Se
la Chiesa dice di sé: io sono una realtà fatta da uomini, che veicola qualcosa
di eccezionale, cioè il divino, non la si può giudicare nel suo valore profondo
elencando i delitti e le ristrettezze degli uomini che fanno parte della Chiesa
stessa. Al contrario, se nella definizione di Chiesa entra l'umano come veicolo
scelto dal divino per manifestarsi, in tale definizione potenzialmente entrano
anche quei delitti.
Ancora
oggi essere tesi alla ricerca dei difetti di chi annuncia il cristianesimo, o essere
pronti a scandalizzarsene, non è altro che un alibi per non aderire mai, per
non dover mai cambiare se stessi. I difetti ci saranno sempre e comunque.
Allora scegliere di fissare lo sguardo su di essi è un modo fatale per
scegliere di non cercare con lo sguardo il valore.
San
Francesco non si è scandalizzato per le divisioni e le violenze che scuotevano
la Chiesa dei suoi tempi. Santa Caterina oltre un secolo dopo la morte di
Francesco, con la corte del Papa ad Avignone, scriveva lettere di fuoco a Gregorio
XI con queste parole: "Siatemi uomo virile e non timoroso".