martedì, dicembre 29, 2020

Lo sguardo della ragione


 

Il lamento di Arianna è quel pianto che gli inglesi traducono con il magnifico “lament”. Arianna non piange, non sono le sue lacrime che contano: è il suo dolore, tanto forte che non riesce a tenerne silenziosa la voce. E le scappa fuori un lamento. Senza singhiozzi, un lamento e basta. Lungo, sordo, cupo, grave. Ma prima di levare il suo lamento, Arianna era contenta, aveva davanti agli occhi un futuro che prefigurava felice. Se volete arrivare al suo lamento, dovete aver la pazienza di attraversare i suoi occhi sorridenti, allegri, "luccicosi". Occhi che ballano. Occhi fatui. Passateci dentro senza fretta e resistete alla tentazione impaziente di arrivare subito al lament. Aspettate, lasciate che tutto si compia. Sedetevi, concentratevi e dimenticate tutto, lasciate che le vostre orecchie diventino la metafora del mondo. Le leggi e le norme non ammettono bontà. Non hanno cuore od occhi o diversità da raccontare, né persone da proteggere, né verità da sostenere. la norma è un buco cieco, un limite inventato, una spada sguainata contro l'impossibile. Antigone non aveva bisogno di norme, perché lei come Arianna il lament lo sentiva e lo parlava ogni notte come una lingua antica. A volte temo che ogni volta che ci ritroviamo a vantare un diritto da qualche parte in verità ci sia stata una terribile una sconfitta. I primi anni che mi sono dedicato alla teologia mi domandavo spesso: “Ma a cosa serve. Non è meglio approfondire i Vangeli?”. Poi si incomincia a capire il nesso fra le cose e tutto cambia. Quando mia madre mi trascinava per le parrocchie ad ascoltare la musica polifonica, io andavo malvolentieri perché la musica polifonica mi sembrava un grande guazzabuglio di parole, di note. Un giorno ho sentito iniziare il Caligaverunt di Da Victoria e appena ha attaccato la seconda voce non ho più percepito la confusione, ho capito cos’era la musica polifonica. E quanto più entravano anche le altre voci, la terza e la quarta voce, tanto più diventava bello. Non era il pasticcio di prima. La ragione, in senso pieno, può essere descritta come un guardare in opposizione al vedere, secondo la distinzione usata da sant'Agostino. Il guardare è tutto quanto determinato da un'attrattiva, da un'emozione, da uno stupore che fa muovere verso l'oggetto incontrato col desiderio di conoscerlo, disposti a tutto pur di conoscerlo. Il vedere, al contrario, indica, nell'ambito di questa opposizione, un rapporto alla realtà pre-giudicato, che genera schematizzazioni, irrigidimenti, riduzioni arbitrarie. Solo chi guarda coglie veramente il reale, cioè vede compiutamente e comprende. Lo sguardo della ragione riconosce il vero, cioè la corrispondenza tra quello che è proposto e il proprio cuore, tra quello che si incontra e si segue e la natura originale della propria persona .
La ragione conduce l'uomo verso la libertà. La libertà è innanzitutto capacità di una percezione che nasca dal di dentro, determinata da qualcosa che suscita l'interesse dell'io: quel complesso di esigenze e di evidenze che costituiscono il volto originale dell'io, la struttura dell'umana natura. Tale percezione istituisce un paragone tra ciò in cui l'io s’imbatte e ciò che lo costituisce originariamente. E' questo paragone che dà all'uomo la possibilità di cercare la soddisfazione. La percezione che coinvolge l'io è l'inizio della liberazione, perché è l'inizio della ricerca di un modo di rapporto con la realtà che soddisfi, cioè corrisponda, risponda a ciò che pre-occupa l'io, a ciò che teologicamente si chiama "cuore"


sabato, dicembre 26, 2020

Gastone

 




Dilemma non facile legato alla parola -" definizione." Ci aggrappiamo a porci il problema di attuare ciò che desideriamo maggiormente, o che ci allontana da una definizione precisa, o poniamo dei limiti nel confrontandoci con gli altri, per donare la nostra vita ,  con una buona qualità? Il confronto non mi spaventa anche se può essere limitato, forse aggiungerebbe proprio quelle qualità che senza pensare mi mancano per arrivare ad una qualità decente.

martedì, dicembre 22, 2020

Grande Massimo

 


La variante di panico


Massimo Gramellini | 22 dicembre 2020


Nella gerarchia del terrore, la «variante inglese» ha già soppiantato il semplice Covid, degradandolo ad angoscia secondaria. Di lui si comincia a parlare, non dico con nostalgia, ma come di un vecchio balordo con il quale si stava venendo a patti. Super Covid invece ha l’energia e l’imprevedibilità degli esordienti: sarà disposto a lasciarsi domare dalla campagna d’inverno delle vaccinazioni di massa che il nostro governo si accinge a lanciare con le capacità logistiche e organizzative di cui ha già dato così ampia prova? L’origine inglese della variante non tranquillizza: si sa come siano orgogliosi e bizzarri, da quelle parti. Non tranquillizzano nemmeno i virologi, seminatori di messaggi contraddittori. Mentre facevo colazione sono riuscito a sentirne uno che negava la maggiore letalità del nuovo venuto e un altro che, in piena estasi catastrofista, ne illustrava le potenzialità devastanti.
Ho reagito come le Borse: precipitando nel panico. E il panico ti fa perdere il senso delle cose. Non esiste una sola prova che Super Covid sia refrattario ai vaccini, mentre si sa per certo che è contagioso il triplo e rischia di intasare le terapie intensive. Prima che dai vaccini, fermarlo dipende dunque da noi, e nel solito noioso modo: aumentando ulteriormente le precauzioni. Ma a questo punto della pandemia, la stanchezza è tale che il terrore diventa quasi un analgesico: è più semplice prendersela con la scienza che scomodare la coscienza, specie se si tratta della propria.

lunedì, dicembre 21, 2020

Il predicatore

 


Rattrista la quasi fine del cristianesimo è inutile nasconderlo.

Finiranno anche le tradizioni, i valori condivisi con la solidarietà..

Le nostalgie del passato che viveva semplicemente della nostra vita quotidiana. Anche i ragazzi di oggi non hanno la forza che ha sorretto e reso grande la nostra civiltà, la fede non esiste più. E se è davvero un dono... ci manca. Non possiamo non accorgerci che in tanti di noi hanno preso e percorso una strada per essere sempre più estranei soprattutto a sé stessi.

sabato, dicembre 19, 2020

La classe dell'infermiera

 


La classe dell’infermiera


di  

Massimo Gramellini | 19 dicembre 2020 Corsera

Daniela ha appena saputo da una circolare che la scuola media milanese di suo figlio «sospenderà le attività didattiche nei giorni 21 e 22 dicembre» per scivolare dolcemente al giorno 23, quando cominceranno le vacanze vere. Cioè ha saputo che suo figlio, già orfano nei mesi scorsi di un numero insopportabile di lezioni, non entrerà più in classe fino al 7 gennaio (se tutto andrà bene). La circolare tace pudicamente sulle ragioni della sospensione: permettere agli insegnanti di ricongiungersi ai familiari lontani. Daniela è a dir poco indignata. Sono infermiera in un pronto soccorso, mi scrive, ma giustamente a nessuno è venuto in mente di chiudere gli ospedali per consentire ai miei colleghi non lombardi di partire. Il diritto all’istruzione vale forse meno di quello alla salute? E conclude: ho sempre insegnato a mio figlio che i professori meritano rispetto, ma con quale coraggio continuerò a farlo, dopo una simile prova di menefreghismo? Diciamo che, come sempre, la politica ha fornito ottimi alibi. Sarebbero bastate indicazioni chiare, così da evitare la fuga anticipata di massa nel fine settimana, ma si è preferito cambiare colore di continuo alle zone come i camaleonti. L’unico colore che non cambia mai è il rosso-senza-vergogna di chi durante l’anno non ha mai pensato alla scuola e ai ragazzi nemmeno per un minuto. A riprova che, del futuro di questo Paese, a coloro che hanno la ventura e la sventura di dirigerlo importa meno di un tweet.

giovedì, dicembre 17, 2020

Earth Overshoot Day

 


L'ambiente?

