lunedì, maggio 01, 2023

Preferire il tutto al particolare



 

Un post che deve farci riflettere ma ancor più aiutarci a capire che la vita è un lungo cammino e ognuno di noi deve percorrerlo secondo il suo passo, senza forzature, senza farsi condizionare da quelli abituati a volere tutto e subito.
Dimentichiamo troppo spesso che per raggiungere un obiettivo ci vuole tempo e il tempo è diverso da persona a persona. Ma è "colpa" anche degli altri che ci condizionano perché si aspettano quei risultati, se non nell'immediato, comunque in breve, facendo magari confronti con altre persone.
L'immediato toglie anche piacere, relativamente a ciò che inseguiamo e otteniamo, ricordando il noto detto per il quale l'attesa del piacere è la vera essenza del piacere.
L'ho imparato dopo l'incontro con una ragazza che sarebbe diventata mia moglie.
Bisognerebbe sempre fare un passo indietro e guardare il quadro generale della situazione e non il dettaglio momentaneo in cui siamo.
Sia per noi (chi siamo, dove siamo diretti, il tragitto del nostro essere nelle varie situazioni), sia gli altri interposti a noi.
C'è un altro tipo di distacco.
Di fronte all'altro che non hai mai conosciuto oppure che prediligi, i due estremi, quanto più è distinta la coscienza, quanto più capisci che lui è l'altro, tanto più è profondo il nesso che si stabilisce, tanto più i terminali del tuo sguardo colgono i particolari dell'altro.
Quanto meno hai questa percezione della distinzione, tanto più è come se l'altro si sfocasse.
Tant'è vero che giungi fino a dire: "Chissà se è una mia fantasia o se è vero".
È esattamente la posizione di tutta la filosofia contemporanea.
La ragione debole di Vattimo, i sofismi di Eco e l'ultimo nichilismo di Severino sono così.
Tu tra la folla noti un bellissimo volto femminile e ti avvicini per
guardarlo meglio, fino a sfiorare quel viso che è così vicino che vedi solo il naso o il padiglione auricolare, e finisci per non vedere più la ragazza.
Importante è la metafora del porcospino di Schopenhauer.

45 commenti:

  1. Immagine:

    La visione del vero di Pierre-Auguste Renoir.

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  2. Bellissimo post Gus.
    Complimenti.
    Buon primo maggio

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  3. Le cose della vita vanno viste né da troppo vicino né da troppo lontano. Dipende dal momento. Visioni troppo generali o troppo particolari , nel momento o con la luce sbagliata, possono implicare una cattiva messa a fuoco con tutto ciò che consegue.

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    1. Da lontano non si vede né il buono, né il cattivo.
      Serve la giusta distanza.
      Approfondire quello che è difficile, avvicinandoti troppo ti dà una visione distorta del tutto.

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    2. Vattimo era cattolico. Tu sai che l'indagine su Dio è impossibile. Lui si è voluto avvicinare sul Mistero, ha teorizzato idiozie, fino a diventare ateo.

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  4. Bisognerebbe saper passare dal tutto ai particolari e viceversa; dal primo piano allo sfondo e viceversa e poi non è ancora sufficiente per indagare l'animo umano. Bel post, grazie Gus.
    sinforosa

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    1. Il piacere ha sempre un inizio e una fine. Si prende il tempo che serve e non ha età.
      Il piacere è quasi sempre rapportato al tempo. Quando sei bambino ti piace giocare a nascondino o a "luna monta la luna", mentre crescendo, cioè il tempo che passa, scegli altri giochi e interessi diversi.

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  5. Non è facile trovare la giusta distanza. L'avvicinarsi ai particolari non ti fa vedere un viso bello, invece esalta le imperfezioni.
    Grazie Sinfo.
    Ciao.

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  6. Stiamo parlando di un post che mi ha impegnato molto.
    Non è facile dare significati precisi a distacco e a distanza. L'attesa del compimento del desiderio è carica di emotività e permette all'uomo di vivere e non di vegetare. Giustamente l'attesa deve essere collegata a risultati che strada facendo cominci ad ottenere, fino a raggiungere la meta desiderata. I tempi variano, ma se desideri l'incontro con l'amore, il matrimonio, i figli non puoi aspettare fino all'età di 80 anni.

