sabato, gennaio 13, 2018

Teologicamente si chiama cuore







I primi anni che mi sono dedicato alla teologia mi domandavo spesso: “Ma a cosa serve. Non è meglio approfondire i Vangeli?”.
Poi si incomincia a capire il nesso fra le cose e tutto cambia.
Quando mia madre mi trascinava per le parrocchie ad ascoltare la musica polifonica, io andavo malvolentieri perché la musica polifonica mi sembrava un grande guazzabuglio di parole, di note.
Un giorno ho sentito iniziare il Caligaverunt di Da Victoria e appena ha attaccato la seconda voce non ho più percepito la confusione, ho capito cos’era la musica polifonica. E quanto più entravano anche le altre voci, la terza e la quarta voce, tanto più diventava bello. Non era il pasticcio di prima.
La ragione, in senso pieno, può essere descritta come un guardare in opposizione al vedere, secondo la distinzione usata da sant'Agostino. Il guardare è tutto quanto determinato da un'attrattiva, da un'emozione, da uno stupore che fa muovere verso l'oggetto incontrato col desiderio di conoscerlo, disposti a tutto pur di conoscerlo.
Il vedere, al contrario, indica, nell'ambito di questa opposizione, un rapporto alla realtà pre-giudicato, che genera schematizzazioni, irrigidimenti, riduzioni arbitrarie.
Solo chi guarda coglie veramente il reale, cioè vede compiutamente e comprende.
Lo sguardo della ragione riconosce il vero, cioè la corrispondenza tra quello che è proposto e il proprio cuore, tra quello che si incontra e si segue e la natura originale della propria persona.
La ragione conduce l'uomo verso la libertà. La libertà è innanzitutto capacità di una percezione che nasca dal di dentro, determinata da qualcosa che suscita l'interesse dell'io: quel complesso di esigenze e di evidenze che costituiscono il volto originale dell'io, la struttura dell'umana natura. Tale percezione istituisce un paragone tra ciò in cui l'io s’imbatte e ciò che lo costituisce originariamente. E' questo paragone che dà all'uomo la possibilità di cercare la soddisfazione. La percezione che coinvolge l'io è l'inizio della liberazione, perché è l'inizio della ricerca di un modo di rapporto con la realtà che soddisfi, cioè corrisponda, risponda a ciò che pre-occupa l'io, a ciò che teologicamente si chiama cuore.
Post sviluppato da appunti presi nei corsi di CL sul pensiero di Luigi Giussani.







26 commenti:

  1. Interessante, Gus. Molto suggestiva la distinzione tra vedere e guardare.

    Si può dire dunque che il guardare è generato da un desiderio, da un sentimento che proviamo, quindi è appunto libertà perché guardiamo ciò che vogliamo guardare, perché spinti da questo 'motu proprio' generato dai nostri sentimenti.

    RispondiElimina
  2. Guardare è capire il significato ultimo di quello che si vede.

    RispondiElimina
  3. Vediamo tutto ma guardiamo poco. E capiamo ancor meno. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non mi sembra che sia il tuo problema. Forse esageri anche.

      Elimina
  4. Molto bello. Ci vuole una intelligenza superiore per percepire tutto ciò.
    Tipo a me manca. Faccio fatica.
    Sono ancora immatura verso questo aspetto. Sono ancora piena di parole.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diversamente intelligente. Sei attratta da altri argomenti.
      Bacio Anna.

      Elimina
  5. Un po' come sentire e ascoltare. Non è mai la stessa cosa.
    Buon week end Gus.

    RispondiElimina
  6. Ho indagato anche sulla differenza tra sentire ed ascoltare,
    Grazie.
    Sempre il Sole per te.

    RispondiElimina
  7. Avrei detto il contrario: vedere è superficiale, guardare è scrutare a fondo^^

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il guardare è un vedere per conoscere la ragione di una realtà.

      Elimina
  8. Io direi che chi vede percepisce, mentre l’azione del guardare è un poco più fredda. Cerco di spiegarmi meglio, l’azione del guardare implica sforzo e concentrazione, tuttavia non porta a nulla se non si trasforma in atto del vedere. Per farla breve io direi “tutti guardiamo ma pochi sanno vedere”. Ciao Gus e buona serata.
    sinforosa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guardare è il vedere dell'anima.
      Ciao Sinforosa.

