mercoledì, luglio 15, 2020

Un romanzo





Qualcosa di buono è un romanzo di Giorgia Coppari.
Tre donne, tre storie di sacrificio: questo è ciò di cui si parla in questo romanzo che sto leggendo e che mi permetto di riassumere brevemente.
"Tra le trame oscure e dolorose della vita ho sempre potuto intravvedere qualcosa di attraente, un bene, ma non l'ho mai guardato davvero. C'è forse qualcosa che potrebbe bastarmi, che potrebbe placare quella brama di possesso che mi ha fatto odiare e distruggere tutto ciò che mi è passato tra le mani? Fuggiamo dal sacrificio mentre ciò che cerchiamo è lì, dentro di noi, a quanto pare."
Con queste parole, Giulio raccoglie in un solo abbraccio le tre storie attorno alle quali si sviluppa il romanzo, divenendo il testimone finalmente persuaso di una novità di vita da cui è stato toccato.
Le tre donne, Marta, Irma e Laura, hanno conosciuto il travaglio, la povertà, la costante insoddisfazione di un vivere scarso di valori, eppure il buono che trovano nelle macerie della loro esistenza, non è il rifugio consolatorio, ma qualcosa preparato per loro.
Marta straziata da un amore tradito deve combattere con una malattia da cui il corpo non può guarire, ma che la sana dentro consentendole di vivere gli affetti vicini e l'apparente banalità del quotidiano da cui fuggiva prima. Tutto per Marta ritorna a fiorire nel suo incontro con l'Eterno.
Irma, giovane albanese sbarcata in Italia, con il problema di trovare un alloggio o semplicemente un letto in cui dormire ogni sera e che pensa a se stessa come bisognosa di tutto. Conosce finalmente il significato della gratitudine e lo stupore, grata dunque alle persone che le stanno attorno.
Laura che in giovinezza non ha saputo accettare il dono di un grande amore, nel tempo lo ritrova, non più suo, ma più forte e capace di un'accoglienza durevole che le ridà speranza e a cui può affidare chi ama.
"Solo da un Amore si può dipendere".
Non è un libro in cui le risate sgorgano come un fiume in piena, ma parla di sentimenti che possono farci scoprire o ritrovare l' Amore che, riempie sia le nostre giornate che tutta, ma proprio tutta, la nostra vita.


28 commenti:

  1. Mi viene in mente l'origine della parola sacrificio, che è latina e significa "fare sacro": viene da pensare che queste donne, per salvarsi dal dolore, abbiano trovato qualcosa e lo abbiano reso sacro per trasformarlo in un atto di salvezza.
    È qualcosa di molto toccante, che dà speranza.

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    1. C'è dunque uno spirito ottimistico in questo romanzo, mi sembra di capire, al di là - credo - della morte di uno dei personaggi, e la cosa mi piace.
      Interessante l'idea di tre storie che siano una la prosecuzione dell'altra.

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    2. Laura che in giovinezza non ha saputo accettare il dono di un grande amore, nel tempo lo ritrova, non più suo, ma più forte e capace di un'accoglienza durevole che le ridà speranza e a cui può affidare chi ama.
      "Solo da un Amore si può dipendere".

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    3. In ognuna delle tre storie accade "qualcosa di buono" la cui scoperta è affidata al lettore. Un bel romanzo di un'ottima scrittrice italiana.

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  2. Immagine:

    Possible ricerca correlata: human

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    1. ANCONA-Cantarini-Antonio-pittore-Scoperta2019

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  3. Leggendo la recensione di questo libro, mi è venuta in mente una domanda, che può sembrare stupida, ma non lo è; ed è anzi piuttosto rilevante in chiave filosofica: si ama perché si è amati oppure si è amati perché si ama?

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    1. Ci sono tantissime situazioni di amore non corrisposto.
      Ma chi ama prova un'emozione bellissima.
      Generalmente l'amore nasce e si sviluppa tra due persone che si piacciono.
      Ma ci sarà sempre uno/a che ama di più. E non è detto che sia negativo. Succede perché l'amore è soprattutto la rinuncia ai propri egoismi, abitudini e negatività.

