, non vuole capirlo, analizzarlo. Vale solo il suo, per cui, anche per evitare questioni, indossa la sua pelle camaleontica e si adatta a tutte le condizioni, peccato che così non si vive veramente, non si fa che fingere tutta la vita e si manca di rispetto anche a se stessi.


venerdì, dicembre 16, 2022

Uffa, che noia

 


Cos'è lo sbadiglio? Deve pur esserci una funzione dietro questo insolito meccanismo.
Questa, probabilmente, è la domanda che si è posto lo psicologo Andrew Gallup del SUNY College di Oneonta (NY, Usa).
La risposta più convincente che è riuscita a darsi è che lo sbadiglio sia necessario al mantenimento della giusta temperatura del cervello. Si tratterebbe, perciò, del classico processo di omeostasi che il nostro organismo mette spesso in funzione. L’omeostasi, per chi non lo sapesse, è un sistema che adotta il nostro corpo per ritrovare l’equilibrio.
Nella vita succede di dover modificare, volente o nolente, il nostro modo di vivere. Le motivazioni sono tante: Il modificarsi della struttura della famiglia, l’avanzare dell’età con conseguente ritmo di vita diverso, interessi diversi, esigenze diverse. Questo può destabilizzare, e ci si accorge, che dobbiamo “riempire” i tempi vuoti”. Che non è pigrizia, ma occorre trovare interessi adeguati a noi, diciamo a nostra misura di vita. A volte senza cercarli altrove li abbiamo accanto, dove da sempre abbiamo vissuto, solamente li vediamo con occhi diversi.
L’intelligenza nell’usare il tempo dipende da ciò che per noi è importante.
La noia consente alla creatività di sbocciare: ci stimola a ricercare cose nuove e ad essere indipendenti. Chi non ha tempo di annoiarsi è destinato ad un percorso routinario ed inesorabile "until the end".
In realtà Internet ha una funziona anti-noia. Pensiamo ai blog che "riempiono" al meglio degli intervalli...
Poi come sempre non c'è solo quello, ma anche una bella passeggiata e una bella lettura.
Ecco, pensiamo alla fila alle poste: il telefono cellulare ci può rendere la coda più piacevole.
Ma allo stesso tempo preclude la possibilità di fare due chiacchiere.
O di guardare, osservare, pensare. Comunque, come dico sempre, viva l'ozio ben sfruttato e non l'ozio fine a sé stesso. Quest'ultimo può diventare facilmente noia. L'ozio invece ben sfruttato fa bene al corpo e all'anima.
Ma esiste veramente la noia. C'è chi la contesta.
Dice una mia amica che la noia va via presto perché la vita è invasa di distrazioni e c’è sempre posto per nuovi pensieri che la sostituiscono, come un libro, un film, accendere la radio, o aprire la porta della propria casa agli amici e la noia va via con un soffio di vento per parecchio. Alcune volte il tempo per uno sbadiglio finisce già prima di manifestarsi.



Ora l'aforisma


Immaginiamo un giorno nella vita di Adamo ed Eva, senza una televisione con cui vedere le partite di calcio o lo show di Laura d’America, con un desiderio informe, quasi un solletico lontano di gustare le rivelazioni di Pati Chapoy…, ecco, dalla genesi di questa noia ne ha approfittato il serpente. (Benjamin Barajas)

mercoledì, dicembre 14, 2022

Il ponte Morandi

 


Il ponte Morandi era sostenuto da tre piloni di cemento armato a sostenerlo: son venuti giù trascinandosi appresso anche il pilone centrale. Vien da chiedersi come sia stato possibile. Sul lato destro, quello che passa sopra la ferrovia, un intero pezzo di ponte lungo venti metri si è abbattuto tra i binari e una palazzina.

lunedì, dicembre 12, 2022

Dialogo o monologo

 




primo personaggio


Pavese ha scritto che il sacrificio era bestiale ma si riferiva a sé stesso e per questo si è ammazzato.
In fondo Pavese si è sempre sentito in esilio, esule “dalla vita, dal sesso, dalla donna, dall’amore” (Fabrizio Bandini). Con il tempo la sessualità diventa il perno della vita, ma vissuta come mutilazione. In molti hanno trovato una spiegazione psicanalitica: L’infanzia di Pavese, dopo la scomparsa del padre, è sicuramente segnata dalla presenza dominante della madre, donna rigida e severa (A. Guiducci).
10 bustine di sonnifero e lascia una lettera dove si legge che perdona tutti e chiede perdono a tutti.


 secondo personaggio


Eppure, (che mi si perdoni), la scelta di Pavese non ha avuto nulla di brillante. Un’esistenza di primissimo piano, una sensibilità non di questo mondo, una delicatezza eterea tipica delle dee. L’essersi imposto la scelta di morire ha tolto qualcosa al potere dell’imposizione e, secondo me, non ha conferito nulla di più alla sua vita. Secondo Fernanda Pivano, la madre edonistica e l’assenza del padre non sono neppure alibi ché, così non fosse, la vita sarebbe piena di morti suicidi.


primo personaggio


Esprimere un giudizio su una persona che sceglie di suicidarsi mi sembra sbagliato perché noi non possiamo conoscere l’intensità della sua sofferenza. Dall’esterno si costruiscono solo ipotesi.


secondo personaggio


Non ho detto questo. Rifaccio: la sacralità della vita supera ogni intenzione terrena. Ho parlato di concetti, non di persone. Però fai tu.
Se dovessi parlare di persone, comportamenti, illazioni gratuite e giudizi sperticati, dovrei limitarmi a costatare due cose: la prima è che il giudizio lapidario e fuori tema è cosa tua, la seconda è che prendi ramazzate in ogni blog su cui lasci commenti spesso sperticati e assolutamente (a quanto pare) non graditi.
Ma, così facendo, diventerei come te. E la cosa non mi piace (ora è chiaro o devo scendere ancora di livello, per farti capire?)
Invece, poiché sono fatto d’altra pasta: mi chiedo – in senso generale – quanto sia opportuno andare in giro per il mondo o per il web a pontificare come se tutti fossero stupidi. Ancora prima (perché questo fatto testimonia i “cosa” ma non i “perché), mi chiedo quale meccanismo possa indurre chicchessia a credere che simili atteggiamenti siano costruttivi per la propria vita e, di riflesso, per la vita di chi gli sta vicino.
Il biblico “porgi l’altra guancia” (parlo di concetti, se ancora non si fosse capito) è una cagata pazzesca. Le guance le ho finite da un po'.


sabato, dicembre 10, 2022

La rosa bianca

 


L’etimologia della parola “illuminismo" è fondata sulla metafora della “luce”, dopo le tenebre la luce- luce che rischiara le menti.
Caratteristica principale dell’illuminismo è la fiducia nella ragione.
Mettendo al centro gli interessi dell’uomo e le sue capacità, quindi fiducia nelle capacità razionali e nel progresso scientifico. Addirittura, una corrente vedeva nell’esistenza di Dio un ostacolo al progresso.
"La filosofia può rispondere alla domanda: esiste Dio? Il vangelo risponde all'interrogativo: chi è Dio? La Rivelazione ci fa entrare all'interno, svelandocene essenza e segreti, di quel Dio di cui la ragione ha ammesso l'esistenza" (Jean Guitton)
A questo proposito mi viene alla mente il brano del Vangelo di Giovanni:

Lo consegnò loro perché fosse crocifisso

 Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». 

Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto (Gv,19, 8-11)


In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore».
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna (Re 19,9.11-13)


giovedì, dicembre 08, 2022

L'identità del protagonista

 




Essere protagonisti significa avere la capacità di testimoniare agli altri la possibilità di una vita umana che si realizza oltrepassando i soliti modelli freddi e incomunicabili. Se così non è, essere protagonisti si risolve sempre, in un modo o nell'altro, in una sopraffazione, in una violenza sull'altro: questa sarebbe una definizione di protagonismo del tutto inumana. La via che porta a un diverso modo di pensare il protagonismo umano è quella di consentire agli altri di realizzare fino in fondo la vocazione al proprio destino promuovendo la vita sul piano di una continua partecipazione. Guardare chi è protagonista è guardarci in uno specchio che ci restituisce un'immagine piena di speranza, affrancandoci dall'angoscia e dalla banalità dell'insignificanza quotidiana.
Nel momento in cui uno diventa un'annoiata comparsa la realtà si lascia docilmente colonizzare dall'abitudine, dalle abitudini che l'uomo acquisisce nella vita quotidiana contattando identità diverse. E quasi scompare.
Nel reticolo delle abitudini, la realtà non si realizza, si nasconde, svanisce.
La coscienza non rimane più sveglia e si occupa soltanto di quello che ha davanti, di quello che capta sul momento.
Il tempo si contrae, si divide il suo fluire diventa impercettibile.
La coscienza si spegne e perde la sua identità, e l'essere stesso, l'essere a cui questa coscienza appartiene si nasconde altrettanto, o ancora più della realtà. Il comprimario accetta passivamente ogni violenza, diventa incapace di amare, di proporre e si fa trascinare dagli eventi.
Il comprimario perde la sua libertà di poter scegliere chi e in cosa credere, decidere in piena autonomia e cambiare anche idea. Bisogna essere liberi.
Liberi di esprimere il proprio io senza preoccuparsi troppo delle opinioni altrui e soprattutto senza farsi troppo influenzare dalle stesse.
Solo la nostra identità personale nel tempo rende sensate cose come l’assunzione di responsabilità e ci permette di vivere da protagonisti, e non da spettatori, la nostra vita.


lunedì, dicembre 05, 2022

L'amicizia è un valore

 


Per caso ci si incontra e si diventa amici, ma poi l'amicizia non vive o si sviluppa per caso.

sabato, dicembre 03, 2022

Quando la poesia è vera poesia

 





Ho sceso, dandoti il braccio (Montale)



Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.


Laico per tutta la vita, assicura Carlo Bo, dando una notizia fino a oggi ignorata dai più, Montale è morto recitando il rosario. La religione, insegnatagli dalla madre, aveva lasciato in lui un segno incancellabile. Ungaretti, uomo dell'amore, ha lasciato questa vita in casa di un'amica, forse (ma nessuno lo sa con certezza) nel letto di lei. «La consuetudine giovanile con il mondo arabo gli faceva capire che non c'era contraddizione tra l'amore carnale e la fede nel giudizio "divino", sottolinea Leone Piccioni, suo amico e discepolo, riferendo che poche ore prima della morte Ungaretti aveva detto di sé "io sono un soldato della speranza!"
Né Montale, né Ungaretti erano laureati. Montale era ragioniere.
I due non amavano certamente il mondo accademico.
L'incompiutezza dell'uomo, cioè i suoi limiti, che sono invalicabili, soprattutto, anche se pensiamo alla conoscenza, è fondamentale porsi in una posizione attiva, nella vita, e cercare comunque quei limiti e superarli.
L'amore è il mezzo più nobile con cui cerchiamo di superare la nostra incompiutezza.
Montale ricorda con struggente nostalgia l'abitudine di scendere le scale dando il braccio a sua moglie.  Le “scale" sono una metafora della vita, vicissitudini e difficoltà che era solito condividere quotidianamente con lei. Rimasto solo, sente la mancanza di questo gesto di affetto che li aveva sempre uniti.


giovedì, dicembre 01, 2022

Fede e non dominio

 






Il potere della Chiesa se non è concepito e sostenuto dal contenuto della fede scade a ruolo di dominio.
Già san Paolo metteva in guardia i pastori della comunità primitiva dalla tentazione di spadroneggiare sul proprio gregge.
Esempio classico di tale dominio nella vita ecclesiastica è un certo modo di intendere ed attuare i piani pastorali stabiliti a tavolino dalle curie diocesane. Il potere, in questo caso, diventa gestione della vita altrui.
C'è anche l'assenza di una pedagogia integrale che accompagni la libertà dell'uomo nella adesione al messaggio di fede.
Si può dire che l'assenza di questo messaggio porta con sé una percezione rattrappita della pedagogia di sviluppo della fede cristiana. Pedagogia che viene così ridotta secolarissimamente ai contenuti della sociologia e della psicologia secondo un modello anglosassone.
Nello stesso tempo. Il potere, non nella sua ontologia e quindi nella sua strutturale eticità, nella sua odierna realtà storico-politica, mostra una radicale inimicizia verso il senso religioso. Il potere attraverso gli strumenti d'invasione della coscienza non può non cercare di omologare il più possibile il popolo a valori che gli consentano di mantenere lo status quo e perpetrare il suo dominio.
La Chiesa ha il compito di trasmettere al mondo un annuncio che deve essere integrale e semplice. Integrale nel suo contenuto: Cristo è il Dio che si è fatto uomo. Semplice perché deve essere percepito nel suo significato, e può esserlo solo in proporzione alla corrispondenza che esso ha con i bisogni concreti della vita dell'uomo.
Riprendendo un vecchio concetto, secondo me in quest'emergenza la Chiesa si riprenderà il suo ruolo, una predicazione più in linea con la parola di Gesù Cristo e sempre meno spostata verso i meccanismi del potere temporale.
In questo momento le persone hanno bisogno di appellarsi alla fede, di trovare sostegno e forza.
Finita l'emergenza, i sacerdoti saranno di aiuto a tante persone, ne sono sicuro.


lunedì, novembre 28, 2022

La villa sullo strapiombo

 


