Malgrado la violenza un pensiero alla Liberazione bisogna farlo, anzi a un manipolo di partigiani che ha ribaltato il governo fascista e l'Italia si alleata con gli americani. Senza il movimento partigiano, con Mussolini in carica, l'Italia sarebbe stata divisa in due, come è successo alla Germania. Metà all'America e metà alla Russia.
La Germania riuscì' a superare questo terribile disagio. Forse l'Italia non ce l'avrebbe fatta. Sappiamo che l'Italia era ancora piena di fascisti e solo con brogli il referendum Monarchia-Repubblica vide sconfitto il Re.
REFERENDUM 2 GIUGNO 1946, AVEVA VINTO LA MONARCHIA ?
Pubblicato il 02/06/2011 di giuseppemerlino
Nella giornata del 2 e nella mattinata del 3 giugno 1946 si tenne in Italia il Referendum per scegliere la forma istituzionale dello Stato, cioè tra Repubblica e Monarchia. Il Referendum fu a suffragio universale e, per la prima volta in Italia, votarono anche le donne. Furono esclusi dal voto i cittadini della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Alto Adige e della Libia (allora ancora italiana). Si disse che questi italiani avrebbero votato in seguito (sic), ma non se ne fece più niente. Per assicurare l’ordine durante il Referendum fu costituita una polizia speciale formata da ex-partigiani. Il 4 giugno i carabinieri, a metà spoglio, comunicano a Pio XII° (chissà perché solo a lui) che la Monarchia si avviava a vincere. Nella mattinata del 5 giugno, De Gasperi annuncia al Re Umberto II° che la Monarchia aveva vinto. Dopo che i rapporti dell’Arma dei Carabinieri, presente in tutti i seggi, segnalarono al Ministro degli Interni Romita la vittoria della Monarchia, iniziarono una serie di oscure manovre ancora non del tutto chiare: nella notte tra il 5 ed il 6 giugno i risultati si capovolsero in favore della Repubblica con l’immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza. Accurati studi statistici hanno dimostrato che in quell’epoca non potevano esserci tanti votanti quanti ne sono stati conteggiati nei dati ufficiali del Ministero dell’Interno, dunque i voti giunti al ministero dell’Interno all’ultimo momento, che avevano dato la vittoria alla repubblica, erano scaturiti dal nulla. Furono immediatamente presentati migliaia di ricorsi, ma con un arrogante sopruso non furono mai presi in considerazione. In quelle due notti si svolse anche una vera e propria guerra tra i servizi segreti americani favorevoli alla Repubblica e quelli inglesi favorevoli alla Monarchia. Il 10 giugno la Corte di Cassazione diede in via ufficiosa la notizia della vittoria della Repubblica affermando che avrebbe fatto la proclamazione ufficiale con i dati definitivi il 18 giugno. Ciò però non avvenne per cui la Repubblica, in effetti, non è mai stata proclamata ! Negli stessi giorni le truppe comuniste del maresciallo Tito (Yugoslavia) erano pronte al confine italiano per intervenire qualora fosse stata proclamata la vittoria della Monarchia. Dopo la proclamazione ufficiosa della vittoria della Repubblica, furono scoperti nei luoghi più disparati, migliaia di pacchi di schede non scrutinate che furono prontamente distrutti. A quel punto, il governo, proclamò in fretta e furia la vittoria della Repubblica e nominò Alcide De Gasperi (monarchico !) capo provvisorio dello stato. Immediatamente scoppiarono rivolte in molte città italiane contro i brogli del Referendum. Particolarmente gravi furono i disordini a Napoli dove il 9, 10 ed 11 giugno la polizia speciale di cui abbiamo parlato prima impiegò autoblindo e carrarmati contro la folla inerme uccidendo 9 persone e ferendone centinaia. A questo punto il Re Umberto II°, per evitare una guerra civile, parte per l’esilio, dopo aver diffuso un proclama in cui contesta la violazione della legge ed il comportamento rivoluzionario dei suoi ministri, che non hanno atteso il responso definitivo della Cassazione. Ho scritto questa breve nota soprattutto per i più giovani che vengono tenuti regolarmente all’oscuro di questi fatti.
E ANDO' IN ONDA LA GRANDE BEFFA ROMA Brogli nel referendum del ' 46. Ore 13.40, le telescriventi dell' Agenzia Italia battono una notizia che sarebbe stata storica se non fosse stata il prologo della Grande Beffa, firmata Mixer, il piacere di saperne di più, ideata per mettere in discussione la Tv. Scritta, diretta e interpretata da Giovanni Minoli con la collaborazione di Enrico Deaglio, la Grande Beffa si avvale della partecipazione (consapevole) di un attore improvvisato (Umberto Quattrocchi) e degli inconsapevoli Ugo Zatterin (giornalista), Sergio Boschiero (presidente dei monarchici italiani), Falcone Lucifero (già ministro della Real Casa), Stefano Rodotà (giurista e senatore della Repubblica). Il flash dell' agenzia che piove sui tavoli delle redazioni è di quelli destinati a creare subbuglio anche in una redazione con l' encefalogramma piatto. Sette magistrati della Corte d' Appello sottrassero due milioni di voti alla Monarchia, li attribuirono alla Repubblica, ne decretarono così la vittoria. Sospetti antichi e dimenticati, si dirà. Sì, ma Mixer ha uno scoop, un colpo da Pulitzer se in Italia ci fosse un premio Pulitzer. Ha rintracciato un testimone autorevole, come si dice. Meglio, un protagonista. Lo ha scovato Enrico Deaglio, scrive l' agenzia. Si chiama Alberto Sansovino, è presidente di Corte d' appello in pensione e, all' epoca del referendum istituzionale, era giudice di Corte d' appello a Modena. E' lui l' imbroglione pentito. Il presunto Sansovino (in realtà, il generale dell' Aeronautica in pensione Umberto Quattrocchi, nell' occasione attore) vuota il sacco dinanzi alle telecamere di Mixer. Racconta, si legge nel flash d' agenzia, che cosa veramente successe nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1946. Dice: Abbiamo sottratto due milioni di voti. Credetemi, la decisione di dare questa deposizione è stata sofferta e non intendo più tornare sull' argomento.
