mercoledì, ottobre 27, 2021

La consuetudine

 


Parlando della consuetudine, Michel Eyquem de Montaigne, racconta l'aneddoto di una contadina che, avendo incominciato ad accarezzare e prendere in braccio un vitellino fin dalla nascita, e continuando a farlo, giunse per l'abitudine a portarlo anche quando divenne un toro.
Ma il racconto serve a M. per introdurre il discorso sulla consuetudine che è come "una maestra di scuola prepotente e traditrice" che ci impone il giogo della sua autorità e, dopo un dolce e mite inizio, a mano a mano che il tempo lo rafforza, rivela "un volto furioso e tirannico", di fronte al quale non abbiamo più la libertà di alzare gli occhi e ci fa persino scegliere la tirannide al posto della libertà, come dimostrava il suo grande amico,  
Étienne de La Boétie, nel Discours di qualche anno prima.
Sostituiamo alla contadina e al toro, una madre e un figlio.
Inizialmente la madre prende per mano il bambino, ci parla e altro.
Il tutto aiuta il figlio a crescere. Se la consuetudine della madre non si arresta e la donna persiste nel prenderlo per mano anche quando è cresciuto commette una violenza e instaura un rapporto di dipendenza del figlio.
Dunque: la consuetudine reca in sé un meccanismo “suo”, cioè della ripetizione meccanica, quindi se ne è vittime e non artefici. La consuetudine si ripete con costanza se non si immettono variabili, giacché l'individuo stesso è variabile dipendendo dal contesto e dalla crescita personale.
Quindi la contadina che ha seguitato a portare in braccio il toro non è stata capace di interagire con la crescita del toro.
E' stata cieca e ottusa, quindi vittima della tirannide della consuetudine.
La consuetudine può diventare nemica. Le cose si evolvono, si cresce, si deve anche un po' cambiare. Non si possono ripetere meccanicamente le stesse azioni per una vita intera o quelle stesse azioni finiranno con lo schiacciarci.

17 commenti:

  1. Immagine:

    P.Brueghel


    Danza nuziale 1566.

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  2. Compito del genitore è operare in modo che i figli diventino capaci di comprendere la realtà, sapere prendere decisioni in autonomia e anche ascoltando suggerimenti di chi ha affrontato situazioni identiche.
    Non si smette mai di essere genitori, ma il tutto va fatto con discrezione e sapienza, senza pretendere di imporre la propria visione delle cose a persone diventate adulte. Non consigliare ma aspettare che i figli chiedano suggerimenti.

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    1. L'archetipo della madre oscura che tocchi nello specifico credo sia una delle cose più deleterie per lo sviluppo di un essere umano.
      E la consuetudine diventa davvero una tela viscosa da cui è impossibile districarsi.

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    2. Il cuore di una madre è tanto grande da soffocare il cervello.
      I padri imitano il comportamento della moglie. Di più non sanno fare.
      Ciao gio__giò.

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  3. I bambini non possono chiedere consigli. Il bambino non sempre sa se sta facendo la cosa giusta o no.

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    1. Mi riferisco ai ragazzini e non ai bambini piccoli.

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  4. Consuetudine è come dire abitudine, che può anche diventare un automatismo che tarpa le proprie ali e quelle di coloro che vengono presi di mira "a fin di bene"

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    1. Il troppo amore crea una cecità educativa e si finisce per far del male.
      Mia madre era maschilista. Se mi vedeva che aggiustavo il letto o cercavo di farmi una frittata, urlava: "Vai via, tu sei un maschio, queste cose deve farle tua sorella, in mia mancanza".
      Ecco, ora, oltre il caffè non so fare niente.