La geologa Micla Pennetta, docente di Geomorfologia all’Università Federico II. «La colpa — dice — è del cemento». Chiarisce il suo pensiero: «Lì c’è un terreno di natura vulcanica, ovvero poco compatto. In caso di piogge abbondanti l’acqua lo gonfia e tende a portarlo a valle. Gli alberi svolgono un ruolo fondamentale per prevenire questi fenomeni, ma ne sono stati eliminati molti per le attività antropiche. La cementificazione dei suoli ha ridotto la capacità di assorbimento delle acque, che scivolano a valle con una violenza devastante, trascinano fango ed altri materiali e creano disastri. Si è verificata una colata detritica». Non è la prima volta che accade, ricorda Pennetta: «È un fenomeno molto simile a quello del 2009, quando una colata rapida invase Piazza Bagni e morì una ragazza». Terrazzamenti con rimboschimento, vasche di laminazione, canali di drenaggio, secondo la geologa, sono gli interventi che vanno realizzati subito per evitare che si verifichino a Casamicciola nuove tragedie. Gli ambientalisti puntano il dito contro il condono-Ischia inserito nel decreto sul ponte Morandi di Genova crollato nel 2018: una sanatoria che bollano come «incostituzionale» e «con tanto di contributi concessi dallo Stato a chi ha edificato abusivamente e collegandoli alla ricostruzione post sisma del 2017». Secondo Legambiente a Ischia erano ben 28 mila le richieste ufficiali di sanatoria edilizia. Per questo, dice Gaetano Sammartino, presidente della sezione Campania della Società Italiana di Geologia Ambientale, «va posto definitivamente un freno al consumo di suolo e va adeguato il sistema drenante». Riflette: «Quella è un’area a rischio idrogeologico molto elevato perché la stratigrafia del versante è precaria. Se l’abbandoniamo, non facciamo manutenzione e magari cementifichiamo i canali di impluvio la catastrofe è garantita. Il cemento non assorbe l’acqua, che scorre rapidamente e si precipita nelle zone di fondovalle». A Ischia si è costruito troppo, insomma, e per lo più senza regole. Lo sa bene Aldo De Chiara, ex procuratore aggiunto a Napoli, che quando era magistrato si impegnò per contrastare il fenomeno dell’abusivismo edilizio sull’isola. «La storia si ripete — commenta —. Un terreno fragile non può subire edificazione senza criterio e fuori da ogni idonea programmazione. È il contesto fertile perché poi eventi atmosferici come quello della notte tra venerdì e sabato provochino danni irreversibili a cose e persone». Eppure, ricorda De Chiara, che tra il 2010 ed il 2011 subì minacce di morte quando provò a far demolire alcune case abusive nei Comuni di Forio d’Ischia e di Barano, il contrasto al consumo di suolo ed all’abusivismo edilizio non sono tra le priorità nell’agenda politica. «Basti pensare — dice — che quando nel 2018 hanno stanziato fondi per la ricostruzione per le case danneggiate dal sisma del 2017 a Casamicciola sono state previste risorse anche per quelle abusive. Un atteggiamento irresponsabile». Incalza: «Sull’isola c’è stato un forte abusivismo edilizio del quale la classe politica non ha mai voluto prendere atto o verso il quale è stata connivente per motivi di consenso. Non è un problema solo di Ischia, peraltro. Ho ascoltato in occasione della campagna elettorale per le politiche candidati che invocavano un nuovo condono edilizio con il pretesto, in verità poco condivisibile, dell’abuso edilizio di necessità».


domenica, novembre 27, 2022

L'amore senza scadenza

 


L'amore è qualcosa di misterioso. È il più profondo dei desideri umani.
È ciò che ci caratterizza in quanto uomini.
Si può fare a meno dell'amore?
Rinunciare a porsi la domanda "qualcuno mi ama?"
Rinunciare soprattutto alla possibilità di una risposta positiva, vuol dire rinunciare all'umano in sé.
Un conto è il giorno prima di innamorarsi e un conto è il giorno dopo di essersi innamorato: tutti e due i giorni possono essere uguali apparentemente nella quotidianità, ma cosa fa la differenza? Che uno è carico di una memoria che nell'altro non c'era, perché non era accaduto.
La conoscenza sarà una persuasione che avverrà lentamente e nessun passo successivo smentirà i precedenti.
Abbiamo bisogno subito di capire che l'amore è fatto dal ripetersi di tanti riconoscimenti, cui occorre dare uno spazio e un tempo perché avvengano.
Può sembrare difficile, persino impossibile, legarsi per tutta la vita ad un essere umano. Bisogna superare lo scetticismo della società. Un'esperienza che la mentalità comune disistima e talvolta censura. Si ritiene che l'amore debba cessare e quindi la separazione tra gli sposi finisca per diventare inevitabile. È un modo per sfuggire ad una realtà che può essere fatta anche di sacrifici e rinunce. L'amore coniugale comporta una totalità in cui entrano tutte le componenti della persona. Richiamo del corpo e dell'istinto, forza dell'affettività. Aspirazione dello spirito e della volontà. L'amore coniugale è un'esperienza ragionevole e piena di fascino. Dà un senso compiuto alla tua vita. Più che di eletti potrei affermare che è una vocazione.
Sì, è difficile abbandonare i propri egoismi e imparare a donarsi, muoversi verso l'altro, capire le sue esigenze e soddisfarle. È necessario un cambiamento radicale nel proprio modo di vivere.
L'amore coniugale è una forza che ti prende e ti fa stare al di sopra di tutto, ti dà il piacere della condivisione, la speranza del futuro e la sicurezza nell'affrontare giorno per giorno le difficoltà o godere delle gioie, perché tutto ciò viene condiviso 

venerdì, novembre 25, 2022

Crescere bene

 


L'affettuosità di una madre per un figlio non è un pensiero. Si esprime attraverso una realtà biologica, ma è tutta quanta determinata dalla passione per il futuro e per la prospettiva di quel bambino.
A me sembra importante che il bambino sviluppi una fiducia, un amore in sé, perché se uno non si accetta non potrà nemmeno amare gli altri.
Ma l'amore di sé e la fiducia se la costruisce se lo aiutano le figure genitoriali che ha intorno, non necessariamente i genitori biologici.
Molto si decide già nei primi sei mesi di vita, e il resto durante l'infanzia, tramite sempre le figure adulte di riferimento.
Mi ricordo che c'era uno psicologo infantile che diceva che il bimbo doveva leggere e vedere il *brillio negli occhi della mamma quando questa lo guardava*. Tutte cose che un piccolo fino ai 6 mesi percepisce anche senza razionalità di cui non è ancora dotato.
Vera anche l'importanza dei primi 6 mesi per riuscire a definire sé stessi come corpi estranei e quindi anche psichicamente autonomi rispetto al corpo originario della mamma a cui prima era fuso in un tutto unico.
L'allattamento al seno dice la Klein e il distacco da quello è il momento in cui il bimbo deve cominciare a percepire che è un'entità a sé e che deve farcela da solo a voler vivere.
Nella mia esperienza, diretta da figlio, indiretta vedendo i figli degli altri, ho sempre visto la madre come quella che "alza la voce" e il padre quello che resta più defilato o addirittura che vizia il proprio "pargolo".
I primissimi tempi dell'infanzia sono determinanti per la salute psicologica del bambino e ci si attiene alle teorie della Melanie Klein e di quelle dell'attaccamento di John Bowlby. Nel primo anno la madre deve essere gratificante, sensibile, protettiva, per un attaccamento sicuro, propedeutico all'adattamento sociale. Le prime relazioni di fiducia ed empatia suscitano i futuri valori di aiuto e accoglienza.
Per una crescita armonica il bambino ha bisogno di entrambi i codici educativi: il codice materno e quello paterno. Solo nell’equilibrio fra questi due codici passa tutto ciò di cui ha bisogno un essere umano per divenire sé stesso. Una bambina a cui fu chiesto dove fosse casa sua rispose:

“Dove c’è la mamma”

(Anonimo)

lunedì, novembre 21, 2022

venerdì, novembre 18, 2022

Accostamento al dolore

 