Stiamo viaggiando con i conti in rosso, consumiamo più risorse di quelle che la natura fornisce in modo rinnovabile. Ci stiamo mangiando il capitale biologico accumulato in oltre tre miliardi di anni di evoluzione della vita: nemmeno un super intervento come quello del governo degli Stati Uniti per tappare i buchi delle banche americane basterebbe a riequilibrare il nostro rapporto con il pianeta. L'Earth Overshoot Day: l'ora della bancarotta ecologica è in agguato. Il giorno in cui il reddito annuale a nostra disposizione finisce e gli esseri umani viventi continuano a sopravvivere chiedendo un prestito al futuro, cioè togliendo ricchezza ai figli e ai nipoti. La data è stata calcolata dal Global Footprint Network, l'associazione che misura l'impronta ecologica, cioè il segno che ognuno di noi lascia sul pianeta prelevando ciò di cui ha bisogno per vivere ed eliminando ciò che non gli serve più, i rifiuti. Nel 2020 l'Earth Overshoot Day è caduto il 22 agosto: consumiamo quasi il 40 per cento in più di quello che la natura può offrirci senza impoverirsi. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, l'anno in cui - se non si prenderanno provvedimenti - il rosso scatterà il primo luglio sarà il 2050. Alla metà del secolo avremo bisogno di un secondo pianeta a disposizione. E, visto che è difficile ipotizzare per quell'epoca un trasferimento planetario, bisognerà arginare il sovra consumo agendo su un doppio fronte: tecnologie e stili di vita. Lo sforzo innovativo dell'industria di punta ha prodotto un primo salto tecnologico rilevante: nel campo degli elettrodomestici, dell'illuminazione, del riscaldamento delle case, della fabbricazione di alcune merci i consumi si sono notevolmente ridotti. Ma anche gli stili di vita giocano un ruolo rilevante. Per convincersene basta confrontare il debito ecologico di paesi in cui i livelli di benessere sono simili. Se il modello degli Stati Uniti venisse esteso a tutto il pianeta ci vorrebbero 5,4 Terre. Con lo stile Regno Unito si scende a 3,1 Terre. Con la Germania a 2,5. Con l'Italia a 2,2. "Abbiamo un debito ecologico pari a meno della metà di quello degli States anche per il nostro attaccamento alle radici della produzione tradizionale e per la leadership nel campo dell'agricoltura biologica, quella a minor impatto ambientale", spiega Roberto Brambilla, della rete Lilliput che, assieme al Wwf, cura la diffusione dei calcoli dell'impronta ecologica. "Ma anche per noi la strada verso l'obiettivo della sostenibilità è lunga: servono meno opere dannose. Per millenni l'impatto dell'umanità, a livello globale, è stato trascurabile: un numero irrilevante rispetto all'azione prodotta dagli eventi naturali che hanno modellato il pianeta. Con la crescita della popolazione (il Novecento è cominciato con 1,6 miliardi di esseri umani e si è concluso con 6 miliardi di esseri umani) e con la crescita dei consumi (quelli energetici sono aumentati di 16 volte durante il secolo scorso) il quadro è cambiato in tempi che, dal punto di vista della storia geologica, rappresentano una frazione di secondo. Nel 1961 metà della Terra era sufficiente per soddisfare le nostre necessità. Il primo anno in cui l'umanità ha utilizzato più risorse di quelle offerte dalla biocapacità del pianeta è stato il 1986, ma quella volta il cartellino rosso si alzò il 31 dicembre: il danno era ancora moderato. Nel 1995 la fase del sovra consumo aveva già mangiato più di un mese di calendario: a partire dal 21 novembre la quantità di legname, fibre, animali, verdure divorati andava oltre la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi; il prelievo cominciava a divorare il capitale a disposizione, in un circuito vizioso che riduce gli utili a disposizione e costringe ad anticipare sempre più il momento del debito.




giovedì, dicembre 10, 2020

La creatura donna

 


Un grande avvocato si presentò in tribunale per difendere lo stupratore. Con un filo e un ago. Con la sinistra reggeva l'ago muovendo la mano e con la destra dimostrava che il filo non poteva penetrare nel forellino dell'ago in movimento.

Questa trovata fu sufficiente per far assolvere lo stupratore.

Lei è una ragazzina di appena quindici anni e come tutte le ragazzine di quell'età andava a scuola e forse sognava l'amore.

Otto cittadini italiani l'hanno stuprata ripetutamente con tutta la violenza che un simile atto comporta.

Ora sono liberi, girano tranquillamente per il paese o la città, non ricordo quale, mentre la vittima non gode di nessuna protezione.

Marinella è stata stuprata a quindici anni e l'intero paese si è schierato in difesa degli stupratori, lasciandola sola.

Non ha più messo piede a scuola, vive probabilmente nella vergogna e nel terrore che questo possa accaderle di nuovo.

I suoi stupratori se la sono sfangata con un servizio civile.

domenica, dicembre 06, 2020

Modigliani per sempre

 


In una pittura non si può né aggiungere, né togliere. Un quadro è un mondo completo, perfetto, armonico. Ogni soggetto ed oggetto rappresentato è collegato da infiniti rimandi e precisi rinvii, necessità di luce, contrapposizione di colori, sfumature di chiaro-scuro, armonie della composizione, linee verticali ed orizzontali e diagonali che si intrecciano. Spesso gli oggetti e i soggetti svolgono la funzione di allegorie. Non ha alcun senso nella descrizione pittorica togliere o mettere. Dall'Eneide possiamo togliere Eurialo e Niso senza che il poema ne risenta, ma dall'Odissea non possiamo togliere né Circe né Polifemo né Calipso. In un quadro ogni dettaglio è importante, il piede storto di Caravaggio che distorce l'intera figura, il cesto di frutta sul limitar del tavolo nella cena di Emmaus, cesto quasi in bilico sul bordo che si regge sul nero cupo della mancanza di spazio non sono inutili dettagli, sono parte importante di una narrazione. Un quadro non ha il tempo narrativo che permette di sgomitolare racconti inessenziali. deve rappresentare nella narrazione o nella descrizione (c'è differenza tra le due cose) un mondo fermo dove ogni cosa ha un posto, un significato, una necessità precisa. Se voglio la luce posso aver bisogno di una parete descritta da una carta geografica come nella donna in blu di Vermeer e chi immagina che quella carta scura sia inessenziale o possa essere inessenziale ha capito poco di quel che gli sta davanti. Potremmo parlare per tre ore delle stringhe delle scarpe di van Gogh o della curva di un suo cipresso o delle mele di Cézanne o della pipa sulla sedia di Van Gogh e nessuno di noi perderebbe il suo tempo. Perché pipe, ceste di frutta, sedie, carte geografiche, spinette, lettere, scarpe, piedi storti, sederi inclinati, vesti e merletti, finestre e porte, specchi e drappi sono il mondo rappresentato e accompagnano i nostri occhi dentro una visione perfetta, difficile, conclusa, dove si avverte sempre la difficoltà di entrare e di essere ospitati anche solo per un momento. A me piace Modigliani. Riesce a cogliere la bellezza rendendola immortale. Mi insospettisce Vermeer. In pratica lui aveva escogitato un modo per fare una qualcosa molto somigliante a un negativo di una fotografia della modella e dipingeva basandosi sul supporto tecnologico.  Vermeer ha adottato per i suoi dipinti l’uso della camera oscura, strumento che gli permetteva di ritrarre con precisione anche soggetti piccolissimi, in secondo piano e lontani dal pittore. Vermeer sapeva bene che il pregio maggiore di una camera oscura consistesse nel fatto che tutti gli oggetti fossero messi “a fuoco” a prescindere dalla loro distanza dal foro stenopeico. Il nostro pittore, quindi, non aveva la necessità di disegni preparatori in quanto la camera oscura gli permetteva di disegnare come su una carta copiativa le immagini, dando loro vita e colore. Sembra quasi che il suo studio fosse quello di un fotografo, ove luce, soggetti e camera fossero a disposizione del fotografo/pittore Vermeer e all’interno del quale i personaggi si muovessero come su un set. Modigliani vivendo a Parigi, aveva subito molto l’influenza dei movimenti francesi (sopratutto quella di Brancusi e Picasso) e il loro interesse per il primitivismo. In Nudo sdraiato a braccia aperte del 1917 è evidente la straordinaria sintesi plastica delle forme e l’entusiasmo per la purezza delle linee astratte che gli deriva dall’arte egizia, negra e da Cezanne, mentre il colore è di chiara influenza Fauve. Nei ritratti di Modigliani ogni soggetto viene sottoposto ad un processo di spersonalizzazione e stilizzazione: il modello "vero" perde in dettaglio, si spoglia delle sue peculiarità. Si trasforma, allora, in un'entità astratta, lontana dal tempo. Una sorta di icona della bellezza assoluta. Definire la bellezza in tutte le sue innumerevoli sfaccettature è quasi impossibile. In linea di principio si può affermare che la bellezza è armonia tra le parti, è proporzione e ordine, è un ideale di rappresentazione attraverso il quale l’artista mira a tradurre in una forma visiva un concetto astratto: la bellezza. Forse nessuna civiltà ha saputo esprimere meglio la bellezza come quella tramandataci dai Greci. Il fatto stesso che la Venere di Milo, risalente al II secolo a.c., sia universalmente riconosciuta, a distanza di oltre due millenni, quale ideale perfetto di bellezza femminile, dimostra quanta perfezione e quanta grazia sapevano infondere nelle loro opere quegli antichi maestri.


