Per chi vive solo, purtroppo, i pensieri sono sempre gli stessi e si rincorrono
in un vortice senza fine.
Il non comunicare con gli altri è angoscioso.
Ma c'è qualcosa che riesce a distrarmi, a volte piacevolmente.
E' il film buono che ti pone domande continuamente e tu devi rispondere.
E' un dialogo atipico ma affascinante.
Il Cinema ha delle potenzialità enormi.
Una grande forza di convincimento.
E' uno strumento con cui anche a scuola si può insegnare molto.
Ai corsi per fidanzati molti parroci facevano vedere Casomai .
A volte i ragazzi capiscono meglio certe cose con un film
che con tanti discorsi.
Ho in mente un momento preciso: una notte guardavo
Sogni di Kurosawa e di fronte a quei quadri sconnessi,
di cui non capivo sostanzialmente niente, ma che avevano
una potenza estetica incredibile, per me si è aperto
un nuovo mondo.
Il mondo della bellezza.
Si può restare fissi a contemplare un ciliegio in fiore
anche un'ora.
Ma il cinema può essere anche diseducativo: chi non è
abituato a un certo uso della ragione può essere plagiato
da una forma di comunicazione così diretta e forte.
Il film è uno strumento comunicativo più forte degli altri
perché contiene una storia nella quale identificarsi.
Ma come tutta la comunicazione -letteraria, o televisiva o artistica
contiene rischi e potenzialità legati esclusivamente a chi ci sta dietro.
il cinema di Tarkowski o di Vanzina hanno fascino uguale e contrario.
Intercettano gli occhi che vogliono essere affascinati:
"Chi dal messaggio di impegno chi dal disimpegno".
La fascinazione è identica perché il mezzo è potente.
Ho pensato a un film di Miyazaki dove c'è
una prolungata contemplazione di un grande albero.
E' il coinvolgimento che nel buio di una sala cinematografica,
ti prende guardando le immagini che scorrono.
Mi sento inserito in quel paesaggio, la musica mi trascina,
vivo momenti intensi. Certo è importante scegliere
il tema che mi apparterrà per due ore.
Bergman: "Il posto delle fragole" "Sussurri e grida".