L'obbediente ammira le cose della terra per il loro aspetto interiore e sublime.
De Lubac, in Paradossi e nuovi paradossi, osserva che "il conformista", quell'uomo che aderisce alla mentalità comune, prende perfino le cose dello spirito per il loro aspetto formale, esteriore.
Per questo occorre coltivare una dote umana che è immediatamente propria del bambino e diventa grande quando è propria dell'adulto: lo stupore.
Giovanni e Andrea si mettono a seguire Gesù.
Gesù si volta e dice: "Che cosa cercate?".
"Maestro, dove abiti?".
"Venite a vedere".
Ed essi andarono e rimasero quel giorno con Lui.
Immaginiamo quei due che vanno dietro, tutti intimiditi, a quel giovane uomo che li precede.
Chissà con quale stupore lo guardavano e lo ascoltavano.
Dallo stupore nasce una domanda: "Chi è Costui?", e a questa domanda segue una risposta, un sì o un no.
Lo stupore è un presentimento di qualche cosa di sovrumano, mai immaginato, inimmaginabile.
E' una sequela. Un incontro, una Presenza eccezionale, la domanda, la risposta e l'assunzione di responsabilità di fronte al fatto.
Stupore e obbedienza rappresentano la chiave di tutto. In merito all'obbedienza sono pochi coloro che ne riconoscono il significato profondo e per assurdo liberatorio, forse perché non ne hanno mai sperimentato la 'potenza'.
Gesù aveva autorità perché obbediva al Padre.
C'è un bellissimo libretto di Padre Raniero Cantalamessa che titola proprio 'L'obbedienza' e ne spiega benissimo il valore, ormai quasi perduto.
La salvezza di molte anime è passata dall'obbedienza a qualcuno per amore di Dio.