 


lunedì, novembre 30, 2020

Comprendere la differenza

 




Noi non possiamo giudicare una persona perché non la conosciamo, non sappiamo il perché dell'errore, come accade con l'adultera ( chi è senza peccato scagli la prima pietra), ma è nostro compito esprimere un giudizio di valore che nel caso di Caino è: " Caino ha ammazzato il fratello compiendo un'azione terribile".
La persona che ha commesso il reato ( il peccato è sempre un errore più o meno grave) diventa pericolosa per la collettività e nel carcere può pentirsi e tornare una persona normale. Per questo la pena di morte è una violenza verso la dignità di una persona e sappiamo che non risolve il problema degli omicidi.
Amare Dio è solo un'astrazione ideologica, mentre è Amore vero quando fai qualcosa per il prossimo e non ti adiri che uno ti schiaccia l'alluce.
Eppure nei Vangeli è scritto. Chi dà un bicchiere d'acqua all'assetato lo dà a me. Non si può stare sempre affacciati alla finestra a difendere il proprio orticello e sparare con il mitra a chi si azzarda a calpestarlo.
E' il primo comandamento in simbiosi con l'amore per Dio:
"Ama il prossimo tu come te stesso".
Il non giudicare nessuno vuol dire accogliere tutti.
Senza identificare il non giudicare con la parola accogliere, ci sarebbe un equivoco perché, quanto a giudicare, dobbiamo giudicare.
Ma non possiamo giudicare la persona, la persona viene accolta, giudichiamo un atto: "un atto così è sbagliato".
Dicendo "tu hai compiuto un atto sbagliato", perché per giudicare la persona entrano infiniti fattori a noi sconosciuti.
Certo, il mondo giudica la persona perché fissa la perfezione in valori che costituiscono il tornaconto per sé, e ha interesse, quindi, a eliminare le persone che cadono sotto i segmenti di giudizio in cui fissa la perfezione.
Giudicando esclusivamente un atto, e non la matrice che l'ha determinato, crea la scissione tra essenza ed azione.
Ma siamo esseri in evoluzione, spesso contraddittoria, quindi è giusto contemplare, ed isolarne il giudizio, anche azioni determinate non in linea retta, quindi non coerenti.
D'altra parte nessuno può contenere in sé un qualsiasi valore conquistato se prima non l'ha accolto, sperimentato, compreso e poi messo in azione. Altrimenti è un valore solo acquisito per indotto e non per “esperienza” o percorso. E l'esperienza è somma dei nostri errori.
L'incontro cristiano rende immediatamente consapevole l'uomo sincero della sproporzione tra le sue forze e i termini stessi della proposta cristiana. Consapevole della eccezionalità del problema posto da un simile messaggio.
Il senso della propria originale dipendenza, che è l'aspetto più elementare della religiosità naturale, dispone perciò l'animo semplice a riconoscere che tutta l'iniziativa può essere del Mistero di Dio, e l'atteggiamento ultimo da assumere è quello umile di chi chiede di vedere, di capire e di aderire.
E' talmente fondamentale questo atteggiamento di preghiera che esso è proprio tanto ai credenti e a chi ancora non crede, tanto a Pietro che esclama:
"Credo Signore, ma aumenta la mia fede", quanto all'Innominato che grida: "Dio, se ci sei, rivelati a me.
Saper distinguere il peccato dal peccatore è difficile da far comprendere. 
Il giudizio sull’uomo è quasi sempre un azzardo. Noi leggiamo un fatto terribile e siamo pronti a decapitare l'autore .Invece, il giudizio sulle azioni siamo chiamati a compierlo.
Ora, se io dico che sono contro la manipolazione genetica, la violenza, la disonestà, eccetera eccetera posso essere frainteso, e lo sono stato, più volte, soprattutto in rete. Perché? Perché chi legge non comprende che tra il peccato (azione) e il peccatore (soggetto che compie il peccato) c’è grande differenza.
In poche parole, non mi permetterei mai di giudicare “cattiva” “quella tal persona” che compie azioni sbagliate, ma mi sento in dovere di dire apertamente che la sua azione è un’azione “malvagia”.

 


venerdì, novembre 27, 2020

Amico o nemico

 


Oggi, come notò Pascal, “nessuno sa più restare solo chiuso nella propria stanza”. Per momenti meditativi che rielaborino fantasie, percezioni, impressioni, ecc. Per revisionare la propria visione del mondo da cui discende il nostro gioire e soffrire che ci rendono vitali, per conoscere i propri modi conoscitivo-emozionali , per ridefinire e affinare quelli comunicativo-relazionali strumento essenziale della vita. Domina un parlare automatico e prevedibile e le questioni serie sono tabù. Non svendiamoci con tediosi affabulatori privi di humour e lievità e ci siano care le persone con cui è possibile sintonizzarci anche per un fugace incontro. Si teme il giudizio o di ammettere la nostra fragilità e il bisogno dell’altro. Una condivisione di emozioni e sentimenti pur avventurosa sarebbe vincente per una consapevolezza non elusa con evasioni e disimpegno. La prerogativa e il dovere della forma umana è farsi domande altrimenti diventa una vita di animali che mangiano, dormono, si difendono, si accoppiano, si ammalano e muoiono con la sola differenza che gli animali lo fanno per strada e l'uomo in lussuosi appartamenti. Quando l'assurdo si fa norma e specchio della realtà che ti circonda, è difficile mantenersi integri. Si fa, certo, se si pensa, se si sente, ma si avverte una profondissima e immensa solitudine. La vera libertà qui, nel mondo virtuale non esiste, perché questo contesto non ci appartiene, ci è estraneo perché  qui tutto è perituro, anche il ricordo, anche i pensieri, anche la mente (corpo, mente, intelligenza sono vestiti che indossiamo solo per un po’, poi si cambiano). Il nostro libero arbitrio in definitiva si riduce a due semplici scelte: amico o nemico. Il resto sono due rotaie che ti sei costruito, due rotaie che dove viaggi pensando di guidare. Si dovrebbe capire che innanzi tutto si esce dal regno del polveroso dell'assurdo se ciascuno di noi riprende su di sé il mestiere di vivere, il mestiere duro di essere un uomo, quella ricerca del vero senza la quale l'uomo è condannato a una parvenza di incidenza, a una vita spezzata, una vita che non ha senso. In questi giorni molti di noi stanno analizzando il pianeta Blog. Purtroppo gli utenti sono uno , dieci, cento, mille persone. Mi potrebbe pure andare bene se le dieci, cento, mille persone rimanessero sempre e comunque genuine, sincere e disinteressate. Poi che uno si impegni o meno a “dialogare” o al contrario preferisca tergiversare dipende molto dall’età, dalle esperienze, dalla cultura, dagli interessi, dalle motivazioni che lo hanno spinto ad aprire un blog. Ma l'aspetto più brutto nel mondo dei blog è che le persone, a volta, finiscono per disprezzarsi per liti nate da banalità, oppure per pareri diversi. E gli amici corrono a schierarsi in favore dell'uno o dell'altro non per valutazione, ma quasi per un senso di appartenenza a una certa bandiera. E come bambini capricciosi e vendicativi si rompe per sempre un dialogo che era iniziato bene e termina in malo modo. 

