giovedì, dicembre 15, 2016

L'Io la porta larga e quella stretta





L'io è quel complesso di esigenze e di evidenze che costituiscono il volto originale dell'uomo, la struttura dell'umana natura.
Nel nostro io interagiscono la ragione e l'affettività. Il blocco di questa attività di interscambio causa la dissociazione dell'io.
La ragione corre verso l'alienazione e l'affettività si manifesta con un fascio di reazioni irragionevoli. L'uomo pensa di realizzare il proprio ideale invece asseconda il volere del Potere che dopo averlo privato dei desideri originari gli impone quelli falsi.
Le esigenze di un uomo pretendono di essere esaudite. Siccome l'uomo non ha la forza e l'intelligenza per realizzarle, di raggiungere cioè il traguardo che esse fanno prevedere, l'uomo dà forma a questa pretesa secondo la consistenza fragile e ultimamente illusoria che si chiama sogno, cosa molto diversa dall’ideale che rappresenta l’oggetto di perfezione per cui il cuore dell’uomo è fatto.
Dio può vincere sul Serpente solo se l'uomo batte il Male. Si può fare e lo ha dimostrato quando si è incarnato nel corpo di Maria ed è diventato Gesù. Ha vinto non perché era diverso da noi mortali, ha vinto per la sua fede.
Dio sapeva che il Serpente avrebbe tentato Eva e Adamo e li aveva avvertiti.
Anche noi siamo stati informati:
"In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
 Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».




9 commenti:

  1. Immagine:

    Porte delle mura di Gerusalemme

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  2. Hai fatto una bella distinzione tra sogno e ideale. Chissà perchè invece noi umani continuiamo a dire: "Voglio realizzare un mio sogno" e non "Voglio seguire un mio ideale"?
    Ciao Gus, buona serata

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  3. Inconsciamente l'uomo avverte che non sta vivendo il suo ideale, e quindi lo sogna.
    Ciao Farfalla.

    P.S Ora ti posto una conversazione di Luigi Giussani.

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  4. Luigi Giussani

    Second Life

    Proponiamo un brano di una conversazione di don Giussani con alcuni ragazzi di Gioventù Studentesca, pubblicato in Realtà e giovinezza. La sfida (Sei, Torino 1995)

