venerdì, gennaio 30, 2015

L'uomo che mente a se stesso




I fratelli Karamazov è un libro di oltre 2000 pagine, ma non devi leggerlo, devi fartelo leggere. Questo lavoro lo faceva per me Bruna e in ogni rigo D. pone un dilemma e tu potresti passare tutta la vita per scioglierlo.



giovedì, gennaio 29, 2015

Il cammino alla presenza di Dio

















Chi sta davvero cercando la verità, lo fa per il bene. Non si cerca la verità per dividere, lottare, attaccare, sminuire o distruggere. La vita cristiana è sempre un cammino alla presenza di Dio, ma non è priva di lotte e sofferenze. Sono ottimista nel senso che non cedo al pessimismo, a quell'amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno. Non mi abbandono al lassismo e allo scoraggiamento.
Quello che avverrà di me non mi incuriosisce perché la certezza della verità è solo una questione di tempo.





L'immagine di Dalí








I disegni e i bozzetti preparativi di Destino vennero realizzati studios della Disney dallo stesso Dalí in otto mesi, tra il 1945 e il 1946. Tuttavia, a causa di problemi di natura finanziaria, il progetto fu abbandonato: la Walt Disney, infatti, fu colpita da una grave crisi economica durante la Seconda guerra mondiale. Hench produsse un piccolo test d'animazione della durata di circa 18 secondi, nella speranza di un futuro recupero del progetto.
Nel 1999, il nipote di Walt Disney, Roy Edward Disney, mentre stava lavorando per la realizzazione di Fantasia 2000, rispolverò il progetto di Destino e decise di ripristinarlo; per il completamento del cortometraggio vennero incaricati gli studios Disney di Parigi. Il film fu prodotto da Baker Bloodworth e diretto dall'animatore francese Dominique Monfrey, per la prima volta nelle vesti di regista. Un team di circa 25 animatori si diede da fare per decifrare gli storyboard criptici di Dalí ed Hench (avvalendosi anche dei diari scritti dalla moglie di Dalì, Gala). Alla fine il risultato fu un cortometraggio in cui sono mescolati elementi di animazione classica a ritocchi apportati con la computer grafica.




mercoledì, gennaio 28, 2015

Non è una giornata banale







Che cosa vuol dire per noi fare il cristianesimo?
Fare il cristianesimo nella nostra giornata significa che
la nostra giornata sia investita dalla luce e dall'affezione
della comunità in cui Cristo, attraverso un incontro, ci ha fatto
trovare; che sia determinata dal sì che diciamo al legame
che Cristo ha stabilito con noi; che sia un  penetrare oltre
la soglia su cui Lo abbiamo aspettato, come uomini mortalmente
feriti. La giornata diventa così realmente una lotta, un dramma,
cioè un tempo in cui la chiarezza della nostra coscienza
e la forza della nostra affezione diventano protagonisti.
Perché l'io intelligente e affettivo sa per che cosa esiste,
quando riconosce il suo destino.
Gesù gestisce il nostro destino se noi dilatiamo gli occhi
come quelli di un bambino, allarghiamo le braccia e lo
Accogliamo.


venerdì, gennaio 16, 2015

Voglio vedere il volto di Cristo






 La performance “Sul concetto di volto nel Figlio di Dio” è stata presentata prima a Essen e poi ad Anversa e ha rappresentato la prima parte di quello che è poi diventato un dittico insieme a: “Il velo nero del Pastore”
Questo è l’inizio. Voglio incontrare Gesù nella sua lunghissima assenza. Il volto di Gesù non c’è. Posso guardare i dipinti e le statue. Conosco più di mille pittori del passato che hanno speso metà del loro tempo a riprodurre l’ineffabile, quasi invisibile, smorfia di rammarico che affiorava sulle sue labbra. E ora? Lui ora non c’è.
Quello che più di tutto si fa largo, in me, è il volere. E’ mettere insieme il volere e il volto di Gesù: io voglio stare di fronte al volto di Gesù, là dove ciò che più mi stupisce è la prima parte della frase: io voglio.
Romeo Castellucci si rivolge ancora una volta a un’icona apicale della storia umana: Gesù, a partire dal quale perfino il tempo si misura per la maggior parte del globo. Nella performance “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio" il ritratto di Gesù parte dalla pittura rinascimentale e in particolare nel momento topico dell'Ecce Homo. In questo preciso istante la tradizione vuole che il Cristo guardi negli occhi lo spettatore in un potente effetto di coinvolgimento drammatico di interrogazione. In questa confusione calcolata di sguardi che si toccano e si incrociano, il ritratto del Figlio di Dio diventa il ritratto dell'uomo, di un uomo, o perfino dello spettatore stesso. E così, nello spettacolo, lo sguardo di Cristo diventa una sorta di luce che illumina una serie di azioni umane, buone, cattive; schifose o innocenti.
"Sul concetto di Volto nel figlio di Dio" non parla di Gesù né di adorazione, non ha un carattere sociale di denuncia e non vuole essere facilmente provocatorio. Romeo Castellucci allo stesso tempo prende le distanze dalla mistica e dalla demistificazione, perché in definitiva si tratta del ritratto di un uomo. Un uomo messo a nudo davanti a altri uomini; i quali, a loro volta, sono messi a nudo da quell'uomo.





