La Corea del sud — che ha il più alto tasso di suicidio tra le 30 nazioni nell'organizzazione per cooperazione e sviluppo economici — ha avuto una serie di suicidi di alto profilo lo scorso anno.
Nonostante tutto l'oro del mondo le malattie, la depressione e la morte non guardano in faccia (ne in tasca) a nessuno. Una delle poche cose giuste. Buon giorno gus.
Ciao Gus, condivido quello che dice Franco, la morte e'a l'unica cosa certa che sappiamo che arriverà, per ognuno di noi, non sappiamo quando ma arriva... Il fatto che alcune morti sono volute e cercate e la persona sa, perfettamente quando arriverà la signora con la falce...e non ci sono DNA, e altre cose ma una grande e profonda sofferenza, un vuoto incolmabile, noi parliamo tanto di malattie "tangibili" perché non capiamo e comprendiamo anche queste malattie? Che poi, sono non malattie mentali ma dolori dell'anima, profondità abissali di essere soli in mezzo a tanti, dover portare una maschera per il piacere altrui...non giudichiamo la ragazza perché si e' tolta la vita, forse ha avuto piu coraggio di tanti, forse non ce la faceva piu, forse, troppo facile dire ci vuole piu coraggio a vivere che a morire...balle! Io, penso questo, Gus, so che non approverai, anzi...ma dico sempre quello che penso, bacio Gus.
Il DNA non l'ho inventato io. Nel post di Evil è spiegato anche bene. Ora, se tu vuoi scavalcare la scienza , fallo pure. Non sei la prima e non sarai l'ultima. Fai bene a dire quello che pensi, ma poi devi confrontarti con chi ha studiato il reale. La signora con la falce non c'entra niente. E' la persona, in nome di una liberà menzognera, che decide di farla finita. Io ho dolore per chi fa questo ma mi guardo bene dall'esaltarla.
Io non ho scavalcato il DNA, e' vero, in alcuni casi, ma non penso che tanti casi di persone note o meno ci sia il fattore DNA. Ci sono scrittori, attori, cantanti ecc, persone conosciute, che decidono di non vivere piu'...e non mi sembra che in tutti ci sia il DNA come fattore scatenante. Non penso che sia una libertà ma una liberazione. E non si esalta, ma si comprende e si cerca di capire il perché del gesto, perché, certe volte non si capiscono i segnali, che una persona lancia prima del gesto estremo... La paura di morire? Perché? Io non ne ho, tanto prima o poi si va...e allora perché averne? Bacio Gus.
Non commenterò, ma, se avrai il desiderio di leggerla, io ti regalerò una poesia di Rilke. Molto lunga, anzi lunghissima. Vorrei leggertela a vole alta,così come il poeta vorrebbe che te la leggessi. Vai al mare oggi pomeriggio? Andrai a camminare sulla spiaggia bagnata e lascerai le tue orme e la tua ombra che poi sparirà. Rimarrà il tuo profumo confuso con quello che il mare regala, e sarai riconosciuto da chi sai.
(Il Blog non accetta la poesia ....(è un fatto nuovo!!!!)perchè troppo lunga, ne cercherò un'altra. Intanto ciao a presto.
Fiorella, ho anche scritto che può capitare che chi non è disposto al suicidio lo faccia, e chi è predisposto resti vivo. Ho anche scritto che la mia vita è già donata a chi mi vuole bene. Più che una liberazione è un abbandono.
Ho capito Gus, e'a, forse, il mio modo di esprimermi ed interpretare, nello scrivere che forse, non hai capito. Ho capito che per te la tua vita e'a già donata a Chi (maiuscolo) ti/ci vuol bene...ma se per te o me e'a abbandonarsi, per altri puo' essere una liberazione. Bacio, Gus. E ti dirò...
Preferirei essere fulminato piuttosto che lasciare due figli e mettere la testa dentro il forno per aspirare il gas. Il DNA fa ammorbidire il mio sdegno. Ti capisco, non ti preoccupare. Bacio.
E io preferirei prendere la serotonina che vivere con il pensiero ossessivo del suicidio. Le malattie dell'anima (per dire) potrebbero essere un problema neurologico,magari non ancora scientificamente provato ma efficace a molti considerato che si procede per tentativi, per esclusioni. Mia madre,oggi, non solo sta bene ma è guarita dopo 31 anni di antidepressivi del cazzo. La serotonina, per eccellenza, è il neurotrasmettitore che regola il tono dell'umore. Una mal ricezione del neurotrasmettitore non producendo la serotonina potrebbe diagnosticare una depressione cronica più o meno grave. Molti farmaci contenenti la serotonina ne danno l'input migliorando notevolmente il tono dell' umore. A volte anche troppo, ma poi tutto si stabilizza. Pare che esista una predisposizione e una familiarità alla depressione e in tutte le sue forme che ,spesso, sfociano nel suicidio. Non solo DNA quindi, ne male dell'anima, ma condivido il tuo pensiero, Gus. Mia madre dopo qualche anno, in visita in ospedale, grido' al miracolo!! Il neurologo che l'aveva in cura le disse di non prendere più i farmaci. Lei non lo fece mai Il miracolo vero che Dio ha donato è,e per pura casualità, di portarci a consultare, oramai senza speranze, quel medico eccezionale. Si chiama Alberto Scuratti.
E io preferirei prendere la serotonina che vivere con il pensiero ossessivo del suicidio. Le malattie dell'anima (per dire) potrebbero essere un problema neurologico,magari non ancora scientificamente provato ma efficace a molti considerato che si procede per tentativi, per esclusioni. Mia madre,oggi, non solo sta bene ma è guarita dopo 31 anni di antidepressivi del cazzo. La serotonina, per eccellenza, è il neurotrasmettitore che regola il tono dell'umore. Una mal ricezione del neurotrasmettitore non producendo la serotonina potrebbe diagnosticare una depressione cronica più o meno grave. Molti farmaci contenenti la serotonina ne danno l'input migliorando notevolmente il tono dell' umore. A volte anche troppo, ma poi tutto si stabilizza. Pare che esista una predisposizione e una familiarità alla depressione e in tutte le sue forme che ,spesso, sfociano nel suicidio. Non solo DNA quindi, ne male dell'anima, ma condivido il tuo pensiero, Gus. Mia madre dopo qualche anno, in visita in ospedale, grido' al miracolo!! Il neurologo che l'aveva in cura le disse di non prendere più i farmaci. Lei non lo fece mai Il miracolo vero che Dio ha donato è,e per pura casualità, di portarci a consultare, oramai senza speranze, quel medico eccezionale. Si chiama Alberto Scuratti.
