martedì, ottobre 23, 2018

Il linguaggio atrofizzato







Tempo fa Giorgio Napolitano in occasione della Festa della Repubblica disse che In Italia c'è il rischio di una "regressione civile".
Parole durissime quelle pronunciate dall' allora Presidente della Repubblica.
Anche i toni erano preoccupati. Alludeva a fatti di cronaca dalla questione dell'immigrazione.  Violenza e insofferenza forte verso "legittime decisioni dello Stato democratico".
Di fronte a tutto questo, Napolitano lanciò un appello: rifondare l'Italia come avvenne nel 1946 quando nacque la Repubblica e il Paese riuscì a ripartire dopo la guerra con "un forte impegno e slancio comune".
Anche io vedo una " regressione civile"  non è latente, ma effettiva, ma di altra natura.
Dopo di che i limiti da superare sono sempre quelli degli altri, che siamo così bravi ad individuare secondo il nostro metro di giudizio, le nostre sensazioni, la nostra esperienza.
IL primo limite è quello del linguaggio, che descrive, rappresenta, raffigura, circoscrive.
E uscire dai limiti del proprio linguaggio temo sia una missione impossibile: il mio linguaggio, come il tuo linguaggio e quello di chiunque altro, mi rappresenta, è il mio senso, il mio mondo, il mio sguardo su cose e persone.
Ma il linguaggio è un mezzo imperfetto.
E la comunicazione conseguente è limitata in sé e arriva all'altro filtrata dal suo linguaggio, dalla sua esperienza, dal suo mondo.
Quando poi abbiamo a disposizione solo il linguaggio verbale scritto, senza scomodare citazioni, la limitazione è ancora più forte. In ogni messaggio di tipo verbale non solo vengono veicolati una molteplicità di significati, ma il processo di decodifica non è meccanico, ma si realizza attraverso un processo interpretativo in cui entrano in gioco numerosissimi fattori, il contesto, la conoscenza, l'emotività, l'attenzione.



26 commenti:

  1. Migliore ipotesi per questa immagine: pittura francese.

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    1. Ho trovato le informazioni giuste sull'immagine:

      La libertà che guida il popolo
      Storia dell'arte > Artisti



      La Libertà che guida il popolo del Louvre, é un'opera realizzata da Delacroix e ispirata alla rivolta popolare avvenuta a Parigi nel luglio 1830. E' un quadro-manifesto che è diventato il simbolo del Romanticismo e delle sue aspirazioni. I singoli personaggi indicano i diversi ceti sociali.
      La donna con la bandiera ha un carattere di allegoria: indica la patria e insieme la libertà. È una figura classica, ispirata alla Nike o alle divinità greche. Ha una posa esortatrice ed è monumentale anche se in movimento impetuoso. È a metà tra la dea e la donna del popolo; è una figura irreale, indifferente alla morte e alla sofferenza che le sta intorno. Appartiene al mondo delle idee, come lo stesso fatto storico ricondotto a mito.
      Anche gli altri personaggi sono simbolici. Delacroix ha inserito nel quadro due autoritratti. Figura nelle vesti dell'intellettuale col cilindro e il fucile, che rappresenta la borghesia, e in quelle del popolano con la spada sguainata e i lineamenti alterati in modo eccessivo: quest'ultima è una figura diabolica, simbolo di violenza e sete di distruzione. È molto vicino ai personaggi grotteschi e diabolici di Goya.
      Davanti a loro c'è il ragazzo che guarda la libertà, simbolo di fede negli ideali, e a destra il monello rappresenta il coraggio. In primo piano la morte, indicata dai cadaveri.
      Tra i personaggi non c'è dialogo, sono tutte figure isolate, ritagliate, che sottolineano il loro carattere simbolico.

      Sia nella composizione piramidale che per alcune citazioni (cadaveri, travi sconnesse, figura culminante che agita qualcosa) esiste un chiaro riferimento alla Medusa di Géricault, di cui vuole essere un omaggio.
      Ma, rispetto all'opera dell'altro grante artista suo amico, c'è un rovesciamento del moto, che anzichè sfondare in profondità come nella Medusa, qui spicca in avanti verso il primo piano, investendo lo spettatore.


      Approfondimenti:Delacroix, pittura, rivoluzione, popolo, tema sociale, .
      Stile:Romanticismo, Ottocento.
      Per saperne di più sulla città di: Parigi, Louvre


      https://www.geometriefluide.com/pagina.asp?cat=delacroix&prod=liberta-popolo

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  2. Rifondare l'Italia è un'impresa eccezionale, anche se noi stessi, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa.
    Il linguaggio è purtroppo imperfetto, come sottolinei tu: spesso si generano involontariamente incomprensioni.

