martedì, maggio 22, 2018

L'intellettuale





L'intellettuale è colui che, in un corpo a corpo tra esistenza e idealità, rischia un giudizio storico calato nella vita del proprio Paese.
Un giudizio che quando è autentico confina l'intellettuale in una scomoda solitudine.
Intellettuali sono stati Gobetti, Gramsci, Testori e Pasolini.
Pasolini è il grande diagnostico della rivoluzione antropologica in Italia, quella rivoluzione per cui dalla metà degli anni 50 alla metà degli anni 60 avviene un passaggio velocissimo da un mondo tradizionale fondato su una concezione umanistica e solidale a un altro in cui trionfano egoismo, apparenza, vuoto morale.
E' il mondo del Nuovo Potere che nella sua ingannevole tolleranza persegue un'omologazione generalizzata.

2 commenti:

  1. Libertà


    Fatemi tutto

    ma permettetemi di pensare

    Lasciatemi almeno la possibilità

    di credere nelle mie convinzioni

    e non imbrigliate il mustang

    che mi conduce nella prateria sconfinata




    Levatemi la patente

    ma concedetemi di poter viaggiare con la mente

    Anche senza carburante

    mi sposterò ugualmente

    La sorte mi ha tarpato le ali

    ma chiudo gli occhi

    e scendo ad ogni stazione




    Ogni luogo non ha segreti

    in un niente sono a levante come a ponente

    All'unisono scruto New York, Londra e Pechino

    Non ho bisogno della crociera

    per vedere il blu del mare

    o del volo last minute

    per ammirare il verde dell'Irlanda




    Come un'aquila che, sfrontata,

    lancia la sua sfida dall'alto del cielo

    pronta a carpire la preda

    Così io, reso arido dal fato,

    urlo, in silenzio, il mio esserci

    E la mia voce, benché incruenta,

    arriva all'osso prima che alla carne

    E fa pensare...

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  2. Non è Amore. Ma in che misura è mia
    colpa il non fare dei miei affetti
    Amore? Molta colpa, sia
    pure, se potrei d'una pazza purezza,
    d'una cieca pietà vivere giorno
    per giorno... Dare scandalo di mitezza.
    Ma la violenza in cui mi frastorno,
    dei sensi, dell'intelletto, da anni,
    era la sola strada. Intorno
    a me alle origini c'era, degli inganni
    istituiti, delle dovute illusioni,
    solo la Lingua: che i primi affanni
    di un bambino, le preumane passioni,
    già impure, non esprimeva. E poi
    quando adolescente nella nazione
    conobbi altro che non fosse la gioia
    del vivere infantile - in una patria
    provinciale, ma per me assoluta, eroica -
    fu l'anarchia. Nella nuova e già grama
    borghesia d'una provincia senza purezza,
    il primo apparire dell'Europa
    fu per me apprendistato all'uso più
    puro dell'espressione, che la scarsezza
    della fede d'una classe morente
    risarcisse con la follia ed i tòpoi
    dell'eleganza: fosse l'indecente
    chiarezza d'una lingua che evidenzia
    la volontà a non essere, incosciente,
    e la cosciente volontà a sussistere
    nel privilegio e nella libertà
    che per Grazia appartengono allo stile.




    (Pier Paolo Pasolini)












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