lunedì, giugno 29, 2020

L'automobile






Ricordo perfettamente le mie sensazioni di disgusto e ritrosia nei confronti di quello strano mezzo di locomozione. presi la patente assai tardi rispetto a tutti i miei compagni d'età. quasi, tutti d'accordo (genitori, amici e morosa), mi obbligarono. e, ovviamente, non sapevo guidare. ma poi imparai molto bene. c'è da dire che il cambio delle vetture non era allora sempre sincronizzato e occorreva fare la famosa doppietta. di me la morosa diceva che falciavo l'erba per i conigli, tanto stavo sulla destra della carreggiata :)

sabato, giugno 27, 2020

Contro il falso





Moravia scrisse il suo capolavoro a 22 anni. Svela analiticamente lo sfacelo dell’istituzione familiare, dei nuovi desideri senza valore. Facendo l'ombrellina trovi il fidanzato ricco che ti paga l'Università. Diamoci una ripulita.

giovedì, giugno 25, 2020

Una Scuola inadeguata





La scuola è una delle agenzie educative, la più importante dopo la famiglia, purtroppo le famiglie sono in continua evoluzione.
Ormai i genitori lavorano entrambi e generalmente il lavoro li tiene lontani dalla famiglia dal mattino alla sera, i bambini iniziano a frequentare l'asilo nido dall'età di tre mesi per più di otto ore al giorno.
Ora, cosa si può pretendere da una mamma e un papà che vedono i loro bimbi solo per la cena, il bagnetto serate, il sonno e il fine settimana?
Il più delle volte questi bimbi ricattano i loro genitori con capricci che sfiancano e così i genitori li accontentano in tutto e per tutto, se poi si considera che l'età della genitorialità si è alzata tantissimo e il bambino, avuto intorno ai quarant'anni, è più percepito come un bene personale da salvaguardare che un essere umano da far crescere, dimmi tu.
E qui parliamo di famiglie "normali", se a queste aggiungiamo la marea di famiglie dove i genitori sono separati, divorziati, dove ci sono "nuovi" papà e "nuove" mamme, nuovi fratelli "del compagno o compagna" del genitore, famiglie di stranieri in cui il papà lavora a singhiozzo e la povertà bussa continuamente alla porta, famiglie di ex-carcerati, famiglie seguite dai servizi sociali... puoi ben capire che la scuola, che ha certamente le sue responsabilità e non deve assolutamente delegare altri, in realtà può fare ben poco.

martedì, giugno 23, 2020

Il lavoro dell'artigiano nelle coppie




Il matrimonio non ha più un vero valore morale ma, forse, perché alla base non è stato un vero amore a unire gli sposi. Se così fosse ci sarebbe più impegno da entrambe le parti affinché la vita in comune continuasse nel migliore dei modi.

domenica, giugno 21, 2020

L'amore con la scadenza







L'amore è da costruirsi giornalmente.  E' una scelta quotidiana, anche uno sforzo se vogliamo. "Non si sceglie di chi innamorarsi ma si sceglie chi amare".
E' faticoso amare perché l'altro è diverso da noi, può avere esigenze differenti, sogni contrastanti, attitudini che non comprendiamo. Fa fatica perché vuol dire mettersi in gioco, abbandonare gli istinti egoistici e pensare per due.
Tuttavia penso sia la fatica più bella del mondo perché la verità è che ne vale la pena. Quando si ama davvero e si ha la fortuna di essere riamati si scopre una merce rara, una merce che realmente non può essere acquistata ma che ha un valore incommensurabile.
La diversità è un arricchimento ma non sempre viene percepito come tale, appunto perché spesso si tende a non comprendere, a non capire a pieno. Ci vogliono tempo, pazienza, volontà...e anche spirito di sacrificio. Le coppie migliori non sono quelle che non cadono mai ma quelle che si rialzano tenendosi per mano, perché hanno compreso la natura dei propri sbagli e hanno capito di stare comunque meglio insieme che separati. Non per convenienza, ma proprio per Amore.
Una sposa disse rammaricata: "Credevo che non avremmo mai litigato io e te".
Solo dopo anni si convinse che litigare (per poi riconciliarsi) è brutto e bello assieme. Perché mostra la forza di un sentire, il bisogno di esprimere e di chiedere, la tenerezza dell'accogliere. Mostra il sudore, non la melassa.
Siamo diversi come uomini e donne, siamo diversi nelle nostre esperienze di vita, siamo diversi nei caratteri e nelle modalità di affrontare la vita.
Si può essere in disaccordo e discutere per qualsiasi motivo, ma le discussioni si trasformano in litigi dolorosi per un solo motivo, perché non ci sentiamo amati. Quando non ci sentiamo amati, proviamo dolore e, quando proviamo dolore, abbiamo difficoltà a comunicare in modo educato, rispettoso ed amorevole.
La gran parte delle volte, l’arroganza ci porta a pensare che il nostro punto di vista sia l’unico possibile, l’unico corretto.
Non lo facciamo per ascoltare e rispettare qualcosa di diverso e ci poniamo come unico obiettivo l’imposizione di noi stessi e dei nostri pensieri, anche se questo crea sofferenza all'altro. Il motivo per cui ci rifiutiamo di accettare e di capire il punto di vista dell’altro, nella quasi totalità dei casi, è dovuto al modo con cui le divergenze vengono espresse.