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    1. Per riformare l'Italia ci vorrebbero davvero delle mani sante e possibilmente non favorevoli alle lobbies.
      Ad esempio servirebbe una vera riforma della giustizia, una miglior applicazione delle leggi, l'eliminazione di leggi desuete.
      Poi sì, ci vorrebbe più senso civico, umanità e rispetto da parte della cittadinanza. Ma sarebbero traguardi più facili da conseguire con uno Stato che cambia finalmente (attenzione, cambiare non significa diventare perfetto).
      Ma gli italiani, che vogliono cambiare tutto perché non cambi niente, cosa direbbero?

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    2. In Napolitano ho visto molto qualunquismo e attaccamento alla sua poltrona presidenziale.
      Riki, Napolitano era un uomo di spicco del PCI e mi sarei aspettato un comportamento democratico.
      La chiamata di Monti del 2011 fu un vero golpe e un asservimento alle Banche.

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  3. Il linguaggio è imperfetto, soprattutto quello scritto, per questo è consigliata cautela.
    sinforosa

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    1. Il nostro vocabolario diventa molto limitato e i sentimenti si esprimono con i grugniti.

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  4. La comunicazione è una delle costruzioni più complesse che l’uomo ha inventato perché non è formata solo da un linguaggio verbale, ma da un processo mentale che implica la creazione di concetti da esprimere verbalmente, dalla loro interpretazione e dal contesto non verbale che c’è attorno all’atto comunicativo.
    Il fatto che in questi anni sia aumentato il numero di persone che non legge, che ha una forte dipendenza da mezzi di comunicazione passivanti, che sceglie volontariamente di non informarsi e restare ignorante ha fatto sì che il nostro sistema linguistico e comunicativo andasse impoverendosi con tutte le conseguenze orribili del caso.
    Mettici anche che spesso la comunicazione è usata in modo sbagliato magari per fornire informazioni false (le famose notizie bufala) o per creare “involontari” equivoci o per mettere in cattiva luce qualcuno, è chiaro che il complesso costrutto comunicativo ne risente e spesso diventa un mezzo usato male.
    Non c’è inoltre più l’uso di un linguaggio “convenzionale”, là dove per me convenzionale significa “comprensibile da tutti”: troppe persone che non studiano, troppi dialettismi, troppa ignoranza (ripeto, l’ignoranza fa male), troppi linguaggi da sms o social che purtroppo fra noi ragazzi (e anche fra molti adulti) spopola e si perde quella capacità di esprimersi in modo adeguato rispetto al contesto e alla situazione.
    Ciao Gus!

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    1. La problematica linguaggio è stata analizzata nei minimi particolari.
      Concordo Morgana.

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  5. Sinforosa, non sono d'accordo con quanto affermi, il linguaggio scritto è il linguaggio perfetto per eccellenza perché per utilizzarlo occorre conoscere bene le regole della comunicazione, perché richiede un processo di maggiore attenzione tra la formulazione del pensiero e la stesura del testo e soprattutto perché non dà adito a equivoci e incomprensioni.
    Ciò che uno scrive è esattamente ciò che pensa.
    Non a caso di dice: verba volant, scripta manent.
    Poi uno se la può raccontare come vuole, beninteso.

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    1. Perdonami Morgana, mi sono espressa male, sovente sono eccessivamente sintetica.
      Il linguaggio scritto, proprio perché non è supportato da espressioni del viso, da posture o da tonalità diverse della voce, è un linguaggio molto più difficile da utilizzare e sovente, per non dire quasi sempre, soprattutto in rete, è espresso in modo inadeguato e per questo risulta il più delle volte imperfetto o addirittura errato nella sua formulazione (verbi, accenti,punteggiature....). Ecco allora il mio appello alla cautela nel suo uso, soprattutto quando lo si utilizza per criticare, per andare contro, eccetera. Grazie per avermi spronato alla puntualizzazione (anche se chi mi conosce sa che nei miei post ho parlato sovente di linguaggio verbale e non).
      sinforosa

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    2. Morgana, il pensiero a volte è fatto di sensazioni che solo chi ha un vocabolario ampio riesce a descriverlo con lo scritto, che somiglia sempre di più a un sms.
      Ciao.

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    3. Sinforosa, una regressione civile che non è di destra o di sinistra (ma cos'è la destra, cos'è la sinistra, cantava il profetico Gaber), ma è una regressione dell'italiano, dell'uomo.

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    4. Il ruolo fondamentale svolto dalla comunicazione non verbale nel processo comunicativo è ormai ampiamente condiviso e dimostrato, per quanto non si possa parlare ancora di un sistema teorico consolidato. Attraverso il linguaggio non verbale avviene una trasmissione d’informazioni tramite strumenti d’interazione diversi da quelli previsti dal linguaggio verbale, parlato o scritto, e che queste informazioni si rivelano particolarmente rilevanti della decodifica del messaggio da parte del destinatario e/o ricevente. La comunicazione verbale e la comunicazione non verbale sono pertanto riconosciute dipendenti e interagenti nell’ambito di uno stesso processo comunicativo.
      Secondo Lowen (1958) l’individuo parla più chiaramente con il movimento, con la postura, con l’atteggiamento mimico e prossemico che con le parole, esprimendosi in un linguaggio che anticipa e trascende l’espressione verbale.
      A proposito della comunicazione di stati emotivi e di atteggiamenti (amicizia, disponibilità, affidabilità, propensione, ecc. e relativi contrari), le ricerche hanno evidenziato che la comunicazione non verbale risulta più efficace e significativa della comunicazione verbale. Gli studi di Argyle et Al. (1970) hanno dimostrato che gli indici non verbali influenzano ad un livello particolarmente significativo i giudizi di atteggiamenti come l’inferiorità/superiorità, l’amicizia/ostilità, molto di più degli indici verbali.

