Ma è pur sempre vero che di ciò che si ama si può sempre parlare.
Pur ripetendosi si dicono ugualmente cose nuove, perché il cuore vero è sempre nuovo.
Andrea Emo è un grande pensatore ignorato. Qualcuno, mi sembra un quotidiano ad alta diffusione nazionale ha riesumato la sua figura.
Secondo Emo la Chiesa è stata per molti secoli la protagonista della storia, poi ha assunto la parte non meno gloriosa di antagonista della storia.
Oggi è soltanto la cortigiana della storia.
Io non voglio vivere la Chiesa come cortigiana della storia.
Se Dio è entrato nel mondo non è per essere cortigiano, ma redentore, salvatore, punto affettivo totale, verità dell'uomo.
Questa passione mi tormenta.
Nella contingenza di una decisione si può, evidentemente, sbagliare, ma lo scopo per cui agiamo è solo questo: che la Chiesa non sia cortigiana, ma protagonista della storia.
Questa immanenza della Chiesa alla storia incomincia da me, da te, dove sono, dove sei.
Essere protagonisti significa avere la capacità di testimoniare agli altri la possibilità di una vita umana che si realizza oltrepassando i soliti modelli freddi e incomunicabili. Se così non è, essere protagonisti si risolve sempre, in un modo o nell'altro, in una sopraffazione, in una violenza sull'altro: questa sarebbe una definizione di protagonismo del tutto inumana. La via che porta a un diverso modo di pensare il protagonismo umano è quella di consentire agli altri di realizzare fino in fondo la vocazione al proprio destino promuovendo la vita sul piano di una continua partecipazione. Guardare chi è protagonista è guardarci in uno specchio che ci restituisce un'immagine piena di speranza, affrancandoci dall'angoscia e dalla banalità dell'insignificanza quotidiana.