Nel 2005, uno studio pubblicato da Jeffrey R Lacass e Jonathan Leo ha esplorato la mancanza di prove che sostenessero la teoria che bassi livelli di serotonina potessero essere la causa della depressione. I ricercatori affermavano che mentre il marketing per le SSRI aveva "espanso il mercato degli antidepressivi," ci sono poche prove scientifiche che provino il collegamento tra serotonina e depressione. In un altro studio condotto nel 2014 dai ricercatori della Wayne State University School of Medicine, è stato scoperto che "delle cavie prive dell'abilità di generare serotonina nei loro cervelli non hanno mostrato sintomi simili a quelli a della depressione." Mentre secondo Healy, l'industria farmaceutica ha fatto tesoro di questo mito del marketing per generare profitti, ha detto che i più colpevoli sono i dottori e gli psichiatri che hanno somministrato dagli anni '80 in poi le SSRI ai pazienti. "I dottori vengono istruiti in fisiologia e farmacologia, ma bisognerebbe anche insegnarli come la compagnie farmaceutiche gli sponsorizzano i loro prodotti," ha detto Healy. "Per avere quei farmaci devi solamente andare da un dottore, quindi le compagnie si lavorano loro. Le persone, come i dottori, non hanno mai fatto domande troppo complicate a queste compagnie." Mentre Healy affermava che le SSRI non funzionano sulle persone gravemente depresse, John H. Krystal MD, un professore in Psichiatria alla Yale School of Medicine, mi ha detto per email che "il feedback agli antidepressivi SSRI sembra essere diverso per ogni individuo, ciò non significa che non funzionino." Krystal ha anche detto che il ruolo della serotonina nel "sistema depressione" è ancora poco chiaro, e ha supportato il punto di vista portato avanti da Wessely secondo il quale la psichiatria ha abbandonato le ipotesi riguardanti i bassi livelli di serotoninici come causa di depressione molto tempo fa.
In uno studio condotto nel 2011, Krystal ha ri-analizzato i dati di diversi test clinici che hanno coinvolto 2.515 pazienti curati con antidepressivi SSRI o placebo. Mi ha detto che "la maggior parte dei pazienti (più del 75 percento) ha mostrato un feedback maggiore rispetto a quelli trattati con un placebo. In ogni caso, quasi un quarto dei pazienti a cui sono stati somministrati SRI ha mostrato una risposta peggiori dei pazienti sotto placebo." Questa scoperta, ha detto Krystal, ha reso importante parlare della "questione critica riguardante la necessità di trovare modi per identificare o meno questo tipo di pazienti per poterli curare attraverso terapie diverse, evitando le SSRI." Al telefono, Healy ha insistito sul fatto che il principale pericolo della sopravvalutazione delle SSRI da parte delle Big Pharma riguarda la presunta presenza di maggiori benefici che effetti collaterali. Il problema è che dottori e psichiatri non si fanno domande su ciò. Simili critiche erano state portate avanti nel 2013 dallo psicoterapeuta James Davies, che nella trasmissione di Channel 4 Fact Check aveva affermato che "i così detti vantaggi di queste medicine sono stati sovrapprezzati e l'industria farmaceutica e alcuni membri della classe medica, reclutati dall'industria, vi hanno marciato sopra per vendere questi vantaggi ad altri dottori e ai loro pazienti."
Come le SSRI funzionino davvero è ancora un mistero. Chiudendo la sua dichiarazione, Wessely ha affermato che le persone non dovrebbero cambiare i loro attuali trattamenti
Il suicidio: anche quando tutto il mio mondo sembrava crollare, ho sempre pensato a chi avevo vicino alla loro sofferenza che già c'era e che sarebbe aumentata. Faccio molta fatica a capire, accettare le motivazioni perchè una persona si suicida . Il mio credo dice che Uno solo può toglierti la vita, Colui che, prima te l'ha donata. Però posso portarti un caso successo in famiglia che è vicino alla parola suicidio, anche se non lo è stato. Mio suocero, dopo la morte della moglie, passava le giornate seduto in poltrona accanto ad una grossa radio con giradischi. Ascoltava musica classica e guardava alla fotografia della mamma Ada. "Io sarò felice solo quando andrò da lei" così mi diceva. E si lasciò morire. Dapprima mangiava poco, poi dalla poltrona passò al letto e smise di mangiare. Non sono serviti medicinali o parole che speravamo fossero di conforto e di dissuasione. Ha vinto lui.O ha vinto l'amore? Il suo fisico molto debilitato si è arreso. Buonagiornata Bacio Gus.
Ho morti, e li ho lasciati andare e stupivo a vederli così in pace, così presto accasati nella morte, così giusti, così diversi dalla loro fama. Solo tu torni indietro; mi sfiori, ti aggiri, vuoi cozzare in qualcosa che risuoni di te e ti riveli. Oh, non prendermi quel che lentamente imparo. Io ho ragione; sei in errore se hai, commossa, nostalgia di cose. Noi trasformiamo queste; non sono qui, le riflettiamo in noi dal nostro essere appena le riconosciamo.
2) Ti credevo assai più avanti. Mi sconcerta che erri e ritorni proprio tu, che più di ogni altra donna hai trasformato. Che ci spaventassimo quando moristi, no, che la tua forte morte c’interrompesse oscuramente strappando via il prima dal poi – ciò riguarda noi; trovare un nesso in ciò sarà il lavoro che facciamo sempre. Ma che ti spaventassi tu e ancora adesso abbia spavento quando spavento più non vale; che perda un pezzo della tua eternità ed entri dentro qui, amica, qui, dove nulla ancora è; che distratta, per la prima volta distratta nel gran tutto e mezza persa, non afferrassi il sorgere delle nature infinite come afferravi qui ciascuna cosa; che dall’orbita che già ti aveva accolto la muta gravità di una qualche inquietudine ti attragga giù verso il tempo contato – questo mi desta spesso a notte come un ladro che effrange.
3)E potessi io dire che sol ti degni, che vieni per generosità, per esuberanza, in quanto sei così sicura, così in te stessa, che gironzoli come un fanciullo impavido di luoghi dove si fa del male – ma no: tu implori. Questo mi va fin dentro le ossa e stride come una sega. Un rimprovero che muovessi da fantasma, muovessi rancorosa a me quando di notte mi ritiro nei miei polmoni, nelle mie budella, nell’ultima più angusta cavità del cuore – un tale rimprovero non sarebbe crudele com’è questo implorare. Cosa implori? Di’, devo mettermi in viaggio? Hai abbandonato in qualche posto una cosa che si affligge e che ti vuole seguire? Devo raggiungere un paese che non vedesti benché ti fosse affine quanto l’altra metà dei tuoi sensi? Navigherò i suoi fiumi, scenderò a terra e chiederò di costumanze antiche, parlerò con le donne all’uscio e le starò a guardare mentre chiamano i figli.
Terrò a mente come si avvolgon lì del paesaggio fuori nell’antico lavoro dei pascoli e dei campi; pretenderò d’esser condotto innanzi al loro re, e indurrò i sacerdoti con la corruzione a pormi innanzi al simulacro più potente e ad andar via chiudendo le porte del tempio. Ma allora, quando avrò saputo molto, contemplerò semplicemente gli animali, che un che delle movenze loro scivoli di qua nelle mie giunture; avrò un’esistenza breve nelle loro pupille che mi terranno e lentamente lasceranno, placide, senza giudicare. Mi farò elencare dai giardinieri molti fiori, così che nei frantumi dei bei nomi propri riporti un resto qui di quei cento profumi. E frutti comprerò, frutti dove la terra si ritrova ancora, fino al cielo.