La notizia è una bomba e la deflagrazione si allarga nelle stanze del Palazzo. I telefoni diventano roventi. Che cosa ne dice Giulio Andreotti, allora segretario del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. E i padri della Repubblica? E Giancarlo Pajetta? E Oscar Luigi Scalfaro? Nilde Iotti sapeva? Interrogativi a raffica Chi sono e dove sono i protagonisti dell' alba della Repubblica, un' alba che, con lo scoop di Mixer, diventa misteriosa e forse truffaldina? Sapevano dei brogli? E chi li ordinò? Gli interrogativi sono una pioggia, con il passare dei minuti diventano una tempesta. E ora che succederà, che può accadere? Ore 13.49, l' Agenzia Italia diffonde un secondo flash. E' il racconto del presunto Sansovino. E' lungo, meticoloso. Ma, a questo punto, le agenzie non servono più, serve il filmato che la redazione del settimanale di Rai2 ha provveduto a distribuire alle redazioni. Il lungo filmato spara subito il mezzobusto di Alberto Sansovino, presidente di Corte d' appello. Veste in irreprensibile blu, ha il capelli bianchi, la faccia contrita, la voce rotta dall' emozione. Si interrompe spesso, a tratti il nodo che ha alla gola gli si scioglie in pianto. Comincia: Sono il presidente Alberto Sansovino. Nel ' 46 anche l' ordine dei magistrati era stato letteralmente sconvolto e le circostanze costrinsero a convocare giovani giudici sulla cui fede fare affidamento, cioè in grado di manifestare idee chiare in favore della Repubblica.
Io fui uno dei prescelti. Nella notte tra i 3 e il 4 giugno un certo professor Salemi, non so se si chiamasse così, una persona che era stata inviata sul posto per tenere al corrente me e i miei colleghi degli eventi che si stavano maturando, ci avvertì che l' andamento del referendum nel Sud d' Italia si presentava sotto un aspetto decisamente negativo. Ed era indispensabile, visto che noi eravamo favorevoli alla Repubblica, che si prendessero dei provvedimenti. Fummo tutti d' accordo. E fu deciso che sarebbero state sostituite le schede già votate dagli elettori con altre schede già preparate. Io, seguendo le istruzioni che c' erano state date, feci sostituire le schede con altre messe a nostra disposizione. I verbali autentici furono distrutti e furono, invece, inviati alla Corte d' Appello quelli da noi modificati. Le schede autentiche furono inviate al ministero dell' Interno e bruciate. Noi sette magistrati eravamo spiritualmente uniti. Miravamo ad un risanamento della nostra patria. Dopo quell' episodio decidemmo di riunirci periodicamente, un po' perchè eravamo uniti da questa vicenda, ma poi perchè tra noi c' era solidarietà e amicizia. Dopo tutto avevamo fatto la stessa cattiva azione. Ma io non riesco ancora a pentirmi né si sono pentiti gli altri sei. Da allora ci riunivamo in posti sempre diversi per non destare sospetti. Nel ' 56 poi prendemmo una decisione definitiva. Siccome due di noi erano morti, decidemmo di riunirci e di sottoscrivere un verbale dal quale risultava quello che noi tutti avevamo fatto. Questo verbale doveva essere consegnato in caso di morte al superstite. Io sono l' unico superstite di quel gruppo. Quel documento firmato nel 1956 da noi cinque superstiti, ora consegnato a un notaio, è la prova di quello che abbiamo detto e fatto. E poi c' è questo.... Sansovino estrae dalla tasca della giacca una scatola con su scritto Ferrania. Deaglio spiega che si tratta di un filmino in otto millimetri in bianco e nero, senza sonoro, molto rovinato. Sul video scorrono immagini annebbiate. Quattro uomini intorno ad un tavolo di ristorante firmano un foglio a turno. Poi la cinepresa viene sistemata sul tavolo e si vede il quinto uomo (Sansovito) apporre l' ultima firma. Immagini annebbiate E' lo scoop del secolo, è la prova che la Repubblica ha truccato le carte, che la Monarchia ha vinto. Minoli ritorna in primo piano. Parla a raffica, a stantuffo. Ha il naso inumidito dal sudore. E' l' eccitazione per il colpo che farà riscrivere la Storia? Annuncia l' intervista al ministro della Real Casa dell' epoca Falcone Lucifero (Anche De Gasperi sapeva che la Repubblica stava perdendo: ecco la lettera che mi spedì il 4 giugno); le prove raccolte da Sergio Boschiero (Un tipografo del Poligrafico dello Stato raccontò che alla zecca trovarono un clichè di schede false); la testimonianza di Ugo Zatterin (allora redattore politico dell' Avanti). Minoli riceve la telefonata (anonima) di un tipografo della Zecca (E' vero, la polizia trovò un clichè). Che cosa succederà ora? si chiede Minoli . Lo abbiamo chiesto alle gente comune e al giurista Stefano Rodotà.... Ore 15.42. Terzo flash dell' Agenzia Italia: E' uno scherzo la notizia del broglio del referendum. Lo scoop del secolo è durato due ore e due minuti. Cominciano le polemiche. di GIUSEPPE D' AVANZO 06 febbraio 1990 sez.
Leone d'oro a Venezia. Implacabile, appassionata, struggente, un'opera potente, lontana da facili citazioni neorealiste, da giudizi storici e da qualsiasi forma di didascalismo e ridondanza retorica. Un'epica collettiva in cui vicende private e contesto nazionale si alimentano reciprocamente alla ricerca delle origini della nostra confusa modernità. A essere messo in scena è il dramma dell'emigrazione, del desiderio di riscatto, della difficile integrazione sociale e della convivenza tra povertà e benessere nell'Italia in ascesa nel boom annunciato. Amelio ci costringe a ripensare allo stereotipo meridionale e a situazioni e luoghi che crediamo di avere in qualche modo interiorizzato. Primo tra tutti l'espropriazione culturale e politica di intere generazioni di emigranti che hanno contribuito allo sviluppo del nord. 1958 - 1964, sei anni determinanti per il nostro paese, raccontati attraverso il rapporto complesso, tormentato e viscerale di due fratelli siciliani, per mezzo di una narrazione ellittica, al di là di qualsiasi convenzione stilistica, svuotata di fatti e di cronologia. L'essenziale talvolta resta fuori campo, lo spettatore è costretto a raccogliere indizi e a ricostruire i nessi nella frammentazione, assumendo un ruolo non passivo nella fruizione della pellicola. La poetica, la capacità espressiva e l'impronta stilistica subiscono modificazioni nel suo percorso autoriale, ma resta essenzialmente una costante la coerenza a un certo tipo di sensibilità creativa. Così come permane il dono di saper raccontare esistenze precarie, vie di fuga impossibili, prese di coscienza faticose e inevitabili compromessi morali. Lo spazio urbano (una Torino plumbea e tetra dagli austeri e sontuosi palazzi savoiardi, ma in qualche modo più metaforica che dotata di concretezza vera e propria) è mostrato così come la vedono i protagonisti, con i loro occhi spaesati, la loro attonita curiosità e l'angoscia provocata dal labirinto esistenziale in cui si trovano rinchiusi. All'inizio la scelta del regista era ricaduta su Milano, unica altra alternativa possibile, ma alla fine ha optato per il capoluogo piemontese, città sicuramente meno sfruttata dal cinema. Amelio in proposito aveva dichiarato: «Credo che le mura, i palazzi, le strade di Torino esprimano tutta la loro storia senza però ostentarla: i monumenti, anche i più "eccessivi", sono come velati da una patina di discrezione. La stessa che c'è nei torinesi».
