Afferma Charles Baudelaire che questo ammirevole, questo immortale istinto del Bello ci permette di considerare la terra e i suoi spettacoli come una corrispondenza del Cielo. La sete insaziabile per tutto ciò che è al di là, e che rivela la vita, è la prova più viva della nostra immortalità.
E' insieme alla poesia e attraverso la poesia, con e attraverso la musica che l'anima intravede gli splendori situati oltre la tomba.
E quando una squisita poesia fa salire le lacrime agli occhi, queste lacrime non sono la prova di un eccesso di godimento, quanto invece la testimonianza di una malinconia irritata, di un postulato dei nervi, di una natura esiliata nell'imperfetto e che vorrebbe impadronirsi immediatamente, su questa terra stessa, di un paradiso rivelato.
La malinconia sale agli occhi laddove questi non sanno oltrepassare la caducità del significato permanente.
Qui ed ora. E nulla più.
Non sempre, ed è giusto sia così, si ha possibilità di scorgere varchi di quell'oltre che risana e placa gli “spiriti terreni”.
In terra si sosta in una unità il cui compito “dovrebbe“ essere la coniugazione tra spirito e corpo. Molto spesso prevale la logica “corporea“. E quindi quello sguardo resta incapace di oltrepassare
l'oltre terreno.
.....sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:
"più in là!............
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:
"più in là!............
Così termina la poesia di Montale "Maestrale".
Bellissimi questi versi del poeta per la capacità di rendere il mare, le rocce e gli uccelli cose vere, profondamente comprensibili al nostro pensiero.
C'è profumo di infinito.
Noi siamo gli uccelli e a noi è data la possibilità di scegliere di stare appollaiati sul ramo di un albero ad ammirare le montagne e la linea dell'orizzonte, oppure di aprire le ali e svoltare dietro la montagna e varcare l'orizzonte per scoprire ciò che prima non immaginavamo.
Bellissimi questi versi del poeta per la capacità di rendere il mare, le rocce e gli uccelli cose vere, profondamente comprensibili al nostro pensiero.
C'è profumo di infinito.
Noi siamo gli uccelli e a noi è data la possibilità di scegliere di stare appollaiati sul ramo di un albero ad ammirare le montagne e la linea dell'orizzonte, oppure di aprire le ali e svoltare dietro la montagna e varcare l'orizzonte per scoprire ciò che prima non immaginavamo.
Migliore ipotesi per questa immagine: Eugenio Montale "Casa sul mare"
RispondiEliminaHo riscoperto la poesia negli ultimi mesi, l'avevo un po' persa e mi è stato istintivo recuperarla.
RispondiEliminaMontale è pura meraviglia. A me piace tanto questa, che mi commuove anche:
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Meravigliosa ♡
EliminaNiente è più bello della poesia di Montale.
RispondiEliminaGrazie Sara.
Casa sul mare di Montale
Eliminall viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l'anima che non sa più dare un grido.
Ora i minuti sono eguali e fissi
come i giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d'acqua che rimbomba.
Un altro, altr'acqua, a tratti un cigolio.
Il viaggio finisce a questa spiaggia
che tentano gli assidui e lenti flussi.
Nulla disvela se non pigri fumi
la marina che tramano di conche
i soffi leni: ed è raro che appaia
nella bonaccia muta
tra l'isole dell'aria migrabonde
la Corsica dorsuta o la Capraia.
Tu chiedi se così tutto vanisce
in questa poca nebbia di memorie;
se nell'ora che torpe o nel sospiro
del frangente si compie ogni destino.
Vorrei dirti che no, che ti s'appressa
l'ora che passerai di là dal tempo;
forse solo chi vuole s'infinita,
e questo tu potrai, chissà, non io.
Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.
Ti dono anche l'avara mia speranza.
A' nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l'offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.
Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m'ode
salpa già forse per l'eterno.
Anna, "meravigliosa" si adatta bene alla poesia di Montale postata da Sara.
EliminaIncanto e immortalità.
RispondiEliminaEmozione e poesia.
Tutto questo a prescindere dalla foto nasce da semplici lettere, un paio di virgole e anima quanto basta.
♡
La foto è l'immagine visiva della poesia.
RispondiEliminaGrazie Anna.
Post che suscita una grande riflessione,
RispondiEliminala ricerca dell'infinito, dell'immortalità...è di tutti gli uomini, compresi i non credenti?