 Il dolore, per la cultura greca, ma diciamo pure per le culture politeistiche, sta là; come le montagne, i fiori, il mare, la pianura. Il dolore sta là e capita di incontrarlo. La tragedia esistenziale greca non consiste nella ricerca di senso del dolore: i greci, ben noti cultori del limite, non si chiedevano che senso avesse il Peloponneso non meno che il meltemi agostano (tipico vento di agosto): si “limitavano” a prenderne atto. Il dolore si limitavano a incontrarlo (ed a superarlo, magari). La tragedia greca non sta nella mancanza di senso, sta nel rapporto potenzialità dell’uomo e limite alle stesse, limite, per altro, ignoto, la cui scoperta spesso ne indica pure il suo oltre passamento (con conseguenze che sappiamo). Dunque, i Greci non avevano necessità di dare senso al dolore: il loro problema esistenziale consisteva nel tenere in equilibrio Gaia e Nemesi. Gaia, rappresenta la madre terra, e Nemesi la potenza divina. Il dolore, per la cultura greca, ma diciamo pure per le culture politeistiche, sta là; come le montagne, i fiori, il mare, la pianura. Il dolore sta là e capita di incontrarlo. Esistano tante di tipologie di dolore. Bisogna stare all'erta, per non farsi trovare impreparati "perché quel ramo morente, tornerà un giorno, conficcato nel tuo petto, chiedendo se ora lo riconosci" C'è sempre un conto da pagare, alla fine. I dolori dell'animo soggettivi sono da rispettare come quelli oggettivi perché ogni persona ha una propria sensibilità. E ognuno di noi ha la propria storia e le proprie ferite dell'animo. C'è un subdolo dolore esistenziale che rinchiude un uomo dentro una gabbia e riguarda il distacco da quello che offre la vita. Una rottura insanabile con l'ordine delle cose, con il mondo che non riesce a dare quello che inconsciamente l'uomo cerca. Alcuni dolori li portiamo con noi per sempre, nascosti dentro delle piaghe che non mostreremo più a nessuno. È normale, si impara a convincerci e ad azzittirli...come quando perdiamo una persona che amiamo e però bisogna andare avanti. Poi ci sono dolori vari ed eventuali, che ci colpiscono come un ago appuntito, poi la ferita si rimargina piano, piano. Io credo che il dolore, sia fisico che psicologico, non sia né qualcosa da sottovalutare né qualcosa a cui dare eccessiva importanza. Fa parte di noi, certamente, a volte per cause naturali a volte per cause esterne: imparare a gestirlo, accettarlo e anche superarlo è uno dei nostri doveri perché se non facciamo così non possiamo imparare ad apprezzare la vita. Infatti, se ci fai caso, senza dolore non c'è gioia.


martedì, novembre 15, 2022

Le sopracciglia delle donne iraniane



 

Le donne sposate possono essere violentate a Singapore e nelle Bahamas. In India la legge riconosce che gli atti sessuali compiuti da un uomo sulla propria moglie (con più di 15 anni) non possono essere considerati "Stupro". In Libano e Malta un uomo può rapire una donna e sposarla. In Israele una donna sposata non può divorziare senza Il permesso del Marito. In Nigeria è legale picchiare una donna. In Iran la testimonianza in Tribunale di una donna non ha valore giuridico. Ci sono secoli di storia a remare contro questa splendida creatura.  Ci vorrà ancora tempo perché la donna sia ritenuta pari all'uomo, e che essa stessa, in tanti, troppi casi, non si reputi inferiore. Si è parlato, si parla e si continuerà a parlare ancora per secoli della parità. Il mio modesto parere, senza tanto disquisire, è quello che l'uomo pur mettendoci tanta buona volontà, non ammetterà mai che la donna ha le sue stesse capacità, ed aggiungo essa ha una marcia in più "La Procreazione". Non sono solo i paesi da me citati ad avere leggi assurde contro le donne, purtroppo c'è un comportamento/atteggiamento generale che va contro le donne sia a livello legislativo che sociale in tutto il mondo. Io volevo solo sapere se il fatto che un uomo prova paura verso una donna lo faccia sentire "in dovere" di farle del male. Non può essere il fatto che la donna possa dire no a dare il via alle violenze, non è assurdo? Allora si torna al mio discorso dove dico che se da una parte le donne devono lottare per sé stesse, anche gli uomini devono cambiare in meglio e lasciarsi alle spalle secoli di credenze e atteggiamenti sbagliati. L'uomo con la clava, il padre padrone devono restare nel passato. L'uomo contemporaneo deve trovare altri modi per esprimere sé stesso senza essere violento e senza prevaricare sulle donne. L'uomo e la donna si completano solo se insieme. Sono uguali e differenti. Complementari. Questa società e la storia in generale hanno sfalsato i ruoli primari e originali.


domenica, novembre 13, 2022

Fuori dal coro

 


Io penso che si possa e si debba rimanere sé stessi, e quindi magari anche essere fuori dal coro, e riuscire ugualmente a far emergere ciò che di bello e originale c’è in ciascuno, anche se in apparenza si muove nel gregge.
In realtà siamo governati dalla dittatura del singolo pensiero, in assenza di intelligenza emotiva multifocale, la stessa ripetizione di un modo di pensare ci rende sonnambuli. Penso che ci sia un effetto collaterale su Internet, esattamente la ripetizione del collegato senza ulteriori analisi elimina l'effetto cognitivo per l'evoluzione del pensiero.
Tutti intruppati nei soliti giri, incapace di autonomia consapevole, schiavi di chi dirige danze e traffico.
Ma c'è chi è fuori dal coro, chi lancia l'esempio, chi tiene blog non allineati, chi riesce addirittura a dare un senso a Facebook... non disperiamo, semmai, invece, impegniamoci affinché le distanze si riducano, anziché rinchiuderci nelle nostre torri d'avorio.
Io mi informo su Covid 19, ma è fuori della mia vita. Non esiste, non merita attenzione o paure.
Resta il dolore per le famiglie che perdono i loro cari. Riesco facilmente a sopportare le restrizioni e mi irrita chi per sfuggire da un obbligo ricorre all'inno nazionale, che è pure brutto e diversivi diversi.
Il mondo fuori di me può causarmi depressione.


giovedì, novembre 10, 2022

La nostra vita

 


L'io è quel complesso di esigenze e di evidenze che costituiscono il volto originale dell'uomo, la struttura dell'umana natura. Nel nostro io interagiscono la ragione e l'affettività. Il blocco di questa attività di interscambio causa la dissociazione dell'io. La ragione corre verso l'alienazione e l'affettività si manifesta con un fascio di reazioni irragionevoli. L'uomo pensa di realizzare il proprio ideale invece asseconda il volere del Potere che dopo averlo privato dei desideri originari gli impone quelli falsi. Le esigenze di un uomo pretendono di essere esaudite. Siccome l'uomo non ha la forza e l'intelligenza per realizzarle, di raggiungere cioè il traguardo che esse fanno prevedere, l'uomo dà forma a questa pretesa secondo la consistenza fragile e ultimamente illusoria che si chiama sogno, cosa molto diversa dall’ideale che rappresenta l’oggetto di perfezione per cui il cuore dell’uomo è fatto. Si delega la gestione delle emozioni alla spettacolarizzazione mediatica e alle commozioni artificiosamente indotte. Non rappresentano il vissuto di una persona e certi eventi esistono solo perché rappresentati in TV, metafora di una cultura standardizzata e di attività ripetitive e demotivate. La poesia, la letteratura, l’arte, se rispecchiano la condizione umana o se sono espressione di propri spontanei sentimenti possono salvarci e contrastano il pragmatismo frettoloso, l’ottica del profitto, ecc. Per vedere il mondo con occhi diversi, per risvegliare, riconoscere, rivivere certe emozioni. Recuperiamo l’eccellenza dell’anima come suggerito dagli antichi affinché l’ottundimento contemporaneo non ci faccia rinunciare allo sviluppo di un’autentica personalità individuale (l'individuazione junghiana). Il concetto di individuazione ha nella nostra psicologia una parte tutt’altro che trascurabile. L’individuazione è in generale il processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui, e in particolare lo sviluppo dell’individuo psicologico come essere distinto dalla generalità, dalla psicologia collettiva. Quindi un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale. La televisione è 'pericolosa' perché spesso induce delle emozioni costruite a tavolino. È come se ci iniettasse queste emozioni in vena, attraverso una siringa. Ma un'opera televisiva (diciamo un film ad esempio) può trasmettere emozioni positive come una poesia, una canzone, se si innesca un processo fatto di assimilazione, di immedesimazione e di coinvolgimento vero. Questa società moderna cerca di appiattire e di conformare le persone attraverso regole sociali. Alcune sono necessarie per evitare anarchia pura. Altre sono 'costruite' e chi non le rispetta è visto come un peso per la società. Ed è con queste finte regole sociali indispensabili che si smarrisce l'io individuale. Ovviamente televisione e media sono fondamentali per dare potenza a queste finte regole sociali indispensabili.