E' una risposta a chi vorrebbe l'Italia solo da Roma in su, escluso Roma. E' una risposta a chi manca il concetto di Patria. E' una risposta a chi non voglio nel mio blog.
Mi accorgo però che mi manca qualcosa per afferrarlo totalmente. Azzerare il rancore provato nella mia gioventù verso la città e la gente che mi ha adottata. Rancore che si è accumulato, ingigantito negli anni che mi ha impedito di superare difficoltà di realizzarmi come sognavo, e di portarsi via anche alcune mie certezze. Questa città schiava di un certo Agnelli che ha sradicato, per fame, la mia famiglia dalla sua terra e ci diede con il lavoro sì una vita dignitosa ma quanta sofferenza in questo percorso. Leggere cartelli: “qui non si affitta a meridionali”, essere additata “quella è figlia di quei meridionali che abitano in…”, vivere in quartieri ghetto (Vallette, Falchera), in una periferia dove non c’erano servizi e strade, dove si vedevano solo campi, lontani dal centro perché potevamo infettare i torinesi puro sangue, entrare in negozi dove il negoziante ti derideva fingendo di non capire cosa volevi comperare perché non parlavi il loro dialetto… Sentirmi straniera in Italia, tra italiani. Mentre scrivo mi vengono in mente gli emigranti di oggi e provo tanta tristezza per loro, perché io sono stata emigrante e ho provato sulla mia pelle cosa significa essere emarginati. Sono cicatrici che non si rimarginano mai, che ti rimangono dentro nonostante il tempo che passa e il rancore non passa. Mi ci vorrà ancora del tempo, forse tutta la vita, per comprendere e tornare ad avere fiducia in questa umanità che si sente grande solo nella sua miseria interiore, quella fiducia che avevo quando solo salita, con mamma, papà, fratello e una valigetta di cartone su quel treno dai sedili di legno.
E' un post che scrissi tempo fa (https://farfallaleggera07082014.wordpress.com/2017/01/21/rancore/) Grazie per ciò che hai scritto nel tuo commento. Alcune persone dovrebbero leggere: "Morte di un militante siciliano" per capire e comprendere (sempre che ne abbiano voglia) Abbraccio siempre Gus
Torino in quel periodo aumentò di 300mila abitanti. Tutta gente del Sud strappata dalla loro terra. Rancore no, ma una grande tristezza per la sofferenza degli italiani di serie B. Abbraccio Farfalla.
La liberazione di Pescara: storia e ricordi Un documento inedito sul famoso quadro La figlia di Iorio di Sonia Irimiea 10 giugno 2010
PESCARA. Era il 10 giugno del 1944 quando gli Alleati e le forze del Comitato di liberazione nazionale, assistite dalla divisione paracadutisti Nembo del battaglione San Marco e dalla quarta divisione indiana, entrano in una Pescara distrutta e saccheggiata per liberarla dall'occupazione tedesca. Nella ricorrenza del 66º anniversario, il presidente del Consiglio comunale, Licio Di Biase, insieme al giovane ricercatore pescarese, Stefano Fratini, hanno ricordato ieri questo importante momento nella storia della città. «Fino al '43, Pescara ha solo un impatto indiretto con la guerra, creandosi l'illusione, soprattutto dopo l'armistizio del 8 settembre, di essere uscita dal conflitto senza traumi, ma non fu così», ricorda Di Biase. Gli incessanti bombardamenti, iniziati il 31 agosto del 1943, riducono la città in rovine, causando migliaia di vittime. Pescara viene abbandonata poi dagli abitanti, che trovano rifugio nei colli e nelle campagne. «L'8 dicembre il capoluogo adriatico fu anche campo di un bombardamento di ripiego: gli aerei tedeschi al ritorno di una missione al Nord, con ancora a bordo le bombe», aggiunge Fratini, «non potendo riportare il carico alla base decidono di sganciare gli ordigni sopra Pescara». L'agonia finale avviene nella primavera del '44, quando gli invasori in ritirata fanno terra bruciata: spiagge minate, ponti e strutture portuali distrutte, palazzi alti sul lungomare rasi a suolo. «Sono 1.265 gli edifici completamente distrutti e 1.335 quelli gravemente danneggiati», precisa Di Biase. «I bombardamenti hanno annientato il 69% dei fabbricati esistenti». «Nel raid che colpì il ponte Littorio sono andate perse le quattro statue femminili in bronzo realizzate da Nicola D'Antino», racconta Fratini, «le quattro pietre miliari dell'economia cittadina: l'agricoltura, la pastorizia, l'industria e la pesca». Portato alla luce un documento inedito, un telegramma del 9 ottobre 1943. Il prefetto dell'epoca scrive al soprintendente dei monumenti artistici dell'Aquila, per avvisare che nel Palazzo del governo, semidistrutto, è stato ritrovato il famoso quadro di Michetti "La figlia di Iorio", miracolosamente intatto.