    Guardando i miei compagni, vedo che loro affrontano la vita come se fosse un’idea, un pensiero, un sogno. Li riesco a capire perché fino a poco tempo fa pensavo anch’io allo stesso modo. L’esperienza che sto facendo è una realtà e non un sogno, anche se è facile cadere nei sogni e immaginarsi una vita non come è nella realtà. Volevo saperne di più sulla differenza tra attesa, speranza e sogno.
    Il sogno non ha nessun fondamento. È una immaginazione. Proietta in un futuro, che può anche non avvenire, qualche cosa di inconsistente che traduce un umore, una reazione. Invece, l’attesa no. L’attesa nasce da dati, da fattori concreti. Tu diventerai uomo e nella misura in cui ti sarà dato tempo, dovrai fare qualche cosa. Cogliere le occasioni per creare, per costruire: questa è l’attesa vissuta. Io amerei, piuttosto, chiarire e mettere in opposizione due termini: sogno e ideale. Il cuore è fatto per l’ideale. Il sogno svuota la testa, dopo averla riempita di nubi. L’ideale è dettato dalla natura ed emerge col passare del tempo, se si persegue l’indicazione che la natura porta con sé. L’ideale è innanzitutto una indicazione della natura: per esempio, l’esigenza dell’amore o l’esigenza della giustizia. Tu non sbagliavi a fare quello che facevi per passione della giustizia; sbagliavi nell’identificare, come risposta alla giustizia, quello che immaginavi tu. Invece la giustizia implica rapporti che sono stabiliti dalla natura. Non ci siamo fatti noi, non ci facciamo noi; le esigenze che urgono dentro la nostra personalità non ce le siamo costruite noi. Tu ti potrai costruire una certa immagine di giustizia. Questa immagine, quello che tu hai chiamato sogno, se non tiene conto delle indicazioni della natura non si realizzerà e tu sarai deluso, cioè giocato. Delusione deriva da una parola latina che vuol dire «essere giocati»; siamo noi che possiamo giocare noi stessi. Illusione è un’altra forma della stessa parola; siamo noi che ci possiamo illudere e deludere, «giocando» quello che ci pare e piace invece che obbedire.
    È come se uno fosse su un bastimento a vela, e mettesse le vele in senso contrario a quello che le leggi del vento e della navigazione impongono. Se si seguono le leggi - che non sono nient’altro che la direttiva della natura - il barcone va avanti. Se invece uno volta la vela a capriccio - perché gli piace così - la barca gira su se stessa e può capovolgersi e andare a fondo.
    Seguire il sogno vuol dire, nel tempo, incenerire tutto quello che ci viene tra le mani. Sembra bello, appena lo stringiamo, e poi si incenerisce. «Il bene perduto: / un breve razzo in lacrime caduto. / Ciò che avevo afferrato bramosa, / nella mano stretta si sfece, / come a sera la rosa / sotto la volta dell’eternità. / Tutto impallidì, si tacque, / perse colore e sapore, / (e più quel che più mi piacque)», dice una bella poesia di O. Mazzoni.
    L’ideale invece indica una direzione che non fissiamo noi; ce la fissa la natura. Perseguendo questa direzione, anche con fatica, anche andando contro le onde - come ci ha ricordato il “volantone” di Pasqua -, l’ideale, col passare del tempo, si realizza. Si realizza in modo diverso da come uno se lo immagina; sempre diverso, sempre più vero. A cinquant’anni, guardando indietro, uno dice: «Per fortuna che ho fatto quell’incontro! Adesso capisco le cose con una verità che gli altri non hanno». Perciò bisogna cercare di conoscere sempre più profondamente l’ideale e non abbandonarsi ai sogni. Il sogno deriva da noi stessi ed è effimero; il tempo lo incenerisce. L’ideale nasce dalla natura di cui siamo fatti, nasce da ciò che ci ha fatti ed è una direzione seguendo la quale il tempo che passa rende sempre più evidente e certo quello cui noi aspiriamo.

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    1. Anna, per fare il salto di qualità dal confuso alla teologia dovresti leggere il libro di Luigi Giussani. Spiega tutto dalla A alla Z.
      Il libro è:

      Si può vivere così?



      http://it.clonline.org/libri/default.asp?id=478&col=1&lan=1&elm=165


      Da qui si acquista on line.

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  5. Finalmente sono a casa, nella mia casetta posso dedicarmi alle cose che mi interessano e approfondirle in santa pace. Innanzitutto grazie per le direttive. Il libro l'ho scaricato da qui: http://scritti.luigigiussani.org/s/si-puo-vivere-cosi-uno-strano-approccio-all-esistenza-cristiana-20030116/#opere1111 dove c'è anche il full text.
    Ho visto, tramite l'SBA, che c'è anche in biblioteca del Polo 900 a Torino quindi posso anche procurarmelo lì.

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  6. Riguardo alla conversazione, poichè mi trova più che concorde (per questo ti avevo posto la domanda nel mio commento 16/12/16, 17:32) lo copio ed incollo.
    PS sei una fonte di condivisioni :-)

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  7. Ciao Gus, il mio sogno e' il mio ideale...
    Forse tu hai capito cosa intendo...
    Ti abbraccio.
    L'avvicinarsi delle festività, quest'anno, mi portano ad essere molto stanca e un po' malinconica...
    Ma son Fiorella, e magari scriverò, di nuovo cose allegre e ironiche nella mia "casetta", si, ci vuole solo di nuovo un po' di forza, e so che ho buoni amici che mi circondano.

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