venerdì, giugno 19, 2020

Sveglia l'amore







Credo che RICONOSCIMENTO sia la parola chiave: troppo spesso nei rapporti sentimentali l'altro viene usato come schermo per le proprie proiezioni ed i propri bisogni e quindi viene negato per ciò che sente di essere e desidera essere. Sono amori malati dove all'altro si chiede solo di stare al proprio gioco. Riuscire a vedere, conoscere e riconoscere l'altro è un'altra storia e può essere una storia d'amore.

mercoledì, giugno 17, 2020

I pensieri di una madre





L'uomo è un essere strutturalmente aperto, definito dal compito inesauribile di "divenire ciò che è", come diceva Nietzsche.
Rispetto a tutti gli altri essere viventi ha una caratteristica del tutto particolare: ha bisogno per la propria formazione di una "educazione" eccezionalmente lunga. Mentre gli animali, in tempo breve, sono in grado di attuare autonomamente tutti i comportamenti di cui geneticamente dispongono, per l'uomo vi è la necessità di una lunga traiettoria educativa.
La stabilità rella relazione generativo-educativa è richiesta dalle caratteristiche stesse dell'itinerario di sviluppo della vita umana personale.
Tale processo non implica solo la diade madre-bambino, bensì anche la figura maschile-paterna.
L'emergenza dell'identità del soggetto umano ha un essenziale bisogno di avvalersi di differenza, complementarietà e chiarezza delle figure e dei ruoli rappresentati dall'uomo e dalla donna.
Tutto questo discorso per dire che il padre fa benissimo ad aiutare la madre ma deve stare attento a non imitarla negli atteggiamenti comportamentali. Deve conservare la sua identità di uomo e padre.
Un recente studio condotto dall'Università del Michigan ha mostrato come ci siano anche nell'uomo variazioni ormonali durante i nove mesi di gravidanza. Nello specifico, mentre nelle donne si alzano i livelli di cortisolo, testosterone, progesterone ed estradiolo, negli uomini si verifica un calo di testosterone ed estradiolo mentre i livelli degli altri due ormoni rimangono invariati. Questo cambiamento ormonale cosa potrebbe significare? Un calo di testosterone indica meno aggressività e più amorevolezza; l’estradiolo forse aiuta a preparare gli uomini a tenere fede alle loro nuove responsabilità.
Parallelamente all’innalzamento di testosterone registrato nelle donne lo studio, pubblicato sull’American Journal of Human Biology e condotto su ventinove coppie tutte alla loro prima esperienza di genitorialità, ha portato alla luce una sorta di livellamento dei ruoli, durante il quale la madre assume comportamenti più aggressivi per proteggere il bambino da possibili pericoli esterni, mentre i padri subiscono una modificazione ormonale volta a renderli più amorevoli e indulgenti nei confronti del bambino che sta per nascere.

giovedì, giugno 11, 2020

Memoria di....