I partigiani comunisti fecero cose orribili, sia nei confronti di altri partigiani che della popolazione civile. Di recente sono venuto a conoscenza dell'Eccidio di Argelato, un'altra tessere tenuta all'oscuro (tante parole sui poveri fratelli Cervi, in ogni sede, in tutte le scuole, e questa barbarie rinossa come le altre, le omissioni divengono sempre più stridenti e volgari). Il fatto che una parte abbia prevalso significa che essa ha scritto la storia. Io diffido sempre della storia scritta dai vincitori. E ancora una volta ho avuto ragione. Teppaglia criminale rossa che ha prevalso su quella nera. La storia è specializzata per premiare i peggiori.
Io sono di formazione libertaria e i regimi non mi piacciono. Se sono dissimulati, come quello attuale, ancora più pericolosi. La sinistra e i cattolici stanno farcendo l'Italia di barbari, criminali, delinquenti stranieri per realizzare il Nuovo Mondo, la nuova shoah europea. Sono le parole di D'Alema e dei khmer rossi. Questo è il problena che vivo ora, che vivo ogni volta che devo avventurarmi nell'ultimo treno da incubo. Un viaggio emozionante con i doni e le risorse impostemi a mjo dileggio e a mie spese, contro la mia incolumità fisica. Semnpre la stessa teppaglia criminale rossastra. E' chiaro che inizi a odiarla e a desiderarne l'eliminazione fisica e concettuale.
Io che rischio la vita di settimana in settimana provo emozioni negative molto forti quando sento questo banalizzare i problemi altrui. Ora, anche oggi è una ridda di criminalità e violenze perpetrate dai doni - risorse.
e decine o centinaia di fatti così ogni giorno. La realtà sarebbe quindi "solo un incubo".
Io ritengo che siate voi a vivere in un mondo di integrazioni, di migrazioni di massa arcobaleniche, di gioia dei migranti, doni, risorse etc. che in parte drammaticamente grande non esiste e che è uun inferno REALE applicato a coloro che lo subiscono.
Chiedetetevi perché i fascisti inizino a diventare simpatici a sempre più persone.
Io collego le negatività dell'uomo alla mentalità fascista. Il problema è che i comunisti non esistono più, mentre i fascisti si annidano all'interno di tutti i partiti. Ciao Uomo.
Io scopro eccidi di ogni tipo perpetrsti dai partigiani comunisti. E nella vita quotidiana subisco la violenza di.masse criminali che i sinistri e i cattolici hanno im-portao con furore ideologico inspiegabile. Però rispondi che è la mentalitá fascista che sarebbe "negativa". Ma in quale mondo? immaginario? delle credenze? metafisico? In quale.mondo viv, Gus. Cosa significa "i fascisti"? Sono fantasmi da zerovirgola percento. Invece la barbarie compita "per prossimità" da criminali di ogni sorte di fatto cooptati da sinistranti, le carceri piene di.delnquenti il cui ingresso è stato.imposto e apologozzato dagli "anri", tutto questo.non esiste. Già, i fassisti. I fantasmi.
I fascisti sono quelli che si sono uniti ai nazisti e trascinato l'Italia a una guerra guidata da un criminale irragionevole. E tu vai vedendo i partigiani che sbagliavano.
Gus, tu hai strumenti culturali e non puoi ripetere questi slogan, queste frasi fisse, acritiche, come se fossi in una psicosi, in una dissociazione dalla realtà. Tu sai che il marxismo comunismo è stato il sistema alienante, disumanizzante che ha fatti più vittime, stragi, genocidi di ogni altro? Sai che se ti sposti di qualche pugno di chilometri arrivi in paesi nei quali vige il reato di "ricostituzione del partito comunista"? Allora, quale sarebbe questa etica, questa morale che non sopravvive a qualche distanza? La tua frase "I fascisti sono quelli che si sono uniti ai nazisti e trascinato l'Italia a una guerra" è ideologica e nasconde la realtà di un tentativo di stati continentali di liberarsi dall'egemonia anglo statunitense che non era un quisquilia ideologico ma significava poter accedere a energia (petrolio) e altre risorse? le guerre sono SEMPRE guerre "ecologiche", di lotta per le risorse. Poi questo giudizio antistorico, decontestualizzato. Pol Pot e Stalin? Cosa erano?
E se tu sei imbevuto di schemi acritici, di dogmi e luoghi comuni, chissà come possono essere messi coloro che hanno meno mezzi culturali di te. O aveva ragione Sartre quando affermava "le persone sanno ma sono in malafede"?
"le guerre sono SEMPRE guerre "ecologiche", di lotta per le risorse". Inconsapevolmente mi suggerisci la risposta alla domanda sul fascismo. Ebbene, quello che hai affermato è il cuore del fascismo. Per questo ho detto che il fascismo esprime tutte le negatività dell'uomo. Uccidi, desidera la cosa d'altri, desidera la donna d'altri. Odia il tuo prossimo.
I miei genitori andarono a P.le Loreto. Grazie per quanto hai pubblicato.la storia di un Paese non la si può ignorare. Vorrei eliminare tutto quel dolore con un solo pensiero ma non funziona così. Bacio.
Giusto cara Lucia. Mussolini ci ha trascinati in una guerra assurda. La gente che non era fascista viveva nel terrore. Il movimento partigiano ha salvato l'Italia dal disonore della sconfitta. Ci sono dati da brivido. Per combattere il nazismo sono morti 15 milioni di russi e cinque milioni di ucraini. Bacio.
Pagine di storia che non si potranno mai cancellare e che dovrebbero essere spiegate, approfondite a scuola perchè i giovani devono capire. Riabbraccio siempre.
Malgrado la violenza un pensiero alla Liberazione bisogna farlo, anzi a un manipolo di partigiani che ha ribaltato il governo fascista e l'Italia si alleata con gli americani.
RispondiEliminaSenza il movimento partigiano, con Mussolini in carica, l'Italia sarebbe stata divisa in due, come è successo alla Germania. Metà all'America e metà alla Russia.
La Germania riuscì' a superare questo terribile disagio.
RispondiEliminaForse l'Italia non ce l'avrebbe fatta.
Sappiamo che l'Italia era ancora piena di fascisti e solo con brogli il referendum Monarchia-Repubblica vide sconfitto il Re.
https://giuseppemerlino.wordpress.com/2011/06/02/referendum-2-giugno-1946-aveva-vinto-la-monarchia/
RispondiEliminaREFERENDUM 2 GIUGNO 1946, AVEVA VINTO LA MONARCHIA ?
