Per me apparenza significa mostrarsi per quello che non si è. Una violenza inaudita verso se stessi da fracassare il proprio io. Una maschera che finisce per diventare l'abito vero.
Il "basta apparire" sostituisce valori e significati e sarà difficile, di certo anche doloroso per molti , tornare indietro, o meglio, andare avanti verso valori autentici e verità anche scomode.
Saremo in grado di aiutare i nostri giovani?
E' impossibile non avere una "apparenza", non recitare in un certo senso, un ruolo sociale, non avere una immagine di se stessi il problema è quando ci si identifica troppo in un ruolo.
Il problema nasce anche da come ci vedono gli altri e da come il loro sguardo su di noi a volte sia una prigione.
Forse, più che interessante, io direi che è più facile, più comodo fingere di essere ciò che non si è, piuttosto che essere ciò che si è.
I danni causati a lungo andare dalla finzione, in realtà sono incalcolabili: ma nessuno se ne avvede, o se ne preoccupa, perché tanto "ciò che non si vede, non esiste".
Inganniamo noi stessi, così facendo, ma quanto a lungo può sopravvivere un uomo, vivendo secondo imitazione e non secondo la propria reale natura?
Ecco che originano da questo grande inganno tutti i disagi psichici, le depressioni, le ansie, le nevrosi e tutte le malattie della terrificante cultura dell'io.
Ma io sono convinto che non si possa seguire a lungo una tale finzione, se non al costo (altissimo) della propria serenità mentale e psicofisica.
La maschera a lungo andare produce delle crepe e un siffatto debole "io" finisce per spezzarsi.
Non importa come ci vedono gli altri, in fondo, ciò che conta è come noi vediamo noi stessi: l'unica vera prigione che riconosco è quella creata da me stesso.
Secondo Bauman "La memoria ci dà l'identità, ci definisce, ci aiuta a crescere in consapevolezza, ci insegna a distinguere il bene dal male, ci dà le radici da cui si svilupperà il nostro albero".
La nostra è una società senza memoria, una società che tende a nascondere tutto ciò che ci scomoda per non rimetterlo in discussione.
Il "basta apparire" sostituisce valori e significati e sarà difficile, di certo anche doloroso per molti , tornare indietro, o meglio, andare avanti verso valori autentici e verità anche scomode.
Saremo in grado di aiutare i nostri giovani?
E' impossibile non avere una "apparenza", non recitare in un certo senso, un ruolo sociale, non avere una immagine di se stessi il problema è quando ci si identifica troppo in un ruolo.
Il problema nasce anche da come ci vedono gli altri e da come il loro sguardo su di noi a volte sia una prigione.
Forse, più che interessante, io direi che è più facile, più comodo fingere di essere ciò che non si è, piuttosto che essere ciò che si è.
I danni causati a lungo andare dalla finzione, in realtà sono incalcolabili: ma nessuno se ne avvede, o se ne preoccupa, perché tanto "ciò che non si vede, non esiste".
Inganniamo noi stessi, così facendo, ma quanto a lungo può sopravvivere un uomo, vivendo secondo imitazione e non secondo la propria reale natura?
Ecco che originano da questo grande inganno tutti i disagi psichici, le depressioni, le ansie, le nevrosi e tutte le malattie della terrificante cultura dell'io.
Ma io sono convinto che non si possa seguire a lungo una tale finzione, se non al costo (altissimo) della propria serenità mentale e psicofisica.
La maschera a lungo andare produce delle crepe e un siffatto debole "io" finisce per spezzarsi.
Non importa come ci vedono gli altri, in fondo, ciò che conta è come noi vediamo noi stessi: l'unica vera prigione che riconosco è quella creata da me stesso.
Secondo Bauman "La memoria ci dà l'identità, ci definisce, ci aiuta a crescere in consapevolezza, ci insegna a distinguere il bene dal male, ci dà le radici da cui si svilupperà il nostro albero".
La nostra è una società senza memoria, una società che tende a nascondere tutto ciò che ci scomoda per non rimetterlo in discussione.