C'è un punto di fuga, c'è qualcosa che sfonda l'oggetto che afferriamo, per cui non lo prendiamo mai a sufficienza e per cui c'è sempre come un'intollerabile ingiustizia, che cerchiamo di celare a noi stessi, distraendoci.
Il buttarsi nell'istinto è il modo più bieco di chiudersi a questa apertura che tutte le cose reclamano, cui tutte le cose spingono.
La tristezza che si prova nel rapporto non compiuto con la persona che si ama di più, perché io non sono capace, perché lei non è capace, questa coscienza della propria incompiutezza è la caratteristica più umana della vita.
E il sospiro d'infinito si presenta sempre quando insorge il bisogno di qualcosa di finito.
Maestrale
S'è rifatta la calma
nell'aria: tra gli scogli parlotta la maretta.
Sulla costa quietata, nei broli, qualche palma
a pena svetta.
Una carezza disfiora
la linea del mare e la scompiglia
un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora
il cammino ripiglia.
Lameggia nella chiarìa
la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata
e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia
vita turbata.
O mio tronco che additi,
in questa ebrietudine tarda,
ogni rinato aspetto co' tuoi raccolti diti
protesi in alto, guarda:
sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: ché tutte le cose pare sia scritto:
«più in là»
La curiosità di una domanda allarga la ragione perché dilata l'orizzonte del conoscibile.
Il cuore intuisce già che l'orizzonte è più ampio di quanto il mondo oggi affermi.
La nostra capacità di indagare le cose con la ragione è ispirata dal presentimento del cuore che esiste qualcosa di più grande.
Punto di fuga
Questo era appena appena adombrato e trattenuto dentro - appunto - nell’inconsapevole brivido che ho provato. Ma quando, l’anno dopo, il mio bravissimo professore di filosofia ci lesse Leopardi, avvenne un passaggio di conferma improvvisa che dilatava (oltre che confermare) l’impressione che avevo ricevuto da La Favorita di Donizetti. Mi ricordo la lettura della poesia Ad Aspasia, dove il poeta - rivolgendosi a una delle tante donne di cui si era innamorato - dice (cito parafrasando): «Non è la tua faccia che io desidero, è qualcosa che sta dentro la tua faccia. Non è il tuo corpo che io desidero, ma qualcosa di cui il tuo corpo è segno, che sta dietro di te, e io non so come arrivarvi». È come se - e qui l’idea mi fu chiara - ciò che afferriamo con la mano bramosa non lo potessimo stringere, perché il confine di ciò che afferriamo ci sfugge. C’è come - direi adesso - un punto di fuga, c’è qualcosa che sfonda l’oggetto che afferriamo, per cui non lo prendiamo mai a sufficienza e per cui c’è sempre come un’intollerabile ingiustizia, che cerchiamo di celare a noi stessi, distraendoci. Il buttarsi nell’istinto è il modo più bieco di chiudersi a questa apertura che tutte le cose reclamano, cui tutte le cose spingono.
Luigi Giussani
Immagine:
RispondiEliminaPossible ricerca correlata: tristezza
Noi siamo gli uccelli e a noi è data la possibilità di scegliere di stare appollaiati sul ramo di un albero ad ammirare le montagne e la linea dell'orizzonte, oppure di aprire le ali e svoltare dietro la montagna e varcare l'orizzonte per scoprire ciò che prima non immaginavamo.
RispondiEliminaBom dia Gus, liberdade total como a dos pássaros.
RispondiEliminaÉ uma metáfora para o crescimento da consciência em nossa vida.
RispondiEliminaWhat a wonderful poem!
RispondiEliminaWondering about the image :) Beautiful!
Have a good weekend
Eugenio Montale represents an extraordinary poet in our twentieth century.
EliminaThank you dear friend.
buona serata!
RispondiEliminaGrazie OLga.
EliminaCiao.
Che ricordi..
RispondiEliminaÈ come se - e qui l’idea mi fu chiara - ciò che afferriamo con la mano bramosa non lo potessimo stringere, perché il confine di ciò che afferriamo ci sfugge...
Quando l'abbracciavo mi scivolava tra le braccia, lei con i suoi orizzonti, lei così assente, ma esiste il tuo domani?
No, lei non è mai stata di questo mondo.. Non è mai stata mia.
Il finito ti muore nelle mani e allora è forte i desiderio che il Mistero si manifesti.
EliminaE una frase scritta da un mio ex fidanzato
EliminaE' un pensiero di Luigi Giussani.
EliminaQuando l'abbracciavo mi scivolava tra le braccia, lei con i suoi orizzonti, lei così assente, ma esiste il tuo domani?
EliminaNo, lei non è mai stata di questo mondo.. Non è mai stata mia.
Questa frase gus. I pensieri di Giussani mi hanno ricordato il mio passato.
