venerdì, settembre 28, 2018

La comunità dei credenti






E' riduttivo vedere
da una parte la riconduzione del fatto cristiano a un logos ancorato alla cultura dominante, da cui il trionfo di uno storicismo dato addirittura per scontato e
dall'altra la fedeltà cristiana ridotta a moralismo: una riduzione ancora più meschina perché depaupera il fatto cristiano, della sua nobiltà, della sua dignità, perché la fedeltà cristiana è per sua natura un amore, l'amore alla persona di Cristo.
All'interno di un tale cedimento della fede era inevitabile che l'idea della Chiesa finisse per ancorarsi ad una visione puramente localistica, geografica. Ma non c'è niente di più distruttivo di una esaltazione smisurata della Chiesa locale nei confronti della Chiesa universale, perché un valore o è universale o non è.
Da una parte si evacua una posizione umana realistica, lasciando spazio solo alla artificiosa gonfiatura volontaristica o a alla banalizzazione dell'esistenza ridotta a pura istintualità.
Dall'altra si rende essenzialmente abortivo l'impeto della costruzione, impedendo quella creatività che nasce dall'amore alla realtà intuita nel suo destino.
Amore che, analogicamente a quanto avviene nel rapporto fra l'uomo e la donna, diventa fecondo solo sé è consumato nel suo contesto più adeguato e naturale.
La Chiesa universale è la Chiesa che consta di tutti coloro che hanno una relazione personale con Gesù Cristo. 1 Corinzi 12:13-14 dice: "Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito. Infatti il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra". Vediamo che chiunque creda fa parte del corpo di Cristo. La vera Chiesa di Dio non è alcun edificio o alcuna denominazione particolare. La Chiesa universale di Dio è composta da tutti coloro che hanno ricevuto la salvezza mediante la fede in Gesù Cristo.


24 commenti:

  1. Cristo è il Dio che si è fatto uomo, è morto e risorto, è la risurrezione che fa di Cristo il vincitore del peccato, del male, persino della morte. Grazie Gus per questo post che dona respiro.
    sinforosa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A volte è meglio essere chiari.
      Grazie sinforosa.

      Elimina
  2. Far parte della Chiesa Universale significa credere, avere vede senza bisogno di prove che accertino l'esistenza di Dio. Credere per me è un fatto intimo, Dio è ovunque io lo cerchi , non mi serve altro.
    Buon pomeriggio Gus!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In ogni persona che incontri trovi Cristo, è vero.
      Grazie Morgana.
      Ciao.

      Elimina
  3. Grazie a te Gus per questo post.

    RispondiElimina
  4. Rendendo vuoto l'universale si crea lo spazio per esternazioni dettate dall'istinto e dal volontarismo velleitario.
    La parrocchia diventa l'ambiente per affermazioni del singolo dimenticando l'universalità del prossimo, il messaggio rivoluzionario che Cristo ci ha lasciato.

    RispondiElimina
  5. Ma è pur sempre vero che di ciò che si ama si può sempre parlare.
    Pur ripetendosi si dicono ugualmente cose nuove, perché il cuore vero è sempre nuovo.
    Andrea Emo è un grande pensatore ignorato. Qualcuno, mi sembra un quotidiano ad alta diffusione nazionale ha riesumato la sua figura.
    Secondo Emo la Chiesa è stata per molti secoli la protagonista della storia, poi ha assunto la parte non meno gloriosa di antagonista della storia.
    Oggi è soltanto la cortigiana della storia.

    RispondiElimina
  6. Mi pare che ci sia molta confusione riguardo a questo.