Pubblicato il 02/06/2011 di giuseppemerlino
Nella giornata del 2 e nella mattinata del 3 giugno 1946 si tenne in Italia il Referendum per scegliere la forma istituzionale dello Stato, cioè tra Repubblica e Monarchia. Il Referendum fu a suffragio universale e, per la prima volta in Italia, votarono anche le donne.
Furono esclusi dal voto i cittadini della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Alto Adige e della Libia (allora ancora italiana). Si disse che questi italiani avrebbero votato in seguito (sic), ma non se ne fece più niente.
Per assicurare l’ordine durante il Referendum fu costituita una polizia speciale formata da ex-partigiani.
Il 4 giugno i carabinieri, a metà spoglio, comunicano a Pio XII° (chissà perché solo a lui) che la Monarchia si avviava a vincere.
Nella mattinata del 5 giugno, De Gasperi annuncia al Re Umberto II° che la Monarchia aveva vinto.
Dopo che i rapporti dell’Arma dei Carabinieri, presente in tutti i seggi, segnalarono al Ministro degli Interni Romita la vittoria della Monarchia, iniziarono una serie di oscure manovre ancora non del tutto chiare: nella notte tra il 5 ed il 6 giugno i risultati si capovolsero in favore della Repubblica con l’immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza.
Accurati studi statistici hanno dimostrato che in quell’epoca non potevano esserci tanti votanti quanti ne sono stati conteggiati nei dati ufficiali del Ministero dell’Interno, dunque i voti giunti al ministero dell’Interno all’ultimo momento, che avevano dato la vittoria alla repubblica, erano scaturiti dal nulla.
Furono immediatamente presentati migliaia di ricorsi, ma con un arrogante sopruso non furono mai presi in considerazione.
In quelle due notti si svolse anche una vera e propria guerra tra i servizi segreti americani favorevoli alla Repubblica e quelli inglesi favorevoli alla Monarchia.
Il 10 giugno la Corte di Cassazione diede in via ufficiosa la notizia della vittoria della Repubblica affermando che avrebbe fatto la proclamazione ufficiale con i dati definitivi il 18 giugno. Ciò però non avvenne per cui la Repubblica, in effetti, non è mai stata proclamata !
Negli stessi giorni le truppe comuniste del maresciallo Tito (Yugoslavia) erano pronte al confine italiano per intervenire qualora fosse stata proclamata la vittoria della Monarchia.
Dopo la proclamazione ufficiosa della vittoria della Repubblica, furono scoperti nei luoghi più disparati, migliaia di pacchi di schede non scrutinate che furono prontamente distrutti.
A quel punto, il governo, proclamò in fretta e furia la vittoria della Repubblica e nominò Alcide De Gasperi (monarchico !) capo provvisorio dello stato.
Immediatamente scoppiarono rivolte in molte città italiane contro i brogli del Referendum. Particolarmente gravi furono i disordini a Napoli dove il 9, 10 ed 11 giugno la polizia speciale di cui abbiamo parlato prima impiegò autoblindo e carrarmati contro la folla inerme uccidendo 9 persone e ferendone centinaia.
A questo punto il Re Umberto II°, per evitare una guerra civile, parte per l’esilio, dopo aver diffuso un proclama in cui contesta la violazione della legge ed il comportamento rivoluzionario dei suoi ministri, che non hanno atteso il responso definitivo della Cassazione.
Ho scritto questa breve nota soprattutto per i più giovani che vengono tenuti regolarmente all’oscuro di questi fatti.
E ANDO' IN ONDA LA GRANDE BEFFA
RispondiEliminaROMA Brogli nel referendum del ' 46. Ore 13.40, le telescriventi dell' Agenzia Italia battono una notizia che sarebbe stata storica se non fosse stata il prologo della Grande Beffa, firmata Mixer, il piacere di saperne di più, ideata per mettere in discussione la Tv. Scritta, diretta e interpretata da Giovanni Minoli con la collaborazione di Enrico Deaglio, la Grande Beffa si avvale della partecipazione (consapevole) di un attore improvvisato (Umberto Quattrocchi) e degli inconsapevoli Ugo Zatterin (giornalista), Sergio Boschiero (presidente dei monarchici italiani), Falcone Lucifero (già ministro della Real Casa), Stefano Rodotà (giurista e senatore della Repubblica). Il flash dell' agenzia che piove sui tavoli delle redazioni è di quelli destinati a creare subbuglio anche in una redazione con l' encefalogramma piatto. Sette magistrati della Corte d' Appello sottrassero due milioni di voti alla Monarchia, li attribuirono alla Repubblica, ne decretarono così la vittoria. Sospetti antichi e dimenticati, si dirà. Sì, ma Mixer ha uno scoop, un colpo da Pulitzer se in Italia ci fosse un premio Pulitzer. Ha rintracciato un testimone autorevole, come si dice. Meglio, un protagonista. Lo ha scovato Enrico Deaglio, scrive l' agenzia. Si chiama Alberto Sansovino, è presidente di Corte d' appello in pensione e, all' epoca del referendum istituzionale, era giudice di Corte d' appello a Modena. E' lui l' imbroglione pentito. Il presunto Sansovino (in realtà, il generale dell' Aeronautica in pensione Umberto Quattrocchi, nell' occasione attore) vuota il sacco dinanzi alle telecamere di Mixer. Racconta, si legge nel flash d' agenzia, che cosa veramente successe nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1946. Dice: Abbiamo sottratto due milioni di voti. Credetemi, la decisione di dare questa deposizione è stata sofferta e non intendo più tornare sull' argomento.
La notizia è una bomba e la deflagrazione si allarga nelle stanze del Palazzo. I telefoni diventano roventi. Che cosa ne dice Giulio Andreotti, allora segretario del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. E i padri della Repubblica? E Giancarlo Pajetta? E Oscar Luigi Scalfaro? Nilde Iotti sapeva? Interrogativi a raffica Chi sono e dove sono i protagonisti dell' alba della Repubblica, un' alba che, con lo scoop di Mixer, diventa misteriosa e forse truffaldina? Sapevano dei brogli? E chi li ordinò? Gli interrogativi sono una pioggia, con il passare dei minuti diventano una tempesta. E ora che succederà, che può accadere? Ore 13.49, l' Agenzia Italia diffonde un secondo flash. E' il racconto del presunto Sansovino. E' lungo, meticoloso. Ma, a questo punto, le agenzie non servono più, serve il filmato che la redazione del settimanale di Rai2 ha provveduto a distribuire alle redazioni. Il lungo filmato spara subito il mezzobusto di Alberto Sansovino, presidente di Corte d' appello. Veste in irreprensibile blu, ha il capelli bianchi, la faccia contrita, la voce rotta dall' emozione. Si interrompe spesso, a tratti il nodo che ha alla gola gli si scioglie in pianto. Comincia: Sono il presidente Alberto Sansovino. Nel ' 46 anche l' ordine dei magistrati era stato letteralmente sconvolto e le circostanze costrinsero a convocare giovani giudici sulla cui fede fare affidamento, cioè in grado di manifestare idee chiare in favore della Repubblica.
