martedì, marzo 30, 2021
Un incontro importante
domenica, marzo 28, 2021
Già e non ancora
Giovanni (20,1-9)
In particolare:
....Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario- che era stato sul suo capo- non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Il corpo di Gesù, risorgendo, non si era strappato di dosso le scomode fasciature, ma egli ne era uscito senza scomporle, come se il corpo di Gesù fosse svanito dall’interno del lenzuolo (sindone) che l’avvolgeva e quindi la sindone e le fasce, non avendo più cosa avvolgere, si sono semplicemente afflosciate su se stesse.
Pietro e Giovanni temevano che il corpo di Gesù fosse stato rubato. Giovanni, invece, constatò che gli elementi erano esattamente nella stessa posizione dove erano stati lasciati 3 giorni prima, durante la sepoltura.
Il telo di lino che avvolgeva Gesù era dove prima giaceva il suo corpo, cioè sulla pietra sepolcrale, afflosciato e non srotolato.
Poco prima vi è Maria di Magdala che giunge al sepolcro, e pensa che Gesù sia stato portato via.
I due uomini arrivano dopo, e Giovanni credette per amore. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura dice l'apostolo.
A me ha sempre colpito questo passaggio, di Giovanni che arriva, si china, vede, ma non entra, per lasciare entrare Pietro, il più anziano, colui che Gesù scelse come pietra della Chiesa, lo fa entrare, e poi entra. Il significato è evidente: la priorità della Chiesa. Giovanni non entra per rispetto della figura di Pietro, il primo Papa.
Maria di Magdala vede solo la pietra rimossa.
Le donne trovano la tomba vuota e l'angelo (Vangelo secondo Luca); Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, VI secolo.
La «tomba vuota» è un episodio riferito nei vangeli canonici, la scoperta da parte delle donne che erano andate alla tomba di Gesù per imbalsamarne il corpo con olii aromatici che la tomba era aperta e vuota; un messaggero (un giovane uomo, un angelo, due uomini o due angeli, a seconda del vangelo) rivela loro che Gesù è risuscitato.
Tutti e quattro i vangeli canonici riportano l'episodio della tomba vuota, con differenze significative tra le varie versioni, ma in ogni caso l'episodio è la prima attestazione evangelica della risurrezione di Gesù (l'unica, nella versione originale del Vangelo secondo Marco, senza cioè il «finale lungo»), precedente alle apparizioni di Gesù.
venerdì, marzo 26, 2021
Il dubbio e il nulla
La tentazione ci allena, il dubbio è un tormento. Lui, però, non era tormentato dalla tentazione. Tra le prove e il suo grido: non credo più! c'era la differenza che distingue l'assenza dal nulla. Il suo posto non è vuoto; non vi è nulla.
In questi giorni mi è capitata tra le mani la prima versione italiana del romanzo, L'impostura, che lo scrittore cattolico francese Georges Bernanos aveva pubblicato nel 1927.
Lo sto rileggendo e mi impressiona la figura di questo sacerdote, l'abbé Cénabre, che precipita nel gorgo dell'incredulità divenendo in pratica un prete ateo, un ministro di Cristo che non crede in Cristo. Ho scelto poche righe che invito a scandire lentamente, soprattutto nella sottile ma acuta distinzione tra «assenza» e «nulla»: sì, l'assenza non è identica al nulla. E questo sacerdote è ormai andato oltre la tentazione: essa è per certi versi preziosa, perché ci allena (Cristo stesso vi si sottopone). È andato oltre il dubbio lacerante che tormenta e quindi tiene vigile la coscienza. Egli è andato oltre anche l'assenza di Dio, ossia il suo silenzio.
Il posto vuoto in casa è pur sempre il segno che manca qualcuno che si rimpiange o si attende di nuovo. No, nell'anima dell'abbé Cénabre non c'è più uno spazio vuoto da colmare, c'è semplicemente il nulla. Perciò, non si può neppure dire che sia ateo nel senso nobile del termine, cioè che viva con un'assenza con la quale si confronta.
Per lui ormai è il nulla il grembo che lo sta risucchiando, un atteggiamento che non permette nemmeno di sentire la mancanza della fede e dell'amore, della realtà e della ricerca. Per questo, egli già da giovane seminarista «non sapeva voler bene… neppure a sé stesso». Può essere in agguato per tutti questo rischio, questo vuoto.
L'assenza è la mancanza di comunicazione. Un distacco definitivo.
Non è casuale. Ha un significato che a volte è difficile da comprendere perché la lontananza non scoppia all'improvviso ma matura lentamente giorno dopo giorno fino a l'esplosione manifesta.
Mi piace la valenza cangiante dell'assenza.
Il camaleonte si acquatta tra le foglie e, nascondendosi, diventa foglia...ed è ancora più presente perché si immedesima nella natura che lo circonda...immobile per non farsi catturare resta fermo in attesa di riprendere a camminare e di diventare un altro...un colore nuovo.
mercoledì, marzo 24, 2021
Vivere il Desiderio
lunedì, marzo 22, 2021
Il cuore che incontra il suo sogno
Nell'interno di Comunione e Liberazione nasce *Memores Domini* un'associazione laicale cattolica i cui membri vivono i precetti di povertà, castità e obbedienza sotto l'egida del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione, avendo come ambito di apostolato il mondo del lavoro.