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  7. Non si capisce se, ma immagino di si, quando hai incontrato tua moglie hai rapportato tutto il mondo a sua misura, quindi ti sei sganciato dalla semplice bellezza del suo lobo sinistro per comprendere che quell'essere disegnava tutta la tua vita e il tuo mondo da allora in avanti. Questo è un bel vedere il tutto e rimanere rapiti da un disegno complessivo cui dedicare la vita. La tua futura moglie al centro di ogni disegno. Si chiama amore Gus, ed è splendida consapevolezza.

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  8. Questa visione di insieme è un concetto applicabile a moltissimi aspetti della vita e mi piace. Per esempio, in un momento particolarmente difficile, mi soffermavo troppo sul dettaglio, il tempo mi ha donato la capacità, allontanandomi dal fatto in sé, di guardarlo nel suo insieme e vederlo per ciò che era realmente.

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    1. Di fronte all'altro che non hai mai conosciuto oppure che prediligi, i due estremi, quanto più è distinta la coscienza, quanto più capisci che lui è l'altro, tanto più è profondo il nesso che si stabilisce, tanto più i terminali del tuo sguardo colgono i particolari dell'altro.
      Quanto meno hai questa percezione della distinzione, tanto più è come se l'altro si sfocasse.

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  9. In questo post c'è filosofia, religione, attesa, distacco e distanza.
    Ma è il desiderio che crea la vita. Senza sei uno zombie.
    Il desiderio più impellente è dare e ricevere amore. L'amore è il piacere di stare con una persona. Per farlo devi liberarti dagli egoismi, imparare a capire cosa vuole la persona che ti sta accanto e dargliela prima che te la chieda. Per arrivare a questa maturità serve tempo. L'attesa è bella quando vedi che l'altra ti ascolta, entra dentro di te e tu la fai sentire bene, e lei resta.
    La corsa alla ragazza/ragazzo frenetica ,da impreparati ,brucia tutta l'emozione dell'incontro. Ogni sei mesi si cambia fino ad annoiarti e vedere scomparire il desiderio dell'amore.
    All'amore si sostituisce il sesso che è solo un'attrazione chimica che non coinvolge la persona nell'aspetto importante dell'affettività.

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    1. Ogni volta offrire o fare qualcosa prima che la chieda, mi offre la bellezza del sorriso e della sorpresa. E procura felicità.

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    2. È uno dei tanti automatismi dell'amore.

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    3. Il giudizio sulla realtà senza preconcetti richiede un «distacco da sé», un lavoro faticoso che, nella tradizione religiosa, si chiama ascesi, e che può essere realizzato solo dalla persuasione dell'«amore a noi stessi come destino, come affezione al nostro destino. È questa commozione ultima, è questa emozione suprema che persuade la virtù intera».

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    4. L'ascetismo, o ascèsi, è una pratica che prevede l'abnegazione, l'esercizio continuo delle virtù, e il graduale distacco dal mondo e dai piaceri legati alla vita materiale. Si tratta di una prassi tipica di svariate religioni, culture e correnti di pensiero filosofico, sia laico sia religioso.

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  10. Il particolare serve a colpirmi,(parlo per come sono fatta io), ma poi non mi basta, devo approfondire, riflettere, lasciare sedimentare, valutare, e tutto questo percorso lo faccio con la mente ma soprattutto col cuore. Trovo che con il passare degli anni, si diventa più riflessivi, meno caotici e impulsivi. E questo credo sia importante.
    Grazie August!
    Buona giornata.
    Daniela

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  11. Don Giussani si riferisce all'accanimento della conoscenza, mentre l'uomo dovrebbe pensare al tutto, cioè l'universo infinito e la perfezione
    del cosmo e anche dell'uomo.
    Fa un esempio.
    Tu tra la folla noti un bellissimo volto femminile e ti avvicini per
    guardarlo meglio, fino a sfiorare quel viso che è così vicino che vedi solo il naso o il padiglione auricolare, e finisci per non vedere più la ragazza.
    Ciao Dani.
    Lieta giornata.

