Daul Kim è una modella sudcoreana che inizia una folgorante carriera posando per l’edizione sudcoreana di Vogue. Da lì l’ascesa e le sfilate per le più grandi firme, da Chanel a Dries Van Note, passando per Alexander McQueen. E ancora una campagna per la catena di abbigliamento britannica Topshop.
Nel momento migliore della sua affermazione un amico l’ha trovata impiccata nel suo appartamento del X arrondissement di Parigi.
Per me il suicidio ha qualcosa di misterioso.
Aveva un blog. (iliketoforkmyself.blogspot.com). Ha lasciato scritto come ultimo post: “Dì buongiorno all'eternità”.
Misterioso perché è un percorso univoco e assolutamente personale, e pertanto incomprensibile. Credo che anche se il suicida lascia uno scritto, resta sempre il motivo vero che l'ha portato a quel gesto. A mio parere la rinuncia alla vita si compie in un attimo ma è frutto di un percorso lungo e doloroso, il motivo vero non è mai solo l'ultimo. Resta lo sgomento di chi resta e non ha saputo o potuto capire. Il senso d'impotenza per quanto siamo vicini e lontani allo stesso tempo.
Non si sta parlando di sfortuna ma di un atto estremo.
Il suicidio è solo la sintesi di un percorso che parte da lontano e che giunge a compimento laddove nella vita non si ha avuto la forza necessaria per trovare ancore. Impedimenti all'abbandono.
Quello che c'era scritto nel suo blog evidenzia il suo non amore per se stessa, il malevolo dualismo protratto fino a quel che si è compiuto.
Daul era per me un'estranea, eppure mi ha causato una sofferenza forte.
Penso che il suicidio sia un qualcosa di totalmente incomprensibile per chi resta. Forse le avvisaglie c'erano e nessuno le ha comprese. Oppure erano così ben sommerse che nessuno ne ha mai avuto sentore.
Certamente l'epilogo è stato il frutto di un percorso lungo e doloroso.
Il mondo della moda è squallido, cattivo ed effimero.
un giorno qua e uno là.
Di hotel in hotel.
I piaceri della vita negati, a parte il dissolutismo che vi regna sovrano.
È un brutto mondo quello della moda.
Questo è un mio pensiero, ovviamente.
La mia fascinazione al dolore di Dual è provocata da un dolore mio ormai cronico.
Lo comprendo perché so come ci si può sentire, lo comprendi talmente tanto che diventi quasi lei.
Questo è l'unico sentimento (il dolore vivo) che mi è permesso di avere. È una scelta quasi obbligata all'oblio del nulla dentro me.
Ma il cuore, quando si spezza, lo fa in assoluto silenzio. Data la sua importanza, come l’eco di un cembalo o il rintocco di una campana.