Ché la capivi tu, la pienezza dei frutti. Li posavi su piatti innanzi a te e controbilanciavi con colori il loro peso. E come frutti vedevi anche le donne e così vedevi i bimbi, dall’interno spinti nelle forme del loro esistere. E vedevi te stessa infine come un frutto, ti cavavi fuori dai tuoi vestiti, ti portavi allo specchio, ti lasciavi andar dentro fino al tuo sguardo escluso; e questo rimaneva grande innanzi e non diceva no: «son io», ma: «questo è». Così privo di curiosità era infine il tuo sguardo e così senza possesso, di così vera povertà, che non desiderava più nemmeno te: santo. Così voglio serbarti, come t’introducevi nello specchio, profondamente dentro e via da tutto. Perché vieni diversa? Perché ti smentisci? Perché vuoi darmi a intendere che in quelle perle d’ambra attorno al collo tuo restava un po’ della gravezza di quel peso che non è mai nell’aldilà d’immagini pacificate; perché mi mostri nel tuo contegno un cattivo presagio; cosa ti muove a esporre i contorni del tuo corpo come le linee di una mano, così che io non possa più vederli senza fato? Vieni qui al lume della candela. Non ho paura di contemplare i morti. Se vengono, hanno diritto a soffermarsi nei nostri occhi quanto le altre cose. Vieni qui; staremo un poco in quiete. Osserva questa rosa sul mio scrittoio; la luce attorno a lei non è precisamente timida come sopra te? Nemmeno lei potrebbe essere qui.
Nel giardino là fuori, non mischiata con me, avrebbe dovuto rimanere o svanire – be’, resiste così: cosa conta per lei la mia coscienza?
Non spaventarti se adesso comprendo, ah, ecco che sale in me: non posso altrimenti, devo comprendere, anche a costo di morirne. Comprendere che sei qui. Comprendo. Proprio come a tentoni un cieco comprende una cosa, io sento la tua sorte e non so darle nome. Lamentiamo insieme che uno ti abbia presa dal tuo specchio. Puoi ancora piangere? Non puoi. L’afflusso potente delle tue lacrime l’hai trasformato nel tuo maturo contemplare, e stavi per convertire così ogni tuo umore in una forte esistenza che cresce e circola, in equilibrio e alla cieca. Allora ti strappò un caso, il tuo ultimo caso ti strappò indietro dal tuo progresso estremo giù in un mondo dove gli umori vogliono. Non ti strappò interamente; strappò solo un pezzo dapprima, ma allorché attorno a quel pezzo la realtà aumentò di giorno in giorno sino a renderlo pesante, tu avesti bisogno di te intera: allora reagisti e ti staccasti a frammenti dalla legge con fatica, perché avevi bisogno di te. Allora ti sgombrasti e dissotterrasti dal caldo humus notturno del tuo cuore i semi ancora verdi da cui sarebbe germogliata la tua morte: la tua, tua propria morte, corrispondente alla tua propria vita. E li mangiasti, i chicchi della morte tua, come tutti gli altri, mangiasti i suoi chicchi, e ti restò un sapore di dolcezza che non supponevi, ti vennero labbra dolci – tu, ch’eri dolce già dentro nei sensi. Oh, lamentiamo. Sai come il tuo sangue tornò esitante e controvoglia da una circolazione senza pari allorché lo richiamasti? Come ricominciò confuso il piccol circolo del corpo; come entrò pieno di sospetto e di stupore nella placenta e fu improvvisamente stanco di quel lungo ritorno.
Vorrei gettare la mia voce come un panno sui cocci della morte tua e tirarla con violenza finché va in brandelli, e tutto quanto dico dovrebbe così andare e congelare avvolto negli stracci di questa voce – si restasse al lamento. Ma adesso accuso: non quell’uno che ti ritrasse da te (non arrivo a distinguerlo, è come tutti), ma tutti accuso nella sua persona: il maschio. Se in qualche parte affiora dal profondo un tratto di me bambino che ancora non conosco, forse il tratto più essenziale e puro della mia infanzia – non voglio saperlo. Un angelo voglio farne senza neanche guardare, e lo voglio lanciare nella prima fila di angeli clamanti che ricordano Dio. Ché questo soffrire dura già da troppo, e nessuno ne è capace; è troppo gravoso per noi, il soffrire arruffato del falso amore che, poggiando su prescrizione come su abitudine, dice di essere un diritto e prolifera dal torto. Dov’è un maschio che ha diritto al possesso? Chi può possedere ciò che non tiene se stesso, ciò che di tempo in tempo solo si prende felicemente al volo e si ributta lì come un bimbo la palla? Quanto poco l’ammiraglio può fissare una nike alla prua della nave quando la levità segreta del suo nume la leva via di colpo nel chiaro vento marino, altrettanto poco può uno di noi chiamare la donna che non ci scorge più e prosegue su una striscia sottile della sua esistenza come per un miracolo, senza infortuni – a meno che non si abbia vocazione e gusto della colpa. Ché questo è colpa, se c’è una qualche colpa: non arricchire la libertà della persona amata di tutta la libertà che uno procura in sé. Noi abbiamo, quando amiamo, appunto solo questo: lasciar l’un l’altro a sé; ché il tenerci ci risulta facile e non è neanche da imparare.
Ci sei ancora? In che angolo sei? Hai saputo così tanto di tutto ciò e così tanto hai potuto, allorché te ne andasti aperta a tutto come un giorno che spunta. Le donne soffrono: amare significa esser soli, e gli artisti intuiscono talvolta nel lavoro che devono trasformare quando amano. Cominciasti entrambi; entrambi sono in ciò che una gloria ora ti toglie sfigurandolo. Ah, eri lungi da ogni gloria. Eri inappariscente; avevi sommessamente raccolto in te la tua bellezza come si tira dentro una bandiera al grigio mattino di un giorno feriale, e volevi null’altro che un lungo lavoro – che non è compiuto, tuttavia non compiuto. Se ci sei ancora, se in questo buio c’è ancora un posto dove il tuo spirito delicato vibri alle piatte ombre sonore che una voce, solitaria nella notte, suscita nella corrente di un’alta stanza – allora ascoltami: aiutami. Vedi, noi scivoliamo così, senza sapere quando, dal nostro progresso giù in qualcosa che non supponiamo; lì dentro c’impigliamo come in sogno e lì dentro moriamo senza destarci. Nessuno è più avanti. A chiunque ha sollevato il proprio sangue in un’opera che diviene lunga può capitare di non più tenerlo alto e ch’esso segua il peso suo, senza valore. Da qualche parte infatti c’è un’antica ostilità tra la vita e il gran lavoro. A che la riconosca e dica: aiutami. Non tornare. Se lo sopporti, sii morta tra i morti. I morti hanno molto da fare. Ma aiutami lo stesso senza dover distrarti, come mi aiuta a volte quello ch’è più lontano: in me.
Il dolore annienta la ragione, la stronzaggine l'elimina. Perché lo stronzo è anche egoista, narcisista, esibizionista. La stronzaggine è più diffusa del dolore. Ci sono molti che vedono lo stronzo come un'autorità che può offendere e non rispettare le regole come i Punkabbestia.
Uhm...Individuo in aperto contrasto con le regole e lo stile di vita della società consumistica, spesso senza lavoro né domicilio stabile, dai comportamenti aggressivi e dall'abbigliamento eccentrico ispirato a quello dei punk inglesi degli anni Settanta del Novecento.
