
La pubblicità, se ne avessi il potere, la proibirei.
E' una quasi scienza che usa la suggestione psicologica per finalità condizionanti e manipolatorie.
Credo che, da un punto di vista etico, sia assolutamente illecita, perché più che informare l'utente, il cittadino sui prodotti e sulle loro proprietà e caratteristiche, tende a condizionarne i comportamenti favorendo i produttori/venditori.
Se poi riflettiamo che oltre alla funzione sostanzialmente induttivo-manipolatoria essa ha effetti più che concreti sulle vendite di un prodotto e sul suo costo (una vera tassa privata) pagata da chi acquista: pagare per farsi convincere ad acquistare oggetti di cui si potrebbe benissimo fare a meno, illudendosi di essere un po' più felici, è il colmo della manipolazione
psicologica, ma questo è il tipo di "libertà" che non pochi intendono difendere: è una libertà di alcuni (pochi) contro altri (molti).
La pubblicità spadroneggia anche nei farmaci con effetti catastrofici.
Dopo la messa al bando del Vioxx e di tutti i farmaci a base dello stesso tipo di molecole, i cosiddetti Cox2, gli studiosi hanno messo sotto accusa altre due famiglie di medicinali: quelli a base di ibuprofen, come il Moment e il Buscofen, e quelli che contengono il diclofenac, come il Voltaren. Le due sostanze, infatti, aumentano le percentuali di rischio per l’infarto. La notizia è stata diffusa dal quotidiano britannico The Guardian, dopo che sull’autorevole rivista British Medical Journal è stata pubblicata una ricerca dell’ Università di Nottingham sui rischi legati agli antidolorifici. Le autrici dello studio epidemiologico, Julia Hippisley-Cox e Carol Coupland, hanno identificato 9.218 pazienti in Inghilterra, Galles e Scozia, tra i 25 e i 100 anni, che hanno già sofferto di un primo infarto e li hanno tenuti sotto osservazione. Nelle valutazioni finali, naturalmente, sono stati considerati i fattori come l’età, le malattie cardiovascolari diagnosticate, il fumo e il consumo di altri farmaci, come l’ Aspirina che riduce il rischio di un attacco di cuore. Il risultato è stato che con il consumo di ibuprofen il rischio infarto cresce del 24 per cento, mentre con l’assunzione di diclofenac aumenta addirittura del 55 per cento. Per quanti hanno curato il dolore con il rofecoxib, il principio attivo del Vioxx, il rischio infarto è salito del 32 per cento, contro il 21 per cento in più di un altro Cox2, il celecobix contenuto nel Celebrex. In Gran Bretagna l’attenzione si è tutta concentrata sull’ibuprofen, da sempre considerato uno dei farmaci più sicuri del mercato e usatissimo come sostituto del Vioxx. Secondo le ricercatrici, ogni 1.005 persone ultra sessantacinquenni che assumono ibuprofen, uno subirà un infarto. E per capire l’impatto dei numeri, è bene considerare che solo oltremanica i pazienti che soffrono di artrite e sono quindi potenziali consumatori di antidolorifici, sono circa 9 milioni.
L’astratto pubblicitario è la condanna della nostra dignità umana.
La pubblicità è ciò che elude il tuo nesso con l'infinito e tende a identificare il concreto con un formaggino che si compra, con lo shampoo per i capelli, con la pancia che fa male, col gelato che ti piace, e tutto questo è così ironicamente concreto da finire nel marcio del cestino.
L’evoluzione dell'uomo è misurata dal pantalone con la vita bassa, dallo stivaletto appropriato, dall'orologio reclamizzato e perfino dall'assorbente giusto. Tutto rigorosamente alla moda. Tutto parecchio assurdo.
Assecondiamo la realizzazione imposta del bisogno artificioso.