martedì, novembre 08, 2022

Consigli per gli acquisti

 


La pubblicità, se ne avessi il potere, la proibirei. È una quasi scienza che usa la suggestione psicologica per finalità condizionanti e manipolatorie. Credo che, da un punto di vista etico, sia assolutamente illecita, perché più che informare l'utente, il cittadino sui prodotti e sulle loro proprietà e caratteristiche, tende a condizionarne i comportamenti favorendo i produttori/venditori. Se poi riflettiamo che oltre alla funzione sostanzialmente induttivo-manipolatoria essa ha effetti più che concreti sulle vendite di un prodotto e sul suo costo (una vera tassa privata) pagata da chi acquista: pagare per farsi convincere ad acquistare oggetti di cui si potrebbe benissimo fare a meno, illudendosi di essere un po' più felici, è il colmo della manipolazione psicologica, ma questo è il tipo di "libertà" che non pochi intendono difendere: è una libertà di alcuni (pochi) contro altri (molti). La pubblicità spadroneggia anche nei farmaci con effetti catastrofici. Dopo la messa al bando del Vioxx e di tutti i farmaci a base dello stesso tipo di molecole, i cosiddetti Cox2, gli studiosi hanno messo sotto accusa altre due famiglie di medicinali: quelli a base di ibuprofene, come il Moment e il Buscofen, e quelli che contengono il diclofenac, come il Voltaren. Le due sostanze, infatti, aumentano le percentuali di rischio per l’infarto. La notizia è stata diffusa dal quotidiano britannico The Guardian, dopo che sull’autorevole rivista British Medical Journal è stata pubblicata una ricerca dell’Università di Nottingham sui rischi legati agli antidolorifici. Le autrici dello studio epidemiologico, Julia Hippisley-Cox e Carol Coupland, hanno identificato 9.218 pazienti in Inghilterra, Galles e Scozia, tra i 25 e i 100 anni, che hanno già sofferto di un primo infarto e li hanno tenuti sotto osservazione. Nelle valutazioni finali, naturalmente, sono stati considerati i fattori come l’età, le malattie cardiovascolari diagnosticate, il fumo e il consumo di altri farmaci, come l’Aspirina che riduce il rischio di un attacco di cuore. Il risultato è stato che con il consumo di ibuprofene il rischio infarto cresce del 24 per cento, mentre con l’assunzione di diclofenac aumenta addirittura del 55 per cento. Per quanti hanno curato il dolore con il rofecoxib, il principio attivo del Vioxx, il rischio infarto è salito del 32 per cento, contro il 21 per cento in più di un altro Cox2, il celecobix contenuto nel Celebrex. In Gran Bretagna l’attenzione si è tutta concentrata sull’ibuprofen, da sempre considerato uno dei farmaci più sicuri del mercato e usatissimo come sostituto del Vioxx. Secondo le ricercatrici, ogni 1.005 persone ultrasessantacinquenni che assumono ibuprofen, uno subirà un infarto. E per capire l’impatto dei numeri, è bene considerare che solo oltremanica i pazienti che soffrono di artrite e sono quindi potenziali consumatori di antidolorifici, sono circa 9 milioni. L’astratto pubblicitario è la condanna della nostra dignità umana. La pubblicità è ciò che elude il tuo nesso con l'infinito e tende a identificare il concreto con un formaggino che si compra, con lo shampoo per i capelli, con la pancia che fa male, col gelato che ti piace, e tutto questo è così ironicamente concreto da finire nel marcio del cestino. L’evoluzione dell'uomo è misurata dal pantalone con la vita bassa, dallo stivaletto appropriato, dall'orologio reclamizzato e perfino dall'assorbente giusto. Tutto rigorosamente alla moda. Tutto parecchio assurdo.
Assecondiamo la realizzazione imposta del bisogno artificioso.


sabato, novembre 05, 2022

Il tempo che passa

 



Nel sistema Windows è previsto il componente Outlook mail pubblico protetto da password. La signora ha spiegato che il fatto dei commenti era una boutade. La pass impedisce che chi scrive possa leggere la posta degli altri e la mia.
Mail privata mai usata.

giovedì, novembre 03, 2022

Manca un impegno politico

 


Che ci sia questa realtà in Italia, ma forse un po' dappertutto, è vero, però ci sono anche molti giovani che hanno la testa sulle spalle e che fin da ragazzi hanno progettato il loro futuro con studi e impegno, che non si sono lasciati "corrompere" dal tutto e subito, dalle mode, dalle droghe e dall'alcol, dalle superficialità che il mondo di oggi, qui in occidente, dilaga in ogni dove, giovani che con progettualità stanno crescendo e mettendo le basi per un futuro migliore per loro e per chi verrà dopo.
Insomma, tutto dipende dalle famiglie che hanno avuto, per cui se molti giovani sono come li hai descritti la colpa non è certo loro, ma di famiglie che a loro volta non hanno saputo comprendere i tempi ed esserne all'altezza.
Conosco famiglie che con stipendi da dipendenti non si sono mai fatte mancare soldi per parrucchieri, cinema, teatri, viaggi, vacanze, estetiste, aperitivi, tecnologia sempre più all'avanguardia, insomma "il bel vivere secondo le mode di oggi" e magari il tutto facendo debiti su debiti, ma convinti che a tutto questo non si poteva rinunciare per essere famiglie in.
Probabilmente se avessero riflettuto e investito quei soldi, e sono davvero tanti se moltiplicati per gli anni, per dare ai figli esempi di vita e istruzioni ad hoc, oggi ci sarebbero molti più giovani appagati che apatici e inconcludenti.
Bisogna far capire ai giovani che per cambiare la società è meglio fare politica, scacciando i professionisti dell'imbroglio, che ubriacarsi nei rave.

martedì, novembre 01, 2022

Una domanda

 



Si conobbero. Lui conobbe lei e sé stesso, perché in verità non sapeva chi fosse. E lei conobbe lui e sé stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così (Calvino).
Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura.
D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
Nel romanzo "Furia" Salman Rushdie definisce New York una città di mezze verità ed echi che in qualche modo domina la terra. Si può odiare questo dominio oppure si può celebrarlo, o ancora rassegnarvisi, ma resta un fatto: New York è il plesso culturale della realtà americana, in tutto il suo eclettismo, la sua emotività, la decadenza, l'intelligenza e il potere. Le mezze verità non sono sufficienti perché l'uomo occidentale, malgrado il suo sapere corre il rischio di arrendersi davanti alla questione della verità. New York è la città ideale per chiedere:" Voi cosa state cercando?" e chiedersi: "Io cosa sto cercando?". La curiosità di una domanda allarga la ragione perché dilata l'orizzonte del conoscibile. Il cuore intuisce già che l'orizzonte è più ampio di quanto il mondo oggi affermi. La nostra capacità di indagare le cose con la ragione è ispirata dal presentimento del cuore che esiste qualcosa di più grande. E per questo che l'uomo non raggiunge la felicità qualsiasi cosa ottenga. Come ha scritto Montale nella poesia "Maestrale" rincorre la gioia spingendosi sempre "più in là".


sabato, ottobre 29, 2022

Premio all'evasore fiscale

 


In Russia con l'URSS è stato sperimentato il socialismo reale. Una sciagura. Attualmente comanda Putin, dittatore feroce e lontanissimo dalla dottrina di Marx.

