Il dolore, per la cultura greca, ma diciamo pure per le culture politeistiche, sta là; come le montagne, i fiori, il mare, la pianura. Il dolore sta là e capita di incontrarlo. La tragedia esistenziale greca non consiste nella ricerca di senso del dolore: i greci, ben noti cultori del limite, non si chiedevano che senso avesse il Peloponneso non meno che il meltemi agostano (tipico vento di agosto): si “limitavano” a prenderne atto. Il dolore si limitavano a incontrarlo (ed a superarlo, magari). La tragedia greca non sta nella mancanza di senso, sta nel rapporto potenzialità dell’uomo e limite alle stesse, limite, per altro, ignoto, la cui scoperta spesso ne indica pure il suo oltre passamento (con conseguenze che sappiamo). Dunque, i Greci non avevano necessità di dare senso al dolore: il loro problema esistenziale consisteva nel tenere in equilibrio Gaia e Nemesi. Gaia, rappresenta la madre terra, e Nemesi la potenza divina. Il dolore, per la cultura greca, ma diciamo pure per le culture politeistiche, sta là; come le montagne, i fiori, il mare, la pianura. Il dolore sta là e capita di incontrarlo. Esistano tante di tipologie di dolore. Bisogna stare all'erta, per non farsi trovare impreparati "perché quel ramo morente, tornerà un giorno, conficcato nel tuo petto, chiedendo se ora lo riconosci" C'è sempre un conto da pagare, alla fine. I dolori dell'animo soggettivi sono da rispettare come quelli oggettivi perché ogni persona ha una propria sensibilità. E ognuno di noi ha la propria storia e le proprie ferite dell'animo. C'è un subdolo dolore esistenziale che rinchiude un uomo dentro una gabbia e riguarda il distacco da quello che offre la vita. Una rottura insanabile con l'ordine delle cose, con il mondo che non riesce a dare quello che inconsciamente l'uomo cerca. Alcuni dolori li portiamo con noi per sempre, nascosti dentro delle piaghe che non mostreremo più a nessuno. È normale, si impara a convincerci e ad azzittirli...come quando perdiamo una persona che amiamo e però bisogna andare avanti. Poi ci sono dolori vari ed eventuali, che ci colpiscono come un ago appuntito, poi la ferita si rimargina piano, piano. Io credo che il dolore, sia fisico che psicologico, non sia né qualcosa da sottovalutare né qualcosa a cui dare eccessiva importanza. Fa parte di noi, certamente, a volte per cause naturali a volte per cause esterne: imparare a gestirlo, accettarlo e anche superarlo è uno dei nostri doveri perché se non facciamo così non possiamo imparare ad apprezzare la vita. Infatti, se ci fai caso, senza dolore non c'è gioia.
Immagine:
RispondiEliminaNemesi.
Paradossalmente non è il dolore il problema ma l'entità dello stesso ed il mancato bilanciamento tra gioie e sofferenze. A volte all'ennesima batosta non sempre viene voglia di rialzarsi.
RispondiEliminaA me basta una banalità per turbare il mio equilibrio instabile.
EliminaC'è un subdolo dolore esistenziale che rinchiude un uomo dentro una gabbia e riguarda il distacco da quello che offre la vita.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaConcordo. Ottimo commento di Daniele.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuesto post caro Gus sembra scritto per me. Sto combattendo per vivere una vita "normale", indosso maschere per aiutare i vari componenti della famiglia e spesso piango quando vado a fare la spesa perché sono sola.
RispondiEliminaPrima il tumore alla vescica a causa dell'amianto che ha colpito mio marito, ora la tragedia di mio genero un "camallo" forte che si deve sottoporre alla chemioterapia per un linfoma. Il mio dolore è immenso e spesso non riesco a sopportarlo. Poi guardo negli occhi mia figlia, mio nipote e so che contano su di me. Mio marito adesso sta meglio e mio genero sta lottando con tutte le sue forze per vivere. Confido nelle cure lunghe e dolorose e non vedo l'ora che la famigliola torni a sorridere.
Il tumore alla vescica, anche se si tratta cancro, non dà metastasi.
EliminaSi foca per evitare che possa sclerotizzare il tessuto vescicale.
