sabato, dicembre 31, 2022

Anno nuovo

 


Compro una Spitfire. Bellissima. Rossa inglese. Un capolavoro. Veramente la Spitfire era un’automobile terribile: non teneva la strada, sospensioni che, in curva, mica aiutavano, complicavano. Freni stocastici e frenatura sempre disallineata. Ma era troppo bella.
Imbocco il viale e arrivo davanti all’ingresso di casa e fiuuuu una derapata da brivido (tanto la spit derapava anche se non volevi).
Mentre sto lì a bearmi della bravata, richiamati dal chiasso che avevo fatto, appare mio padre con altre persone. Mi guarda, guarda l’automobile, alza gli occhi al cielo e borbotta:
"Ma cosa è ‘st’automobile da attore di cinematografo?". (“attore di cinematografo”) era un dispregiativo, in opposto al termine positivo “attore” con il quale s’intendeva l'attore di teatro). Un'altra novità!
 Papà vieni a fare un giretto, dai, che la proviamo, guarda quant’è bella.
 Tu sei squilibrato se credi che io entri in quel tubo. Ma non hai niente da fare, eh?
"Ma non vedi quant’è bella?"
Nel frattempo, sopraggiunge mia madre che, godendosi la scenetta, dice: rivolgendosi a mio padre: "Per piacere va a farti sto giretto, per piacere accontentalo, se no questo qua non la smette più, e non ce lo togliamo di torno".
No No No, non ci vado in quel tubo
Dai, così ce lo togliamo di torno; non per lui, ma per la quiete di casa
Mio padre si rassegna per il bene di tutti e commenta: "Tuo figlio sono due mesi che sta qua, lo capisci? Come mai? Non ti chiedi come mai? Quest’estate sta qua, fisso come un monumento… non è che si prepara quel sacco da zingaro e se ne va in vacanza? No, sta qua. E non se ne va, niente: non se ne va.
Vacanza io, papà? Io ho da fare.
Pure noi, perciò tu devi andare in vacanza.
In ogni caso, rassegnato come un martire, mio padre prende cappello e bastone e si avvicina al tubo.
La spit era bassa, quindi per entrare ci sono le prime difficoltà, una delle quali è il cappello che urta il montante e cade per terra. “Ma per entrare in quest’automobile si deve essere acrobati di un circo equestre, e pure bravi eh?”
Insomma, alla fine siamo entrambi seduti.
"Vai piano, che qui si sta seduti per terra, ma che razza di automobile è?".
Metto in moto e partiamo.
Vai piano
Ma se non sono ancora partito
Vai piano, ti ho detto!
Sta andando a 40 all’ora
Ti ho detto di andare piano …vai piano c’è traffico
Ma se siamo ancora sul viale di casa!
Finiscila di contraddirmi, scostumato; vai piano. Vai piano ‘ché ti do una bastonata.
Il fatto è che “andare piano” è una valutazione personale e, quindi, assai relativa, andavo a 50 all’ora anche meno, ma tale velocità non rientrava tra i valori paterni compatibili con il "vai piano".
Mi diede una bastonata in testa davvero! Ahia! Papàààà, ma così moriamo tutti e due
No, muori tu. Prima. E adesso riportami immediatamente a casa. Anzi no. Torno a piedi
E s’incamminò verso casa, che distava meno di trecento metri ‘ché tanto lunga era stata la gita.


lunedì, dicembre 19, 2022

La maschera e il ruolo

 

C'è gente che è ipocrita perché non ha fiducia in sé, altri sono ipocriti per interessi personali, perché sono arrivisti o perché tutti vogliono ascoltare solo quello che piace sentirsi dire. L'uomo è cocciuto e pensa sempre di avere ragione, non si apre al pensiero dell'altro, non vuole capirlo, analizzarlo. Vale solo il suo, per cui, anche per evitare questioni, indossa la sua pelle camaleontica e si adatta a tutte le condizioni, peccato che così non si vive veramente, non si fa che fingere tutta la vita e si manca di rispetto anche a se stessi.


venerdì, dicembre 16, 2022

Uffa, che noia

 