Se piove, mi chiami accanto e mi indichi attraverso i vetri quel che succede fuori, distorto dai goccioloni sulla finestra, da quell'idea di mosso che ha la pioggia quando bagna come di virtualità tutto quello che scopre, toccandolo, appoggiandovisi sopra. – Guarda, piove, mi dici e mi convinci ci sia qualcosa da guardare, rannicchiati spalla contro spalla sul davanzale, e io ti dico – Tutte le volte la stessa storia, ma è una finestra, un po’ di pioggia! Dici – Zitto, e guarda; apri la finestra con l’acqua che rimbalza sul marmo e ci colpisce di riflesso. – Dai, che dopo ci tocca asciugare; ma dici che ti piace l’odore fertile dell’acqua, ti piacciono le persone in pantaloncini che camminano svelte, indecise tra il fastidio e il sollievo, guardi i palazzi di fronte, ti piace il nome dell’inverno pronunciato dalla bocca dell’estate, il brivido sulla pelle fuori stagione, il fatto che non si possa uscire, gli amici che chiamano per disdire la serata alla discoteca all'aperto, la televisione spenta. E io insisto – È pioggia, è solo pioggia: non può piacerti, è una cosa stupida. Tu dici che non c’è niente di male a essere stupida. E’ che la pioggia ti piace proprio, le gocce sul naso, o su una ciglia. Io vorrei prenderti e tu non vuoi. Il rumore delle auto sul fondo bagnato, le onde che alzano piano, ti piace quell'odore e colore di cenere che non è un fuoco spento, non è rovina, ma è una proprietà dell’acqua, è la cromatura d’una città sottomarina, ma senza i fronzoli dei coralli, è calma e bellezza, il segreto in un’ostrica. – Sei scema; ti dico all'orecchio, scrolli e ridi per togliermi la parola, il mento sulle mani, una freschezza sulla pelle. Resteresti a guardare la pioggia per ore, ne sei capace, poi fai una doccia, metti l’accappatoio, l’asciugamano attorno alla testa, e se piove ancora ti rimetti a guardala, incantata, che donna particolare che sei! – Chiudiamo? E’ un lago qua per terra, attenta ai piedi. La chiudiamo per metà, la tua parte rimane aperta, allora io mi sposto dietro di te, ti abbraccio e poggio il mento sulla spalla, e sei contenta se me ne sto zitto e guardiamo la pioggia, le persone che corrono nelle portiere in macchina, gli ombrelli infelici, pensavano se ne riparlasse tra mesi. Ma è possibile che non hai niente da fare, da startene a guardare la pioggia? - È un acquazzone, una cosa passeggera; mi piace starti avvolto contro, mi piace accarezzarti le braccia, il corpo, mi piace amarti senza fare l’amore, mentre guardi la pioggia e dici che ti piace guardarla, che non ti stancheresti mai, che è una cosa stupida e che non c’è niente di male, nelle cose stupide. Mi viene male alla schiena, mi formicolano le gambe. Chiudo la finestra, prendo uno straccio dalla cucina e asciugo il pavimento, rimango a guardare mentre piove, ma se non ci sei tu a guardare la pioggia mi diventa oltre che stupida, mi diventa inutile e insulsa, e non la guardo più.



lunedì, giugno 08, 2020

La storia infinita







Tutto diventa obsoleto, si consuma, si brucia, e si cambia. Si cambiano oggetti, donne, idee, fedi. Nulla sembra poter, o dover, resistere. Dietro l'apparenza imperante c'è il nulla, se guardiamo dentro di noi, scorgiamo spesso baratri imperscrutabili, e se non siamo capaci di farci amicizia, si arriva a gesti estremi, quelli davvero irrecuperabili.

venerdì, giugno 05, 2020

Le tre verità






Quid est veritas? L'inevasa domanda di Ponzio Pilato zavorra la coscienza di tutti gli uomini, se ne accorgano o meno.
Domandava sant'Agostino.
Che cosa più potentemente l'animo desidera della verità?
Anche se non ha aspettato la risposta, Pilato ha espresso
il nesso inesorabile che l'uomo avverte con la sua vita.
Non appena pensa la parola mistero ,l'uomo si trova davanti a qualcosa che non ha volto.
Il Mistero, per cui il cuore dell'uomo è fatto, rimane anonimo.
In qualunque sforzo di coscienza il Mistero resta anonimo.
E se il Mistero è anonimo, la vita è anomala, senza leggi.
Ma ancora sant'Agostino affermava: "Che cos'è la verità?
Un uomo che è tra noi.
Il Mistero non è più anonimo: ha il nome di Gesù Cristo.
il Mistero diventato uomo, nato dalla carne di Maria.

martedì, giugno 02, 2020

Dostoevskij ne I fratelli Karamazov







Lo scopo della Chiesa nel mondo e nella storia è lo stesso di Gesù: educare l’uomo ad una chiara coscienza e ad un corretto atteggiamento di fronte al destino. Da una parte la Chiesa ha la pretesa di poter dire l’ultima parola sull'uomo e sulla storia, rilevando l’irriducibilità della persona, di cui nessuno può disporre a proprio piacere, e indica il regno di Dio come il significato a cui ogni frammento della vita tende. Dall’altra essa non ha mai dimenticato la propria vocazione educativa, la preoccupazione che l’uomo viva con la coscienza di dipendere totalmente dal Mistero. Di fronte ai problemi, che costituiscono la stoffa dell’esistenza, la Chiesa non si propone di risolverli, di sottrarli alla libertà e alla creatività dell’uomo, ma indica la posizione ottimale per poterli affrontare.
Il divino si comunica nella Chiesa come comunicazione di verità: Dio, tramite la Chiesa, aiuta l’uomo a raggiungere un’obiettiva chiarezza e sicurezza nel percepire i significati ultimi della propria esistenza. Da solo l’uomo può arrivare semplicemente alle soglie del significato del vivere e chiedere, anche in modo implicito e inconsapevole, un soccorso divino alla propria ricerca; oppure, più chiaramente, che il divino si riveli. L’annuncio cristiano realizza quello che nella coscienza dell’uomo emerge talora come presentimento o profezia: che tutto nella storia è redimibile.


(Luigi Giussani)