PESCARA. Era il 10 giugno del 1944 quando gli Alleati e le forze del Comitato di liberazione nazionale, assistite dalla divisione paracadutisti Nembo del battaglione San Marco e dalla quarta divisione indiana, entrano in una Pescara distrutta e saccheggiata per liberarla dall'occupazione tedesca. Nella ricorrenza del 66º anniversario, il presidente del Consiglio comunale, Licio Di Biase, insieme al giovane ricercatore pescarese, Stefano Fratini, hanno ricordato ieri questo importante momento nella storia della città. «Fino al '43, Pescara ha solo un impatto indiretto con la guerra, creandosi l'illusione, soprattutto dopo l'armistizio del 8 settembre, di essere uscita dal conflitto senza traumi, ma non fu così», ricorda Di Biase. Gli incessanti bombardamenti, iniziati il 31 agosto del 1943, riducono la città in rovine, causando migliaia di vittime. Pescara viene abbandonata poi dagli abitanti, che trovano rifugio nei colli e nelle campagne. «L'8 dicembre il capoluogo adriatico fu anche campo di un bombardamento di ripiego: gli aerei tedeschi al ritorno di una missione al Nord, con ancora a bordo le bombe», aggiunge Fratini, «non potendo riportare il carico alla base decidono di sganciare gli ordigni sopra Pescara». L'agonia finale avviene nella primavera del '44, quando gli invasori in ritirata fanno terra bruciata: spiagge minate, ponti e strutture portuali distrutte, palazzi alti sul lungomare rasi a suolo. «Sono 1.265 gli edifici completamente distrutti e 1.335 quelli gravemente danneggiati», precisa Di Biase. «I bombardamenti hanno annientato il 69% dei fabbricati esistenti». «Nel raid che colpì il ponte Littorio sono andate perse le quattro statue femminili in bronzo realizzate da Nicola D'Antino», racconta Fratini, «le quattro pietre miliari dell'economia cittadina: l'agricoltura, la pastorizia, l'industria e la pesca». Portato alla luce un documento inedito, un telegramma del 9 ottobre 1943. Il prefetto dell'epoca scrive al soprintendente dei monumenti artistici dell'Aquila, per avvisare che nel Palazzo del governo, semidistrutto, è stato ritrovato il famoso quadro di Michetti "La figlia di Iorio", miracolosamente intatto.
Pagine tristi. Cerchiamo di non riviverle.
RispondiEliminaE ho detto tutto...
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RispondiEliminaIl racconto di Piazzale Loreto è uno dei racconti ascoltati in casa. Papà e mamma, allora giovanissimi, lo avevano vissuto da “vicino”. Ogni volta che mi sono trovata in quel piazzale il ricordo va ai loro racconti. Momenti bui, momenti passati, ma mai dare nulla per scontato. La libertà è un bene prezioso che va custodito con saggezza e intelligenza, qualità che vanno sempre più scemando.
RispondiEliminasinforosa
Bisogna dire che i partigiani sapevano benissimo che con i processi Mussolini e tutti gli altri fascisti sarebbero morti di vecchiaia.
EliminaBisogna capire che un partigiano non era un parolaio ma una persona che rischiava la vita giorno dopo giorno.
Questo è il motivo che mi spinge a parlare del Che.
RispondiEliminaTogliatti conosceva quello che accadeva nei Paesi del socialismo reale, ma ha taciuto. L'Italia è stato l'ultimo Paese a conoscere la verità e bisogna arrivare a Berlinguer, alla fine della spinta propulsiva del comunismo e alla necessità della terza via. Probabilmente è stato ammazzato. Con De Gasperi e Moro è l'unico statista dell'Italietta post fascismo.
La libertà è un bene ineguagliabile!
RispondiEliminaBuona giornata August!
Dani
Buona festa della Liberazione.
RispondiEliminaTi abbraccio Dani.
Mai dimenticare anche se cercare di capire sarebbe altrettanto importante.
RispondiEliminaIl marxismo è un'ideologia che si basa sull'antagonismo padroni-classe operaia.
RispondiEliminaI padroni di oggi sono oggetti misteriosi quotati in borsa, mentre la classe operaia è ormai integrata nella piccola borghesia.
Mancando i due elementi base il comunismo muore e trionfa i capitalismo cinico.
Spesso per far capire meglio le vicende ci vogliono degli atti che io reputo incivili anche se spesso vengono chiamati doverosi.
RispondiEliminaDeterminati spettacoli potevano essere evitati o dovevano essere così cruenti per essere ricordati? Non sono politica , non ho una grande dimestichezza con la storia, ma lo spettacolo della morte mi attanaglia il cuore, sia giusto o sbagliato.
Un abbraccio Gus
Il nemico non è più una persona ma un oggetto qualsiasi.
EliminaAbbraccio Nella.
Ci sono capitoli di storia che fanno davvero inorridire e piangere.
RispondiEliminaQuesto è certamente uno di quelli.
La barbarie umana non ha limiti.
EliminaCiao Sara.