martedì, novembre 13, 2018

Autorità e violenza










Hannah Arendt. Mi interessa molto la discussione su violenza e potere, due termini quasi sempre associati tanto che è diventato un luogo comune affermarne la intrinseca connessione.
Non so se ho capito bene quello che la Arendt sostiene, ma mi sembra che operi un rovesciamento di questo postulato sostenendo appunto che la violenza è solo uno strumento.
La Arendt nota come ci sia sempre stata una generale riluttanza ad occuparsi della violenza in sé, difatti esiste un consenso generalizzato fra i politologi sulla affermazione che la violenza è "la più flagrante manifestazione del potere" e Max Weber ha definito lo stato come "il dominio degli uomini sugli uomini basato sui mezzi di una violenza legittima o quanto meno ritenuta legittima".
E considera strano questo consenso a meno di non rifarsi alla valutazione data da Marx dello Stato come strumento di oppressione nella mani della classe dominante.
E' opportuno a questo punto definire cosa intendiamo per potere altrimenti non ci si capisce niente.
La Arendt dice che noi non distinguiamo fra parole chiave come "potere", " potenza" ," forza", " autorità", e "violenza".
Le quali invece rispondono a proprietà diverse ed usarle come sinonimi ( a proposito) falsa la prospettiva storica e determina una sorta di cecità rispetto alla realtà a cui fanno riferimento.
In sostanza tutti i termini enumerati sopra finiscono per identificare un'unica cosa e cioè "i mezzi attraverso i quali l'uomo domina sull'uomo".
La Arendt fa una distinzione sostanziale tra tutti quei termini:
potere = alla capacità umana di agire di concerto.
Non è mai una proprietà individuale, ma di un gruppo e continua ad esistere finché il gruppo resta unito;
potenza: indica invece una proprietà al singolare, che può essere relativa ad un oggetto o ad una persona e appartiene alle sue caratteristiche individuali. Si può realizzare in rapporto ad altre cose o persone, ma non dipende da loro;
forza: che viene usato spesso come sinonimo di violenza deve essere riservata solo alle "forze della natura" o " la forza delle circostanze", cioè per indicare forze sprigionate da fenomeni naturali o sociali;
autorità: è un termine secondo la Arendt che viene più spesso usato a sproposito e la sua specificità è "il riconoscimento indiscusso da parte di coloro cui si chiede di obbedire" in assenza di qualsiasi coercizione o persuasione;
violenza: si distingue per il suo carattere strumentale ed è quella che più si avvicina alla forza individuale poiché " gli strumenti di violenza sono creati allo scopo di moltiplicare la forza naturale finché, nell'ultimo stadio del loro sviluppo, possano prenderne il suo posto.
Il potere dunque è caratterizzato dall'agire insieme ed ha quindi a che fare con la politica.
Si può legittimamente parlare di politica e di potere soltanto in presenza di una pluralità di individui che agiscono insieme.
Dove non esiste la pluralità e l'agire comune in uno spazio pubblico e libero ( in assenza di questi due presupposti si riduce alla pura naturalità) si configurano regimi autoritari in cui impera la violenza e non si può parlare né di potere né di politica.




25 commenti:

  1. Migliore ipotesi per questa immagine: street

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    1. dopo la cura:

      Migliore ipotesi per questa immagine: hannah arendt

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  2. La violenza è lo strumento o il mezzo grazie al quale il potere si sviluppa e si mantiene. Anche se la violenza è compiuta non direttamente dal potere, ma di essa si serve indirettamente il potere. De Andrè - nel capolavoro "Storia di un impiegato" - spiga questo concetto: l'impiegato che butta la bomba contro il potere, altro non fa che favorire il potere: perché semplicemente elimina i personaggi alla luce del sole - che ostentano la celebrazione del loro potere - e non quelli che reggono i fili.

    "quando uccidevi,
    favorendo il potere
    i soci vitalizi del potere"

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    1. L'autorità è incaricata di amministrare una collettività per il bene delle persone. Quando l'autorità non riesce in questa attività si formano buchi dove si infila il Potere che è caratterizzato dalla violenza in quanto amministra solo per i suoi fini di lucro.
      Il Potere non riesce a trasformarsi in Autorità e il Paese scivola nella dittatura.