mercoledì, gennaio 14, 2015

Le regole non hanno un cuore






Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna è il tentativo di correggere lo stupore dell'evento di Cristo con delle regole.
E' una mirabile frase di Giovanni Paolo I.
L'irruzione di qualcosa d'imprevedibile e di imprevisto desta innanzitutto stupore.
E lo stupore è l'inizio di un rispetto, di un'attenzione umile.
Come un bambino posto di fronte a una situazione nuova: in lui istintivamente si desta un senso di stupore.
Chi si sottrae allo stupore dell'avvenimento si fa inevitabilmente schiavo di regole.
Questo spiega molto bene la caratteristica del soggetto umano creato dalla mentalità moderna.
Un grumo di segmenti, di particelle e di brandelli.
Ognuno di questi brandelli sussiste e procede perché segue delle regole: le regole dell'ufficio, della famiglia, le regole anche dell'andare in parrocchia.


domenica, gennaio 11, 2015

La scienza deve umanizzarsi





Galileo Galilei non era un teologo. Si appoggiava su un gruppo di sacerdoti barnabiti che avevano già iniziato a interpretare la Bibbia come un documento di tipo spirituale, riprendendo idee già espresse dalla Chiesa.
Galilei più che un pensatore originale è stato un buon giornalista. Ha saputo presentare quelle idee teologiche un po' aride in maniera molto vibrante attraverso la sua grande prosa. Ma nella Chiesa c'erano persone che lavoravano su questi temi prima di lui.
Galileo era un genio. Sul piano psicologico, però, ci fu un certo slittamento verso una considerazione esagerata di sé.
Ha fatto propria in ogni caso una delle più grandi eredità del rinascimento: la scienza non può isolarsi dal mondo e rinchiudersi in sé: il vero scienziato deve saper utilizzare nelle proprie indagini, le più varie esperienze umane: deve saper razionalizzare i risultati dei più umili lavoratori, e trovare conferma delle proprie verità in applicazioni che possano venire apprezzate anche dai non scienziati.


venerdì, gennaio 09, 2015

Tommaso insegna





“La gioia è causata dall’amore" (s. Tommaso d’Aquino). Gioia e amore camminano insieme. Chi non ama non può essere gioioso. La gioia è assente dove sono presenti l’egoismo e l’odio. La disperazione nasce dall’assenza dell’amore.
La gioia cristiana è una ridondanza dell’amore di Dio: non è una virtù distinta dall’amore, ma è un effetto dell’amore. Questa precisazione non è inutile, ma indispensabile e fondamentale perché ci svela il motivo del fatto che molti cercano la gioia e non la trovano. Essi la cercano invano perché pensano che essa sia reperibile per se stessa. La gioia non ha consistenza in se stessa: ha la sua sorgente nell’amore, è un raggio dell’amore. E la sorgente dell’amore è Dio.


giovedì, gennaio 08, 2015

Come ribaltare la nostra solitudine














..Il viatico uscì dalla porta della chiesa a. mez-
zogiorno. Su tutte le strade era la primizia della
neve, su tutte le case la neve. Ma in alto grandi
isole azzurre apparivano tra le nuvole nevose,
si dilatavano sul palazzo di Brina lentamente,
s' illuminavano verso la Bandiera. E nell' aria
bianca, sul paese bianco appariva ora subita-
mente il miracolo del sole.
Il viatico s' incamminava alla casa di Orsola
dell'Arca. La gente si fermava a veder passare
il prete incedente a capo nudo, con la stola vio-
lacea, sotto l'ampio ombrello scarlatto, tra le
lanterne portate dai clerici accese. La campa-
nella squillava limpidamente accompagnando i
salmi susurrati dal prete. I cani vagabondi si
scansavano nei vicoli al passaggio. Mazzanti
cessò di ammucchiare la neve all'angolo della
piazza e si scoprì la zucca inchinandosi. Si span-
deva in quel punto dal forno di Flaiano nell'aria
l'odore caldo e sano del pane recente.......

sabato, gennaio 03, 2015

Entrare nel cuore dell'uomo





Prima dell'Incarnazione Dio aveva parlato e quello che aveva detto era scritto nei libri. Mancava una presenza viva. Certo, si può obiettare che i profeti hanno spiegato le parole del Verbo, ma non bastava. Mettiamo il caso che i genitori dovendo educare i figli prendano un manuale e lo diano ai ragazzi dicendo loro: "Qui c'è tutto quello che dovete sapere e applicare". Un fallimento. In effetti, il credente si è trovato nella stessa situazione. Il Verbo si è fatto Carne per far comprendere come presenza viva, cioè con la presenza che opera e ti parla direttamente. L'uomo ha conosciuto lo sguardo del Dio vivente. Uno sguardo rivelatore dell'umano cui non ci si poteva sottrarre. Non c'è nulla che convinca l'uomo come uno sguardo che afferri e riconosca ciò che esso è, che scopra l'uomo a se stesso. Gesù vedeva dentro l'uomo. Una donna di Samaria che in una conversazione al pozzo sentì raccontarsi la sua vita, e proprio questo riferì agli amici: " Mi ha detto tutto quello che ho fatto!". A Matteo, il gabelliere, Gesù passando disse semplicemente: " Vieni". La capacità di cogliere il cuore dell'uomo è il miracolo più grande, il più persuasivo. Gesù si impone alle coscienze. Egli è a casa sua nell'interiorità degli altri. Non si limita a dichiarare una dottrina che sa per scienza o che ha appreso per Rivelazione.