giovedì, settembre 14, 2023

Il linguaggio è in crisi

 



Qualcuno ha scritto su una rivista che siamo un popolo di anoressici della lingua. La capacità di scrittura e anche di elaborazione del discorso compiuto sembrerebbero in crisi.
Le parole, le frasi, i periodi sono come degli sciancati.
Si scrive e si parla come si pensa.
Se si parla rachitico si pensa così, se si ha in bocca una lingua morta, anche il pensiero non è in buona salute.
Sarà vero?
Direi di sì perché pensare è sempre un'esperienza linguistica.
La povertà di linguaggio determina una sempre minore possibilità di colloquio sia con sé stessi che, soprattutto, con gli altri.
È uno strumento per capirsi e come "colloquio" il linguaggio è essenziale.
Nel parlare insieme l'ascoltare è il presupposto di base e la capacità di ascoltare ha bisogno della parola.
In un tempo di linguaggio povero, stereotipato quello che viene messo in crisi è proprio la capacità di ascolto e di dialogo, la possibilità di capire; il parlare assume sempre più la struttura di un monologo e di un monologo povero in quanto non sufficientemente dotato di parole che riescano ad esprimere le proprie esperienze, i propri sentimenti i propri conflitti, la possibilità di mettersi in discussione.
Montaigne, faceva notare nei suoi saggi, che la preoccupazione principale e l’investimento degli educatori mira solo ad arredare la testa di conoscenze; si ignorano tranquillamente la capacità di giudizio e la virtù. Per questo, secondo il filosofo, è necessario modellare il pensare più che colmare il cervello di dati e di modi espressivi. L’impegnarsi a pensare bene, con rigore e sostanza, che Pascal nei suoi "Pensieri" considerava come il principio della morale.
Per l'anoressia della lingua soprattutto scritta, bisogna tener conto di alcuni fattori come l'età della persona, l'istruzione ricevuta, l'ambiente sociale, familiare, e lavorativo, e infine le letture dell'individuo.
Il cervello può essere "arredato" solo quando vi sia spazio sufficiente per gli arredi e comunque "arredarlo" comporta la fatica del trasporto e sistemazione degli arredi. In un ambiente piccolo si possono disporre poche cose. Arredare comporta anche lo sviluppo di una certa capacità organizzativa per l'utilizzo ottimale dello spazio ed inoltre la ricerca del giusto equilibrio tra funzionalità e bellezza. Insomma, è un discorso complesso e sono necessarie diverse cose per ottenere un buon risultato.
Secondo Tullio de Mauro il linguaggio, scritto o parlato che sia, contrariamente a quanto pensano diversi giornalisti o politici che dovrebbero essere maestri della dialettica, non è semplicemente un mezzo di comunicazione. Non è semplicemente uno strumento che ci permette di interagire con altri soggetti. Il linguaggio rappresenta ciò che siamo, è un elemento fondante di una comunità, di un popolo. Chiaramente esso ha, come tutti i concetti naturali, una scala gerarchica. Nel gradino più in basso vi è il linguaggio popolare, rozzo, basilare, usato dalla gente comune. Salendo in questa scala si raggiunge una maggiore qualità, raffinatezza, formalità. Il gradino più alto dovrebbe essere presieduto dalle istituzioni, laiche o religiose, morali o economiche 


38 commenti:

  1. Immagine:

    Coppia in crisi. Non sanno cosa dirsi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La cosa grave che mi viene in mente è: Non sanno cosa fare per continuare. ed è ancora più triste.

      Elimina
  2. Questo post è bellissimo. Anche l'immagine è esemplificativa.
    Non ho capito perché hai evidenziato la parte finale.
    Saluti

    RispondiElimina
  3. Se penso che un Dio è nato in una stalla e anche dopo essersi proclamato figlio di Dio ha continuato a vivere nella Sua umile bellezza (potendo fare molto di più), che non corrisponde ne alla " lingua", allo scritto, dalla abitazione non "pulita" ,dall' auto costosa e magari pagata forse a rate con vestiti firmati ( fatti alla cazzo) dei tanti egoisti asini di oggi.
    Io ho speso molto, anche in energie, ho dato e darò tutto in beneficenza.
    Questo è l' insegnamento di Dio.
    Buongiorno 🙏

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Stiamo parlando della lingua che sembra in crisi.
      La morte della parola è la morte del linguaggio.

      Elimina
    2. Coraggio, l' importante è darsi da fare con umiltà.
      Buon pomeriggio, vado a fare volontariato.