Cos'è lo sbadiglio? Deve pur esserci una funzione dietro questo insolito meccanismo.
Questa, probabilmente, è la domanda che si è posto lo psicologo Andrew Gallup del SUNY College di Oneonta (NY, Usa).
La risposta più convincente che è riuscita a darsi è che lo sbadiglio sia necessario al mantenimento della giusta temperatura del cervello. Si tratterebbe, perciò, del classico processo di omeostasi che il nostro organismo mette spesso in funzione. L’omeostasi, per chi non lo sapesse, è un sistema che adotta il nostro corpo per ritrovare l’equilibrio.
Nella vita succede di dover modificare, volente o nolente, il nostro modo di vivere. Le motivazioni sono tante: Il modificarsi della struttura della famiglia, l’avanzare dell’età con conseguente ritmo di vita diverso, interessi diversi, esigenze diverse. Questo può destabilizzare, e ci si accorge, che dobbiamo “riempire” i tempi vuoti”. Che non è pigrizia, ma occorre trovare interessi adeguati a noi, diciamo a nostra misura di vita. A volte senza cercarli altrove li abbiamo accanto, dove da sempre abbiamo vissuto, solamente li vediamo con occhi diversi.
L’intelligenza nell’usare il tempo dipende da ciò che per noi è importante.
La noia consente alla creatività di sbocciare: ci stimola a ricercare cose nuove e ad essere indipendenti. Chi non ha tempo di annoiarsi è destinato ad un percorso routinario ed inesorabile "until the end".
In realtà Internet ha una funziona anti-noia. Pensiamo ai blog che "riempiono" al meglio degli intervalli...
Poi come sempre non c'è solo quello, ma anche una bella passeggiata e una bella lettura.
Ecco, pensiamo alla fila alle poste: il telefono cellulare ci può rendere la coda più piacevole.
Ma allo stesso tempo preclude la possibilità di fare due chiacchiere.
O di guardare, osservare, pensare. Comunque, come dico sempre, viva l'ozio ben sfruttato e non l'ozio fine a sé stesso. Quest'ultimo può diventare facilmente noia. L'ozio invece ben sfruttato fa bene al corpo e all'anima.
Ma esiste veramente la noia. C'è chi la contesta.
Dice una mia amica che la noia va via presto perché la vita è invasa di distrazioni e c’è sempre posto per nuovi pensieri che la sostituiscono, come un libro, un film, accendere la radio, o aprire la porta della propria casa agli amici e la noia va via con un soffio di vento per parecchio. Alcune volte il tempo per uno sbadiglio finisce già prima di manifestarsi.



Ora l'aforisma


Immaginiamo un giorno nella vita di Adamo ed Eva, senza una televisione con cui vedere le partite di calcio o lo show di Laura d’America, con un desiderio informe, quasi un solletico lontano di gustare le rivelazioni di Pati Chapoy…, ecco, dalla genesi di questa noia ne ha approfittato il serpente. (Benjamin Barajas)

mercoledì, dicembre 14, 2022

Il ponte Morandi

 


Il ponte Morandi era sostenuto da tre piloni di cemento armato a sostenerlo: son venuti giù trascinandosi appresso anche il pilone centrale. Vien da chiedersi come sia stato possibile. Sul lato destro, quello che passa sopra la ferrovia, un intero pezzo di ponte lungo venti metri si è abbattuto tra i binari e una palazzina.

lunedì, dicembre 12, 2022

Dialogo o monologo

 




primo personaggio


Pavese ha scritto che il sacrificio era bestiale ma si riferiva a sé stesso e per questo si è ammazzato.
In fondo Pavese si è sempre sentito in esilio, esule “dalla vita, dal sesso, dalla donna, dall’amore” (Fabrizio Bandini). Con il tempo la sessualità diventa il perno della vita, ma vissuta come mutilazione. In molti hanno trovato una spiegazione psicanalitica: L’infanzia di Pavese, dopo la scomparsa del padre, è sicuramente segnata dalla presenza dominante della madre, donna rigida e severa (A. Guiducci).
10 bustine di sonnifero e lascia una lettera dove si legge che perdona tutti e chiede perdono a tutti.


 secondo personaggio


Eppure, (che mi si perdoni), la scelta di Pavese non ha avuto nulla di brillante. Un’esistenza di primissimo piano, una sensibilità non di questo mondo, una delicatezza eterea tipica delle dee. L’essersi imposto la scelta di morire ha tolto qualcosa al potere dell’imposizione e, secondo me, non ha conferito nulla di più alla sua vita. Secondo Fernanda Pivano, la madre edonistica e l’assenza del padre non sono neppure alibi ché, così non fosse, la vita sarebbe piena di morti suicidi.