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  5. Eppure molti lo fanno forse anche io e te senza accorgercene. Nell'esempio che hai fatto alla consuetudine che se portata all'infinito sarebbe deleteria per il bambino, dovrebbe subentrare più forte l'istinto naturale e di madre di far crescere il piccolo e dargli i rudimenti necessari per renderlo indipendente ed autosufficiente. Ma pensiamo a come sia per noi consuetudine rispettare certe convenzioni anche giuridicamente rilevanti, senza porci alcuna domanda e soprattutto senza porci la giusta domanda: "faccio bene?" Ed ancora"Devo davvero accettarla come tale o invece contestarla?" Non dimentichiamo che spesso la civiltà umana e l'uomo preso come singolo, sono maturati e cresciuti quando hanno avuto intuizioni o comportamenti spesso contro le regole scientifiche e/o di costume dell'epoca. Forse dovremmo rifletterci anche noi oggi, a non accettare certe cose come ovvie , come una consuetudine, o meglio dovremmo, una volta preso atto che tali sono, porci le fatidica domanda "È giusta? È logica o è solo liberticida perchè conviene a chi comanda o magari solo perchè superata dai tempi?"

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    1. Certamente. Bisogna vigilare sulla nostra libertà.

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  6. La consuetudine regala sicurezza, certo, soprattutto per chi è in crescita, ma non dovrebbe mai divenire prevaricatrice sulle scelte altrui, soprattutto quando costoro sono ormai adulti.
    Parlando di genitori, penso sia necessario rendere i figli il più possibile autonomi, siano essi maschi o femmine, devono, divenuti adulti, saper vivere da soli e in autonomia assoluta, solo così potranno riuscire a essere di supporto anche ai futuri mariti-compagni, mogli-compagne.
    sinforosa

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  7. Uno dei problemi più grandi dell'umanità: la resistenza al cambiamento, la cecità di fronte al mondo in continuo cambiamento. Un pregio dell'uomo è l'attaccamento alla cose e alle persone, ma può divenire anche un male se non è fatto senza l'uso del buon senso e della ragione. Quello tra genitori e figli, poi, sta diventando sempre più deleterio. I genitori non riescono più a staccarsi dai figli,creando, appunto un rapporto di dipendenza, che non fa altro che danneggiare i figli. I genitori non permettono ai figli di diventare responsabili e indipendenti perchè sono diventati iperprotettivi nei loro confronti,sostituendoli persino nelle scelte, nelle decisioni. Prima o poi, però, i figli resteranno soli e dovranno contare solo sulle loro forze, e lì nascono i problemi. Non stupisce che oggi la depressione sia sempre più diffusa tra le giovani generazioni. Ma questo comportamento dei genitori a cosa è dovuto, è un amore eccessivo, o nasconde qualcos'altro? Un disagio persona o sociale, o non è forse una forma di egocentrismo di cui, magari, si è anche inconsci, conseguenza di un mondo che ci dice che contano solo le nostre idee?

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    1. Il problema è educativo. In mancanza di valori e certezze i figli crescono male e privi di personalità.

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  8. Non avevo mai riflettuto sulla consuetudine seguendo il filo del tuo post..certi atteggiamenti li do per scontato come figli di tanto amore.. spesso quello che abbiamo nel cuore ci rende iperprotettivi..un tempo ho avuto un ragazzo che ogni volta che attraversavamo la strada mi prendeva per mano, un gesto così semplice ma che a me era mancato molto durante la crescita coi miei genitori.. chissà che la consuetudine non vada "personalizzata"..io potrei essere l'adulto che ha bisogno di "consuetudini" a causa di carenze da ricercare nel passato e d'istinto poi sono colei che potrebbe "soffocare" di "consuetudini"..il concetto mi è così chiaro in testa ma chissà se lo scritto mi fa fede..
    Una bella riflessione questo post, buona serata gus

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    1. La famiglia che vacilla non è l'ambiente adatto a formare uomini in grado di assumersi responsabilità. Tutto avviene non secondo logica, ma affidandosi al caso.
      Ciao Ges.

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  10. Sono delle regole non scritte.
    Mai dare il via a determinate decisioni singole, che coinvolgono tutti.
    Nella giurisprudenza la consuetudine(provata) diventa Legge.

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