    RispondiElimina
  7. Post complesso.
    Chiesa Universale e Chiesa Locale
    È tendenza plurisecolare, che trova i suoi primi riscontri nelle lettere di Paolo e successivamente nei primi trattati ecclesiologici dei padri della chiesa, identificare quest’ultima, come “Corpo Mistico di Cristo”, il quale ne è evidentemente non solo il Capo, verso cui tutte le membra si orientano e dal quale tutte sono governate; ma per antonomasia ne costituisce l’archetipo, il principio e fondamento primo, il logos incarnato, attraverso il quale l’architetto divino ha manifestato il suo progetto d’amore, nonché di salvezza, ad un’umanità ormai schiava di se stessa e per certi versi, più o meno consci, “affamata di peccato”.

    È indiscutibile dunque, l’universalità di tale progetto d’amore, che rende di conseguenza l’intera Chiesa: Cattolica. Recuperando così non solo a livello teologico, ma anche a livello strettamente semantico, il senso di un termine che troppo spesso è stato ridotto e conformato al carattere liturgico/celebrativo del rito latino.
    Fatte dunque le debite premesse, risulta alquanto difficile porre una distinzione caratteriale tra quella che identifichiamo come “chiesa universale” e “chiesa particolare”, infatti anche se ponessimo la questione da un punto di vista prettamente quantitativo, dove la chiesa si esprime attraverso una territorialità, in cui vi è radicata una popolazione di fedeli battezzati, la limitatezza di questo carattere risulterebbe irrilevante, in quanto anche e soprattutto all’interno di una porzione di popolo ben definita, sono manifesti e ben espressi i caratteri fondanti di tutta la chiesa universale. È pertanto errato associare la definizione territoriale, espressa oggi dalla presenza dei vari stati del mondo, a quella di chiesa particolare che rimane anch’essa a immagine dell’unica chiesa indivisibile. Mi pare più convincente e abbastanza chiaro.
    I sostanza, per me non cambia nulla. Per te si Gus?

    Dal web

    RispondiElimina
  8. Un amico ingegnere agnostico ma razionalista sostiene che la fede, ciò che crediamo di sentire, che ci rende diversi da altri atei nel come affrontare determinate sensazioni non sono altro che proiezioni mentali che molte persone gradisco volentieri senza approfondire troppo. Credere in se stessi è anche avere fede, aumenta l'autostima, si rispetta la visione della vita con ottimismo e serenità d'animo (tutte balle) e quindi la presunzioni di tanti "cattolici" è afdirittura di poter essere, o diventare un esempio che solo gli ipocriti possono più o meno imitare.
    Un Dio esite, ma Dio deve essere soprattutto speranza di un futuro, anche non avendo prove concrete, certe.
    ... Va meglio così.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cristo è presente nella vita dei credenti e vicino ai non credenti. E' ovunque.

      Elimina
  9. Certo quando vedo Opus dei, focolarini, necatecumenali e compagnia bella, penso a quello che intendi per piccole chiese che tentano la scalata e non hanno capito niente di Amore Universale... il fatto è che sono uomini, anche se si dedicano a Dio - con le intenzioni - poi guardano a cosa gliene viene in tasca. E non in termini di paradiso futuro.
    Ma di paradiso terrestre.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso proprio a loro. Sono sette. Celebrano la messa a casa con tanto di comunione. Fraternizzano e scopano tra di loro.

      Elimina
  10. Il presidente della CEI ha detto: "Più sinodalità".
    Pronto per fare il nuovo segretario del PD... poi dice che la gente si allontana...questi sono avvolti nel loro parlarsi addosso... pensa Gesù che rivolto ai propri discepoli se ne uscisse così: "Ci vorrebbe più sinodalità Pietro!"...

    RispondiElimina
  11. Avvicinare il moralismo alla fede cristiana è forse troppo semplicistico e anche riduttivo.
    Tuttavia non puoi negare che il cattolico medio sia anche un moralista, nella maggioranza dei casi.

    RispondiElimina
  12. Per una morale che riesca a illuminare cuori e cervelli bisogna imitare Cristo e mi sembra impossibile. Per questo si scivola nel moralismo d'accatto.

    RispondiElimina
  13. Cosa pensi oggi di Comunione e Liberazione ??

    RispondiElimina