I miei genitori erano maestri di Scuola elementare e in particolare mio padre (siciliano) amava Roma. Si fece trasferire trascinandosi mia madre. La mia scuola era in una zona di Montesacro dove scorre l'Aniene, un affluente del Tevere. Il mio maestro si portava dietro un fiaschetto di vino e appena ubriaco io uscivo di scuola e andavo in un campetto vicino al fiume a giocare a pallone. Effettivamente Roma è bellissima e mio padre "stufarello". Dopo aver cambiato un paio di quartieri, bello il Testaccio, decise di tornare a Pescara. Il tragico fu che lui appena si accorse che io promosso in quinta era un vero "asino" mi retrocesse alla quarta. Tremendo, il mio maestro era lui. E teneva pure la bacchetta. Io a Roma avevo una fidanzatina, Liù. Ieri, rovistando in un vecchio armadio, ho trovato letterine affettuose che mi scriveva Liù. In quel posto sono ritornato una volta sola, dopo averlo lasciato, molti anni dopo. La Garbatella è irriconoscibile, molte case allora piccole e colorate, non c'erano più, la campagna che prima era lì dietro l'angolo dell'ultima casa, scomparsa sotto una miriade di edifici costruiti ad alveare.
Era sparito anche il piccolo cinema dell'oratorio che proiettava vecchissimi film americani (se ne potevano vedere due di seguito il sabato e la domenica per pochi soldi) e qualche film edificante in cui la bontà trionfava sempre alla fine. Il lieto fine era d'obbligo.
E si compravano anche lunghissime stringhe di liquirizia e bastoncini di legno dolce, da succhiare lentamente. Per la tristezza sono quasi scappato.
Ho percepito la sensazione acuta e dolorosa di aver perduto qualcosa per sempre.
Nel quartiere, allegro, caciarone, misto, c'era un po' di tutto, dalla vecchia contessa esile come una canna di bambù alla molto decorosa insegnante di scuola elementare, dal ladro di biciclette al venditore ambulante e al sussiegoso funzionario delle imposte.
I grandi sì, così distanti e un po' misteriosi per me.
Pensandoci dopo come tutto era "falso", false le persone, falso il posto. Eppure, come tutto era vero, i ruoli erano più veri della verità delle persone.
E poi tanti ragazzini e ragazzine scatenati con le gambe arrossate dal freddo in inverno e ginocchia perennemente sbucciate.
Tempo fa ogni sabato andavo a Roma per il fine settimana.
Da Villa Borghese ancora frequentata dalle ultime donne allegre cominciavo a salire incontrando i ragazzi che scendevano per andare a scuola e mi mettevano molta allegria. Salendo si trova la Casina Valadier e poi il Pincio. Si scende verso la Scalinata di Trinità dei Monti, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Via Margutta. In primavera, con il sole, è un incanto.