EliminaIo fui uno dei prescelti. Nella notte tra i 3 e il 4 giugno un certo professor Salemi, non so se si chiamasse così, una persona che era stata inviata sul posto per tenere al corrente me e i miei colleghi degli eventi che si stavano maturando, ci avvertì che l' andamento del referendum nel Sud d' Italia si presentava sotto un aspetto decisamente negativo. Ed era indispensabile, visto che noi eravamo favorevoli alla Repubblica, che si prendessero dei provvedimenti. Fummo tutti d' accordo. E fu deciso che sarebbero state sostituite le schede già votate dagli elettori con altre schede già preparate. Io, seguendo le istruzioni che c' erano state date, feci sostituire le schede con altre messe a nostra disposizione. I verbali autentici furono distrutti e furono, invece, inviati alla Corte d' Appello quelli da noi modificati. Le schede autentiche furono inviate al ministero dell' Interno e bruciate. Noi sette magistrati eravamo spiritualmente uniti. Miravamo ad un risanamento della nostra patria. Dopo quell' episodio decidemmo di riunirci periodicamente, un po' perchè eravamo uniti da questa vicenda, ma poi perchè tra noi c' era solidarietà e amicizia. Dopo tutto avevamo fatto la stessa cattiva azione. Ma io non riesco ancora a pentirmi né si sono pentiti gli altri sei. Da allora ci riunivamo in posti sempre diversi per non destare sospetti. Nel ' 56 poi prendemmo una decisione definitiva. Siccome due di noi erano morti, decidemmo di riunirci e di sottoscrivere un verbale dal quale risultava quello che noi tutti avevamo fatto. Questo verbale doveva essere consegnato in caso di morte al superstite. Io sono l' unico superstite di quel gruppo. Quel documento firmato nel 1956 da noi cinque superstiti, ora consegnato a un notaio, è la prova di quello che abbiamo detto e fatto. E poi c' è questo.... Sansovino estrae dalla tasca della giacca una scatola con su scritto Ferrania. Deaglio spiega che si tratta di un filmino in otto millimetri in bianco e nero, senza sonoro, molto rovinato. Sul video scorrono immagini annebbiate. Quattro uomini intorno ad un tavolo di ristorante firmano un foglio a turno. Poi la cinepresa viene sistemata sul tavolo e si vede il quinto uomo (Sansovito) apporre l' ultima firma. Immagini annebbiate E' lo scoop del secolo, è la prova che la Repubblica ha truccato le carte, che la Monarchia ha vinto. Minoli ritorna in primo piano. Parla a raffica, a stantuffo. Ha il naso inumidito dal sudore. E' l' eccitazione per il colpo che farà riscrivere la Storia? Annuncia l' intervista al ministro della Real Casa dell' epoca Falcone Lucifero (Anche De Gasperi sapeva che la Repubblica stava perdendo: ecco la lettera che mi spedì il 4 giugno); le prove raccolte da Sergio Boschiero (Un tipografo del Poligrafico dello Stato raccontò che alla zecca trovarono un clichè di schede false); la testimonianza di Ugo Zatterin (allora redattore politico dell' Avanti). Minoli riceve la telefonata (anonima) di un tipografo della Zecca (E' vero, la polizia trovò un clichè). Che cosa succederà ora? si chiede Minoli . Lo abbiamo chiesto alle gente comune e al giurista Stefano Rodotà.... Ore 15.42. Terzo flash dell' Agenzia Italia: E' uno scherzo la notizia del broglio del referendum. Lo scoop del secolo è durato due ore e due minuti. Cominciano le polemiche.
Eliminadi GIUSEPPE D' AVANZO
06 febbraio 1990 sez.
Non ricordo di aver attraverso Piazzale Loreto quando visitai Milano. Dovessi andarci, credo lo guarderei con un occhio di riguardo alla sua storia.
RispondiEliminaUn posto che non si può dimenticare.
RispondiEliminaCiao Sara.
I miei genitori, che lavoravano dalle parti di Piazzale Loreto, ne hanno parlato tantissime volte. Quel piazzale è una tesi di storia.
RispondiEliminasinforosa
E' un momento in cui cessa ogni forma di rispetto verso la morte e la colpa è dell'odio che accompagna le guerre.
EliminaFilm storico di Amelio: Così ridevano.
RispondiEliminaLeone d'oro a Venezia. Implacabile, appassionata, struggente, un'opera potente, lontana da facili citazioni neorealiste, da giudizi storici e da qualsiasi forma di didascalismo e ridondanza retorica. Un'epica collettiva in cui vicende private e contesto nazionale si alimentano reciprocamente alla ricerca delle origini della nostra confusa modernità.
A essere messo in scena è il dramma dell'emigrazione, del desiderio di riscatto, della difficile integrazione sociale e della convivenza tra povertà e benessere nell'Italia in ascesa nel boom annunciato. Amelio ci costringe a ripensare allo stereotipo meridionale e a situazioni e luoghi che crediamo di avere in qualche modo interiorizzato. Primo tra tutti l'espropriazione culturale e politica di intere generazioni di emigranti che hanno contribuito allo sviluppo del nord. 1958 - 1964, sei anni determinanti per il nostro paese, raccontati attraverso il rapporto complesso, tormentato e viscerale di due fratelli siciliani, per mezzo di una narrazione ellittica, al di là di qualsiasi convenzione stilistica, svuotata di fatti e di cronologia.
L'essenziale talvolta resta fuori campo, lo spettatore è costretto a raccogliere indizi e a ricostruire i nessi nella frammentazione, assumendo un ruolo non passivo nella fruizione della pellicola. La poetica, la capacità espressiva e l'impronta stilistica subiscono modificazioni nel suo percorso autoriale, ma resta essenzialmente una costante la coerenza a un certo tipo di sensibilità creativa. Così come permane il dono di saper raccontare esistenze precarie, vie di fuga impossibili, prese di coscienza faticose e inevitabili compromessi morali.