      1. l'esistenza dell'autorità è un dato naturale e non si fonda sull'accordo delle persone (come sostenevano sia pure in modo diverso Hobbes e Rousseau)

      2. l'a. deve essere usata per difendere il valore primario e fondamentale dell'uomo come persona e quindi proteggere i diritti inalienabili dell'uomo

      3. deve ordinare la società secondo i principi di solidarietà e sussidiarietà

      4. le leggi che promulga non devono mai andare contro i diritti inalienabili della persona

      5. l'a. è compatibile con ogni forma di governo il cui esercizio sia legittimo

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  3. La violenza mi fa orrore. E se unita al potere ancora di più.

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    1. L'esperienza del socialismo reale è l'espressione più nitida del Potere che si regge sulla violenza.
      Il marxismo è un'utopia. La società fatta da gente di pari dignità è un traguardo da raggiungere con la convinzione e l'esempio.
      Stalin non riuscendoci ammazza tutti gli avversari politici e la gente indifesa.

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    2. Il primo decreto fu la soppressione della libertà di stampa sulla base del principio secondo il quale era imperativo impedire agli sfruttatori e ai reazionari di esprimere le loro idee. Il secondo provvedimento fu la soppressione dell’Assemblea costituente bollata come una «fabbrica di chiacchiere». Il terzo, la messa fuori legge di tutti i partiti, ivi compresi i partiti della sinistra non-bolscevica (socialisti rivoluzionari, menscevichi, anarchici). Infine, la statizzazione integrale dei mezzi di produzione e di distribuzione (industrie, terra, banche, commercio) e la conseguente eliminazione della proprietà privata e del mercato.

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    3. Ragazzi calma... D'accordo con il comunismo. Il primo comunista della storia è stato Gesù e sappiamo che fine gli hanno fatto fare (era già scritto mi direte) ma la democrazia considerando il vero significato del termine è realizzata da qualche parte o è anch'essa un'utopia?

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    4. Gesù era metà Dio e metà uomo. Ha scelto di vivere da uomo per dimostrarci che la Fede, quella vera, ti permette di battere il male ammazzando la Morte.

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  4. Io non commento perché l'argomento lo trattasti un'altra volta. Io mi limito a deliziarmi a rileggerti, lasciando lo spazio ad altri blogger. Ti ringrazio di ripubblicare questi post di filosofia, materia che ho sempre adorato. Abbraccio siempre

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  5. L'Arendt è la filosofa del nostro tempo che si è dedicata con successo alla politica.
    Ho letto tutti i suoi libri.

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  6. L'uomo da sempre non sa gestire il suo proprio piede figuriamoci quello di molti altri.

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    1. Il concetto della filosofa ebrea è una perla politica:

      Dice la Arendt: "L'autorità e la violenza sono opposti: dove l'una governa per il bene comune l'altro è assente. La violenza compare dove l'Autorità è scossa, ma lasciata a se stessa finisce per far scomparire l'Autorità. Questo implica che non è corretto pensare all'opposto della violenza in termini di non violenza, parlare di potere non violento è di fatto una ridondanza. La violenza può distruggere l'Autorità; è assolutamente incapace di ricrearla."

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    2. Arendt Heidegger Due amanti pieni di colpe