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  12. Il tutto però è un insieme di dettagli. Io penso che il problema dell'epoca moderna non sia la "prospettiva dello sguardo", ma sempre il tempo. Non c'è la pazienza di aspettare, di costruire, di ricucire. Sguardi fugaci, rapporti usa e getta.

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    1. Di fronte all'altro che non hai mai conosciuto oppure che prediligi, i due estremi, quanto più è distinta la coscienza, quanto più capisci che lui è l'altro, tanto più è profondo il nesso che si stabilisce, tanto più i terminali del tuo sguardo colgono i particolari dell'altro.
      Quanto meno hai questa percezione della distinzione, tanto più è come se l'altro si sfocasse.

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    2. Forse ti riferisci a questa problematica:

      Anche in questo post tocchi alcuni temi a me molto cari.
      In primis quel "brutto vizio" della società che dà valore alle persone proprio in base al tempo in cui sono raggiunti gli obiettivi: se lo fai sforando un tetto temporale, non sei "bravo". Invece ci sono persone che hanno bisogno di più tempo per completare gli studi universitari, di più tempo per maturare o per fare determinate cose. E allora sì, il rischio di uscire fuori strada e di non raggiungere gli obiettivi c'è, proprio per le pressioni che si creano dall'esterno. Certo questo non significa, a scanso di equivoci, che un ragazzo debba "cazzeggiare", aprendo il libro una volta al mese, o cercando un lavoro solo quando ha compiuto trent'anni.
      Secondo punto: a mio parere la nostra società è comunque sempre più focalizzata sull'immediato. A 18 anni bisogna essere già uomini, maturi, pronti a vivere da soli. Ed è bizzarro pensare che abbiano tolto il servizio militare, quello che in teoria "faceva crescere" tutti. Ma anche quello è un falso mito. Ci sono diciottenni che non possono essere sbattuti in caserma a fare la vita militare, secondo me. Capisco che questa mia posizione possa essere soggetta a critiche, ma io resto convinto che il tempo di crescita sia diverso per tutti. Anzi, paradossalmente una crescita slow può evitare pericolose crisi di mezz'età. Quarantacinquenni che magari a 20 erano già persone iper-responsabilizzate e realizzate professionalmente, ma che ora lasciano la moglie per una ventenne...Naturalmente, sempre a scanso di equivoci, è chiaro che ci sono casi in cui un 18enne sia costretto, dalle difficoltà della vita, a dover crescere "rapidamente", affrontando prove difficili.

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    3. Esattamente. L'immediato, un altro dei mali della nostra società. Che poi è una diretta conseguenza del "tutto, subito!"

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    4. Il *tutto e subito* è una conseguenza del fallimento del rischio educativo.

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  13. Amo moltissimo i quadri di Renoir e gli impressionisti in generale Monet Manet e compagnia bella. L'impressionismo è il mio stile preferito proprio perchè da importanza a quello che il pittore vedeva non nei particolari ma alla luce ed allìimpressione che dava un paesaggio guardandolo nella sua totalità. Sicuramente meglio vedere nella totalità che un singolo particolare che spesso non ti permette nemmeno di capire bene una certa situazione. Buona continuazione di mese di maggio appena iniziato

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  14. Sì, indagare sui particolari impedisce di vedere il tutto.
    Grazie.
    Ciao.

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    1. A me piacciono gli impressionisti, ma amo Modigliani.

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  15. E' tardi. Sono certa che è il particolare che dà un senso al quadro. Domani mi spiegherò meglio. Buona serata caro Gus. Bacio

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    1. Il particolare teologicamente è uno che con il dito indica qualcosa, ma seguitando a guardare il dito, cioè il particolare, tralascia Il Cosmo infinito, non pensa al Mistero e non ha il desiderio che si manifesti.

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    2. La Chiesa ad esempio è persa da tempo infinito nel Particolare, nel numero degli angeli, nei dogmi che si incartano, in transistanzazioni irreali.. non potendo arrivare al Dio Infinito - come nessuno di noi - lo ha frazionato in particelle sempre più minime per renderlo umano, digeribile, accettabile. Vaglielo a speigare al "cristiano tipo" che magari col suo ultimo respiro sparirà del tutto. Mi diventa buddista in un Amen.