mercoledì, novembre 25, 2020

Evasori fiscali







Non metto in dubbio la necessità, per la mediocrità di chi ha governato e di chi non si è opposto come avrebbe dovuto, di fare sacrifici per pagare un conto salato ai "consumi" altrui (leggi sprechi, furti, corruzione, clientele, arricchimenti illeciti, evasione fiscale milionaria ecc. ecc.). Se il paese in cui vivo è sull'orlo della bancarotta non è solo amor di patria o senso del dovere ma mio precipuo interesse come interesse di tutti è fare tutto il possibile perché non si arrivi al fallimento. Però, premesso che gli autori di questo fallimento dovrebbero avere la decenza di sparire e di non impartire lezioni, come invece fanno in lungo e in largo, e questo irrita leggermente chi deve pagare il conto delle loro gozzoviglie, non vedo perché chi non si trova nelle condizioni di pura sopravvivenza non dovrebbe inquietarsi pensando ai pensionati da mille euro al mese lordi ai quali viene tolta buona parte dell’indicizzazione che anche se data per intero non copre l'aumento del costo della vita. Con l'astuta indicizzazione in vigore le pensioni negli ultimi dieci anni hanno perso il 30% del loro potere d'acquisto. Ora capisco tutto, però che il conto venga fatto pagare per il 90% a chi ha le pezze in "fronte" non mi sembra né ragionevole né accettabile e nemmeno equo. Ed io che non sono tra quelli che hanno la pensione di 100euro lordi al mese mi arrabbio tanto che non lo potete minimamente immaginare. E veniamo al discorso dell'equità: ti pare un dettaglio e non come io credo la base di una convivenza civile e democratica? Non pensate che la totale mancanza di equità alla quale siamo di fronte e non da ora sia uno dei principali motivi di degenerazione della società in cui si vive? E che si dovrebbe fare secondo voi? Pensare che l'ennesima manovra per riparare il malfatto non ha alternative quanto al modo in cui viene realizzata? Continuare ad affrontare le emergenze che non smetteranno di "accadere" con spirito di collaborazione, accettando che questa profonda iniquità e questa profonda disparità di diritti che si traducono alla fine in mancanza di libertà siano le linee guida della società in cui viviamo? Che il fisco non sia in grado di trovare i grandi evasori e farli pagare non ci credo nel modo più assoluto, che i grandi imprenditori vivono praticamente in povertà è una palla talmente colossale che non ci credono neppure gli alieni. A pagare sono sempre i soliti noti. In termini assoluti il Paese europeo con evasione fiscale più alta è di gran lunga l’Italia. Nella Penisola, secondo le stime, ogni anno i mancati pagamenti dovuti al fisco ammontano a 190,9 miliardi di euro l’anno. A seguire c’è la Germania, con 125,1 miliardi, e la Francia, con 117,9 miliardi.



lunedì, novembre 23, 2020

Il sussurro della brezza


 

Cristianamente parlando è una verità: bisogna avere un approccio alla vita che sia "più di servizio"; non solo degli altri - nel senso che dobbiamo rispettare gli altri - ma in generale, saper godere delle cose belle che ci arrivano e cercare di superare gli ostacoli e i problemi che la vita ci mette davanti. Questo vale anche per atei e agnostici. Non è bellezza vivere la vita prevaricando gli altri. Dobbiamo pensare a noi stessi, ma certamente non possiamo fare del male agli altri per realizzare tutti i nostri desideri e capricci.

giovedì, novembre 19, 2020

Andata e Ritorno


«Questo è quello che scrive un’infermiera di un reparto di cardiologia intensiva:


«Durante il turno di notte l’ambulanza porta nel mio reparto un uomo di 44 anni, cianotico e in stato comatoso: lo avevano trovato in coma in un prato una mezz’ora prima. Stiamo per intubarlo quando ci accorgiamo che ha la dentiera. Gli togliamo la dentiera superiore e la mettiamo sul carrello di emergenza. Ci vuole un’altra ora e mezza perché il paziente ritrovi un ritmo cardiaco e una pressione sanguigna sufficienti, ma è ancora intubato e ventilato, e sempre in coma. Lo trasferiamo in terapia intensiva per continuare la necessaria respirazione artificiale. Il paziente esce dal coma una settimana dopo e me lo vedo tornare nel reparto cardiologia. Appena mi vede, dice: «Ah, questa è l’infermiera che sa dov’è finita la mia dentiera». Sono davvero molto sorpresa, ma il paziente spiega: «Lei era presente quando mi hanno portato in ospedale, mi ha tolto la dentiera dalla bocca e l’ha messa nel cassetto scorrevole sotto il ripiano del carrello, carico boccettini».

lunedì, novembre 16, 2020

Il volto terrificante


 

Un velo che maschera la sostanza del reale o addirittura una patologia della modernità, l’alienazione implicita nella società dello spettacolo in cui la manipolazione e la menzogna oscurano la realtà autentica dei soggetti. Ecco il nodo da cui prende le mosse l’indagine di Barbara Carnevali, storica della filosofia, ricercatrice invitata all’ "Institut d’Etudes Avancées" di Parigi, in un saggio da poco pubblicato da Il Mulino, intitolato Le apparenze sociali. Una filosofia del prestigio (pagine 222; 20 euro). Un progetto di filosofia dell’apparire sociale a partire proprio dall’analisi delle vanità, di quel mondo effimero in cui rientrano le mode, la fama, il successo, il prestigio, le buone maniere, lo snobismo, i pettegolezzi, e che non è una forma minore di realtà ma l’assetto sensibile della società dove si giocano come uno spettacolo le immagini che le persone hanno reciprocamente di se stesse. La finzione, l'ipocrisia. Mai capito perché le persone fingano a tal punto. Come fossero dei diabetici che per consolarsi si sparassero mezzo chilo di caramelle scadenti. Mi preoccupa molto molto di più l'impreparazione delle persone. A forza di portare una maschera ben accettata da una parte della 'categoria' non si rendono conto che il presente e il futuro hanno bisogno dello studio e della gavetta. Fingono di sapere e salgono i gradini: è un controsenso ma si alimentano ugualmente in questo modo. E mi preoccupano ancora di più chi non li riconoscono. Il tassello dell'apparenza, quello più problematico che deriva dalla paura della non accettazione da parte di una società che tende e propende verso la manifestazione degli eccessi, ma sono tanti quelli che non ritengono un ostacolo assorbire i modelli vigenti, che esaltano l'apparenza e si trovano benissimo nel mostrarsi, il che andrebbe anche bene se non ci fosse il totale rifiuto e la messa al banco di chi non ha la predisposizione a farlo e se ci fosse una maggiore apertura mentale. Alla voce apparenza nel libretto delle istruzioni dovrebbe essere riservata una sezione dedicata, all'accettazione, alla libertà e al rispetto del modo di essere di ciascuno e forse le paure avrebbero meno presa su chi si sente diverso e si piega all'omologazione perché è fragile e vive il peso de giudizio. Il fatto che l'uomo percepisce che l'apparenza conta più della sostanza porta a una caduta della cultura, dei valori e dell'etica. La conseguenza è la fine del desiderio in senso esistenziale. Per te donna con gli attributi ben fatti ti chiedono di allungarti sopra un'automobile, oppure di fare l'ombrellina. Questa è la maschera e il ruolo che la società ( il Potere) ti dà, e se la togli appare un volto terrificante.