primo personaggio


Esprimere un giudizio su una persona che sceglie di suicidarsi mi sembra sbagliato perché noi non possiamo conoscere l’intensità della sua sofferenza. Dall’esterno si costruiscono solo ipotesi.


secondo personaggio


Non ho detto questo. Rifaccio: la sacralità della vita supera ogni intenzione terrena. Ho parlato di concetti, non di persone. Però fai tu.
Se dovessi parlare di persone, comportamenti, illazioni gratuite e giudizi sperticati, dovrei limitarmi a costatare due cose: la prima è che il giudizio lapidario e fuori tema è cosa tua, la seconda è che prendi ramazzate in ogni blog su cui lasci commenti spesso sperticati e assolutamente (a quanto pare) non graditi.
Ma, così facendo, diventerei come te. E la cosa non mi piace (ora è chiaro o devo scendere ancora di livello, per farti capire?)
Invece, poiché sono fatto d’altra pasta: mi chiedo – in senso generale – quanto sia opportuno andare in giro per il mondo o per il web a pontificare come se tutti fossero stupidi. Ancora prima (perché questo fatto testimonia i “cosa” ma non i “perché), mi chiedo quale meccanismo possa indurre chicchessia a credere che simili atteggiamenti siano costruttivi per la propria vita e, di riflesso, per la vita di chi gli sta vicino.
Il biblico “porgi l’altra guancia” (parlo di concetti, se ancora non si fosse capito) è una cagata pazzesca. Le guance le ho finite da un po'.


sabato, dicembre 10, 2022

La rosa bianca

 


L’etimologia della parola “illuminismo" è fondata sulla metafora della “luce”, dopo le tenebre la luce- luce che rischiara le menti.
Caratteristica principale dell’illuminismo è la fiducia nella ragione.
Mettendo al centro gli interessi dell’uomo e le sue capacità, quindi fiducia nelle capacità razionali e nel progresso scientifico. Addirittura, una corrente vedeva nell’esistenza di Dio un ostacolo al progresso.
"La filosofia può rispondere alla domanda: esiste Dio? Il vangelo risponde all'interrogativo: chi è Dio? La Rivelazione ci fa entrare all'interno, svelandocene essenza e segreti, di quel Dio di cui la ragione ha ammesso l'esistenza" (Jean Guitton)
A questo proposito mi viene alla mente il brano del Vangelo di Giovanni:

Lo consegnò loro perché fosse crocifisso

 Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». 

Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto (Gv,19, 8-11)


In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore».
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna (Re 19,9.11-13)


giovedì, dicembre 08, 2022

L'identità del protagonista

 




Essere protagonisti significa avere la capacità di testimoniare agli altri la possibilità di una vita umana che si realizza oltrepassando i soliti modelli freddi e incomunicabili. Se così non è, essere protagonisti si risolve sempre, in un modo o nell'altro, in una sopraffazione, in una violenza sull'altro: questa sarebbe una definizione di protagonismo del tutto inumana. La via che porta a un diverso modo di pensare il protagonismo umano è quella di consentire agli altri di realizzare fino in fondo la vocazione al proprio destino promuovendo la vita sul piano di una continua partecipazione. Guardare chi è protagonista è guardarci in uno specchio che ci restituisce un'immagine piena di speranza, affrancandoci dall'angoscia e dalla banalità dell'insignificanza quotidiana.
Nel momento in cui uno diventa un'annoiata comparsa la realtà si lascia docilmente colonizzare dall'abitudine, dalle abitudini che l'uomo acquisisce nella vita quotidiana contattando identità diverse. E quasi scompare.
Nel reticolo delle abitudini, la realtà non si realizza, si nasconde, svanisce.
La coscienza non rimane più sveglia e si occupa soltanto di quello che ha davanti, di quello che capta sul momento.
Il tempo si contrae, si divide il suo fluire diventa impercettibile.
La coscienza si spegne e perde la sua identità, e l'essere stesso, l'essere a cui questa coscienza appartiene si nasconde altrettanto, o ancora più della realtà. Il comprimario accetta passivamente ogni violenza, diventa incapace di amare, di proporre e si fa trascinare dagli eventi.
Il comprimario perde la sua libertà di poter scegliere chi e in cosa credere, decidere in piena autonomia e cambiare anche idea. Bisogna essere liberi.
Liberi di esprimere il proprio io senza preoccuparsi troppo delle opinioni altrui e soprattutto senza farsi troppo influenzare dalle stesse.
Solo la nostra identità personale nel tempo rende sensate cose come l’assunzione di responsabilità e ci permette di vivere da protagonisti, e non da spettatori, la nostra vita.