A me si è riprodotto e di nuovo intervento chirurgico. Non c'è stata la terza volta. Da tre anni che controllo. Non c'è e non ci sarà una terza volta. L'urologo ha detto che i controlli non servono più. Tuo marito deve stare tranquillo per sostenere le difese immunitarie. Per tuo genero la situazione è difficile, ma guarirà se sta combattendo.
Voglio vedervi tutti sorridenti.
Ti rispondo come allora:
RispondiElimina"perché quel ramo morente, tornerà un giorno, conficcato nel tuo petto, chiedendo se ora lo riconosci" grazie per la citazione, intanto!
..il dolore serve a farci rendere conto, a conoscere una dimensione della quale faremmo volentieri a meno.. ma forse anche lui non vorrebbe che esserci amico, non vorrebbe che un sorriso e prepararci al bello che verrà. Perché verrà. Intanto si combatte.. tumori ad ogni angolo di strada, davvero il male del secolo..
Tumori a ogni angolo di strada e in qualsiasi parte del corpo.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaDiciamo che è molto difficile. Io penso che certi dolori non si superano mai, si va avanti perché bisogna farlo, perché non si può rinunciare alla vita, per certe ferite non si rimarginano mai. Si cerca di non toccarle per non farle sanguinare di continuo.
RispondiEliminaSi dice chiodo scaccia chiodo, ma se a un dolore ne aggiungi un altro peggiora il tuo stato d'animo.
EliminaSei caratterialmente gioiosa. Non devi temere le situazioni negative.
RispondiEliminaOgnuno vive il dolore in modo personalissimo, sta di fatto che tutti vorremmo evitarlo, ma non è possibile perché fa parte della vita. Buona serata Gus.
RispondiEliminasinforosa
Vero Gus. un po' il dolore (parte destra), il mio c'è, con tanta gioia! (Il mio cervello c'è una ferita ed è aperta: afasia e con il mio ronzio)......... Non sono triste e sempre il mio sorriso, sennò non cerco la guerra!
RispondiEliminaCon il dolore fisico e psicologico causato dai centri nervosi si convive.
RispondiEliminaLo so che non sei triste.
Ti abbraccio.
Ciao.
Ogniuno di noi ha un modo differente di vivere il dolore e le avversità della vita.
RispondiEliminaC'è chi combatte e non si arrende.
C'è chi combatte e prima o poi ... Si arrende
C'è chi si arrende senza combattere
Sì, le reazioni sono soggettive.
EliminaSi può combattere tante cose nella vita, anche il dolore ma il dolore è la prova più dura, più difficile. Ci piega e ci fa soffrire. Mia sorella maggiore è andata in pensione dopo 42 anni di lavoro in un ospedale a Genova. Ha fatto la ferrista di sala operatoria, l'anestesista e gli ultimi 20 anni è passata nell'ufficio personale. Suo marito è medico in pensione ma ancora lavora privatamente, sua sorella e suo fratello sono medici sposati a loro volta con altri medici. La buonanima di mia madre ha lavorato quasi 30 anni in un ospedale, mia sorella più giovane è stata sposata con un infermiere diventato poi caposala. E se non bastasse ho una cugina sposata con un medico. Io e mia sorella più giovane abbiamo fatto scelte diverse, ma il dolore lo abbiamo vissuto tutti noi in vari modi quando i nostri genitori stavano male.
RispondiEliminaAll'inizio vieni pervaso da un senso di impotenza e poi reagisci per non soccombere...che altro potrei dirti.
Un salutone e alla prossima
Per vincere il dolore bisogna avere le motivazioni che ti aiutano a non mollare.
EliminaUn salutone.
Sicuramente la mente ha molta importanza in rapporto al discorso dolore. Spesso si dice ai malati di tumore che devono pensare positivo che possono farcela a guarire ma che devono volerlo, e spesso è vero, se inizi ad arrenderti al fatto che può solo finire male e la volta buona che finisce davvero male. Bisogna lottare e cercare di usare bene le capacità della proprio cervello. Sicuramente non è facile e non basta quello per guarire ma sicuramente da una grossa manao. Un saluto e buona domenica
RispondiEliminaArwen, concordo sul fatto che in ogni caso bisogna lottare contro la malattia.
EliminaCiao.
Awesome post
RispondiEliminaCiao.
Elimina