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  4. Interessante la trama.Buon pomeriggio Gua OLga

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  5. La trama che hai riassunto è davvero toccante, grazie a te per la segnalazione. Buon pomeriggio.
    sinforosa

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  6. Storie commoventi. Sulla storia i Marta dico solo che la malattia forse più che sanare l'anima ha costretto la protagonista a rassegnarsi a godere di quello che aveva. Cosa a mio avviso non positiva.

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    1. Marta è una donna intensamente innamorata del marito Marco (regista teatrale) che costruisce vita e famiglia attorno alla figura del coniuge, ma quando si renderà conto che lui la tradisce tutto il suo mondo crolla. Un giorno si rende conto di essere affetta da una grave malattia e questo fatto la riavvicina alla quotidianità dei suoi figli e della famiglia con una diversa consapevolezza: è diventata una donna più tenera e matura.

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  7. Daniele, in ogni caso la Coppari lascia al lettore la valutazione delle sue protagoniste.

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    1. La parola sacrificio è incominciata, storicamente, a diventare una grande parola, da quando Dio è diventato un uomo. E' nato da una giovane donna, era stato bambino, camminava con passetti piccoli, poi ha cominciato a parlare, e poi ad aiutare suo papà che faceva il carpentiere, poi è diventato più grande ed è andato via di casa senza che sua madre capisse perché.
      Da quando Dio si è fatto uomo, e poi, dopo, ha incominciato a parlare al popolo, e il popolo sembrava che gli andasse dietro quando compiva dei gesti strani ( o miracoli), ma il giorno dopo aveva dimenticato.
      Lui era là da solo, e perciò si ingrossava il numero di quelli che erano contro di Lui, finché, insomma, lo hanno preso e ammazzato, inchiodato a una croce, e ha gridato: " Padre, perché mi hai abbandonato?". E' il grido di disperazione più umano che si sia mai sentito nell'aria della terra, e poi ha detto: "Perdona loro perché non sanno quello che fanno", e poi ha gridato: " Nelle tua mani raccomando la mia vita". Da quel momento lì, da quando quell'uomo è stato messo stirato sulla croce e inchiodato, il sacrificio è diventato il centro della vita di ogni uomo, e il destino di ogni uomo dipende da quella morte. Nella vita terrena di ognuno di noi quello che si chiama sacrificio credo sia l'obbedienza alla propria coscienza.
      A volte la propria coscienza detta percorsi duri da seguire, ai quali certamente si ovvierebbe, potendo (e con potendo intendo dire se si fosse singoli, individui non legati ad altri). Ma laddove si comprende l'utilità del sacrificio, la propria responsabile risposta al richiamo, ecco che il sacrificio assume un valore grandissimo.
      Perché va oltre la fatica del gesto chiamato sacrificio. Il sacrificio diventa amore per Cristo.


      Il sacrificio secondo Luigi Giussani.

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  8. Una storia commovente.
    Felice serata.

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    1. Grazie Vincenzo.
      Ciao.

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    2. In dialogo con la scrittrice Giorgia Coppari

      Pubblicato il 17 Febbraio 2020

      Nei giorni scorsi la nostra autrice, Giorgia Coppari, ha incontrato i ragazzi dell’Istituto Comprensivo “E. Mestica” di Cingoli , scuola secondaria di primo grado, classi 2D e 2C, che, grazie all’iniziativa della professoressa Patrizia Marchegiani, hanno letto il primo romanzo della scrittrice marchigiana, La Promessa.

      Tra studenti e autrice è scaturito un dialogo molto intenso e vero, che ha condotto i ragazzi a paragonarsi con Luigi, il giovane protagonista dell’avventura narrata da Giorgia, di cui presto uscirà un nuovo libro.

      Riportiamo di seguito uno stralcio dell’intervento della nostra autrice:

      «La “promessa” non è solo quella che Luigi, il protagonista del romanzo, fa a Barbara. La promessa è la vita intera.

      Nella pagina finale del libro ho scelto di mettere questa citazione di Cesare Pavese: “Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora, perché attendiamo?”.


      Nessuno ci ha promesso niente. Ma allora perché viviamo la nostra vita come una continua attesa? Attendiamo il weekend, la fine della scuola, l’arrivo di una persona cara, l’amore. Attendiamo un compimento.
      Io ho 59 anni, ho vissuto tante cose, ho figli, nipoti, sono vedova e ho vissuto persino la fine di un amore… l’unico grande amore della mia vita!
      Eppure ancora attendo…
      Attendo un compimento.

