Io credo che l'intelligenza si fermi dove non può. Ad esempio guardando il cielo e cercando di capire tra quei gorghi di stelle e buio dove si possa mai andare a finire. Ecco, lì l'intelligenza si ferma. Almeno per ora. Oltre quel limite noi ci andiamo col cuore, con la fede, con la speranza... sospiri, percezioni e presentimenti sono di altra sostanza, siamo su "un altro campo di gioco, e pure giocando un altro sport".
Certamente c'è altro, per carità, solo uno sciocco potrebbe negarlo.
Ma in base a cosa rinunciamo, vagando per le stelle e quel buio profondo, a figurarci altri mondi e altre costellazioni? In base a cosa, se non all'intelligenza?
Il culmine dell’intelligenza umana consiste nello sfondare, proiettandosi verso l’infinito mistero, anche gli spazi ristretti
nei quali spesso l’uomo è costretto a vivere.
Solo così la ragione “culmina nel sospiro e nel presentimento che l’infinito si riveli”.
Nel sospiro e nel presentimento che il mistero si riveli, l’intelligenza umana valica il proprio limite. Il sospiro è un modo di sentire le cose piene di attesa, di desiderio e di commozione.
Ma il sospiro non può che essere un desiderio velato di malinconia.
Il sospiro è trafitto da “gemiti inesprimibili”. Il presentimento è la facoltà positiva e liberamente impegnata di percepire che la realtà è un insieme di segni che rimandano ad altro; talvolta siamo in grado di scioglierli, ma spesso non ci è dato di farlo. Non per questo la ragione viene a soffrirne,
purché si adatti a riconoscere che oltre la realtà “c’è altro”, di cui la realtà è il segno visibile.