venerdì, novembre 13, 2020

La morte dei Valori


Che cosa è Bene e che cosa è Male? Boh. Cinquant'anni fa, tutti sapevano distinguere il Bene dal Male. Dio, Patria e Famiglia erano il Bene; Satana, l'Anarchia e l'Adulterio erano il Male. Poi c'è stata l'atomica della rivoluzione culturale che ha fatto esplodere la nostra cultura polverizzando i valori. Chi dice che non ci sono più valori sbaglia di grosso. I valori ci sono ancora, solo che ce ne sono a miliardi perché ogni individuo ha i suoi. La frammentazione dei valori è il vero problema, non la loro assenza. Di tutte le sfighe che contribuiscono al fallimento di un genitore, la frammentazione dei valori è quella più tremenda. Potremo mai "ricompattare" la nostra cultura attorno a un nucleo forte di valori condivisi? Secondo me, no. Siamo dunque condannati a fallire come genitori, come coniugi, come insegnanti, come predicatori.






 

mercoledì, novembre 11, 2020

Quid est veritas




                                                            

Quid est veritas? 
L'inevasa domanda di Ponzio Pilato zavorra la coscienza di tutti gli uomini, se ne accorgano o meno. 

Domandava sant'Agostino. Che cosa più potentemente l'animo desidera della verità? Anche se non ha aspettato la risposta, Pilato ha espresso il nesso inesorabile che l'uomo avverte con la sua vita. 
Non appena pensa la parola mistero ,l'uomo si trova davanti a qualcosa che non ha volto. Il Mistero, per cui il cuore dell'uomo è fatto, rimane anonimo. In qualunque sforzo di coscienza il Mistero resta anonimo. 
E se il Mistero è anonimo, la vita è anomala, senza leggi. Ma ancora sant'Agostino affermava: "Che cos'è la verità?  
Un uomo che è tra noi. Il Mistero non è più anonimo: ha il nome di Gesù Cristo il Mistero diventato uomo, nato dalla carne di Maria Gli elementi principali dello sviluppo cristologico sono preformati con particolare vigore nel Prologo di Giovanni: «Il Verbo (Logos) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). 
Qui si vede l’unità di soggetto, il Figlio eterno di Dio identificato col Logos, ma si colgono anche le due nature di Gesù Cristo, quella divina («il Logos era Dio»: Gv 1,1) e quella umana (la “carne” come parte dell’umanità sotto l’aspetto della debolezza, sottoposta poi alla morte in croce). Il dogma cristologico della Chiesa antica trova il suo apice nel Concilio di Calcedonia del 451 d.C.: Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, con anima razionale e corpo; le due nature non sono né separate tra di loro (contro Nestorio) né mescolate (contro i monofisiti), ma unite tra di loro nell’unica persona dell’unigenito Figlio di Dio e Logos. 
Tutte tematiche su cui ho riflettuto molto. 
Ovviamente non è importante arrivare a un'affermazione conclusiva. Interessante è l'indagine e continuare a formulare ipotesi. 
Forse la verità non esiste. 
E' solo un'elaborazione mentale soggettiva con tendenza di incanalarla nel proprio percorso preferito.


giovedì, novembre 05, 2020

Il Male dentro





Nel 2010, papa Benedetto XVI rilasciò una testimonianza significativa. In essa individuava un contenuto decisivo del messaggio di Fatima nella “passione della Chiesa a causa del peccato terrificante nella Chiesa”. Queste le sue parole: « Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia.
Il perdono non sostituisce la giustizia » Frère Michel de la Sainte Trinité, autore dell’imponente trilogia “Tutta la verità su Fatima”, alla luce della ricchissima documentazione raccolta, ha proposto una ricostruzione del Segreto:« Mentre in Portogallo il dogma della fede sarà sempre conservato, in molte nazioni, quasi nell’intero mondo, la fede si perderà. I pastori della Chiesa difetteranno gravemente nei doveri del loro ministero.
Per colpa loro, le anime consacrate e infedeli si lasceranno sedurre in gran numero da perniciosi errori diffusi dovunque. Questo sarà il tempo della battaglia decisiva tra la Vergine e il diavolo. Un’ondata di disorientamento diabolico dilagherà nel mondo.
Satana si introdurrà fino al più alto vertice della Chiesa; accecherà le menti e indurrà il cuore dei Pastori; poiché Dio li abbandonerà a se stessi come castigo per il loro rifiuto di obbedire alle richieste del Cuore Immacolato di Maria.
Questa sarà la grande apostasia predetta per gli ultimi tempi; il “falso Agnello” e il “falso Profeta” tradiranno la Chiesa a vantaggio della “bestia”, secondo la profezia dell’Apocalisse ».


sabato, ottobre 31, 2020

Non sentirsi solo




Vivere in un palazzo è un po' come essere dentro un film.
Vite che si intrecciano, che a volte non si toccano mai.
Mi arriva a tutto volume la grande musica che ascolta un vecchio signore.
De Gregori, Dalla, Edith Piaf e Charles Trenet e le canzoni stupende di Jacques Brel.


giovedì, ottobre 29, 2020

Comunicare con gli altri


 

Se abbiamo i piedi ben radicati alla terra, ai nostri valori, e la braccia allargate per abbracciare la libertà, che ogni uomo porta con sé, non dobbiamo temere “mostri” che vogliono annientare la nostra ragione, le nostre sicurezze.
Oggi c’è una brezza piacevole, dopo il temporale all’alba.
Non è semplice comunicare nel modo giusto perché a volte diciamo qualcosa e però il nostro interlocutore percepisce altro oppure ci aspettiamo delle risposte diverse e prendiamo per negative quelle diverse che ci arrivano.
La cosa importante è sapere di avere la coscienza pulita e non partire mai con l'intento di voler ferire davvero qualcuno.
La prima , autentica, comunicazione, è con se stessi. Se si parla a cuore aperto, non si sbaglia mai. O perlomeno non si trae in inganno. Si può essere duri forse, insensibili a volte, ma si gioca a carte scoperte. E allora non ci sono mostri che tengano, né dramma, ma solo orizzonte terso. E nessuna paura di sbagliare. L'uomo ha una grande spinta naturale verso la comunicazione. Essa però è imperfetta per natura e così può generare anche fraintendimenti, anche a prescindere da comportamenti che possono essere irrispettosi nei confronti del prossimo, messi in atto da parte di chi cerca la comunicazione, ma non accetta il dialogo e il confronto. Confronto e dialogo, tra idee e pensieri, che è invece alla base della crescita del nostro "io". Alla base di una buona comunicazione ci deve essere rispetto per le idee altrui, una rettitudine di intenti e una capacità di comunicare. Tuttavia ciò che conta soprattutto è comunicare con retta coscienza, se “alla fine di una comunicazione” la coscienza non ti rode significa che hai fatto tutto ciò che era in tuo potere, se poi l’interlocutore non è “contento” dovrebbe a sua volta vedersela con la propria coscienza. La libertà è qualcosa che si dovrebbe fermare quando limita quella di un altro. Il dialogo serve a comprendere quando, anche senza saperlo, invadiamo quella degli altri. A livello teorico non sembra qualcosa di difficile, ma quando cominciamo ad agire nascono le difficoltà. In ogni caso se non c'è nemmeno l'idea del rispetto verso gli altri, l'attuazione pratica diventa impossibile. La comunicazione a volte nasconde insidie. Quello che comunichiamo all'altro è diverso da quello che l'altro percepisce ed anche da quello che intendevamo comunicare. Nulla è facile in questo gioco. Gli incontri che mi hanno emozionato sono avvenuti con persone che non conoscevo. Io ho una facilità enorme a parlare della mia vita, delle sensazioni che provo, degli amori, e incontrando una persona estroversa si arriva a una comunicazione straordinaria.