Lo spazio urbano (una Torino plumbea e tetra dagli austeri e sontuosi palazzi savoiardi, ma in qualche modo più metaforica che dotata di concretezza vera e propria) è mostrato così come la vedono i protagonisti, con i loro occhi spaesati, la loro attonita curiosità e l'angoscia provocata dal labirinto esistenziale in cui si trovano rinchiusi. All'inizio la scelta del regista era ricaduta su Milano, unica altra alternativa possibile, ma alla fine ha optato per il capoluogo piemontese, città sicuramente meno sfruttata dal cinema.
Amelio in proposito aveva dichiarato: «Credo che le mura, i palazzi, le strade di Torino esprimano tutta la loro storia senza però ostentarla: i monumenti, anche i più "eccessivi", sono come velati da una patina di discrezione. La stessa che c'è nei torinesi».
https://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=6514
E' una risposta a chi vorrebbe l'Italia solo da Roma in su, escluso Roma.
RispondiEliminaE' una risposta a chi manca il concetto di Patria.
E' una risposta a chi non voglio nel mio blog.
Mi accorgo però che mi manca qualcosa per afferrarlo totalmente. Azzerare il rancore provato nella mia gioventù verso la città e la gente che mi ha adottata. Rancore che si è accumulato, ingigantito negli anni che mi ha impedito di superare difficoltà di realizzarmi come sognavo, e di portarsi via anche alcune mie certezze.
EliminaQuesta città schiava di un certo Agnelli che ha sradicato, per fame, la mia famiglia dalla sua terra e ci diede con il lavoro sì una vita dignitosa ma quanta sofferenza in questo percorso. Leggere cartelli: “qui non si affitta a meridionali”, essere additata “quella è figlia di quei meridionali che abitano in…”, vivere in quartieri ghetto (Vallette, Falchera), in una periferia dove non c’erano servizi e strade, dove si vedevano solo campi, lontani dal centro perché potevamo infettare i torinesi puro sangue, entrare in negozi dove il negoziante ti derideva fingendo di non capire cosa volevi comperare perché non parlavi il loro dialetto…
Sentirmi straniera in Italia, tra italiani.
Mentre scrivo mi vengono in mente gli emigranti di oggi e provo tanta tristezza per loro, perché io sono stata emigrante e ho provato sulla mia pelle cosa significa essere emarginati. Sono cicatrici che non si rimarginano mai, che ti rimangono dentro nonostante il tempo che passa e il rancore non passa.
Mi ci vorrà ancora del tempo, forse tutta la vita, per comprendere e tornare ad avere fiducia in questa umanità che si sente grande solo nella sua miseria interiore, quella fiducia che avevo quando solo salita, con mamma, papà, fratello e una valigetta di cartone su quel treno dai sedili di legno.
E' un post che scrissi tempo fa (https://farfallaleggera07082014.wordpress.com/2017/01/21/rancore/) Grazie per ciò che hai scritto nel tuo commento.
Alcune persone dovrebbero leggere: "Morte di un militante siciliano" per capire e comprendere (sempre che ne abbiano voglia) Abbraccio siempre Gus
Torino in quel periodo aumentò di 300mila abitanti. Tutta gente del Sud strappata dalla loro terra. Rancore no, ma una grande tristezza per la sofferenza degli italiani di serie B.
EliminaAbbraccio Farfalla.
La liberazione di Pescara: storia e ricordi
RispondiEliminaUn documento inedito sul famoso quadro La figlia di Iorio
di Sonia Irimiea
10 giugno 2010
PESCARA. Era il 10 giugno del 1944 quando gli Alleati e le forze del Comitato di liberazione nazionale, assistite dalla divisione paracadutisti Nembo del battaglione San Marco e dalla quarta divisione indiana, entrano in una Pescara distrutta e saccheggiata per liberarla dall'occupazione tedesca. Nella ricorrenza del 66º anniversario, il presidente del Consiglio comunale, Licio Di Biase, insieme al giovane ricercatore pescarese, Stefano Fratini, hanno ricordato ieri questo importante momento nella storia della città. «Fino al '43, Pescara ha solo un impatto indiretto con la guerra, creandosi l'illusione, soprattutto dopo l'armistizio del 8 settembre, di essere uscita dal conflitto senza traumi, ma non fu così», ricorda Di Biase. Gli incessanti bombardamenti, iniziati il 31 agosto del 1943, riducono la città in rovine, causando migliaia di vittime. Pescara viene abbandonata poi dagli abitanti, che trovano rifugio nei colli e nelle campagne. «L'8 dicembre il capoluogo adriatico fu anche campo di un bombardamento di ripiego: gli aerei tedeschi al ritorno di una missione al Nord, con ancora a bordo le bombe», aggiunge Fratini, «non potendo riportare il carico alla base decidono di sganciare gli ordigni sopra Pescara». L'agonia finale avviene nella primavera del '44, quando gli invasori in ritirata fanno terra bruciata: spiagge minate, ponti e strutture portuali distrutte, palazzi alti sul lungomare rasi a suolo. «Sono 1.265 gli edifici completamente distrutti e 1.335 quelli gravemente danneggiati», precisa Di Biase. «I bombardamenti hanno annientato il 69% dei fabbricati esistenti». «Nel raid che colpì il ponte Littorio sono andate perse le quattro statue femminili in bronzo realizzate da Nicola D'Antino», racconta Fratini, «le quattro pietre miliari dell'economia cittadina: l'agricoltura, la pastorizia, l'industria e la pesca». Portato alla luce un documento inedito, un telegramma del 9 ottobre 1943. Il prefetto dell'epoca scrive al soprintendente dei monumenti artistici dell'Aquila, per avvisare che nel Palazzo del governo, semidistrutto, è stato ritrovato il famoso quadro di Michetti "La figlia di Iorio", miracolosamente intatto.
I partigiani comunisti fecero cose orribili, sia nei confronti di altri partigiani che della popolazione civile.
RispondiEliminaDi recente sono venuto a conoscenza dell'Eccidio di Argelato, un'altra tessere tenuta all'oscuro (tante parole sui poveri fratelli Cervi, in ogni sede, in tutte le scuole, e questa barbarie rinossa come le altre, le omissioni divengono sempre più stridenti e volgari).