I cinesi si fanno chiamare comunisti.

Nella realtà I cinesi hanno le loro abitudini, mangiano con le bacchette, bevono acqua calda, appendono i vestiti per strada perché vivono in case piccole. Camminando per strada puoi notare grandi pezzi di pesce o di carne appesi a scopo scaramantico e altre antiche tradizioni che vengono sempre onorate. C'è un partito comunista che non ha nulla di Marx e Lenin.

Gli immigrati sono la risorsa economica della Germania dove certi lavori i tedeschi non fanno più. In parte succede anche in Italia. Colf e badanti sono donne ucraine.

I pazzi e i criminali sono anche italiani. I terroristi islamici entrano buggerando i controlli italiani.

martedì, ottobre 25, 2022

Ricordi di fanciullezza

 




Quando ero piccolo non mi piacevano le favole solite; mi annoiavo e me ne andavo via, lasciando il narratore, chiunque fosse, con un palmo di naso.
Mi piacevano, invece, le favole paurose, quelle che mi spaventavano.
I racconti gotici, per intenderci. Una, in particolare, sicuramente inventata, se non ricordo male, raccontava in mille maniere diverse sempre lo stesso accadimento: una bambina povera, moriva, ma poiché era bellissima, diventava una stella.
Di solito me la indicavano pure nel cielo, se era possibile farlo.
Quando, dopo le mie petulanti insistenze nel sentirlo, il racconto, che pure conoscevo, si avvicinava all’epilogo, mi mettevo a piangere e mi scagliavo, con tutta la mia rabbiosa debolezza contro chi raccontava, dimentico delle mie insistenti richieste, imputandogli la colpa del mio pianto.
Ricordo che piangevo con le lacrime copiose.
Crescendo smisi di piangere. E, da allora, non ho pianto più. Mi manca il pianto, i singhiozzi, ma ormai è tardi per i rimpianti.
Che grande debolezza non piangere! Piange Achille, piange Ettore, piange Ulisse.
Forse farete fatica a crederci ma finché cadranno lacrime di commozione o compassione il mondo continuerà a girare. Sembra strano ma al pianto non si può comandare e la cosa peggiore è che i miei occhi lacrimano per il freddo o altro, ma non per un pianto, magari di commozione o di compassione.
Ma sono sicuro che da qualche parte c'è chi piange amaramente.
Ora che mi ricordo non ho mai pianto per rimorso.
Anche Gesù pianse nel vedere Lazzaro "sepolto" e vedendo Gerusalemme "tradita".
Anche Pietro pianse dopo aver rinnegato per tre volte Cristo.

giovedì, ottobre 20, 2022

Sono rapporti a rischio

 



Chi fa rosicare è Letta. Sui diritti civili ha sbagliato. La sinistra operaia non si interessa se due maschi si sposano, ma vuole un posto di lavoro dove la paga è giusta e la sicurezza sul lavoro rispettata. Il ministro per la famiglia di questo Governo è partito all'attacco: " L'aborto non è un diritto"


domenica, ottobre 16, 2022

La fine delle tradizioni

 



In crisi non è la società della tecnica, ma le forme della tradizione occidentale, che da tale civiltà sono portate al tramonto. Non solo la creazione di nuove tecnologie distrugge le tecnologie obsolete, ma la civiltà della tecnica, nel suo insieme, distrugge le forme tradizionali nelle quali si è via via presentata la " tecnica" occidentale: la religione, la morale, la politica, l'arte, la filosofia. Esse sono distrutte non nel senso che sono bandite, ma nel senso che vien negata la loro pretesa di guidare l'umanità, e questa negazione non consiste in un semplice atto teorico ma nella maggior " potenza" della razionalità scientifico-tecnologica rispetto a qualunque altra forma di razionalità. La crisi dei " valori tradizionali" è la loro impotenza rispetto alla potenza tecnologica. Ogni critica che nella "nostra" cultura viene rivolta alla civiltà della tecnica si fonda su quello stesso atteggiamento di cui tale civiltà è la più rigorosa realizzazione. Questo atteggiamento- che compare insieme all'uomo- consiste nella persuasione di essere padroni delle proprie azioni e di essere in grado di padroneggiare, mediante l'agire le cose del mondo. L'Oriente ha coltivato soprattutto la capacità di divenire padroni del mondo interiore, soprattutto del mondo esteriore l'Occidente. Anche i filosofi che, come Heidegger (in cui riecheggiano alcune forme tipiche della saggezza orientale), mettono in questione il rapporto mezzo-fine, contestano il modo in cui tale rapporto viene realizzato, non questo rapporto come tale. L'antica arte di fabbricare una brocca è anche per Heidegger profondamente diversa da una moderna centrale idroelettrica. Eppure, nonostante ogni indubbia diversità l'antico e il nuovo modo di fabbricare le cose hanno in comune l'essenziale e il decisivo: la persuasione (la fede) che l'uomo è capace di dominare il mondo, cioè di trasformarlo conformemente ai propri progetti. È così "naturale", questa persuasione, che in genere non si vuol perdere tempo attorno a essa. La sostanza di tale persuasione rimane immutata anche quando si rileva che gli autentici attori storici non sono gli individui, ma i gruppi, gli apparati, le istituzioni, le strutture. (si tratta della versione attuale del concetto tradizionale che l'autentico attore della storia sia il divino) è così naturale, quella persuasione, appunto perché in essa consiste la "natura" dell'uomo.

venerdì, ottobre 14, 2022

Storiella scollacciata



 

La prostata è un organo importante dell'apparato urinario e tutti sconsigliano la sua esportazione.
Il problema non è l'uccello. Dopo la morte di mia moglie ho deciso che per me il capitolo "donna" era chiuso. Da cattolico considero il matrimonio un sacramento da rispettare fino alla morte. Sono contento di questa scelta che mi fa sentire bene perché ho la prova che l'essere cristiano non è una "chiacchiera" ma un'esperienza provata con i fatti.
La vedovanza è più impegnativa del matrimonio.
Il PSA è un semplice esame del sangue, la visita all'urologo ora programmata una volta all'anno e non è un calvario. L'intervento non serve e con le tecniche attuali si fa con il Laser verde che riduce la prostata allo stato gassoso. Si entra la mattina in ospedale e ti dimettono la sera.
Io mi preoccupo di più della Juve ,che nemmeno quest'anno vincerà la Champions ,che della prostata.
E senza gioco potrebbe farsi sfuggire anche il quarto posto che serve per partecipare alla prossima Champions.
Intanto ho fatto fuori la lombo sciatalgia.
E' semplice.
Dipende dai polpacci delle gambe che se non mangi carni rosse, almeno una volta alla settimana, perdono robustezza.
Il dolore è forte e parte dal piede fino ad arrivare alla schiena.
Non servono farmaci, scegliere la fisioterapia a base di Ultrasuoni e elettroterapia (Tens). In una settimana il dolore va via completamente.
Da quando mangio il filetto alla piastra antiaderente la sciatalgia è diventata solo un ricordo.
Per carne rossa si intendono la carne di manzo, l’agnello, il montone e il vitello adulto. Consumando tagli di carne magra almeno una volta la settimana si riducono notevolmente i rischi per la salute e si fa incetta di elementi benefici per l’organismo. Sì perché la carne rossa è una miniera di minerali e vitamine importantissimi per le funzioni del nostro organismo.
Ignoro sia il nutrizionista che il dietologo.
La formula è un'altra. Niente sfiga, ma fortuna. Insomma serve un pizzico di *culo*.
Jean-Paul Sartre l’aveva capito molti anni fa dicendo: “La patria, l’onore e la libertà non sono niente. L’universo intero gira intorno a un paio di chiappe”. Una delle più grandi passioni di artisti, registi, stilisti e scrittori di fama internazionale. Honoré de Balzac nel 1830 nel suo “Traité de la vie élégante” diceva: “Camminando le donne possono mostrare tutto, senza lasciar vedere nulla”. Brigitte Bardot sussurrava in uno dei suoi film più celebri: “Tu les aimes, mes fesses?” (Tu lo ami, il mio sedere?), mentre Rimbaud e Rubens non si lasciavano sfuggire l’occasione di immortalare il loro amore per la parte posteriore del corpo femminile.