lunedì, ottobre 26, 2020

Le stanze della memoria




Lo psicologo Gerd Thomas Waldhauser dell’Università di Lund in Svezia ha realizzato una ricerca grazie alla quale ha scoperto che grazie alla memoria selettiva possiamo allenare la nostra mente a dimenticare gli avvenimenti difficili.
Tale ricerca dimostra che più cerchiamo di dimenticare un ricordo, più difficile sarà recuperarlo. Qualche errore spiacevole potrebbe demoralizzarci, ma avendo la certezza che saremo in grado di non ripeterlo è anche giusto dimenticarlo, a meno che uno non abbia tendenze masochiste.

venerdì, ottobre 23, 2020

Tutti i colori





La diversità è come il pensiero libero, scevro da idiosincrasie e pregiudizi, per certi versi è anche come la Fede autentica: fa paura, perché sprona a vedere il mondo con occhi diversi.
Ecco perché c'è così tanto odio.
Odio ingiustificato, che rovina solo il mondo.
Rimane solo una cosa: combatterlo, dimostrando che nel diverso, nel bene, nel giusto, nel pensare con la propria testa non c'è niente di male.

mercoledì, ottobre 21, 2020

Vivere male



                                        Munch, Malinconia 1891

Certi stati emozionali sono negativamente percepiti come associati alla vulnerabilità della psiche e all’indecifrabilità dei processi psichici. Si vorrebbero curare con gli psicofarmaci le forme dell’infelicità esistenziale, esperienza che andrebbe vissuta e interpretata per un cambiamento, né so quando possano giovare le meditazioni orientate all’apatia del vuoto mentale o l’adeguarsi a ruoli, ideologie e false coscienze prestabilite al fine di non essere considerati devianti de-omologati.

lunedì, ottobre 19, 2020

Il rischio di trasformare il mondo









 «Siamo vicini a un punto di non ritorno oltre il quale il riscaldamento globale diventerà irreversibile. La scelta di Trump potrebbe spingere la Terra oltre questa soglia e farla diventare come Venere, con temperature oltre 250 gradi e piogge di acido solforico». È Stephen Hawking a tratteggiare la terribile prospettiva. Il grande astrofisico, che ha spiegato gli enigmi dei buchi neri, punta il dito contro il presidente americano e la sua decisione di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima: «Il cambiamento climatico è uno dei grandi pericoli da affrontare - ha detto in un’intervista alla Bbc per i suoi 75 anni -, se vogliamo fermarlo dobbiamo farlo ora».


domenica, ottobre 11, 2020

La Donna


 

Io mi chiedo da sempre come sia possibile sottoporsi a certi ritmi. Bisogna essere efficienti sul lavoro e non rifiutare straordinari o missioni fuori sede, poi bisogna essere madri perfette e non fare perdere ai figli nessuna opportunità , poi bisogna essere mogli sempre seduttive, poi bisogna fare vita sociale , poi bisogna partecipare assiduamente alle attività delle scuole dei figli e seguirli passo passo negli studi dall'asilo all'università in modo da aiutare le povere creature che non sanno fare da sole neanche 1 +1, poi bisogna essere sempre al passo con la moda e setacciare nel tempo libero tutti gli outlet delle varie firme per avere le ultime cose griffate aggiornate, poi bisogna tenersi vive culturalmente con seminari o teatri , poi è indispensabile qualche attività creativa, possibilmente manuale, perché fa tanto bene, poi naturalmente , dalla 21 alle 22 di sera, è assolutamente indispensabile la palestra...Poi ci sono i week-end che sono altro lavoro...... E il lavoro è sempre più " da inventarsi ", "creativo ",  senza regole ,senza garanzie.  Tornare a fare le mamme ? E come si fa a vivere a Milano con uno stipendio solo? Forse bisognerebbe rinunciare al consumismo conducendo una vita diversa , molto diversa...ma ci sono spese fisse come il costo della casa...e bisogna saper persuadere ed educare anche i figli. Per riuscire a fare un cambiamento simile bisogna vivere in un contesto e in un comunità dove anche gli altri la pensano allo stesso modo. Non si può essere soli, se non si è abbastanza forti.

martedì, ottobre 06, 2020

Amo la notte


 

A me piace il rumore di fondo del mondo. Lo puoi ascoltare solo di notte in aperta campagna. Difficile udire il brusio del Big Bang. Quando i ricordi danzano, sono ricordi belli, gioiosi. La luna cara a tutti noi, è un poco vanitosa perché tutti per ammirarla alziamo gli occhi al cielo. Ma è tanto bella luminosa, in tutte le sue forme! Sussurra agli innamorati, ispira i poeti, fa sognare chi è solo, e rincuora chi è triste. La notte mi è sempre piaciuta e mi piace ancor oggi, è stata una vera ossessione in un periodo della mia vita in cui il silenzio e i buio mi erano diventati pesantissimi da sopportare, da lì ho scoperto che ogni realtà non è solo bella o solo brutta è l'una e l'altra e il bello è che tutto dipende dalla nostra mente, dal nostro sguardo. Troppo rumore no, ma un po' di rumore può anche conciliare un'ottima meditazione. Almeno per quel che mi riguarda. Ma questo è il lato magico della notte. Di notte - lo so per esperienza personale - i sentimenti diventano più vivi, più intensi. Il sole trasmette ai nostri muscoli più energia, la luna invece riesce a collegarsi con il nostro cuore, evidentemente. La notte é magica. Si riesce a capire meglio se stessi, oltre a percepire il mondo che ci circonda. 
Bisogna solo porsi la domanda: "Ma io chi sono?".


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La luna nasconde i suoi occhi

come donna innamorata,

il fiume l'aspetta nell'acqua

e una notte l'ha baciata...


Vorrei ritornare bambino

e guardare ancora il fuoco,

la Storia più grande è il Destino

che si svela a poco a poco:


la notte che ho visto le stelle

non volevo più dormire,

volevo salire là in alto per vedere...

e per capire...