No dai Gus io non sono proprio così. Se mi incazzo, spesso e' per giusta causa. Eccecavolo, dai. Iscriviti e leggi su fb: mi vogliono bene tutti (gli ometti no)
Ps hai notato che da Fulvio qualcunA vuole incolpare me per i commenti anonimi? Lo stronzo-A si riconosce subito. È come il male...molto banale. (Fa rima)
In Ufficio avevo preparato alla perfezione una pratica per prorogare l'assunzione di una ragazza. Il Presidente presentò il tutto in una seduta del CdA e un consigliere esclamò: "Non può essere legittima perché "gus" si scopa Annetta. Io ero già sposato, quella ragazza era felicemente fidanzata, lui, lo stronzo, la tormentava con proposte indecenti. Si è vendicato. Io l'ho saputo dopo qualche mese, l'ho incontrato per strada e gli ho detto: "Lo sai che mi fai pena?" Io reagisco così alle cattiverie, fai anche tu così se le ricevi.
Il presidente era favorevole alla proroga, il consigliere, e sai perché, era contrario. A chi credi tu, dei tre, a me non interessa. Io di quello che faccio rendo conto solo alla mia coscienza.
In generale non mi fido di nessuno,in primis degli uomini. Pero' ho scelto e sempre lasciato fare fino a quando sono stata delusa. Poi stop. Sinceramente non perché ho avuto grandi dispiaceri o delusioni...ma ho visto le amiche della mia infanzia quanto hanno sofferto quando sono state lasciate. Eravamo un bel gruppetto di ragazze con sani principi, brave ragazze, sincere, fedeli. Cinque di loro hanno sofferto davvero moltissimo. Una, ha tentato il suicidio due volte. Gus....mi conosco e riconosco che è un mio grosso limite, ma non ci posso fare nulla. Tuttavia conosco benissimo la mia grande capacità di amare. Anche se non sembra. Anch'io credo di essere stata amata, ho sempre avuto diversi corteggiatori. Non è difficile avere un uomo. L'importante per me era mantenere sempre quell'amore di cui io sono capace. Nel tempo poi si sono esaurite quelle poche energie che avevo e ho fatto delle precise scelte. Avevo 26 anni...e mi arrabbiai molto quando, due anni prima, mia madre mi compro' un corredo da sposa costosissimo. Lei ci rimase male. Sono strana, sono una solitaria,...molto indipendente, coraggiosa, generosa e altruista a distanza. Non scendo a compromessi, e soprattutto sono troppo sensibile per non capire o comprendere. Comando io da sempre... 😊 e, egoisticamente, un poco mi dispiace Non so quanto un vero uomo avrebbe resistito con me....la suocera poi 🙄 Chissa' perché credo che non saremmo mai andate d'accordo. 😯
A volte mi sorprendi, Gus. Avrei pensato di tutto (quasi tutto), ma non che mi consideri una persona dolce. Penso che tu abbia una spiccata sensibilità...l'ho scritto più volte e lo confermo...però non hai "cuore". In te prevale la mente. Nulla di male sai, non è un rimprovero. Infondo chi sono io per giudicare? 🙄 Io non ho paura...e non morirò nel silenzio. Il tribunale ecclesiastico, ma non solo, ad esempio, ha un modo tutto suo per sentenziare i preti pedofili, e non solo, ma pure i morti santi.
Sono gli ipnotici che fanno dormire, mentre gli antidepressivi danno una stimolazione. Un collega d'ufficio prendeva l'ipnotico la mattina e in ufficio dormiva anche in piedi, e la sera dopo l'antidepressivo restava sveglio tutta la notte.
Non solo. In questo capitolo verranno discussi la natura dell’ansia e i farmaci utilizzati per il suo trattamento (farmaci ansiolitici) e quelli per l’insonnia (farmaci ipnotici). Storicamente vi è stata sovrapposizione tra questi due gruppi di farmaci, dal momento che i farmaci ansiolitici di vecchio tipo spesso causavano un certo grado di sedazione e di sonnolenza. I farmaci ansiolitici più recenti hanno effetti sedativi molto minori e sono stati introdotti nuovi farmaci ipnotici privi di effetti ansiolitici specifici. Molti dei farmaci oggi utilizzati per il trattamento dell’ansia erano stati sviluppati per il tratta- mento di altre patologie come la depressione e l’epilessia, per le quali sono tuttora impiegati. Di seguito ci concentreremo sul loro uso come ansiolitici. Tra i farmaci ansiolitici/ipnotici classici, il gruppo più importante è rappresentato dalle ben- zodiazepine.
Il tipo più recente e più popolare di farmaci antidepressivi è rappresentato dagli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), in grado di aumentare i livelli di questo neurotrasmettitore. Tra gli SSRI troviamo: fluoxetina (Prozac®), citalopram (Elopram®, Seropram®), sertralina (Zoloft®)
Non ho una cultura su questi farmaci. Nelle nevrosi coesistono ansia e depressione e la cura è difficile. Un po' meno che il medico riesce a capire il disagio che causa la nevrosi.
Dovresti guardare il film di stasera, è iniziato se un po' cercalo. Il titolo "effetti collaterali " con la bravissima Rooney Mara. Grande attrice. Ps Sai che da giorni sto cercando il thriller "la casa dalle finestre che ridono" e non lo trovo...
Per quanto riguarda il post ripeto non sono gli accadimenti esterni ma è come e da chi vengono recepiti da interiorità e backgroind. Per quanto riguarda i commenti li ho letti con molto interesse. non vi conosco e mi sento un cgnolino che sta marcando il territorio, pur avendo l'indole della gatta.
Anche i ricchi e i belli piangono. Forse troppo semplicistico.. ma la sensibilità uccide a tutte le latitudini...
RispondiEliminaLa Corea del sud — che ha il più alto tasso di suicidio tra le 30 nazioni nell'organizzazione per cooperazione e sviluppo economici — ha avuto una serie di suicidi di alto profilo lo scorso anno.
EliminaNonostante tutto l'oro del mondo le malattie, la depressione e la morte non guardano in faccia (ne in tasca) a nessuno.
RispondiEliminaUna delle poche cose giuste.
Buon giorno gus.
La morte arriva per tutti. E' solo questione di tempo.
EliminaE' l'unica certezza che abbiamo della nostra vita eppure ci spaventa.
A me no
EliminaCi credo, hai combattuto e per ora l'hai sconfitta.
EliminaNella rete si trova ancora il suo blog:
RispondiEliminahttp://iliketoforkmyself.blogspot.it/2009/07/say-hi-to-16.html
Ciao Gus, condivido quello che dice Franco, la morte e'a l'unica cosa certa che sappiamo che arriverà, per ognuno di noi, non sappiamo quando ma arriva...
RispondiEliminaIl fatto che alcune morti sono volute e cercate e la persona sa, perfettamente quando arriverà la signora con la falce...e non ci sono DNA, e altre cose ma una grande e profonda sofferenza, un vuoto incolmabile, noi parliamo tanto di malattie "tangibili" perché non capiamo e comprendiamo anche queste malattie? Che poi, sono non malattie mentali ma dolori dell'anima, profondità abissali di essere soli in mezzo a tanti, dover portare una maschera per il piacere altrui...non giudichiamo la ragazza perché si e' tolta la vita, forse ha avuto piu coraggio di tanti, forse non ce la faceva piu, forse, troppo facile dire ci vuole piu coraggio a vivere che a morire...balle!
Io, penso questo, Gus, so che non approverai, anzi...ma dico sempre quello che penso, bacio Gus.
Il DNA non l'ho inventato io. Nel post di Evil è spiegato anche bene. Ora, se tu vuoi scavalcare la scienza , fallo pure. Non sei la prima e non sarai l'ultima.
EliminaFai bene a dire quello che pensi, ma poi devi confrontarti con chi ha studiato il reale.