EliminaLeggere Luigi Giussani aiuta molto a capire la nostra vita, i nostri errori.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaSperiamo che il colloquio convinca il medico a ricoverarti.
EliminaCiao.
Belle poesie! Grazie, Gus!
RispondiEliminaMontale è immenso.
EliminaCiao Irina.
Questo costante senso di irraggiungibilità che esprime sul finire dei suoi versi Montale è o può essere anche un modo per porsi sempre il desiderio di scoprire la vita senza fermarsi a quello che potevamo credere erroneamente un punto di arrivo. Cmq tu posti Montale ed il mio sangue non può non provare un'emozione unica: stesse terre e quel suo dipingere in modo essenziale e senza fronzoli la vita che lo ha sempre contraddistinto e che io sento particolarmente.
RispondiEliminanon trovo nulla di strano in queste due notizie (rosario per Montale impunto di morte e casa di un'amica per Ungaretti) perchè essere laici non significa non avere spiritualità dentro il proprio animo e quindi in un momento poi così spirituale anche se drammatico come la morte, credo che questi vagiti emozionali di spiritualità possano riaffiorare importanti.
EliminaI primi approcci di Montale sfiorano il nichilismo. Una profonda amarezza per il mondo.
EliminaVolevo solo informarti della valutazione di Bo relativa Montale e Ungaretti.
Ciao.
Sì Sì avevo letto il link prima di risponderti
EliminaIo non conoscevo l'esperienza fascista di Ungaretti.
EliminaQUI
RispondiEliminaIo sono dell'idea che nell'altro si cerchi sempre qualcosa di noi, perciò il miglior rapporto da consolidare è quello con noi stessi.
RispondiEliminaCome dice Buddha, solo conoscendo a fondo chi siamo allora possiamo conoscere gli altri.
Ti abbraccio.
Conoscersi è difficilissimo. Solo l'esperienza reale ti dice chi sei. Ti conosci a fine vita. Quello che ero da bambino, da ragazzo, da uomo, da marito, da padre, nel lavoro e la parte più impegnativa l'essere anziano.
EliminaUn abbraccio Francesca.
Nella poesia di Montale è evidente la spasmodica ricerca della verità,
RispondiEliminadel senso dell'esistenza, e di ogni cosa nascosta sotto il velo delle apparenze. E' un urlo più che una vocina.
A me la poesia è sempre piaciuta e Montale m'incanta.
Ciao Gesualda.
Anche nei primi anni del liceo avevi lo stesso incanto per Montale?
RispondiEliminaIo a 18 anni lavoravo e per frequentare l'università di Pesaro-Urbino mi svegliavo la mattina alle 5:00 e studiavo. Era faticoso e volevo smettere, ma leggendo ^più in là^ sono arrivato alla Laurea in Economia e Commercio.
RispondiEliminaMi sarebbe piaciuto frequentare, ma mio padre mi disse che non c'erano soldi per me. Quindi lavoro e studio. Oltre Montale leggevo anche Leopardi.
Ciao Ges.
Leopardi l'ho amato tantissimo💛
RispondiEliminaPurtroppo è scivolato nel nichilismo.
EliminaLa poesia di Montale mi piace troppo...ah i poeti di una volta! Ciao Gus. Un abbraccio e un sorriso.
RispondiEliminaOra i poeti scrivono il testo delle canzoni.
EliminaCiao Vivì.
E il Pascoli? Il mio preferito...ariciao Gus!
RispondiEliminaPascoli è stato per me il primo amore.
RispondiEliminaInsieme a D'Annunzio è il migliore della corrente del decadentismo.
Immagino che una poesia di Montale che ti incanti sia "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale". E comunque è il Montale che preferisco, l'ultimo, più immediato e diretto.
RispondiEliminaHo sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Eliminae ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Parafrasi
Ho sceso, tenendoti sottobraccio, almeno un milione di scale, e adesso che non ci sei più mi pare di sentire il vuoto scendendo ogni gradino. Anche se in realtà il nostro tempo insieme è stato lungo anni, a me pare breve. La mia vita continua senza di te e io adesso non ho più bisogno delle piccole cose quotidiane: le coincidenze, le prenotazioni, le trappole di tutti i giorni, e le delusioni di chi è convinto che la realtà sia solo quella che vediamo con gli occhi.
Bellissima.
Grande Montale... da sempre uno dei miei preferiti.
RispondiEliminaE' veramente un poeta eccezionale.
EliminaMeriggiare pallido e assorto
RispondiEliminaMeriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Questa utilma frase è incantevole. Ricorda la bellezza di altre sofferenze.
RispondiEliminaQuesta è ancora più bella:
Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
Un freddo cala… Duro il colpo svetta.
E l’acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.
Anche questa poesia è bellissima. 🙂
E' un poeta immenso.
Elimina