Claudio Chieffo.

mercoledì, settembre 30, 2020

Amare per sempre


 

Atto e giudizio è un concetto teologico e puoi benissimo dissentire.
Leggendo il Vangelo puoi imbatterti nell'episodio dell'adultera.
Secondo la legge doveva essere lapidata, ma Gesù si rivolse agli uomini che erano pronti a farlo: "Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra".
Perché Cristo dice così? Nessun essere umano può comprendere la vita di quella donna, le cattiverie che aveva subito. Solo Dio conosce tutto, anche il numero dei capelli che ha in testa e può giudicare.
Insomma, è come " Nessuno tocchi Caino"

lunedì, settembre 28, 2020

Il bello che è mancato


 


Autunno (era) tempo di saloni: il bello che è mancato. L'autunno, per il settore moto, inaugurava la stagione dei Saloni. Si partiva subito con Colonia, ad inizio Ottobre, poi EICMA a Novembre. Quest'anno, causa Covid, non ci sono state le tradizionali passerelle. Tutto dovrebbe ripartire da gennaio dove, per adesso, sembra reggere l'appuntamento con il Motor Bike Expo di Verona. I Saloni autunnali non sono solo l'occasione per scoprire le novità per quanto riguarda la produzione moto, abbigliamento e accessori, ma anche una splendida scusa per gustarsi un concentrato di bellezza davvero fuori dal comune. Date uno sguardo a questa gallery, con le più belle degli appuntamenti della stagione passata, e diteci se non è così... 


giovedì, settembre 24, 2020

Ahi! Che dolore


 

Il dolore più grande, secondo me, è non trovare più un senso da dare alla vita, finché rimane quello sebbene ammalati si è vivi, al contrario sebbene vivi si è morti".
Il mal di vivere è uno dei dolori più difficili da gestire ed estirpare.
Per me ci sono altri due dolori che minano la salute psico-fisica di una persona: la mancanza di pace nel cuore e la morte di un figlio, penso non vi sia dolore più grande del sopravvivere ai propri figli.

martedì, settembre 22, 2020

E' bello vivere

 


La vita è un dono che non deve essere sprecato, va vissuta e onorata ogni giorno con gratitudine.
Ogni azione commessa dall’uomo contro la sacralità della vita è un abominio che non deve essere tollerato. Se solo ci soffermassimo a pensare che la vita è una sola e se la sprechiamo non torna indietro, avremo un mondo migliore e anche noi saremmo persone migliori.

domenica, settembre 20, 2020

E' morta Rossana Rossanda


 

«Un’Italia così non me la ricordavo. L’avevo lasciata nel 2005-2006 per trasferirmi a Parigi. Il clima di adesso è pieno di risentimento. Tutti ce l’hanno con tutti», sostiene Rossana Rossanda, classe 1924, un nome che dice poco ai ragazzi di oggi e che tra la fine degli anni Sessanta e nei due decenni successivi era noto a parecchi nelle università e nelle scuole. Nata a Pola, diventò comunista tra Milano e Venezia nel 1943 mentre la repressione nazifascista contro i partigiani era feroce. «Li ho visti gli impiccati, il collo storto, le membra lunghe e abbandonate», scrisse successivamente. Il viso di questa donna che adesso si muove su una sedia a rotelle sembra tuttora meno anziano di quanto è. In gran parte lo si deve a un aspetto: agli occhi di molti, li ha da sempre i capelli di un grigio argentato. Le si imbiancarono a 32 anni d’età, cambiarono di colore nel 1956. Successe durante i giorni dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Dirigente locale del Partito comunista italiano, combattuta tra un certo spirito libertario e un’usurata fiducia per Mosca, lei rimase colpita dalla foto di un funzionario durante la rivolta ungherese. Era impiccato a un fanale.«Il povero e l’oppresso hanno sempre ragione. Ma i comunisti che si fanno odiare hanno sempre torto», affermò 50 anni più tardi Rossana Rossanda nel ricordare quel periodo e i tormenti nella sua coscienza. Con un ragionare pacato nei toni e radicale nella sostanza, ha affascinato sia studenti della «sinistra rivoluzionaria» sia intellettuali italiani e stranieri. Nel 1969 sdegnò numerosi dirigenti del Pci, partito nel quale era cresciuta e che la radiò perché con il gruppo del Manifesto aveva condannato risolutamente l’invasione sovietica di Praga. Una nuova pagina nera, quell’aggressione sferrata da Leonid Breznev contro la capitale della Cecoslovacchia, in una storia immaginata in precedenza migliore. Rossana Rossanda rimase comunista anche quando Achille Occhetto, chiudendo un’era della politica italiana, dopo il 1989 propose di trasformare in Partito democratico della Sinistra il Pci nel quale lei non era mai rientrata. Nonostante tutto, non si è arresa. Con Luciana Castellina, il mese scorso, è intervenuta a un incontro nella Casa delle Donne per la campagna elettorale de La Sinistra.Mente lucida, labbra vivide con rossetto brillante, «La ragazza del secolo scorso», come Rossana Rossanda si definì in un suo libro edito nel 2005 da Einaudi, è seduta nello studio di casa a Roma. Qualche sguardo agli scaffali della libreria permette di rintracciare ingredienti sparsi della sua formazione e dei suoi interessi: La città futura 1917-1918di Antonio Gramsci, saggi in francese e in inglese, letteratura, filosofia. Molta la storia, daI ricordidi Marco Aurelio aThe nemesis of power. The German Army in politics 1918-1945. Dunque per quanto era successo dopo il 1989, l’apertura del Muro di Berlino, e la fine dell’Unione Sovietica nel 1991. Ma tu Magri e altri, nel 1969, foste radiati dal Pci perché eravate in contrasto con il vostro partito sull’Urss e sull’invasione della Cecoslovacchia. Perché risentire fino a quel punto della sconfitta sovietica? Fosti tu tra 1977 e 1979 a promuovere i convegni del Manifesto sulle «società post-rivoluzionarie», atti d’accusa contro la dittatura di Breznev.«Fummo radiati perché eravamo in dissenso con il partito. Il nostro dissenso con l’Unione sovietica però veniva da lontano».


di Maurizio Caprara

Corriere della Sera


venerdì, settembre 18, 2020

Apparire è bello


 

Per me apparenza significa mostrarsi per quello che non si è. Una violenza inaudita verso se stessi da fracassare il proprio io. Una maschera che finisce per diventare l'abito vero.
Il "basta apparire" sostituisce valori e significati e sarà difficile, di certo anche doloroso per molti , tornare indietro, o meglio, andare avanti verso valori autentici e verità anche scomode.
Saremo in grado di aiutare i nostri giovani?
E' impossibile non avere una "apparenza", non recitare in un certo senso, un ruolo sociale, non avere una immagine di se stessi il problema è quando ci si identifica troppo in un ruolo.
Il problema nasce anche da come ci vedono gli altri e da come il loro sguardo su di noi a volte sia una prigione.
Forse, più che interessante, io direi che è più facile, più comodo fingere di essere ciò che non si è, piuttosto che essere ciò che si è.
I danni causati a lungo andare dalla finzione, in realtà sono incalcolabili: ma nessuno se ne avvede, o se ne preoccupa, perché tanto "ciò che non si vede, non esiste".
Inganniamo noi stessi, così facendo, ma quanto a lungo può sopravvivere un uomo, vivendo secondo imitazione e non secondo la propria reale natura?
Ecco che originano da questo grande inganno tutti i disagi psichici, le depressioni, le ansie, le nevrosi e tutte le malattie della terrificante cultura dell'io.
Ma io sono convinto che non si possa seguire a lungo una tale finzione, se non al costo (altissimo) della propria serenità mentale e psicofisica.
La maschera a lungo andare produce delle crepe e un siffatto debole "io" finisce per spezzarsi.
Non importa come ci vedono gli altri, in fondo, ciò che conta è come noi vediamo noi stessi: l'unica vera prigione che riconosco è quella creata da me stesso.

mercoledì, settembre 16, 2020

Che bomba!