      Elimina
  4. Mi chiedo però come, ad esempio, un Dizionario Teologico, proprio come "gradino più alto" possa riuscire ad agire come "elemento fondante" di una società composta da tutti i livelli. Oppure - verrebbe più facile pensare - alcune gerarchie vanno semplicemente favorite e preservate.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco che si parte da quei 2 milioni per arrivare a circa 300 mila parole. Dalle 300 mila parole se ne tolgono altre 50 mila e dalle 50 mila si arriva a 6.500 parole, di cui soltanto 2.000 sono quelle utilizzate quotidianamente.

      Elimina
    2. A me fanno paura quelle appositamente assemblate a creare ammasso, accozzaglia, pasticcio, indecifrabilità.

      Elimina
    3. Concordo. Non conoscendo le parole giuste si ricorre all'imbroglio.

      Elimina
  5. Abitazione mentale non "pulita" e tanto altro, forse ingannevole dall' apparenza partono dal cervello?!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ebbene, sì: la nostra lingua è consumata; lo è come Io sono le lingue di tutte le nazioni «letterate». La lingua appare spesso consumata, specie nei suoi usi civili più comuni. Le parole perdono rapidamente il loro conio.

      Elimina
  6. C'era anche la lessicografa Donata Schiannini (ormai deceduta) che in un suo libro molto interessante, "Come lo scrivo?", diceva che il linguaggio si evolve insieme alla società con le sue abitudini e le sue consuetudini, che il cambiamento è indice di vitalità e che anche una regola diventa tale solo con l'uso reiterato e perpetrato nel tempo. Significa che parleremo sempre con meno parole? Che molti vocaboli saranno sostituiti con altri nuovi, meno efficaci? Chissà. Io, però, sono conservatrice anche in questo: mi piace la lingua letteraria, leggo poco gli scrittori contemporanei perché non amo molto la paratassi sfrenata, il racconto in prima persona e il tempo narrativo al presente: tutte cose che oggi vanno di moda nella scrittura. La lingua si è impoverita e si è omologata; è piena di vincoli, è controllata, mi delude.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tu scrivi molto bene. Non sei caduta nella rete del linguaggio inespressivo e omologato.

      Elimina
    2. Il cervello può essere "arredato" solo quando vi sia spazio sufficiente per gli arredi e comunque "arredarlo" comporta la fatica del trasporto e sistemazione degli arredi. In un ambiente piccolo si possono disporre poche cose. Arredare comporta anche lo sviluppo di una certa capacità organizzativa per l'utilizzo ottimale dello spazio ed inoltre la ricerca del giusto equilibrio tra funzionalità e bellezza. Insomma, è un discorso complesso e sono necessarie diverse cose per ottenere un buon risultato.

      Elimina
    3. Sull’Europa si possono gettare sguardi diversi. Uno è quello che, attraverso la filosofia, interpreta la crisi del continente e dell’Occidente. Che è anche crisi del linguaggio, secondo Ludwig Wittgenstein.
      La filosofa Donatella Di Cesare offre un ritratto del genio austriaco, mentre riprende la pubblicazione dei dattiloscritti del Big Typescript,in uscita per l’editore Klostermann. Intorno allo sfondo morale su cui opera il linguaggio, interviene poi il filosofo Mauro Bonazzi a margine dell’uscita di Il mistero della realtà di John Searle (Raffaello Cortina).

      Elimina
    4. Un discorso deve avere uno spazio adeguato. Ridotto a gergo sintetico perde di efficacia.

      Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto, tra un promontorio a destra e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni

      Elimina
    5. Poesia pura...
      E quindi l'autore con la sua poesia vuole trasmettere non solo ciò che pensa ma soprattutto ciò che prova, ciò che sente dentro sé, e per farlo ha scelto un mezzo comune come la scruttira, ma lo ha modellato secondo il suo stile: ecco che nasce la poesia e ciò che la contraddistingue da qualsiasi altro tipo di scrittura ...
      Grazie Gus ❤️

      Elimina
    6. scruttira ah ah. Ho fatto il copia.

      Elimina
  7. Se ebrei e cristiani , nei Testi delle origini, denominano 'Verbo' il loro Dio, ci dovrà pur essere un motivo.
    Non so se l'ultimo passaggio del post riguarda e rappresenta il punto di vista del de Mauro, in tal caso mi pongo a distanza dalla sua graduatoria che colloca in basso il linguaggio popolare, in piena antitesi - peraltro - con la classificazione pasoliniana. MI trovo più sulle corde di quest'ultimo, per il quale il linguaggio popolare con la sua incredibile e caotica energia, fornisce alla lingua l'occasione di rinnovarsi e adattarsi così ai cambiamenti della società.

    RispondiElimina
  8. Certamente De Mauro non si riferisce a Pasolini che è uno degli intellettuali più importanti del secondo dopoguerra oltre che il massimo interprete della nuova Italia repubblicana, verso la quale fu molto critico.