La signora con la falce non c'entra niente. E' la persona, in nome di una liberà menzognera, che decide di farla finita. Io ho dolore per chi fa questo ma mi guardo bene dall'esaltarla.
Fiorella, la frase è mia e non di Franco.
EliminaBacio.
Io non ho scavalcato il DNA, e' vero, in alcuni casi, ma non penso che tanti casi di persone note o meno ci sia il fattore DNA. Ci sono scrittori, attori, cantanti ecc, persone conosciute, che decidono di non vivere piu'...e non mi sembra che in tutti ci sia il DNA come fattore scatenante.
EliminaNon penso che sia una libertà ma una liberazione.
E non si esalta, ma si comprende e si cerca di capire il perché del gesto, perché, certe volte non si capiscono i segnali, che una persona lancia prima del gesto estremo...
La paura di morire? Perché?
Io non ne ho, tanto prima o poi si va...e allora perché averne?
Bacio Gus.
Non commenterò, ma, se avrai il desiderio di leggerla, io ti regalerò una poesia di Rilke. Molto lunga, anzi lunghissima. Vorrei leggertela a vole alta,così come il poeta vorrebbe che te la leggessi.
EliminaVai al mare oggi pomeriggio? Andrai a camminare sulla spiaggia bagnata e lascerai le tue orme e la tua ombra che poi sparirà. Rimarrà il tuo profumo confuso con quello che il mare regala, e sarai riconosciuto da chi sai.
(Il Blog non accetta la poesia ....(è un fatto nuovo!!!!)perchè troppo lunga, ne cercherò un'altra. Intanto ciao a presto.
Scrivi la poesia in word e poi la dividi in due tre parti e la posti spezzettata.
EliminaSono già stato alla spiaggia. Era molto presto.
Grazie.
Bacio.
Fiorella, ho anche scritto che può capitare che chi non è disposto al suicidio lo faccia, e chi è predisposto resti vivo.
EliminaHo anche scritto che la mia vita è già donata a chi mi vuole bene. Più che una liberazione è un abbandono.
Ho capito Gus, e'a, forse, il mio modo di esprimermi ed interpretare, nello scrivere che forse, non hai capito.
EliminaHo capito che per te la tua vita e'a già donata a Chi (maiuscolo) ti/ci vuol bene...ma se per te o me e'a abbandonarsi, per altri puo' essere una liberazione.
Bacio, Gus.
E ti dirò...
Preferirei essere fulminato piuttosto che lasciare due figli e mettere la testa dentro il forno per aspirare il gas. Il DNA fa ammorbidire il mio sdegno.
EliminaTi capisco, non ti preoccupare.
Bacio.
E io preferirei prendere la serotonina che vivere con il pensiero ossessivo del suicidio. Le malattie dell'anima (per dire) potrebbero essere un problema neurologico,magari non ancora scientificamente provato ma efficace a molti considerato che si procede per tentativi, per esclusioni. Mia madre,oggi, non solo sta bene ma è guarita dopo 31 anni di antidepressivi del cazzo. La serotonina, per eccellenza, è il neurotrasmettitore che regola il tono dell'umore. Una mal ricezione del neurotrasmettitore non producendo la serotonina potrebbe diagnosticare una depressione cronica più o meno grave. Molti farmaci contenenti la serotonina ne danno l'input migliorando notevolmente il tono dell' umore. A volte anche troppo, ma poi tutto si stabilizza. Pare che esista una predisposizione e una familiarità alla depressione e in tutte le sue forme che ,spesso, sfociano nel suicidio. Non solo DNA quindi, ne male dell'anima, ma condivido il tuo pensiero, Gus.
EliminaMia madre dopo qualche anno, in visita in ospedale, grido' al miracolo!! Il neurologo che l'aveva in cura le disse di non prendere più i farmaci. Lei non lo fece mai
Il miracolo vero che Dio ha donato è,e per pura casualità, di portarci a consultare, oramai senza speranze, quel medico eccezionale.
Si chiama Alberto Scuratti.
Io non prendo farmaci per dormire.
Elimina'notte Larissa.
E io preferirei prendere la serotonina che vivere con il pensiero ossessivo del suicidio. Le malattie dell'anima (per dire) potrebbero essere un problema neurologico,magari non ancora scientificamente provato ma efficace a molti considerato che si procede per tentativi, per esclusioni. Mia madre,oggi, non solo sta bene ma è guarita dopo 31 anni di antidepressivi del cazzo. La serotonina, per eccellenza, è il neurotrasmettitore che regola il tono dell'umore. Una mal ricezione del neurotrasmettitore non producendo la serotonina potrebbe diagnosticare una depressione cronica più o meno grave. Molti farmaci contenenti la serotonina ne danno l'input migliorando notevolmente il tono dell' umore. A volte anche troppo, ma poi tutto si stabilizza. Pare che esista una predisposizione e una familiarità alla depressione e in tutte le sue forme che ,spesso, sfociano nel suicidio. Non solo DNA quindi, ne male dell'anima, ma condivido il tuo pensiero, Gus.
EliminaMia madre dopo qualche anno, in visita in ospedale, grido' al miracolo!! Il neurologo che l'aveva in cura le disse di non prendere più i farmaci. Lei non lo fece mai
Il miracolo vero che Dio ha donato è,e per pura casualità, di portarci a consultare, oramai senza speranze, quel medico eccezionale.
Si chiama Alberto Scuratti.
Nel 2005, uno studio pubblicato da Jeffrey R Lacass e Jonathan Leo ha esplorato la mancanza di prove che sostenessero la teoria che bassi livelli di serotonina potessero essere la causa della depressione. I ricercatori affermavano che mentre il marketing per le SSRI aveva "espanso il mercato degli antidepressivi," ci sono poche prove scientifiche che provino il collegamento tra serotonina e depressione. In un altro studio condotto nel 2014 dai ricercatori della Wayne State University School of Medicine, è stato scoperto che "delle cavie prive dell'abilità di generare serotonina nei loro cervelli non hanno mostrato sintomi simili a quelli a della depressione."
EliminaMentre secondo Healy, l'industria farmaceutica ha fatto tesoro di questo mito del marketing per generare profitti, ha detto che i più colpevoli sono i dottori e gli psichiatri che hanno somministrato dagli anni '80 in poi le SSRI ai pazienti.
"I dottori vengono istruiti in fisiologia e farmacologia, ma bisognerebbe anche insegnarli come la compagnie farmaceutiche gli sponsorizzano i loro prodotti," ha detto Healy. "Per avere quei farmaci devi solamente andare da un dottore, quindi le compagnie si lavorano loro. Le persone, come i dottori, non hanno mai fatto domande troppo complicate a queste compagnie."
Mentre Healy affermava che le SSRI non funzionano sulle persone gravemente depresse, John H. Krystal MD, un professore in Psichiatria alla Yale School of Medicine, mi ha detto per email che "il feedback agli antidepressivi SSRI sembra essere diverso per ogni individuo, ciò non significa che non funzionino." Krystal ha anche detto che il ruolo della serotonina nel "sistema depressione" è ancora poco chiaro, e ha supportato il punto di vista portato avanti da Wessely secondo il quale la psichiatria ha abbandonato le ipotesi riguardanti i bassi livelli di serotoninici come causa di depressione molto tempo fa.
