lunedì, marzo 12, 2018

Le prime comunità cristiane








Questa è la Chiesa che serve a Cristo.
Le prime comunità cristiane delle origini si dedicavano all'ascolto della parola degli apostoli, alle celebrazioni eucaristica e preghiere comuni, tutto nel segno dell'amore vicendevole.
I primi cristiani erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta «Bella» a chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio. Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina. Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. Ma Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!». E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto.



15 commenti:

  1. Migliore ipotesi per questa immagine: Parrhesia: nelle prime comunità cristiane.

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    1. Non ho capito l'analogia con l'immagine ... Spiega...

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    2. Parrhesia: nelle prime comunità cristiane è un libro che parla delle comunità cristiane e la copertina a questa immagine.

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    3. Quando scrivo un post prendo una frase significativa e da Google aspetto un'immagine. In questo caso il motore di ricerca ha fornito un romanzo. Ho ritagliato le scritte e lasciato solo l'immagine.
      Questo tipo di commento, è il secondo che mi arriva, apre a strada alla fine di un segui.

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  2. Migliore ipotesi: era l'antenato di uno dei falsi invalidi che oggi infestano la nostra società.
    Ovviamente scherzo, pardon. Buona giornata.

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    1. E' difficile credere a un miracolo. Io ho testimonianze incredibili su Padre Pio. Sono stato a San Giovanni Rotondo, appena inginocchiato sul confessionale il frate mi dice: "Ciao Augusto, ti aspettavo". Non è un miracolo, ma il "cappuccino" aveva qualità che la scienza non sa spiegare.

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    2. Era un personaggio particolare, mistico, qualcuno che andava oltre le comuni credenze.

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    3. Per resta un mistero.

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  3. Non ricordavo, dai miei trascorsi di catechismo, che anche Pietro facesse i miracoli e ovviamente non ricordavo questo episodio :)

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    1. Il miracolo di San Pietro che guarisce il paralitico alla Porta Speciosa ...
      www.ilgiudiziocattolico.com/.../il-miracolo-di-san-pietro-che-guarisce-il-paralitico-all...

      25 mar 2013 - La fissità algida del mosaico di San Pietro che guarisce il paralitico alla Porta Speciosa sull'altare a ponente del pilone della Veronica – soprattutto se comparato con il calore dell'originale pittorico nella Loggia delle Benedizioni – palesa il travaglio iconografico che scosse gli altari della Basilica Vaticana ..

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    2. Pietro e Giovanni SALIVANO al tempio per pregare.
      La preghiera eleva lo spirito è incontrare la presenza di Dio.
      Il nostro tempio è il cuore, possiamo pregare ovunque, per raccontarGli le nostre resistenze, le nostre paure nell’affidarci, la nostra pigrizia, ma se non ci eleviamo da terra vedremo solo nebbia e fango.
      Pietro e Giovanni vivono la carità e la tenerezza che il Signore ha insegnato loro, e con tenerezza sollevano lo storpio, ridonando il vigore,paralizzato dal peccato.Quel vigore che ognuno di noi necessita.

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    3. Il catechismo è molto distante dalla teologia e più vicino ai boy scout che a Cristo.

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  4. Dopo la Pentecoste, P. inizia a Gerusalemme la predicazione di Cristo e della sua messianità. A P. è attribuito il primo miracolo dopo la morte di Cristo, la guarigione dello storpio davanti alla porta del Tempio, e ancora a lui è attribuita la prima conversione di un gentile alla Chiesa, il centurione Cornelio (Atti 11). Nel 42 il re Agrippa I di Giudea, che aveva avuto il trono da Caligola, perseguita i cristiani facendo decapitare l'apostolo Giacomo e arrestare P.; questi, miracolosamente liberato dal carcere, fugge altrove (Atti 12). Infine P. compare nel cosiddetto Concilio di Gerusalemme per discutere il trattamento da riservare ai gentili, che per l'apostolato di Paolo cominciavano ad abbracciare il messaggio cristiano. P. sostiene che la salvezza viene da Cristo e non dal giogo della legge "che né i nostri padri né noi abbiamo potuto portare" (Atti 15, 10). Poi gli Atti non parlano più di lui, ma sappiamo che fu in Antiochia ove ebbe un aperto dissidio con Paolo, il quale lo accusò di ipocrisia per non volere più sedere a mensa con i gentili convertiti, dando così ragione a un costume tipicamente farisaico, sostenuto dai messi di Giacomo (cfr. Galati, 2, 11-14). Probabilmente P. fu anche a Corinto e infine a Roma. Che abbia vissuto e sia morto a Roma è affermato da varie testimonianze letterarie e archeologiche: alcuni indizî si sono tratti anzitutto dalla lettera indirizzata ai Corinzî (circa 96-98) da papa Clemente il quale, scrivendo da Roma, ricorda il martirio di P. e di Paolo e aggiunge che le sofferenze dei due apostoli furono di ottimo esempio "fra noi"; altri indizî si ricavano anche dalla lettera di Ignazio di Antiochia; più tardi sono i riferimenti espliciti: Dionigi di Corinto (170 circa) afferma che Roma e Corinto ebbero gli stessi fondatori, P. e Paolo; Pietro Alessandrino, Atanasio, Gregorio Nisseno, Giovanni Crisostomo affermano che P. morì in Roma; papa Damaso dice che P. e Paolo sono cittadini romani per il loro martirio. Non si conoscono l'anno esatto e il modo della morte di P.: molti storici pensano al suo martirio al tempo della persecuzione neroniana, verso il 64 o il 65 (si è proposta una più precisa datazione al 13 ottobre 64, coincidente col dies imperii di Nerone): Tertulliano dice che fu crocifisso. Quanto alla sepoltura di P. a Roma, attraverso le indagini archeologiche si è potuta confermare la tradizione che la poneva sul colle vaticano, dove Costantino aveva fatto erigere una basilica "sul sepolcro dell'Apostolo" e si è ritenuto anche (M. Guarducci) di poter identificare le reliquie di Pietro. ▭ Il nome dell'apostolo entra in alcune locuz. letter., con riferimento alla Chiesa romana e al pontefice, considerato come successore di s. Pietro: la cattedra di s. P. (v. cattedra); le chiavi di s. P., la facoltà di aprire e chiudere le porte del Paradiso; la navicella di P., la Chiesa (v. navicella); l'obolo di s. P. (v. obolo); il patrimonio di San P. (v. Patrimonio di San Pietro). Nella locuz. lat. in domo Petri ("nella casa di P."), in carcere, con allusione alla prigionia di s. Pietro. In alcune locuz. dell'uso pop.: gabbar s. P., di chierico, svestire l'abito; far s. P., pigliar P. per la barba, negare sfacciatamente.

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  5. http://www.treccani.it/enciclopedia/santo-pietro-apostolo/

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