L'associazione viene chiamata dagli aderenti e dai simpatizzanti di Comunione e Liberazione anche Gruppo Adulto. Il decreto di riconoscimento del Pontificio Consiglio per i Laici porta la data dell'8 giugno 1988.
Sebbene i suoi membri provengano dal movimento fondato da Luigi Giussani, quest'ultimo non ha fondato i Memores Domini, ma ha assecondato l'aspirazione di alcuni suoi ex-studenti a vivere secondo i precetti di povertà, castità e obbedienza, nel rispetto dell'imperativo benedettino ora et labora.
L'associazione si è inoltre ispirata all'istituto secolare Comunità di San Giovanni, per la spiritualità e la struttura pensate per esso da Adrienne von Speyr e Hans Urs von Balthasar.
Un altro fallimento con lotte interne, gelosie e cattiverie.
domenica, marzo 21, 2021
Rashōmon
Nell'inserto domenicale del Sole 24 Ore, lo scrittore G. Carofiglio dedica un articolo alla difficile arte, secondo lui creativa, di porre le domande giuste, e solo essenziali, durante gli interrogatori. Tra l'altro esamina il problema del rapporto tra comunicazione e realtà. Non sotto aspetti filosofici o metafisici, scientifici o fantascientifici, spesso oziosi, ma più significativamente comunicativi.
La traduzione in parole condiziona la struttura stessa dei fatti, della conoscenza, di quella che per tradizione convenzionale – e illudendoci – chiamiamo “realtà?” Ci s'inganna specialmente sulla fiducia che ne esista una sola, quando ne possiamo mettere a confronto molte versioni, di cui alcune contraddittorie. Tutte risultano dalla comunicazione, spesso distorcente , e non da impossibili riflessi di verità oggettive ed eterne.
Il film Rashomon è un classico sempre citato quale esempio. La trama è nota: un samurai viene assassinato e le tre testimonianze appaiono al tempo stesso vere e false. Perché ognuna è dominata dagli interessi di chi le racconta. Gli angoli visuali incidono in modo determinante sulla rappresentazione, sulle derivate narrazioni e conseguente stessa costruzione, o creazione, della “realtà”. Vista come appare a soggetti diversi. Ciò che si riporta con le parole, pure da conoscenze approfondite e da testimonianze davanti a realtà in apparenza non ambigue, è solo interpretazione.
Cos'è la verità? La verità è un meccanismo di simbiosi con il reale che ti permette di avere una tua idea simile se non uguale a ciò che accade o è accaduto realmente. Naturalmente, di persona in persona, la verità cambia, poiché questa è soggettiva per cui, ognuno, di un episodio accaduto ha una sua versione, che può essere considerata falsa da alcuni e accettata come vera da altri. In Rashomon, capolavoro assoluto, senza età e senza censure del grandissimo autore giapponese Akira Kurosawa, la verità è il tema centrale, da cui partono i numerosi rami cinematografici che innesca l’autore in un interessante e difficile meccanismo a catena.
giovedì, marzo 18, 2021
La solitude existe
La quotidianità fa parte della vita di ognuno di noi, ed è il luogo dove in fondo ci rifugiamo, quando ci sentiamo più fragili, e la solitudine diventa insostenibile.
Ma nel silenzio ci si ritrova, si ritrova quella dimensione dove puoi accarezzare i tuoi pensieri, i pensieri che diventano presenze, presenze così importanti da arrivare a scaldare il cuore.
lunedì, marzo 15, 2021
Lo sbadiglio
I neuroni a specchio rendono contagioso ogni nostro atteggiamento. Tu mangi un gelato e io guardandoti ho la sensazione che lo stia mangiando anche io.
martedì, marzo 09, 2021
Oggi è il nove marzo
Qual è il prezzo di una donna che è anche la tua ex moglie, nonché la madre di tua figlia, e si ostina a pretendere una congrua liquidazione in sede civile? Ventimila euro, più un’automobile. Così sostiene il sicario di Faenza che ha ucciso Ilenia Fabbri per conto dell’ex marito. Il quale, bontà sua, ha confessato di averglieli dati, sì, ma duemila, e con la missione di farle soltanto paura. Il tariffario va dunque precisato: duemila euro per spaventarla, ventimila e un’auto per sgozzarla. Proviamo a immaginare le trattative, con il mandante che offre quindici e il sicario che ne chiede quaranta - in fondo, se la ex vincesse la causa, potrebbe prenderne molti di più - finché ci si accorda quasi a metà strada: ventimila euro e un’automobile. Affare fatto.
Massimo Gramellini.
domenica, marzo 07, 2021
Lameggia la chiarìa
C'è un punto di fuga, c'è qualcosa che sfonda l'oggetto che afferriamo, per cui non lo prendiamo mai a sufficienza e per cui c'è sempre come un'intollerabile ingiustizia, che cerchiamo di celare a noi stessi, distraendoci.