      Nel linguaggio non verbale giocano un ruolo importante: il volto (la mimica), lo sguardo, la postura, l’orientamento spaziale, la distanza interpersonale, il contatto corporeo, i movimenti del corpo, la gestualità, la voce, gli elementi paralinguistici, l’aspetto esteriore.



      http://www.psicologiadellavoro.org/?q=content/teorie-e-modelli-del-counseling-la-comunicazione-non-verbale

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    5. Come riporta Bauman nel suo Paura liquida, quando il vicino diventa immediatamente raggiungibile con un clic, egli in realtà sprofonda in una distanza incolmabile.
      Possiamo quindi parlare di una nuova “solitudine da social network”, fatta di “condivisioni” pubbliche ed “amicizie” virtuali, che risultano, da sole, profondamente insignificanti.

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    6. Lucia NadalaCanto la vita - 25 minuti fa
      *Ti avevo regalato un cilindro bianco.* *Quando l'ho visto nella vetrina del cartolaio ho subito pensato che ti sarebbe piaciuto: era un caleidoscopio.L'ho tenuto come uno sguardo tuo, di quelli intensi pieni d'amore che tu sapevi fare benissimo!* *Ricordare questo è una cosa da batticuore, come la tua vita.* *La luce non andava a prendere i cristalli prigionieri ma l'immagine che si componeva.* *Si vedeva danzare, scomposti e moltiplicati i libri sparsi in giro, un angolo del tavolo, il biondo di una lampada. E girando il cilindro si capovolgeva quel mondo di schegge disperse.

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  6. Lucia il tuo post non è visibile. Questo è l'inizio che ho visto nell'elenco di lettura.
    Bacio.

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  7. Cultura e istruzione sono tutto. Evolvono pensiero e animo, istigano al confronto e al rispetto, esaltano ed affinano il buon senso. Scambio e comunicazione, tramite scrittura, parole, gesti e toni, fanno di noi esseri umani.
    Quando viene meno il contraddittorio ed il reciproco ascolto, ecco che si scade ad esseri primitivi.

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    1. Dipende dal tipo di cultura e istruzione. Il rispetto degli altri, di quelli con colore diverso della pelle, con desiderio sessuale soggettivo, Franco, dove si insegna?
      Nella famiglia, nella scuola, nei luoghi di lavoro?

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    2. Forse dipende da un altra scuola di pensiero.
      Forse sarà che l'uomo di troppa cultura (non saccente) se non indirizza il suo sapere per il bene comune mi sta antipatico.
      Mi spiego meglio:alcuni nostri.. culturati non comprendono il passaggio tra il dire e il fare. O peggio ancora, spesso sono .. condizionati da intrighi di potere (ma anche no), e se fossero conditi, talvolta, da una buona dose di azione e... sentimento generoso potrebbero piacere davvero tanto a tutti. Ma l'ego di alcuni, oggi, rimane solo nel piacere di ascoltarsi. Ovviamente ci sono culture e culture. Per questo e altro l'Italia sta affogando.
      Ps non cancellarmi prometto che faccio la brava.
      Scusa ma vorrei togliere questo coso giallo e cuoricino ma non vedo più il mio follewer.... Appare e spare. Boh.

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    3. Puoi lasciare il cuoricino. Il tuo segui è bloccato. Appare perché con ABP vorrei eliminarlo ma non ci riesco.

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    4. Grazie, ma sono attaccati insieme. Come noi: vicini ma troppo lontani Scherzo 😐

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    5. Potresti essere vicina, ma la tua diffidenza ti fa restare lontana.

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  8. La comunicazione è sempre un po' forzata, forse è inevitabile. Io posso esprimere il mio sentire ma non è detto che arrivi così com'è a chiunque mi ascolti. Più spesso capita che non arrivi proprio, che si fermi da dove è partito.
    Il linguaggio è limitante.

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  9. Proprio perché si vive di interpretazioni io credo che non sia il linguaggio imperfetto; lo siamo noi. Se io scrivo "Ciao", la parola significa "Ciao", ma poi sei tu a leggerlo come decidi tu.
    Pensando che sia un addio, che sia un bentornato, che sia un punto o un inizio :)

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    1. Un ciao, pronunciato o scritto, non dovrebbe creare problemi. E' un'emozione forte che se provi a scriverla non dà l'idea di un cuore in tumulto il vero fallimento del linguaggio carente.

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