In uno studio condotto nel 2011, Krystal ha ri-analizzato i dati di diversi test clinici che hanno coinvolto 2.515 pazienti curati con antidepressivi SSRI o placebo. Mi ha detto che "la maggior parte dei pazienti (più del 75 percento) ha mostrato un feedback maggiore rispetto a quelli trattati con un placebo. In ogni caso, quasi un quarto dei pazienti a cui sono stati somministrati SRI ha mostrato una risposta peggiori dei pazienti sotto placebo." Questa scoperta, ha detto Krystal, ha reso importante parlare della "questione critica riguardante la necessità di trovare modi per identificare o meno questo tipo di pazienti per poterli curare attraverso terapie diverse, evitando le SSRI."
EliminaAl telefono, Healy ha insistito sul fatto che il principale pericolo della sopravvalutazione delle SSRI da parte delle Big Pharma riguarda la presunta presenza di maggiori benefici che effetti collaterali. Il problema è che dottori e psichiatri non si fanno domande su ciò. Simili critiche erano state portate avanti nel 2013 dallo psicoterapeuta James Davies, che nella trasmissione di Channel 4 Fact Check aveva affermato che "i così detti vantaggi di queste medicine sono stati sovrapprezzati e l'industria farmaceutica e alcuni membri della classe medica, reclutati dall'industria, vi hanno marciato sopra per vendere questi vantaggi ad altri dottori e ai loro pazienti."
Come le SSRI funzionino davvero è ancora un mistero. Chiudendo la sua dichiarazione, Wessely ha affermato che le persone non dovrebbero cambiare i loro attuali trattamenti
Il suicidio: anche quando tutto il mio mondo sembrava crollare, ho sempre pensato a chi avevo vicino alla loro sofferenza che già c'era e che sarebbe aumentata.
RispondiEliminaFaccio molta fatica a capire, accettare le motivazioni perchè una persona si suicida . Il mio credo dice che Uno solo può toglierti la vita, Colui che, prima te l'ha donata.
Però posso portarti un caso successo in famiglia che è vicino alla parola suicidio, anche se non lo è stato.
Mio suocero, dopo la morte della moglie, passava le giornate seduto in poltrona accanto ad una grossa radio con giradischi. Ascoltava musica classica e guardava alla fotografia della mamma Ada. "Io sarò felice solo quando andrò da lei" così mi diceva. E si lasciò morire. Dapprima mangiava poco, poi dalla poltrona passò al letto e smise di mangiare. Non sono serviti medicinali o parole che speravamo fossero di conforto e di dissuasione. Ha vinto lui.O ha vinto l'amore?
Il suo fisico molto debilitato si è arreso.
Buonagiornata Bacio Gus.
Il dolore può annientare la ragione.
EliminaCi provo.
RispondiEliminaRilke in Requiem per un'amica
Ho morti, e li ho lasciati andare
e stupivo a vederli così in pace,
così presto accasati nella morte, così giusti,
così diversi dalla loro fama. Solo tu torni
indietro; mi sfiori, ti aggiri, vuoi
cozzare in qualcosa che risuoni di te
e ti riveli. Oh, non prendermi quel che
lentamente imparo. Io ho ragione; sei in errore
se hai, commossa, nostalgia di
cose. Noi trasformiamo queste;
non sono qui, le riflettiamo in noi
dal nostro essere appena le riconosciamo.
2)
RispondiEliminaTi credevo assai più avanti. Mi sconcerta
che erri e ritorni proprio tu, che più
di ogni altra donna hai trasformato.
Che ci spaventassimo quando moristi, no, che
la tua forte morte c’interrompesse oscuramente
strappando via il prima dal poi –
ciò riguarda noi; trovare un nesso in ciò
sarà il lavoro che facciamo sempre.
Ma che ti spaventassi tu e ancora adesso
abbia spavento quando spavento più non vale;
che perda un pezzo della tua eternità
ed entri dentro qui, amica, qui,
dove nulla ancora è; che distratta,
per la prima volta distratta nel gran tutto e mezza persa,
non afferrassi il sorgere delle nature infinite
come afferravi qui ciascuna cosa;
che dall’orbita che già ti aveva accolto
la muta gravità di una qualche inquietudine
ti attragga giù verso il tempo contato –
questo mi desta spesso a notte come un ladro che effrange.
3)E potessi io dire che sol ti degni,
RispondiEliminache vieni per generosità, per esuberanza,
in quanto sei così sicura, così in te stessa,
che gironzoli come un fanciullo impavido
di luoghi dove si fa del male –
ma no: tu implori. Questo mi va fin
dentro le ossa e stride come una sega.
Un rimprovero che muovessi da fantasma,
muovessi rancorosa a me quando di notte mi ritiro
nei miei polmoni, nelle mie budella,
nell’ultima più angusta cavità del cuore –
un tale rimprovero non sarebbe crudele
com’è questo implorare. Cosa implori?
Di’, devo mettermi in viaggio? Hai abbandonato
in qualche posto una cosa che si affligge
e che ti vuole seguire? Devo raggiungere un paese
che non vedesti benché ti fosse affine
quanto l’altra metà dei tuoi sensi?
Navigherò i suoi fiumi, scenderò
a terra e chiederò di costumanze antiche,
parlerò con le donne all’uscio
e le starò a guardare mentre chiamano i figli.
Terrò a mente come si avvolgon lì
RispondiEliminadel paesaggio fuori nell’antico lavoro
dei pascoli e dei campi; pretenderò
d’esser condotto innanzi al loro re,
e indurrò i sacerdoti con la corruzione
a pormi innanzi al simulacro più potente
e ad andar via chiudendo le porte del tempio.
Ma allora, quando avrò saputo molto,
contemplerò semplicemente gli animali, che
un che delle movenze loro scivoli di qua
nelle mie giunture; avrò un’esistenza breve
nelle loro pupille che mi terranno
e lentamente lasceranno, placide, senza giudicare.
Mi farò elencare dai giardinieri
molti fiori, così che nei frantumi
dei bei nomi propri riporti
un resto qui di quei cento profumi.
E frutti comprerò, frutti dove la terra
si ritrova ancora, fino al cielo.
Grazie Lucia.
Elimina
RispondiEliminaChé la capivi tu, la pienezza dei frutti.
Li posavi su piatti innanzi a te
e controbilanciavi con colori il loro peso.
E come frutti vedevi anche le donne
e così vedevi i bimbi, dall’interno
spinti nelle forme del loro esistere.
E vedevi te stessa infine come un frutto,
ti cavavi fuori dai tuoi vestiti, ti portavi
allo specchio, ti lasciavi andar dentro fino al tuo
sguardo escluso; e questo rimaneva grande innanzi
e non diceva no: «son io», ma: «questo è».
Così privo di curiosità era infine il tuo sguardo
e così senza possesso, di così vera povertà,
che non desiderava più nemmeno te: santo.
Così voglio serbarti, come t’introducevi
nello specchio, profondamente dentro
e via da tutto. Perché vieni diversa?
Perché ti smentisci? Perché vuoi darmi
a intendere che in quelle perle d’ambra
attorno al collo tuo restava un po’ della gravezza
di quel peso che non è mai nell’aldilà
d’immagini pacificate; perché mi mostri
nel tuo contegno un cattivo presagio;
cosa ti muove a esporre i contorni
del tuo corpo come le linee di una mano,
così che io non possa più vederli senza fato?