Il buttarsi nell'istinto è il modo più bieco di chiudersi a questa apertura che tutte le cose reclamano, cui tutte le cose spingono.
La tristezza che si prova nel rapporto non compiuto con la persona che si ama di più, perché io non sono capace, perché lei non è capace, questa coscienza della propria incompiutezza è la caratteristica più umana della vita.
E il sospiro d'infinito si presenta sempre quando insorge il bisogno di qualcosa di finito.
Maestrale
S'è rifatta la calma
nell'aria: tra gli scogli parlotta la maretta.
Sulla costa quietata, nei broli, qualche palma
a pena svetta.
Una carezza disfiora
la linea del mare e la scompiglia
un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora
il cammino ripiglia.
Lameggia nella chiarìa
la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata
e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia
vita turbata.
O mio tronco che additi,
in questa ebrietudine tarda,
ogni rinato aspetto co' tuoi raccolti diti
protesi in alto, guarda:
sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: ché tutte le cose pare sia scritto:
«più in là»
La curiosità di una domanda allarga la ragione perché dilata l'orizzonte del conoscibile.
Il cuore intuisce già che l'orizzonte è più ampio di quanto il mondo oggi affermi.
La nostra capacità di indagare le cose con la ragione è ispirata dal presentimento del cuore che esiste qualcosa di più grande.
Punto di fuga
Questo era appena appena adombrato e trattenuto dentro - appunto - nell’inconsapevole brivido che ho provato. Ma quando, l’anno dopo, il mio bravissimo professore di filosofia ci lesse Leopardi, avvenne un passaggio di conferma improvvisa che dilatava (oltre che confermare) l’impressione che avevo ricevuto da La Favorita di Donizetti. Mi ricordo la lettura della poesia Ad Aspasia, dove il poeta - rivolgendosi a una delle tante donne di cui si era innamorato - dice (cito parafrasando): «Non è la tua faccia che io desidero, è qualcosa che sta dentro la tua faccia. Non è il tuo corpo che io desidero, ma qualcosa di cui il tuo corpo è segno, che sta dietro di te, e io non so come arrivarvi». È come se - e qui l’idea mi fu chiara - ciò che afferriamo con la mano bramosa non lo potessimo stringere, perché il confine di ciò che afferriamo ci sfugge. C’è come - direi adesso - un punto di fuga, c’è qualcosa che sfonda l’oggetto che afferriamo, per cui non lo prendiamo mai a sufficienza e per cui c’è sempre come un’intollerabile ingiustizia, che cerchiamo di celare a noi stessi, distraendoci. Il buttarsi nell’istinto è il modo più bieco di chiudersi a questa apertura che tutte le cose reclamano, cui tutte le cose spingono.
Luigi Giussani
giovedì, marzo 04, 2021
Cos'è il senso religioso
mercoledì, marzo 03, 2021
EITRD
Daniele scrive:
La mia idea parte proprio dalla considerazione che spesso tutti facciamo e cioè che di un tema non se ne deve parlare solo il giorno a lui dedicato. Allora ho pensato che per il femminicidio o la violenza psicologica o cmq ogni forma di violenza ed abuso sulle donne, potremmo fare con altri blogger ossia altri di voi che mi seguono :-))) e che spero aderiranno alla proposta, un giorno al mese per tutto il 2021 dove ciascuno dei blogger partecipanti, pubblicherà un post su questo tema.
E' la storia di una violenza a una donna, una maestra che si chiamava Italia Donati.
Arrivata in un paesino del meridione, iniziò a insegnare e affittò una stanza nella casa del sindaco, non essendoci molta scelta. Il problema nacque dal fatto che lei era molto bella ed il sindaco, benché sposato, noto come “sciupafemmine”.
Inutile dire che a quei tempi un’insegnante doveva essere al di sopra di ogni sospetto, dare il buon esempio, ed essere di comprovata moralità. Insomma, passare per amante di un uomo sposato, cosa terribile, diventava una tragedia. Per evitare le continue maldicenze e la fuga degli alunni, si sottopose a visita ginecologica che la confermò vergine. Già questa era, a quei tempi, un’esperienza traumatica. Chiese ed ottenne il trasferimento in un altro paese ma non le fu permesso neppure l’accesso con la scusante che non volevano i rifiuti dell’altro paese. Obbligata quindi a ritornare nel primo, angariata ulteriormente dalle tue amate “chiacchiere”, si tolse la vita.
martedì, marzo 02, 2021
Esperienza e Linguaggio
Come "lo specchio della vita" di Pellizza da Volpedo. " Come le pecore" E ciò che l’una fa e le altre fanno. Mentre chi parla fuori dalla chiacchiera è fuori posto, chi indaga con sottigliezza è impopolare. Il pittore lo dipinse ai primi anni del Novecento, è passato più di un secolo eppure nulla è cambiato. Il genere umano va avanti per categorie e quei pochi che ragionano con la propria testa sono fuori dal gioco. Riusciremo per davvero a fare 1+1=2 accorciando le distanze che ci dividono?