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    3. E' da tempo che invece di mettere a fuoco Cristo corrono dietro particolari ininfluenti che creano confusione.

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  16. Per me il distacco è più una tattica di difesa che di conoscenza, ma a volte la prima ha portato alla seconda.

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    1. Teologicamente il distacco è l'abbandono dei piaceri della Terra e il desiderio dell'immortale. Si chiama ascesi.
      Quello che hai scritto può essere anche vero, ma ogni mia parola è sempre teologia.

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  17. «Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. – Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l’uno verso l’altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l’uno lontano dall’altro. La distanza media, che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere.
    […] – Con essa il bisogno di calore reciproco viene soddisfatto in modo incompleto, in compenso però non si soffre delle spine altrui. – Colui, però, che possiede molto calore interno preferisce rinunciare alla società, per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli» (A. Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, 1998).

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  18. Il filosofo tedesco utilizzò questa metafora per spiegare la complessità dei rapporti umani. Egli notò che, spesso, spinti dalla necessità, attratti dalla curiosità e dall’interesse, ci avviciniamo troppo alle altre persone senza misurare bene le distanze, finendo per imbatterci nelle loro spine e viceversa. Improvvisamente tutto sembra pericoloso e per non ferirci tendiamo ad allontanarci. Solo allora capiamo che l’importanza del calore altrui è ciò di cui abbiamo bisogno per sfuggire dal freddo della solitudine e che solo con l’esperienza saremo in grado di raggiungere un giusto equilibrio, un compromesso, che possa mettere in accordo i nostri bisogni individuali e quelli degli altri.

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  19. "Tu tra la folla noti un bellissimo volto femminile e ti avvicini per
    guardarlo meglio, fino a sfiorare quel viso che è così vicino che vedi solo il naso o il padiglione auricolare, e finisci per non vedere più la ragazza."

    Vero, esempio perfetto, ma in realtà già quando noti il volto di quella donna osservi un particolare rispetto al tutto, perchè non vieni colpito per esempio dalle sue mani. Io direi che il particolare può colpire e servire ad accentuare il tutto e quindi nel nostro caso, per es. la bellezza, il fascino, la profondità del suo sguardo, la grazia dei suoi movimenti ossia l'insieme di quella ipotetica donna. Ovviamente come in ogni ambito, l'eccesso porta e comporta danni. Voler sezionare il particolare sempre di più porta poi a non vedere più la donna, ma anche un'opera d'arte o una realtà storica, anche nell'insieme e quindi di fatto porta a non sapere più che direzione della nostra vita stiamo prendendo.

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  20. Le persone sono come i quadri se le osservi troppo da vicino perdi alcuni particolari importanti e molte sfumature. L'insieme è completezza.

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    1. L'esempio è calzante. Dobbiamo cercare con insistenza la giusta distanza.

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  21. Hai letto di certo la metafora del porcospino di A. Schopenhauer.
    Se ti avvicini troppo ti pungi.
    Il tuo commento è perfetto.
    Sono metafore usate dalla teologia.
    Dio è tutto quello che Cristo ha detto. Se vuoi approfondire (avvicinarsi troppo) ti imbatti in una intelligenza che per l'uomo è inaccessibile. Non comprendi e diventi ateo. Ad esempio, viene citato Vattimo che era cristiano e ha provato questa esperienza delle spine del porcospino.
    È giusta la tua posizione sull'anima. Dentro di te c'è qualcosa che ti fa credere. Se cerchi la certezza per sostituire la speranza finisci per dubitare dell'immortalità dell'anima e vieni inghiottito dalla morte del corpo.

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  22. Siamo così egoisti che distaccarci da noi stessi per vedere l'insieme diventa un lavoro che richiede un grande impegno.

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  23. È come certi quadri: questo va visto da vicino o da lontano?
    Come diceva Steve Jobs, la vita va proprio guardata all'indietro e tutto valutato con il senno di poi per ottenere tutte le risposte a domande che non ci siamo mai nemmeno posti

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    1. Il senno di poi quando arriva ormai ha già fatto danni.
      La giusta distanza è un pensiero teologico.
      Io ho scritto esempi soggettivi.

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