La
letteratura cristiana ha creato indimenticabili personaggi
che
incarnano con credibilità il mistero della beatitudine
nella
sofferenza.
Così
Mitia, nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij,
accetta
una sofferenza ingiusta: "Sì, noi, i forzati, saremo
uomini
sotterranei, privati della libertà, tenuti a catena, ma
nel
nostro dolore risusciteremo alla gioia, senza la quale
un
uomo non può vivere, né Dio esistere perché è Lui
che
dona la gioia.
Così
Violaine, nell 'Annuncio di Maria di Paul Claudel,
creata
per essere felice e non per il male e non per
la
pena, divenuta lebbrosa, per indicibile carità, confessa:
"
Io l'ho pur conosciuta la gioia, or sono otto anni
e
il mio cuore ne era rapito, tanto che domandai a
Dio
che essa durasse e non cessasse mai, e Dio mi
ha
esaudita".
Così
Chantal, ne La Gioia di Bernanos, dopo aver dato
a
Don Chevance la sua gioia di fanciulla, ne riceve
un'altra
dalle vecchie mani legate alla morte e
penetra
così, osservando l'amara agonia del
sacerdote
morente, nel mistero di quella gioia crocifissa
che
attende anche lei.