Vieni qui al lume della candela. Non ho paura
di contemplare i morti. Se vengono,
hanno diritto a soffermarsi
nei nostri occhi quanto le altre cose.
Vieni qui; staremo un poco in quiete.
Osserva questa rosa sul mio scrittoio;
la luce attorno a lei non è precisamente timida
come sopra te? Nemmeno lei potrebbe essere qui.
Nel giardino là fuori, non mischiata con me,
Eliminaavrebbe dovuto rimanere o svanire –
be’, resiste così: cosa conta per lei la mia coscienza?
Non spaventarti se adesso comprendo, ah,
ecco che sale in me: non posso altrimenti,
devo comprendere, anche a costo di morirne.
Comprendere che sei qui. Comprendo.
Proprio come a tentoni un cieco comprende una cosa,
io sento la tua sorte e non so darle nome.
Lamentiamo insieme che uno ti abbia
presa dal tuo specchio. Puoi ancora piangere?
Non puoi. L’afflusso potente delle tue lacrime
l’hai trasformato nel tuo maturo contemplare,
e stavi per convertire così
ogni tuo umore in una forte esistenza
che cresce e circola, in equilibrio e alla cieca.
Allora ti strappò un caso, il tuo ultimo caso
ti strappò indietro dal tuo progresso estremo
giù in un mondo dove gli umori vogliono.
Non ti strappò interamente; strappò solo un pezzo
dapprima, ma allorché attorno a quel pezzo la realtà
aumentò di giorno in giorno sino a renderlo pesante,
tu avesti bisogno di te intera: allora reagisti
e ti staccasti a frammenti dalla legge
con fatica, perché avevi bisogno di te. Allora
ti sgombrasti e dissotterrasti dal caldo humus notturno
del tuo cuore i semi ancora verdi
da cui sarebbe germogliata la tua morte: la tua,
tua propria morte, corrispondente alla tua propria vita.
E li mangiasti, i chicchi della morte tua,
come tutti gli altri, mangiasti i suoi chicchi,
e ti restò un sapore di dolcezza
che non supponevi, ti vennero labbra dolci –
tu, ch’eri dolce già dentro nei sensi.
Oh, lamentiamo. Sai come il tuo sangue
tornò esitante e controvoglia da una circolazione
senza pari allorché lo richiamasti?
Come ricominciò confuso il piccol circolo
del corpo; come entrò pieno di sospetto
e di stupore nella placenta
e fu improvvisamente stanco di quel lungo ritorno.
Vorrei gettare la mia voce come
Eliminaun panno sui cocci della morte tua
e tirarla con violenza finché va in brandelli,
e tutto quanto dico dovrebbe così
andare e congelare avvolto negli stracci di questa voce –
si restasse al lamento. Ma adesso accuso:
non quell’uno che ti ritrasse da te
(non arrivo a distinguerlo, è come tutti),
ma tutti accuso nella sua persona: il maschio.
Se in qualche parte affiora dal profondo
un tratto di me bambino che ancora non conosco,
forse il tratto più essenziale e puro della mia infanzia –
non voglio saperlo. Un angelo voglio
farne senza neanche guardare,
e lo voglio lanciare nella prima fila
di angeli clamanti che ricordano Dio.
Ché questo soffrire dura già da troppo,
e nessuno ne è capace; è troppo gravoso per noi,
il soffrire arruffato del falso amore che,
poggiando su prescrizione come su abitudine,
dice di essere un diritto e prolifera dal torto.
Dov’è un maschio che ha diritto al possesso?
Chi può possedere ciò che non tiene se stesso,
ciò che di tempo in tempo solo si prende felicemente
al volo e si ributta lì come un bimbo la palla?
Quanto poco l’ammiraglio può fissare
una nike alla prua della nave
quando la levità segreta del suo nume
la leva via di colpo nel chiaro vento marino,
altrettanto poco può uno di noi chiamare
la donna che non ci scorge più e
prosegue su una striscia sottile della sua
esistenza come per un miracolo, senza infortuni –
a meno che non si abbia vocazione e gusto della colpa.
Ché questo è colpa, se c’è una qualche colpa:
non arricchire la libertà della persona amata
di tutta la libertà che uno procura in sé.
Noi abbiamo, quando amiamo, appunto solo questo:
lasciar l’un l’altro a sé; ché il tenerci
ci risulta facile e non è neanche da imparare.
Ci sei ancora? In che angolo sei?
Hai saputo così tanto di tutto ciò
e così tanto hai potuto, allorché te ne andasti
aperta a tutto come un giorno che spunta.
Le donne soffrono: amare significa esser soli,
e gli artisti intuiscono talvolta nel lavoro
che devono trasformare quando amano.
Cominciasti entrambi; entrambi sono in ciò
che una gloria ora ti toglie sfigurandolo.
Ah, eri lungi da ogni gloria. Eri
inappariscente; avevi sommessamente raccolto in te
la tua bellezza come si tira dentro
una bandiera al grigio mattino di un giorno feriale,
e volevi null’altro che un lungo lavoro –
che non è compiuto, tuttavia non compiuto.
Se ci sei ancora, se in questo buio
c’è ancora un posto dove il tuo spirito
delicato vibri alle piatte ombre sonore
che una voce, solitaria nella notte,
suscita nella corrente di un’alta stanza –
allora ascoltami: aiutami. Vedi, noi scivoliamo così,
senza sapere quando, dal nostro progresso giù
in qualcosa che non supponiamo; lì dentro
c’impigliamo come in sogno
e lì dentro moriamo senza destarci.
Nessuno è più avanti. A chiunque ha sollevato
il proprio sangue in un’opera che diviene lunga
può capitare di non più tenerlo alto
e ch’esso segua il peso suo, senza valore.
Da qualche parte infatti c’è un’antica ostilità
tra la vita e il gran lavoro.
A che la riconosca e dica: aiutami.
Non tornare. Se lo sopporti, sii
morta tra i morti. I morti hanno molto da fare.
Ma aiutami lo stesso senza dover distrarti,
come mi aiuta a volte quello ch’è più lontano: in me.
Oh è finita.... Ci sei ancora? Hai ancora occhi per leggere?
EliminaGrazie per la pazienza...ma era Rilke!!!!!
Bacio Gus.
Il dolore può annientare la ragione. Hai detto bene, Gus, purtroppo oggi è sempre più diffuso.
RispondiEliminaBuona notte.
sinforosa
Il dolore annienta la ragione, la stronzaggine l'elimina.
EliminaPerché lo stronzo è anche egoista, narcisista, esibizionista.
La stronzaggine è più diffusa del dolore. Ci sono molti che vedono lo stronzo come un'autorità che può offendere e non rispettare le regole come i Punkabbestia.
Se posso permettermi pure tu sei un po' stronzo. Prova a negare se hai il coraggio
EliminaAulenti fragranze di stronzo.
EliminaSi, pure. Non saprei chi scegliere
EliminaAh ben detto. Grande 🙄
RispondiEliminaUhm...Individuo in aperto contrasto con le regole e lo stile di vita della società consumistica, spesso senza lavoro né domicilio stabile, dai comportamenti aggressivi e dall'abbigliamento eccentrico ispirato a quello dei punk inglesi degli anni Settanta del Novecento.
RispondiEliminaNo dai Gus io non sono proprio così. Se mi incazzo, spesso e' per giusta causa. Eccecavolo, dai. Iscriviti e leggi su fb: mi vogliono bene tutti (gli ometti no)
Ps hai notato che da Fulvio qualcunA vuole incolpare me per i commenti anonimi?