martedì, ottobre 11, 2022

La Noia



 

La noia è una brutta bestia che bisogna cercare di sconfiggere sul nascere. La noia spegne a poco a poco la voglia di vivere e quando questa si insinua bisogna riconoscerla e reagire. Quello che stupisce oggigiorno è la noia che provano tantissimi adolescenti che per noia commettono crimini e atti di bullismo, altra noia, invece, riguarda persone adulte, anziane o vecchie che per solitudine, mancanza di stimoli o quant'altro sentono spegnersi la vita attorno. Aiutiamoci e aiutiamo a non cadere nella noia. 

lunedì, ottobre 10, 2022

Una risonanza nuova

 


                  Sunset at Sea:Thomas Moran Hand-painted Oil Etsy Sweden

A Firenze Dostoevskij iniziò a scrivere "l'Idiota" e buttò giù molte delle riflessioni e degli appunti che lo portarono a "I Fratelli Karamazov" e al suo incompiuto disegno di grande romanzo.
Dostoevskij supera l'ipotesi che sorge in Nietzsche di un nichilismo lieve, o gaio, propagandato come modo di vivere da "turista", un po' distaccato e scettico tra le cose belle e le difficoltà del mondo.
Dostoevskij comprende che l'abisso dell'animo umano non si risolve nell'individuare una buona idea o una norma giusta, ma nel mistero della presenza di Cristo.
Dice  Péguy che un allievo non fa che ripetere non la stessa risonanza ma un miserabile ricalco del pensiero del maestro; quando l'allievo non è che un allievo, fosse pure il più grande degli allievi, non genererà mai nulla.
Un allievo comincia a creare quando introduce egli stesso una risonanza nuova, cioè nella misura in cui non è allievo.
Non che non si debba avere un maestro, ma uno deve discendere dall'altro per le vie normali della figliolanza, non per le vie scolastiche della discepolanza.
La Chiesa ha dimenticato la strada della figliolanza. Il Papa dopo aver ammesso l'incapacità della Chiesa nei confronti del fenomeno "pedofilia" doveva denunciare i colpevoli a tutte le magistrature del mondo e poi dimettersi.
Questo è un atto di figliolanza, cioè l'introduzione di una risonanza nuova.
La Chiesa veicola il divino servendosi dell'umano che è portato a commettere l'errore. E' successo con Galileo Galilei, ora dobbiamo aspettare 400 anni prima che la Chiesa consegni alla magistratura preti, vescovi e cardinali osceni.
Chi mente a sé stesso e presta ascolto alle proprie menzogne, arriva al punto di non distinguere più la verità, né in sé stesso, né intorno a sé. 

(Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov)



venerdì, ottobre 07, 2022

Aiutare i giovani

 


I giovani oggi non hanno futuro (almeno nel nostro Paese) non hanno speranze, non hanno neanche il sacro fuoco legato al desiderio di cambiare le cose perché sono già scafati e rassegnati soprattutto al fatto che le cose non possano cambiare. Molti di questi giovani provano rabbia, frustrazione, insicurezze e molti altri si adeguano alla società attuale vivacchiando, lasciandosi sedurre prima e convincere definitivamente poi, che la felicità è avere tutto e subito. La voglia di autenticità viene frustrata irrimediabilmente. Io credo che ai ragazzi vada restituito un po' di tempo. Un po' di tempo per riflettere, per pensare a se stessi, per capire gli altri. Oggi i ragazzi non hanno tempo. Devono fare tutto: studiare, sport, una disciplina (musica, danza). Colpa anche dei genitori che li devono esibire "come trofei". Restituiamo ai giovani il tempo. Diamo il tempo di crescere, ai ragazzi, diamo il tempo di maturare. Poi tutto giusto sul fatto che la nostra società sia troppo individualista (infatti il giovane oggi deve fare tutto...deve fare tutto lui, scuola, calcio, musica) e affetta da consumismo a volte sfrenato. La realtà virtuale apre nuove strade alla creatività e all’educazione, rimettendo anche in discussione le forme tradizionali di comunicazione, con serie implicazioni antropologiche. La città moderna è relativista: tutto è legittimo, e possiamo cadere nella tentazione di credere che, per non discriminare, per includere tutti, a volte dobbiamo relativizzare la Verità. Ma questo non è giusto. Dobbiamo smettere di nascondere il dolore delle nostre perdite e assumerci la responsabilità dei nostri crimini, della nostra apatia e delle nostre bugie, perché soltanto attraverso una riconciliazione riparatrice saremo uomini nuovi e, in questo modo, non avremo più paura di noi stessi. Aggiungerei che manca anche l’attesa, sembra una sciocchezza ma in realtà il saper attendere favorisce l’immaginazione, la fantasia, l’introspezione, la riflessione, la speranza. Oggigiorno, abituati fin da piccoli a veder realizzato immediatamente ogni più piccolo desiderio/richiesta, non ci si allena a questo bellissimo e utile stato dell’animo. Saper attendere è una di quelle qualità che stanno scomparendo fra le nuove generazioni, peccato. A ognuno le proprie responsabilità. I giovani di oggi non conoscono la vera dignità personale, quel filo sottile, troppo psicologico, troppo dipendente e non si ritrovano più, fanno fatica ad aggrapparsi alle responsabilità per ottenere la fiducia nelle proprie decisioni, nelle proprie capacità... in loro vive la paura di questo mondo instabile. Credere in se stessi è amarsi con coraggio affrontando il futuro che nemmeno il "potere" potrebbe distruggere guadagnando così un valore aggiunto.


martedì, ottobre 04, 2022

Crederci fino alla fine

 


"Perché è più facile dominare chi non crede in niente ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere.”
Michael Ende fa pronunciare queste parole ad uno dei personaggi della Storia Infinita, Gmork il servo del Nulla.
Cosa fa da sempre chi vuole esercitare il potere?
Cerca di annullare tutti quelli che vuole controllare con tanti mezzi: il terrore, un’ideologia, il rimbambimento mediatico, la mancanza di idee, la violenza verbale e sociale, la perdita di punti di riferimento superiori.
Sono poche quelle persone “divergenti” che conservano nonostante tutto la capacità di pensare con la propria testa e di opporsi a questi meccanismi perversi.
Ho avuto occasione di vedere Nerve e lo trovo esempio appropriato  di come (in questo caso con i social) poche persone cercano di sottomettere e controllarne tante altre.
Tante persone che frequentano Facebook o altri social fanno questo, chi più subdolamente e chi invece in modo diretto e violento.
Ma questo non è potere.
Io sono convinto che il vero potere è essere consapevoli di se stessi e conservare la propria dignità e la libertà di scegliere sempre fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato seguendo ciò che la nostra coscienza ci dice di fare e non seguire falsi profeti.
E' complicato analizzare la complessità epistemologica, ontologica e sociologica dei termini "normale" e "patologico" e della psichiatria tout court come dispositivo teorico e istituzionale.
Mentre la "malattia mentale" è davvero indefinibile, la sua definizione è, tuttavia, critica per comprendere alcuni aspetti della divisione sociale nella modernità borghese e capitalista.