      Elimina
  9. Io ti correggerei dicendo che tutti vediamo, insomma quasi tutti, pochi guardano. Guardare, osservare, prestare attenzione ai particolari. Nasce un arricchimento. Ho una memoria fotografica. Quindi guardo, vedo, ricordo mille particolari.

    Vado al tema: il canto. Che cresca la passione per il canto liturgico. Che nasca un desiderio di cantare sempre meglio per accompagnare le nostre messe. E oltre al canto anche le pause di silenzio per meditare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh dimenticavo: buonaserata e bacio

      Elimina
    2. Lucia, tu hai insegnato catechismo e conosci bene quello che ho scritto e ha detto Sant'Agostino.
      Grazie.
      Bacio.

      P.S
      Sono felice quando scrivi.

      Elimina
  10. Non si conosce una realtà se non cogliendone il senso. E' venuto il momento di riconquistare la profondità della ragione, resa oggi pericolosamente superficiale.
    La ragione è quell'originale apertura con cui l'uomo percepisce il senso del reale.
    E non si conosce una realtà se non cogliendone il senso.
    Se ho una macchina e la esamino pezzo per pezzo, fino ai più minuti componenti e non ne capisco il senso, cioè a cosa serve, la sua funzione nella totalità, non posso dire di conoscerla.

    RispondiElimina
  11. Gli amici di Google+:

    Gus O.

    +شــارب ببسي ونايم بتكسي
    Grazie.

    Rispondi

    14 m


    Gus O.

    +Anna Piediscalzi
    Ciao.

    Rispondi

    13 m


    Gus O.

    +Andrzej Stasiak
    Grazie.

    Rispondi

    12 m


    Gus O.

    +Patty
    Grazie.

    Rispondi

    12 m


    Gus O.

    +Maria Clem
    Grazie.

    Rispondi

    11 m


    Gus O.

    +Roberto Troiani
    Grazie.

    Rispondi

    10 m


    Gus O.

    +maria luisa bordoni
    Grazie.

    Rispondi

    10 m


    Gus O.

    +Jennaro Astrologo
    Ciao.

    Rispondi

    9 m

    RispondiElimina
  12. Vediamo come funziona il commento non incorporato.

    RispondiElimina
  13. E' più veloce ma c'è l'ostacolo del terribile codice CAPTCHA.
    No, non si può.

    RispondiElimina
  14. Oggi, mi sento dispettoso.

    RispondiElimina
  15. Metto pure gli anonimi e se mi capita una boltta di culo potrebbe scrivermi anche Vipero, ma quello preferisce le donzelle in fiore :)

    RispondiElimina
  16. ... "perché è l'inizio della ricerca di un modo di rapporto con la realtà che soddisfi, cioè corrisponda"...
    Ma anche no.
    Non si può definire teologicamente cuore, o semplicemente cuore, qualcosa che deve in qualche modo completare o piacevolmente completarci. L’attenzione è osservare in solitudine un cammino, la sola strada vulnerabile al mistero...e nemmeno tanto.
    E' ancora un' attenzione leale intesa come percezione, intuizione,all'atto del predisporsi totalmente a qualcosa che, comunque potrebbe,anche, non dare nemmeno una piccola gioia.
    E' il cuore.

    RispondiElimina
  17. Si parte dal presupposto che nel nostro Io è scritto quello che cerchiamo.
    Quando l'Io si imbatte in quello che vuole l'uomo non sogna più ma vive l'amore di quello che cercava, il cuore ( l'affettività) palpita di gioia.

    RispondiElimina
  18. Oh no. Si muore più spesso di dolore che gioia. Il cuore sente e ne risente ci sono più diavoli che "santi"
    E sono realista non pessimista. Il mio fine cammino non è tanto lontano. Lo so.

    RispondiElimina
  19. Mi piace questa distinzione tra il guardare e il vedere. Personalmente credo che, con la vecchiaia, il guardare a fondo sia diventato il mio scopo principale. Forse il tempo a mia disposizione mi aiuta in questo. Abbraccioooooo siempre

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non farti sfuggire l'occasione.
      Abbraccio.

      Elimina