Lo stronzo-A si riconosce subito. È come il male...molto banale. (Fa rima)
Non mi interesso di quello che accade negli altri blog.
EliminaNotte gus.
RispondiEliminaSinforosa c vive a torino?
In Ufficio avevo preparato alla perfezione una pratica per prorogare l'assunzione di una ragazza. Il Presidente presentò il tutto in una seduta del CdA e un consigliere esclamò: "Non può essere legittima perché "gus" si scopa Annetta. Io ero già sposato, quella ragazza era felicemente fidanzata, lui, lo stronzo, la tormentava con proposte indecenti. Si è vendicato. Io l'ho saputo dopo qualche mese, l'ho incontrato per strada e gli ho detto: "Lo sai che mi fai pena?"
RispondiEliminaIo reagisco così alle cattiverie, fai anche tu così se le ricevi.
Domanda o affermazione?
RispondiEliminaMa perché, gus, io credo di più al presidente?
Perdonami. 😐
Il presidente era favorevole alla proroga, il consigliere, e sai perché, era contrario.
EliminaA chi credi tu, dei tre, a me non interessa. Io di quello che faccio rendo conto solo alla mia coscienza.
Domanda o affermazione?
RispondiEliminaMa perché, gus, io credo di più al presidente?
Perdonami. 😐
Ho raccontato un'esperienza. Mi sembra chiaramente. Per quale oscuro motivo non dovresti crederci?
EliminaIo reagisco così alle cattiverie, fai anche tu così se le ricevi, questa era una affermazione?
EliminaIn generale non mi fido di nessuno,in primis degli uomini. Pero' ho scelto e sempre lasciato fare fino a quando sono stata delusa. Poi stop. Sinceramente non perché ho avuto grandi dispiaceri o delusioni...ma ho visto le amiche della mia infanzia quanto hanno sofferto quando sono state lasciate. Eravamo un bel gruppetto di ragazze con sani principi, brave ragazze, sincere, fedeli. Cinque di loro hanno sofferto davvero moltissimo.
EliminaUna, ha tentato il suicidio due volte.
Gus....mi conosco e riconosco che è un mio grosso limite, ma non ci posso fare nulla. Tuttavia conosco benissimo la mia grande capacità di amare. Anche se non sembra. Anch'io credo di essere stata amata, ho sempre avuto diversi corteggiatori. Non è difficile avere un uomo. L'importante per me era mantenere sempre quell'amore di cui io sono capace.
Nel tempo poi si sono esaurite quelle poche energie che avevo e ho fatto delle precise scelte. Avevo 26 anni...e mi arrabbiai molto quando, due anni prima, mia madre mi compro' un corredo da sposa costosissimo. Lei ci rimase male.
Sono strana, sono una solitaria,...molto indipendente, coraggiosa, generosa e altruista a distanza. Non scendo a compromessi, e soprattutto sono troppo sensibile per non capire o comprendere.
Comando io da sempre... 😊 e, egoisticamente, un poco mi dispiace
Non so quanto un vero uomo avrebbe resistito con me....la suocera poi 🙄 Chissa' perché credo che non saremmo mai andate d'accordo. 😯
E sinceramente non mi è mai mancato un uomo. Nemmeno sessualmente.
EliminaSei molto dolce.
EliminaCiao.
A volte mi sorprendi, Gus. Avrei pensato di tutto (quasi tutto), ma non che mi consideri una persona dolce.
RispondiEliminaPenso che tu abbia una spiccata sensibilità...l'ho scritto più volte e lo confermo...però non hai "cuore". In te prevale la mente. Nulla di male sai, non è un rimprovero. Infondo chi sono io per giudicare? 🙄
Io non ho paura...e non morirò nel silenzio. Il tribunale ecclesiastico, ma non solo, ad esempio, ha un modo tutto suo per sentenziare i preti pedofili, e non solo, ma pure i morti santi.
Gusssino gli antidepressivi fanno dormire i seroinergi no ciao
RispondiEliminaSono gli ipnotici che fanno dormire, mentre gli antidepressivi danno una stimolazione.
EliminaUn collega d'ufficio prendeva l'ipnotico la mattina e in ufficio dormiva anche in piedi, e la sera dopo l'antidepressivo restava sveglio tutta la notte.
Non solo. In questo capitolo verranno discussi la natura dell’ansia e i
Eliminafarmaci utilizzati per il suo trattamento (farmaci ansiolitici)
e quelli per l’insonnia (farmaci ipnotici). Storicamente vi è
stata sovrapposizione tra questi due gruppi di farmaci, dal
momento che i farmaci ansiolitici di vecchio tipo spesso
causavano un certo grado di sedazione e di sonnolenza. I
farmaci ansiolitici più recenti hanno effetti sedativi molto
minori e sono stati introdotti nuovi farmaci ipnotici privi di
effetti ansiolitici specifici. Molti dei farmaci oggi utilizzati per
il trattamento dell’ansia erano stati sviluppati per il tratta-
mento di altre patologie come la depressione e l’epilessia, per
le quali sono tuttora impiegati. Di seguito ci concentreremo
sul loro uso come ansiolitici. Tra i farmaci ansiolitici/ipnotici
classici, il gruppo più importante è rappresentato dalle ben-
zodiazepine.
Antidepressivi serotoninergici
EliminaIl tipo più recente e più popolare di farmaci antidepressivi è rappresentato dagli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), in grado di aumentare i livelli di questo neurotrasmettitore. Tra gli SSRI troviamo:
Eliminafluoxetina (Prozac®),
citalopram (Elopram®, Seropram®),
sertralina (Zoloft®)
E io cosa ho detto?
EliminaIl prozac non va bene. Mia madre prende efexor 75.
Lo Zoloft va bene. Poi dipende...
Non ho una cultura su questi farmaci. Nelle nevrosi coesistono ansia e depressione e la cura è difficile. Un po' meno che il medico riesce a capire il disagio che causa la nevrosi.
EliminaGusssino gli antidepressivi fanno dormire i seroinergi no ciao
RispondiEliminaCome vuoi tu.
EliminaDovresti guardare il film di stasera, è iniziato se un po' cercalo. Il titolo "effetti collaterali " con la bravissima Rooney Mara. Grande attrice.
RispondiEliminaPs Sai che da giorni sto cercando il thriller "la casa dalle finestre che ridono" e non lo trovo...
Cercare dove?
EliminaNo Gus non era quello che dicevo io.
EliminaSi il titolo è quello ma non è quello che sto guardando io.
EliminaNotte
Si, inizia ora su rete quattto. Ho sbagliato a leggere l'orario
EliminaHo visto "l'Attesa" tratto da Pirandello. La Sicilia ha un fascino particolare e anche il film è misterioso nella sua chiarezza.
EliminaLa Sicilia
EliminaPirandello
Fellini
Sorrentino
Messina
Sono in buona compagnia.
Msi sentito la pirateria informatica?...cercalo li. Ahah scherzo.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il post ripeto non sono gli accadimenti esterni ma è come e da chi vengono recepiti da interiorità e backgroind.
RispondiEliminaPer quanto riguarda i commenti li ho letti con molto interesse.
non vi conosco e mi sento un cgnolino che sta marcando il territorio, pur avendo l'indole della gatta.