    RispondiElimina
  9. Pasolini è il grande diagnostico della rivoluzione antropologica in Italia, quella rivoluzione per cui dalla metà degli anni 50 alla metà degli anni 60 avviene un passaggio velocissimo da un mondo tradizionale fondato su una concezione umanistica e solidale a un altro in cui trionfano egoismo, apparenza, vuoto morale.
    È il mondo del Nuovo Potere che nella sua ingannevole tolleranza persegue un'omologazione generalizzata.

    RispondiElimina
  10. De Mauro sembra al polo opposto, rispetto quest'aspetto. Ma è interessante conoscere il tuo pensiero, Gus. MI eri parso dalla parte del de Mauro, perciò ho portato un'angolazione diversa del problema. Il linguaggio popolare è rozzo o salvifico?

    Se oggi percepiamo un impoverimento linguistico lo dobbiamo - a mio avviso - all' omologazione del sistema sociale sui valori borghesi capitalistici e all'annullamento di quelli spirituali che , erano stati mantenuti, invece, dalle classi minori; valori che, a differenza dei primi, permettevano una libertà effettiva di condotta e di espressione perché basati sul principio di tolleranza anziché della raagion di stato (l'economia) , o comunque, fornivano una sorta di antagonismo creativo (perché produceva variabili, il succo dell'evoluzione linguistica), oggi assente per l'annullamento dei temi spirituali dalla scena culturale, col conseguente allineamento - senza possibilità di biforcazione - al senso unico (pensiero dominante) della razionalità e della logica finanziaria . Ovviamente ho estremizzato un po'. Non credo nella morte di Dio, benché vi sia in giro un malcelato, ma evidente desiderio di deicidio culturale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho riportato De Mauro poiché ha affrontato il problema della crisi del linguaggio, anche se non ha centrato i motivi, cosa che fai tu grazie a questo importante commento.

      Elimina
  11. Ho scritto un qualcosa sulla mancanza di dialogo, ma era riferita aI CAPI DI STATO o alle persone che stanno ai vertici. Io faccio parte alla prima categoria che metto tra parentesi(Nel gradino più in basso vi è il linguaggio popolare, rozzo, basilare, usato dalla gente comune.) che io racchiudo nel mio modo di pensare ....... per come la penso la dico ...........Salendo usi un termine formalità, io ci avrei aggiunto Formale ma sostanziale.
    Perchè la sola formalità in un ipotetico dialogo tra soggetti si perde con le parole.

    RispondiElimina
  12. *Se ebrei e cristiani, nei Testi delle origini, denominano 'Verbo' il loro Dio, ci dovrà pur essere un motivo.*
    L'intuizione di Fabio Painnet Blade è fantastica

    RispondiElimina
  13. Io personalmente non ho mai messo a confronto gli ebrei con i cristiani .......ognuno di loro intendono Dio a modo loro. Lo stesso dicasi per altre religioni ..............Dio è uno solo ed è indivisibile.

    RispondiElimina
  14. La Parola è l'inizio. La Parola era presso Dio
    e la Parola era Dio.

    RispondiElimina
  15. Gus
    Giustissimo. Ed è un fatto: Dio parla poco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lui parla a tutti. I sordi non lo sentono e non fanno niente per riacquistare l'udito perso a causa del peccato.

      Elimina
  16. L'anoressia nel linguaggio si manifesta a mio avviso, anche e soprattutto nella povertà linguistica e mentale di esprimere le sfumature importanti di un pensiero che si esprime.

    RispondiElimina
  17. C'è una ricerca negativa verso la sintesi. Concordo sulla stanchezza mentale nell'esprimere le necessarie sfumature del pensiero.
    È tremendo il linguaggio dei vari TG che parlano solo agli espertissimi, e la gente seguita a non capire perché la svalutazione corre senza freni

    RispondiElimina
  18. L'esempio è un rapporto di coppia, si parlo poco e male, senza dialogo non c'è futuro.

    RispondiElimina
  19. È vero il linguaggio è in crisi...e che crisi! A volte quando leggo o sento come parla la gente mi viene il volta stomaco. A volte anche alcuni titoli di giornale sul web sono scritti che lasciano molto a desiderare e tutto questo per abbreviare spazio o altre scelte del web, inclusi i TG come dici anche tu qui sopra.

    Rischiamo una ignoranza di fondo spaventosa, se già non ci siamo dentro. Bisogna mantenere la mente costantemente libera e indipendente.

    Un salutone amico Gus e alla prossima

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perfetto. L'informazione è volutamente indecifrabile, ma l'aumento del costo della vita è chiarissimo.
      Salutone.

      Elimina