sabato, giugno 25, 2016

Per me ci vuole il senso del samaritano

 
 
 


 
 

Attraverso l'altro noi gettiamo il nostro ponte, dando legittimità e pienezza alla nostra soggettività.

Un uomo incapace di attraversare se stesso mediante gli altri è sterile.

Attraversare l'altro non vuol dire toccarlo

ma nutrire un interesse sentito per la qualità della sua interiorità.

Significa partecipare al suo disagio, alla sua felicità, alle sue problematiche.

In questo facciamo un regalo a noi stessi attraverso l'altro perché scacciamo la nostra solitudine interiore semplicemente ascoltando.

Ascoltare è tenere le orecchie aperte all'esterno e nel fare questo allontaniamo il rumore assordante del nostro silenzio, che è quello che ci svuota di senso.

Non so se ognuno di noi possa pensarsi persona compiuta.

Ma io credo che questa possa esserne una direzione.

L'apparenza parla di riempimento di vuoti.

Riuscire a dare alloggio agli altri è qualcosa che regala a se stessi una grande ospitalità d'animo.

Per me ci vuole il senso del samaritano.

Lo so, è difficile, intanto facciamone un Valore contro chi vuol educare l'uomo all'egoismo, l'uomo che deve battere un altro uomo.

Il distacco è la forza del Signore che agisce servendoti di te.

Teresa di Calcutta prima di andare dai malati pregava circa cinque ore.

 

 

 

 

 


9 commenti:

  1. Arriva uno che suona il campanello. Dice che ha fame. Prendi un piatto di pasta e lui lo divora in cucina. Forse è ospitalità.
    L'accoglienza è una cosa ben diversa. Marco viene e mi dice: "Ho fame" Mi hai dato il tuo indirizzo e io sono qui".
    Ero solo e agitato. La ragazza che viene a cucinarmi non era arrivata. L'influenza ti sbatte nel letto. Agitato perché non so cucinare. Stavo preparando l'unica pietanza che so cucinare. Spaghettini all'olio. Marco mi chiede perché non mangio qualcosa di meglio. Gli spiego tutto e lui dice che può aiutarmi. Mi chiede 10 euro e torna con sfoglie di pasta, prosciutto cotto e mozzarella fresca. A Marco piace la sfogliata. Mi consiglia di fare una passeggiata perché lui deve lavorare con il forno. Mi dice di tornare a una certa ora quando tutto è pronto.
    Fatto. La bottiglia di Montepulciano la metto io, il timballo ha la temperatura giusta. Buonissimo. Mai mangiato così bene. Vado un attimo in bagno, torno nella sala da pranzo e Marco non c'è più.

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  2. Bellissimo post. Ritrovo me stessa nella lettera di San Paolo che dice: "... o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù".
    Immaginati il mondo come un’immensa pianura e, in questa immensa pianura, un immenso stuolo di ditte, di imprese edili, particolarmente allenate a far strade e ponti. Tutte nel loro angolo, dal loro angolo cercano di lanciare, fra il punto in cui sono, che vivono, e il cielo trapuntato di stelle, un ponte che colleghi i due termini, secondo l’immagine di Victor Hugo nella sua bella poesia di Les contemplations intitolata «Le Pont». Vi si immagina, seduto sulla spiaggia di notte, una notte stellata, un individuo, un uomo che guarda, fissa la stella più grossa, apparentemente più vicina, e pensa alle migliaia e migliaia di archi che occorrerebbe erigere per costruire questo ponte, un ponte mai definibile, mai completamente operabile. Immaginatevi, dunque, questa pianura immensa, tutta gremita di tentativi di gruppi grossi e piccoli, o anche solitari, come nell’immagine di Victor Hugo, ognuno attuando il suo disegno immaginato, fantasticato. Improvvisamente s’ode nell’immensa pianura una voce potente, che dice: «Fermatevi! Fermatevi tutti!». E tutti gli operai, gli ingegneri, gli architetti sospendono il lavoro e guardano dalla parte da cui è venuta la voce: è un uomo, che alzando il braccio continua: «Siete grandi, siete nobili nel vostro sforzo, ma questo vostro tentativo, pur grande e nobile, rimane triste, per cui tanti vi rinunciano e non ci pensano più, e diventano indifferenti; è grande, ma triste, perché non opera mai il termine, non riesce mai ad andare al fondo. Ne siete incapaci perché siete impotenti a questo scopo. C’è una sproporzione non colmabile tra voi e la stella ultima del cielo, tra voi e Dio. Non potete immaginarvi il Mistero. Ora, lasciate il vostro lavoro così faticoso e ingrato, venite dietro di me: io vi costruirò questo ponte, anzi io sono questo ponte! Perché io sono la via, la verità, la vita!». Buonanotte, buona visione della partita e Bacio.

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  3. “Attraversare l'altro non vuol dire toccarlo,ma nutrire un interesse sentito per la qualità della sua interiorità”,
    Tu ti riferisci credo dare ospitalità al Signore, facendo spazio dentro di te a Lui, Essere grembo di Dio.
    Questa accoglienza, ti riporta ad accoglier l’altro, il tuo prossimo, che significa anche “toccarlo” perché solo il Contatto dei cuori può fare Il miracolo che sostenga il ponte, le sponde devono poggiare, su forti e robuste fondamenta, e questo avviene, compiendo una missione, costruendo qualcosa che, pur rispettando le identità delle sponde, le unisca attraverso qualcosa di nuovo, qualcuno di nuovo.
    Grazie August. Buon lavoro di costruzione!
    Dani

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    1. Un ponte tra un cuore e quello di un altro.
      Ciao Dani.

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  4. corposo sta al porto di..."ciccione?" Avrebbe più sento nel blog precedente, ma mi è piaciuto e l'ho copiato...è del Giuss! Bacio

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  5. Amo i ponti...
    Speriamo però che non siano come quello di Calatrava...che tra l'altro ammiro molto.
    Abbraccio e buon Lunedì, ciao!

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  6. No, non è un ponte dell'amore.
    Grazie Pia.
    Ciao.

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