Il fatto che una parte abbia prevalso significa che essa ha scritto la storia.
Io diffido sempre della storia scritta dai vincitori.
E ancora una volta ho avuto ragione.
Teppaglia criminale rossa che ha prevalso su quella nera.
La storia è specializzata per premiare i peggiori.
Che storia scriveresti?
EliminaViva il Duce e i fascisti, di certo.
Io sono di formazione libertaria e i regimi non mi piacciono.
EliminaSe sono dissimulati, come quello attuale, ancora più pericolosi.
La sinistra e i cattolici stanno farcendo l'Italia di barbari, criminali, delinquenti stranieri per realizzare il Nuovo Mondo, la nuova shoah europea. Sono le parole di D'Alema e dei khmer rossi.
Questo è il problena che vivo ora, che vivo ogni volta che devo avventurarmi nell'ultimo treno da incubo. Un viaggio emozionante con i doni e le risorse impostemi a mjo dileggio e a mie spese, contro la mia incolumità fisica.
Semnpre la stessa teppaglia criminale rossastra.
E' chiaro che inizi a odiarla e a desiderarne l'eliminazione fisica e concettuale.
> Il tuo spavento è solo un incubo.
EliminaIo che rischio la vita di settimana in settimana provo emozioni negative molto forti quando sento questo banalizzare i problemi altrui.
Ora, anche oggi è una ridda di criminalità e violenze perpetrate dai doni - risorse.
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_aprile_27/notte-sangue-milano-morto-due-feriti-grave-arrestati-due-uomini-origine-straniera-148a0c0e-4a22-11e8-a30a-134b88b5afda.shtml
https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/bergamo-marocchino-prende-a-cinghiate-i-passanti-e-ferisce-due-agenti-sono-dellisis-84314/
e decine o centinaia di fatti così ogni giorno.
La realtà sarebbe quindi "solo un incubo".
Io ritengo che siate voi a vivere in un mondo di integrazioni, di migrazioni di massa arcobaleniche, di gioia dei migranti, doni, risorse etc. che in parte drammaticamente grande non esiste e che è uun inferno REALE applicato a coloro che lo subiscono.
Chiedetetevi perché i fascisti inizino a diventare simpatici a sempre più persone.
Mah.
Io collego le negatività dell'uomo alla mentalità fascista. Il problema è che i comunisti non esistono più, mentre i fascisti si annidano all'interno di tutti i partiti.
EliminaCiao Uomo.
Io scopro eccidi di ogni tipo perpetrsti dai partigiani comunisti.
EliminaE nella vita quotidiana subisco la violenza di.masse criminali che i sinistri e i cattolici hanno im-portao con furore ideologico inspiegabile.
Però rispondi che è la mentalitá fascista che sarebbe "negativa".
Ma in quale mondo? immaginario? delle credenze? metafisico?
In quale.mondo viv, Gus.
Cosa significa "i fascisti"?
Sono fantasmi da zerovirgola percento.
Invece la barbarie compita "per prossimità" da criminali di ogni sorte di fatto cooptati da sinistranti, le carceri piene di.delnquenti il cui ingresso è stato.imposto e apologozzato dagli "anri", tutto questo.non esiste.
Già, i fassisti.
I fantasmi.
I fascisti sono quelli che si sono uniti ai nazisti e trascinato l'Italia a una guerra guidata da un criminale irragionevole. E tu vai vedendo i partigiani che sbagliavano.
EliminaGus, tu hai strumenti culturali e non puoi ripetere questi slogan, queste frasi fisse, acritiche, come se fossi in una psicosi, in una dissociazione dalla realtà.
EliminaTu sai che il marxismo comunismo è stato il sistema alienante, disumanizzante che ha fatti più vittime, stragi, genocidi di ogni altro?
Sai che se ti sposti di qualche pugno di chilometri arrivi in paesi nei quali vige il reato di "ricostituzione del partito comunista"?
Allora, quale sarebbe questa etica, questa morale che non sopravvive a qualche distanza?
La tua frase "I fascisti sono quelli che si sono uniti ai nazisti e trascinato l'Italia a una guerra" è ideologica e nasconde la realtà di un tentativo di stati continentali di liberarsi dall'egemonia anglo statunitense che non era un quisquilia ideologico ma significava poter accedere a energia (petrolio) e altre risorse?
le guerre sono SEMPRE guerre "ecologiche", di lotta per le risorse.
Poi questo giudizio antistorico, decontestualizzato.
Pol Pot e Stalin? Cosa erano?
E se tu sei imbevuto di schemi acritici, di dogmi e luoghi comuni, chissà come possono essere messi coloro che hanno meno mezzi culturali di te.
O aveva ragione Sartre quando affermava "le persone sanno ma sono in malafede"?
"le guerre sono SEMPRE guerre "ecologiche", di lotta per le risorse".
EliminaInconsapevolmente mi suggerisci la risposta alla domanda sul fascismo. Ebbene, quello che hai affermato è il cuore del fascismo. Per questo ho detto che il fascismo esprime tutte le negatività dell'uomo. Uccidi, desidera la cosa d'altri, desidera la donna d'altri. Odia il tuo prossimo.
I miei genitori andarono a P.le Loreto. Grazie per quanto hai pubblicato.la storia di un Paese non la si può ignorare. Vorrei eliminare tutto quel dolore con un solo pensiero ma non funziona così.
RispondiEliminaBacio.
Giusto cara Lucia.
EliminaMussolini ci ha trascinati in una guerra assurda. La gente che non era fascista viveva nel terrore. Il movimento partigiano ha salvato l'Italia dal disonore della sconfitta.
Ci sono dati da brivido. Per combattere il nazismo sono morti 15 milioni di russi e cinque milioni di ucraini.
Bacio.
Pagine di storia che non si potranno mai cancellare e che dovrebbero essere spiegate, approfondite a scuola perchè i giovani devono capire.
RispondiEliminaRiabbraccio siempre.
La scuola è sempre stata acritica. Meglio parlare delle guerre puniche per non prendere posizioni chiare.
EliminaGiorgio Bocca , un grande. Buona liberazione Gus :)
RispondiEliminaGrazie Re.
EliminaBocca? Un'analisi perfetta di quello che è successo.