lunedì, dicembre 05, 2022

L'amicizia è un valore

 


Per caso ci si incontra e si diventa amici, ma poi l'amicizia non vive o si sviluppa per caso.

sabato, dicembre 03, 2022

Quando la poesia è vera poesia

 





Ho sceso, dandoti il braccio (Montale)



Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.


Laico per tutta la vita, assicura Carlo Bo, dando una notizia fino a oggi ignorata dai più, Montale è morto recitando il rosario. La religione, insegnatagli dalla madre, aveva lasciato in lui un segno incancellabile. Ungaretti, uomo dell'amore, ha lasciato questa vita in casa di un'amica, forse (ma nessuno lo sa con certezza) nel letto di lei. «La consuetudine giovanile con il mondo arabo gli faceva capire che non c'era contraddizione tra l'amore carnale e la fede nel giudizio "divino", sottolinea Leone Piccioni, suo amico e discepolo, riferendo che poche ore prima della morte Ungaretti aveva detto di sé "io sono un soldato della speranza!"
Né Montale, né Ungaretti erano laureati. Montale era ragioniere.
I due non amavano certamente il mondo accademico.
L'incompiutezza dell'uomo, cioè i suoi limiti, che sono invalicabili, soprattutto, anche se pensiamo alla conoscenza, è fondamentale porsi in una posizione attiva, nella vita, e cercare comunque quei limiti e superarli.
L'amore è il mezzo più nobile con cui cerchiamo di superare la nostra incompiutezza.
Montale ricorda con struggente nostalgia l'abitudine di scendere le scale dando il braccio a sua moglie.  Le “scale" sono una metafora della vita, vicissitudini e difficoltà che era solito condividere quotidianamente con lei. Rimasto solo, sente la mancanza di questo gesto di affetto che li aveva sempre uniti.


giovedì, dicembre 01, 2022

Fede e non dominio

 






Il potere della Chiesa se non è concepito e sostenuto dal contenuto della fede scade a ruolo di dominio.
Già san Paolo metteva in guardia i pastori della comunità primitiva dalla tentazione di spadroneggiare sul proprio gregge.
Esempio classico di tale dominio nella vita ecclesiastica è un certo modo di intendere ed attuare i piani pastorali stabiliti a tavolino dalle curie diocesane. Il potere, in questo caso, diventa gestione della vita altrui.
C'è anche l'assenza di una pedagogia integrale che accompagni la libertà dell'uomo nella adesione al messaggio di fede.
Si può dire che l'assenza di questo messaggio porta con sé una percezione rattrappita della pedagogia di sviluppo della fede cristiana. Pedagogia che viene così ridotta secolarissimamente ai contenuti della sociologia e della psicologia secondo un modello anglosassone.
Nello stesso tempo. Il potere, non nella sua ontologia e quindi nella sua strutturale eticità, nella sua odierna realtà storico-politica, mostra una radicale inimicizia verso il senso religioso. Il potere attraverso gli strumenti d'invasione della coscienza non può non cercare di omologare il più possibile il popolo a valori che gli consentano di mantenere lo status quo e perpetrare il suo dominio.
La Chiesa ha il compito di trasmettere al mondo un annuncio che deve essere integrale e semplice. Integrale nel suo contenuto: Cristo è il Dio che si è fatto uomo. Semplice perché deve essere percepito nel suo significato, e può esserlo solo in proporzione alla corrispondenza che esso ha con i bisogni concreti della vita dell'uomo.
Riprendendo un vecchio concetto, secondo me in quest'emergenza la Chiesa si riprenderà il suo ruolo, una predicazione più in linea con la parola di Gesù Cristo e sempre meno spostata verso i meccanismi del potere temporale.
In questo momento le persone hanno bisogno di appellarsi alla fede, di trovare sostegno e forza.
Finita l'emergenza, i sacerdoti saranno di aiuto a tante persone, ne sono sicuro.