 

Compro una Spitfire. Bellissima. Rossa inglese. Un capolavoro. Veramente la Spitfire era un’automobile terribile: non teneva la strada, sospensioni che, in curva, mica aiutavano, complicavano. Freni stocastici e frenatura sempre disallineata. Ma era troppo bella.
Imbocco il viale e arrivo davanti all’ingresso di casa e fiuuuu una derapata da brivido (tanto la spit derapava anche se non volevi).
Mentre sto lì a bearmi della bravata, richiamati dal chiasso che avevo fatto, appare mio padre con altre persone. Mi guarda, guarda l’automobile, alza gli occhi al cielo e borbotta:
"Ma cosa è ‘st’automobile da attore di cinematografo?". (“attore di cinematografo”) era un dispregiativo, in opposto al termine positivo “attore” con il quale s’intendeva l'attore di teatro). Un'altra novità!
- Papà vieni a fare un giretto, dai, che la proviamo, guarda quant’è bella.
- Tu sei squilibrato se credi che io entri in quel tubo. Ma non hai niente da fare, eh?
-"Ma non vedi quant’è bella?"-
Nel frattempo sopraggiunge mia madre che, godendosi la scenetta, dice, rivolgendosi a mio padre:
"Per piacere va a farti sto giretto, per piacere accontentalo, se no questo qua non la smette più, e non ce lo togliamo di torno".
-No No No, non ci vado in quel tubo-
-Dai, così ce lo togliamo di torno; non per lui, ma per la quiete di casa-
Mio padre si rassegna per il bene di tutti e commenta:
"Tuo figlio sono due mesi che sta qua, lo capisci? Come mai? Non ti chiedi come mai? Quest’estate sta qua, fisso come un monumento… non è che si prepara quel sacco da zingaro e se ne va in vacanza? No, sta qua .E non se ne va, niente: non se ne va.
Vacanza io, papà? Io ho da fare.
Pure noi, perciò tu devi andare in vacanza.
In ogni caso, rassegnato come un martire, mio padre prende cappello e bastone e si avvicina al tubo.
La spit era bassa, quindi per entrare ci sono le prime difficoltà, una delle quali è il cappello che urta il montante e cade per terra. “Ma per entrare in quest’automobile si deve essere acrobati di un circo equestre, e pure bravi eh?”
Insomma, alla fine siamo entrambi seduti.
"Vai piano, che qui si sta seduti per terra, ma che razza di automobile è?".
Metto in moto e partiamo.
- Vai piano-
- Ma se non sono ancora partito-
- Vai piano, ti ho detto!-
- Sta andando a 40 all’ora-
- Ti ho detto di andare piano …vai piano c’è traffico-
- Ma se siamo ancora sul viale di casa!-
- Finiscila di contraddirmi, scostumato; vai piano. Vai piano ‘ché ti do una bastonata.
Il fatto è che “andare piano” è una valutazione personale e, quindi, assai relativa, andavo a 50 all’ora anche meno, ma tale velocità non rientrava tra i valori paterni compatibili con il "vai piano".
Mi diede una bastonata in testa davvero!
- Ahia! Papàààà, ma così moriamo tutti e due -
- No, muori tu. Prima. E adesso riportami immediatamente a casa. Anzi no. -Torno a piedi -
E s’incamminò verso casa, che distava meno di trecento metri ‘ché tanto lunga era stata la gita.

lunedì, settembre 14, 2020

Affrettarsi per le vacanze


 




Le mie vacanze sono brevi, massimo 15 giorni, ma sono così intense che vivo di rendita per un anno intero.
Si aspetta il momento in cui medicare i lividi e le ammaccature di quella guerra di logoramento che è l'anno trascorso ,e la vacanza è la parentesi in cui finalmente si può staccare la spina da se stessi. C'è però anche un altro modo di concepire le vacanze, che è innanzitutto un altro modo di concepire la vita.
Diceva Cechov: "Quando mi veniva voglia di capire qualcuno o me stesso prendevo in esame non le azioni, nelle quali tutto è convenzionale, bensì i desideri. Dimmi cosa vuoi e ti dirò chi sei".
E' un criterio di valutazione rivoluzionario, intrigante, che non lascia tranquillo l'assetto borghese.
" Quello che una persona veramente vuole lo capisco non da ciò che è obbligato a fare, ma da come usa il tempo libero (Luigi Giussani)".
La vacanza diventa di colpo un test di quello che si vuole e di come si concepisce la vita. Ciascuno allora può giudicare, capire come stanno le cose per sé.
Le vacanze ti costringono a pensare a ciò che non hai fatto.. ma anche a complimentarci di cosa abbiamo fatto.. sono una sorta di verifica.. le mie sono di relax completo.. Niente gente.. niente dialoghi.. niente di niente solo una cosa, un letto per dormire, dormire.
La mia psiche si accontenta di poco.. o forse è talmente stanca che non vede altro che far nanna.
La vacanza è il momento migliore per mettersi alla finestra a guardare zaini stipati caricati in spalle su abbigliamenti improbabili che viaggiano su zeppe motrici in fila per tre col resto di due. E' il momento migliore per congratularsi con il se stesso spettatore che ha la fortuna di vederti andar per godersi finalmente un libro in santa pace.
Io, pescarese da sempre, andrò a Gardone Riviera perché nelle notti di plenilunio ho incontri ravvicinati con Gabriele e la signora Duse. Si è innamorata di me e mio nonno è geloso fino alla follia.
Il Vittoriale è di un fascino incredibile, inquieta e avvince, ispira sogni ed arricchisce l'anima.. un parco ed una casa fuori dal tempo.

sabato, settembre 12, 2020

Il fallimento generazionale


 

Un genitore fallisce, più o meno, come fallisce un imprenditore: faciloneria, calcoli sbagliati, eccesso di fiducia nelle proprie idee, sfiga. Definirei "sfiga" l'insieme dei fattori ambientali e umani che sfuggono al nostro controllo. Le "cattive compagnie" sono un esempio di sfiga. L'insegnante balordo è un altro esempio. Se consideriamo le malattie, gli incidenti, i traumi psichici eccetera, facciamo una casistica che non finisce più. Fare l'imprenditore, però, è molto più facile che fare il genitore. L'impresa opera in un ambiente amorale (non immorale: attenzione!), regolato dalle norme impersonali del mercato. L'impresa segue l'andamento dell'economia e, se la congiuntura è buona, bisogna essere proprio degli idioti per fallire. Il genitore, invece, deve misurarsi con l'etica. Che cosa è Bene e che cosa è Male? Boh. Cinquant'anni fa, tutti sapevano distinguere il Bene dal Male. Dio, Patria e Famiglia erano il Bene; Satana, l'Anarchia e l'Adulterio erano il Male. Poi c'è stata l'atomica della rivoluzione culturale che ha fatto esplodere la nostra cultura polverizzando i valori. Chi dice che non ci sono più valori sbaglia di grosso. I valori ci sono ancora, solo che ce ne sono a miliardi perché ogni individuo ha i suoi. La frammentazione dei valori è il vero problema, non la loro assenza. Di tutte le sfighe che contribuiscono al fallimento di un genitore, la frammentazione dei valori è quella più tremenda. Potremo mai "ricompattare" la nostra cultura attorno a un nucleo forte di valori condivisi? Secondo me, no. Siamo dunque condannati a fallire come genitori, come coniugi, come insegnanti, come predicatori.. Ecco, se posso mi sento di dire che secondo me a un certo punto della Storia contemporanea (forse negli anni 80?) c'è stato un punto in cui tutti i valori sono crollati e i figli di allora, quelli che oggi dovrebbero essere genitori ma non sanno farlo, non sono cresciuti. O meglio, all'anagrafe sì, ma dentro sono rimasti figli, inseguono falsi miti come l'eterna giovinezza e l'essere sempre sulla cresta dell'onda. Hanno preso ma non sanno più dare. Per questo i ragazzi di oggi hanno sempre più problemi.

giovedì, settembre 10, 2020

Io sono io


 


Io preferisco una discussione , anche a un muso lungo, piuttosto che fare finta di non aver letto.
Meglio spiegarsi, che vivere nell'incertezza di non sapere cosa pensano gli altri e non poter correggere , eventualmente i propri errori.
Però non bisogna essere permalosi, altrimenti è un guaio.
Bisogna sempre dare una possibilità alle persone.
E poi a me piace ascoltare le anime che si raccontano, che si scoprono qualche volta più vicine a noi e qualche volta meno.

martedì, settembre 01, 2020