      Tra poco arriverà la Primavera, sappiamo che arriverà. Piantiamo un seme e sappiamo che nascerà una piantina, vediamo un pancione… Attendiamo, attendiamo sempre qualcosa…

      Viviamo la vita come una promessa di un Bene. Poi magari restiamo delusi…

      C’è di mezzo l’attesa di qualcosa che si compia, nella vita di Luigi, protagonista del romanzo. Quando ha raggiunto tutti i suoi obiettivi, lui ancora non è contento e questa domanda la rivolge alla vita: “Io ho mantenuto tutte le mie promesse, ho lasciato casa per studiare, ho ottenuto il lavoro che volevo, ho sposato Barbara… ma tu, vita, quando compirai la tua promessa?”

      In fondo è la stessa domanda che fa Leopardi in “A Silvia”: “Oh Natura natura, perché non rendi poi quel che prometti allor?”

      Questa è la grande domanda.

      La letteratura è sempre un tentativo di rispondere all’interrogativo posto con estrema chiarezza da Guy de Maupassant: “Che cosa possiamo dire di questa vita nella quale siamo entrati senza averlo chiesto e dalla quale dovremo uscire senza volerlo?”.

      Non abbiamo scelto niente. Ma la domanda c’è!

      Quel senso di desiderio di Buono, di Bellezza non lo soffocate mai ragazzi!
      Non abbiamo bisogno di scarpe nuove, dell’ultimo modello di cellulare: ci sono altri bisogni che, se soffochiamo, siamo infelici! Quei desideri che sono di Amore, di Bellezza, di Giustizia».


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    3. In Qualcosa di buono un ruolo importante è svolto da Irma, una badante che viene dal-l’Est e si esprime in un italiano a volte difficoltoso. Più di una persona mi ha confessato che, dopo aver fatto la conoscenza di questo personaggio, ha cominciato a guardare gli stranieri con uno sguardo differente. Sono molto contenta quando si verificano episodi come questo. Il mio desiderio, infatti, è di scrivere per tutti, in modo da raggiungere quante più persone possibili».


      Insieme con l’amore coniugale, l’esperienza religiosa è un tema costante nei libri di Giorgia Coppari. «La letteratura ha sempre Dio come interlocutore – afferma –, è sempre un tentativo di rispondere all’interrogativo posto con estrema chiarezza da Guy de Maupassant: che cosa possiamo dire di questa vita nella quale siamo entrati senza averlo chiesto e dalla quale dovremo uscire senza volerlo?». Un nuovo romanzo è già pronto, ma se dovesse tornare su una delle storie che ha già in parte esplorato, Giorgia Coppari si soffermerebbe volentieri sulla vicenda di Lora, la figlia della protagonista di Chiamatemi Isa: «Una donna molto inquieta, che si converte negli Stati Uniti, in un ambiente che anche a me risultava un po’ strano – sostiene –. Poi, qualche tempo fa, mi sono imbattuta in una coppia di pellegrini che si spostavano a piedi da una città all’altra. Lei, di origine polacca, raccontava di aver incontrato la fede proprio in America. Forse con Lora non avevo sbagliato troppo, no? Anche per questo mi piacerebbe scoprire qualcos’altro di lei».


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  9. ribalterei la conclusione (tua o del romanziere?), almeno nei termini linguistici.
    l'amore soltanto non dà dipendenza. ciao

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    1. La dipendenza affettiva non è amore.
      Questa è la differenza. Quando c'è dipendenza, cioè uno ha uno ha un amore possessivo, questo è un disturbo mentale.

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    2. siamo d'accordo: una notevole differenza. buon giorno

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  10. Boa tarde meu amigo querido obrigado pela postagem. Tens um grande amigo carioca.

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  11. L'amore è qualcosa che dai. E quello autentico non chiede nulla in cambio.

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    1. Tutto avviene spontaneamente.Si parla di quel rapporto sbilanciato quando in uno dei due si evidenzia il desiderio del possedere la persona amata. E' una patologia mentale che frantuma la coppia.

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