      Un amore in Germania nel secolo appena passato che mette a nudo le lacerazioni della storia e della cultura tedesca. Un rapporto fatto di felicità e tragedia, impegno e delusione. Due amanti che per origine, carattere e esperienze di vita non avrebbero potuto essere più distanti. Da quando sono state pubblicate le lettere di Hannah Arendt e Martin Heidegger (quelle di lui erano state a lungo inaccessibili) la loro storia d' amore si è rivelata al lettore in ogni dettaglio. Per quanto riguarda lei è la storia di una liberazione del pensiero, dell' emancipazione intellettuale di una donna perseguitata perché ebrea. Per quello che riguarda lui è la storia di un maestro che abbagliato dal potere tradisce se stesso e il proprio pensiero. Per entrambi è però anche la forza di un amore, al quale soprattutto lei è incondizionatamente fedele, in nome della fedeltà verso se stessa. Il seme di questa fede incondizionata nell' entelechia dell' amore lo aveva gettato il trentacinquenne professore che le citava Agostino ("amo significa volo ut sis, voglio che tu sia come sei") e già nella sua seconda lettera, il 21 febbraio 1925, le scriveva : "Perché l' amore è un dolce fardello? Perché noi ci trasformiamo in ciò che amiamo eppur restiamo noi stessi. Vogliamo dire grazie all' amato ma non troviamo niente che sia sufficiente se non il dono di noi stessi. Così l' amore trasforma la gratitudine in fedeltà a se stessi e nella capacità di credere incondizionatamente nell' altro". Tanta totale disponibilità naturalmente non sedusse solo sul piano filosofico la studentessa diciottenne, bella e affamata di sapere. Tre anni dopo, lasciata Marburg dove insegnava Heidegger, Hannah Arendt si laureò a Heidelberg con Jaspers con una tesi sul concetto di amore in Agostino. Antonia Grunenberg, che dirige il Centro e l' Archivio Hannah Arendt all' Università di Oldenburg, ci racconta in un libro ben curato e dettagliato (Storia di un amore, Longanesi, pagg. 500, euro 22) la storia di questo amore che fece scandalo - non solo perché era il legame tra una ragazza e un uomo sposato e padre di famiglia; lo scandalo continuò anche dopo la guerra perché lei, emigrata negli Stati Uniti, volle riprendere fin dal suo primo viaggio di ritorno in Germania i contatti con lui, che si era lasciato sedurre dal nazionalsocialismo e nel 1933 era stato nominato rettore dell' Università di Marburg. Qual è il segreto di un amore così pervicace da ignorare qualsiasi tipo di delusione? «Il segreto del loro amore era, io credo, quello di prendere nutrimento da più fonti. Una di queste era la passione . Ma un' altra era la fedeltà, un' altra ancora la fede nella verità del vissuto; e infine il comune, ancorché conflittuale, rapporto con il pensiero e il suo sviluppo».

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  7. Oh cribbio non sono più tra i tuoi lettori fissi? Eppure sono una assidua frequentatrice del tuo blog Maccomemai? È successo qualcosa nel frattempo? ☺️😘 Eppure dici a tutte di volerci bene.
    Ecco la prova del nove. Bravo, come sempre.
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    1. Tu lo sai quello che hai fatto.

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    2. Ho tolto il follewer. Da me non devi commentare con una parola scema.

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  8. Ho letto un fascio de "La banalità del male" della Arendt anni or sono.
    Abbandonato il tomo per carenza di attenzione e di forze.
    La Arendt non è un personaggio che mi ha mai entusiasmato particolarmente. Per quanto io sia sempre stata curiosamente appassionata di WWII e antisemitismo.
    Il concetto di "potenza" se accostato a quello di "politica" può risultare pericoloso in tutte le sue accezioni, perché diverrebbe sinonimo di dittatura inevitabilmente.

    P.S. Piccola nota: non prenderla troppo come un rimprovero, ma nel mio spazietto (banalotto) vorrei che fra i commenti non si desse il via a scambi di battute off topic fra gli utenti, per scelta personale. Comunque, per quanto apprezzi Baudelaire (ci feci persino la tesina di terzo liceo, su di lui), che Dio sia un'entità stabilita anche per chi di fatto la nega (l'ateo)... mi sembra un ossimoro in piena regola, contrario quindi alla logica. Poi io sono pincopalla e non certo un'intellettuale, quindi il mio "pensiero" vale quel che vale, sia chiaro.

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  9. "La società di massa non vuole la cultura ma gli svaghi". Questo lo ha scritto lei, Arendt. Io aggiungerei: gli svaghi fini a sé stessi portano alla decadenza culturale che a sua volta porta al non riconoscimento del bene e del male, che a sua volta porta alla depravazione e alla violenza; è un circolo vizioso da cui poi è difficile uscire.
    sinforosa

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  10. La massa è un gregge (pecore) di individui.

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  11. La politica di Aristotele non esiste più.
    C'è solo un vergognoso mercimonio di potere e profitto.
    A tutti i livelli.

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    1. E il clientelismo istituzionalizzato.
      L'assoluzione della Raggi ha questo significato.

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  12. Ciao August, avevo già avuto modo di commentare a suo tempo su un post di questo argomento, però passo ad augurarti una buona giornata!
    Grazie
    Dani

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  13. Già, più volte scritto. Come tanti altri. Lo farò anch'io un bel ripasso.
    Buon giorno gus, che sia giorno nuovo 🙏 🙂

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