Le lacrime di commozione, la sensazione da pelle d'oca...suggestivo indicare in questo una malinconia, il dolore per cio' che è imperfetto e finito, la volontà di cercare il perfetto e l'infinito.
Secondo me la logica corporea si può superare anche senza la ricerca di immortalità.
Dopo un viaggio interplanetario di 58 milioni di chilometri la sonda spaziale Insight è atterrata su Marte, nella zona vulcanica “Elysium Planitia”.
EliminaE' la volontà di cercare l'infinito.
Nel Cosmo 58 milioni di chilometri è una distanza ridicola.
EliminaLa regione dell'Universo visibile dalla Terra (l'universo osservabile) è una sfera con un raggio di circa 46 miliardi di anni luce. Per confronto, il diametro di una Galassia tipica è di 30.000 anni luce, e la distanza tipica tra due galassie vicine è invece di 3 milioni di anni-luce. Ad esempio, la Via Lattea ha un diametro di circa 100.000 anni luce, e la galassia più vicina a noi, Andromeda, si trova approssimativamente a 2,5 milioni di anni luce da noi.
EliminaCi sono probabilmente più di 100 miliardi (1011) di galassie nell'universo osservabile.
Come si può contestare l'Infinito?
Grande autore.
RispondiEliminasinforosa
Da brivido.
EliminaCiao sinforosa.
La tristezza è la coscienza drammatica della sproporzione tra il destino ideale dell'uomo e tutto ciò che si fa per raggiungerlo. L'opposto della tristezza è la disperazione, in quanto annulla la tensione delle domande ultime, negando che una risposta sia possibile.
RispondiEliminaUna tale coscienza considera il problema umano senza censurare nulla, né la "rugosa realtà" come scriveva Rimbaud, né la promessa che il cuore e la mente umani – se sono "giovani" – avvertono nella sfida delle circostanze, né la inevitabile delusione che si proietta sull'esistenza e che però non nega la natura di aspettativa del cuore.
Chi invece censura uno solo di questi fattori, inizia il terribile gioco delle censure che getta la vita nella disperazione. Tale è la sorte dell'orgoglio umano: pur di non riconoscere che la sua grandezza sta nella povera nostalgia di qualcosa che non è nelle sue forze, preferisce negare l'esistenza del reale (Laura Cioni).
avevo scritto a lungo, poi cancellando ho pensato che bastasse solo : Bellezza.
RispondiEliminaEsemplare.
RispondiEliminaCiao Gingi.
La foto con il suo panorama è favolosa.
RispondiEliminaMontale non me lo ricordo molto, ma mi fido di ciò che hai scritto tu e i tuoi lettori. Abbraccio siempre
Rileggere siempre.
RispondiEliminaIl significato poetico dell'esistenza dell'oltre e' del mistero o nell' immaginazione (sana) del magico mondo che ci porta in altre dimensioni sconosciute. Così per comprendere bene non dovremmo davvero più ragionare.
RispondiEliminaL' esistenza vive dentro i limiti del naturale e del possibile..purtroppo..e allora si sogna.
L'oltre forse è un confine di scelta, spesso consapevole, spesso no.
Qualcuno sostiene che riesce a "sognare" anche nella veglia. Ecco tutto. I sogni, la musica, la preghiera, l'amore tutto l'infinito che si vuole cercare...qualcuno lo troverà dentro. La grazia entra in mezzo a noi e nasce lo stupore. C'e' chi sente voci, risa... sorgere incanti figurati e creati dai colori che ci restano scomposti negli occhi abbagliati...dal troppo sole... nella sordità d'ombra non possiamo soffrire. Non vogliamo morire. Le immaginazioni non sono inventate da noi, ma sono opera di un grande desiderio di vita. Vero, l'orgoglio umano è veramente sciocco. Si vive o si crede di vivere una vita più o meno normale ma non possiamo aver alcuna percezione solo per difetto nostro?
Noi ne facciamo parte, dovremmo ridare ciò che manca...tutto va oltre a quello si vede, ci sono i ricordi... Lei, forse, è poco più in là. Forse è qui davanti a me, esiste solo quello che senti. Lo senti, lo senti, anche se urla nel silenzio, si potrebbe volare se solo sapessi che mi sta guardando
RispondiEliminaLì soltanto e là esistiamo tutti, noi siamo il passato, io sono presente ma vivo il futuro per non perdermi.
Che la vita sia sempre il riflesso del proprio specchio, e ciò che sei è più di quello che immaginiamo...
Notte🤗
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