venerdì, settembre 30, 2022

Biden ha sbagliato

 


Dice Ferguson: " Il problema sono gli Stati Uniti perché l’Amministrazione Biden si è imbarcata in una strategia che punta a prolungare  la guerra, nella convinzione che questo porterà a un cambio di regime in Russia".
La cosiddetta gaffe di Biden non era affatto una gaffe: membri dell’Amministrazione hanno più volte indicato quella che chiamo la strategia cinica ma ottimista di prolungare la guerra e aspettare che le sanzioni facciano cadere Putin. Trovo però questa strategia straordinariamente rischiosa e pensata male. Se gli Usa adoperassero la loro influenza sia su Ucraina che Russia per spingere a un cessate il fuoco, allora accadrebbe: e tuttavia l’Amministrazione Biden non sembra coinvolta nella diplomazia. È un grave errore: e i rischi di prolungare la guerra sono molto maggiori di quanto Biden non sembri comprendere. Potrebbe essere fortunato e magari Putin viene davvero rovesciato: ma se scommetti il futuro dell’Ucraina su questo esito, le chance mi sembrano terribili».

Quali sono i rischi più gravi?

«Quello ovvio è che l’Ucraina venga distrutta al punto da non essere è più una nazione sostenibile, magari con dieci milioni di profughi. Inoltre, se minacci Putin con un cambio di regime, le probabilità che ricorra a misure disperate per evitare la sconfitta crescono: e quelle misure disperate includono l’uso di armi nucleari. Lui non è Saddam o Gheddafi: ha un arsenale nucleare più vasto di chiunque al mondo ed è incredibilmente irresponsabile parlare apertamente di cambio di regime in queste circostanze. Putin deve essere portato al tavolo dei negoziati: dobbiamo sfruttare il fatto che è in difficoltà, non incoraggiarlo a prendere misure disperate».

Ma finché Putin è al potere non resta un problema per la stabilità mondiale?

«E cosa otterremmo con un cambio di regime in Russia? Anche assumendo che il risultato fosse di nostro gradimento, a beneficiarne sarebbe la Cina. Tutta la strategia americana è basata su un profondo e strategico errore di calcolo che mi rende molto nervoso per le prossime settimane».

                                         Niall Ferguson

(di Luigi Ippolito corrispondente da Londra del Corsera)


lunedì, settembre 26, 2022

Reddito cittadinanza

 


Anna Paratore la madre di Giorgia Meloni: "La mia Giorgia ha fatto tutto da sola, tolga subito la vergogna del reddito di cittadinanza".

“Mi aspetto che Giorgia tolga il reddito di cittadinanza ai 18enni e dia quei soldi a invalidi e malati”.

Anna Paratore parla dal suo appartamento della Garbatella, il quartiere della trionfatrice delle elezioni.

 "Mia figlia neofascista? Non diciamo baggianate. Pensiamo al bene dell'Italia, ora".

Su Sky TG24.


martedì, settembre 20, 2022

Scrivi che ti passa

 


                                               È una prova

giovedì, settembre 15, 2022

Io sono Io

 



Esempio di ipocrisia:


"Io non voglio abolire la legge 194 sull'aborto, non voglio modificarla, io voglio applicarla, che significa anche" dare spazio alla "prevenzione". Così Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, risponde alle domande del Tg di La7. "Per esempio vorrei dare un'alternativa a una donna che abortisce per motivi economici: questo non significa diminuire i diritti, ma allargarli".

Chi è veramente comprende la libertà della donna e allargarla dovrebbe battersi per eliminare dalla legge 194 l'assurdità degli obiettori di coscienza.

La percentuale di obiettori tende costantemente ad aumentare, perché è «una scelta facile e indolore» che rende ormai carta straccia «la libera scelta iniziale (diventare ginecologi e lavorare nel pubblico), che vincola l’individuo a doveri e non solo a diritti professionali e privilegi».

Tutto questo in nome dell’obiezione di coscienza e della libertà di religione.

martedì, settembre 13, 2022

La città moderna è relativista

 



Per noi, in questo spazio che abitiamo, il tempo varia col variare dei nostri umori.
Se siamo felici, appagati il “tempo vola”, al contrario se devo rimanere immobile per venti minuti per una risonanza magnetica o una terapia ogni minuto mi appare lungo un’ora.
Il pensiero segue “quel” tempo e se è un tempo buono lo è anche il mio pensiero che pare dilatarsi nell’infinito, se, al contrario, è un tempo negativo, lo diventa anche il mio pensiero che si restringe, si fa corto, breve brevissimo, concentrato solo e soltanto su quel tempo che si sta vivendo.
Alleniamoci, anche in tempi bui, a far diventare il nostro pensiero un pensiero ad ampio respiro, immenso, accogliente, includente, colmo di speranza verso l’infinito a cui siamo incamminati.
"Pensiero corto" sarebbe come dire 'vivere alla giornata'?
Non abbiamo mai avuto granché consapevolezza di quanto determinato sia il tempo che ci si pone davanti. Semmai abbiamo sempre avuto una concezione molto astratta e obsolescente della morte. I filosofi ci hanno rimuginato a lungo, quelli che sono inclini a pensieri depressi e cupi ne hanno fatto il baluardo dell'insensatezza della vita.
Alla fine, l'unico modo per vivere è pensarci il meno possibile.
E' un mondo scristianizzato e senza nemmeno uno straccio di valore etico. Il grande ateismo nasce con Marx e Nietzsche. Un ateismo teoretico, politico e pratico. Il punto d'arrivo è che oggi si ride di chi crede in Dio. A partire dagli anni Settanta con la crisi del gramscismo inizia la dissoluzione dei valori che accompagna il processo della società opulenta. Il marxismo abbandona l'idea di rivoluzione, sostituisce all'idea della lotta contro il capitale quella di lotta contro il clerico-fascismo. Così facendo la sinistra diviene strumento dell'ideologia borghese, neoilluminista, per la quale il progresso risiede nella critica dei valori tradizionali. Il risultato è il nichilismo da un lato e, dall'altro il trionfo di un neocapitalismo per il quale dissacrazione e mercificazione coincidono. L'accaduto è ampiamente previsto da Pier Paolo Pasolini.
La città moderna è relativista: tutto è legittimo, e possiamo cadere nella tentazione di credere che, per non discriminare, per includere tutti, a volte
dobbiamo relativizzare la Verità.
Ma questo non è giusto.
Dobbiamo smettere di nascondere il dolore delle nostre perdite e assumerci la
responsabilità dei nostri crimini, della nostra apatia e delle nostre bugie, perché soltanto attraverso una riconciliazione riparatrice usciremo fuori dal tunnel dell'orrore e, in questo modo,
non avremo più paura di noi stessi.
Dobbiamo essere consapevoli della responsabilità che tutti abbiamo verso questo mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire.
Noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre per favorire la giustizia.
A volte si tende a credere che sia tutto concesso, che siccome siamo tutti diversi certi fatti possano essere scusati.
Credo anche io che sia necessario prendersi le proprie responsabilità, interrogarsi sulle proprie azioni errate - quando si sbaglia - e in qualche modo evitare di ricaderci o di farsi perdonare qualora abbiano leso gli altri.