L'intellettuale è colui che, in un corpo a corpo tra esistenza e idealità, rischia un giudizio storico calato nella vita del proprio Paese.
Un giudizio che quando è autentico confina l'intellettuale in una scomoda solitudine.
Intellettuali sono stati Gobetti, Gramsci, Testori e Pasolini.
Pasolini è il grande diagnostico della rivoluzione antropologica in Italia, quella rivoluzione per cui dalla metà degli anni 50 alla metà degli anni 60 avviene un passaggio velocissimo da un mondo tradizionale fondato su una concezione umanistica e solidale a un altro in cui trionfano egoismo, apparenza, vuoto morale.
E' il mondo del Nuovo Potere che nella sua ingannevole tolleranza persegue un'omologazione generalizzata.
Un giudizio che quando è autentico confina l'intellettuale in una scomoda solitudine.
Intellettuali sono stati Gobetti, Gramsci, Testori e Pasolini.
Pasolini è il grande diagnostico della rivoluzione antropologica in Italia, quella rivoluzione per cui dalla metà degli anni 50 alla metà degli anni 60 avviene un passaggio velocissimo da un mondo tradizionale fondato su una concezione umanistica e solidale a un altro in cui trionfano egoismo, apparenza, vuoto morale.
E' il mondo del Nuovo Potere che nella sua ingannevole tolleranza persegue un'omologazione generalizzata.
Libertà
RispondiEliminaFatemi tutto
ma permettetemi di pensare
Lasciatemi almeno la possibilità
di credere nelle mie convinzioni
e non imbrigliate il mustang
che mi conduce nella prateria sconfinata
Levatemi la patente
ma concedetemi di poter viaggiare con la mente
Anche senza carburante
mi sposterò ugualmente
La sorte mi ha tarpato le ali
ma chiudo gli occhi
e scendo ad ogni stazione
Ogni luogo non ha segreti
in un niente sono a levante come a ponente
All'unisono scruto New York, Londra e Pechino
Non ho bisogno della crociera
per vedere il blu del mare
o del volo last minute
per ammirare il verde dell'Irlanda
Come un'aquila che, sfrontata,
lancia la sua sfida dall'alto del cielo
pronta a carpire la preda
Così io, reso arido dal fato,
urlo, in silenzio, il mio esserci
E la mia voce, benché incruenta,
arriva all'osso prima che alla carne
E fa pensare...
Non è Amore. Ma in che misura è mia
RispondiEliminacolpa il non fare dei miei affetti
Amore? Molta colpa, sia
pure, se potrei d'una pazza purezza,
d'una cieca pietà vivere giorno
per giorno... Dare scandalo di mitezza.
Ma la violenza in cui mi frastorno,
dei sensi, dell'intelletto, da anni,
era la sola strada. Intorno
a me alle origini c'era, degli inganni
istituiti, delle dovute illusioni,
solo la Lingua: che i primi affanni
di un bambino, le preumane passioni,
già impure, non esprimeva. E poi
quando adolescente nella nazione
conobbi altro che non fosse la gioia
del vivere infantile - in una patria
provinciale, ma per me assoluta, eroica -
fu l'anarchia. Nella nuova e già grama
borghesia d'una provincia senza purezza,
il primo apparire dell'Europa
fu per me apprendistato all'uso più
puro dell'espressione, che la scarsezza
della fede d'una classe morente
risarcisse con la follia ed i tòpoi
dell'eleganza: fosse l'indecente
chiarezza d'una lingua che evidenzia
la volontà a non essere, incosciente,
e la cosciente volontà a sussistere
nel privilegio e nella libertà
che per Grazia appartengono allo stile.
(Pier Paolo Pasolini)