Descrizione di una serata in casa gus.
Per vedere un film di Gérard Depardieu ho lasciato la cucina senza sparecchiare.
La mia cena era a base di 200 grammi di filetto di vitello da cuocere con la piastra antiaderente, possibilmente al sangue, per usufruire di tutte le proteine nobili della carne. Questo tipo di cucina riscalda l'ambiente che diventa caldo come un forno crematorio ( enfatizzazione per dare l'idea di uno che cena e suda).
Purtroppo non sono bravo in cucina, e combino pasticci.
Non accetto nemmeno questa solitudine.
Quando è morta Bruna, il 28 febbraio 2011, mia figlia Lisa
che vive e lavora a Brescia è restata 15 giorni nella nostra casa
per tenermi compagnia e organizzare la mia vita da vedovo.
Il primo problema è stato quello di trovare una colf, non solo
per le pulizie di casa, ma soprattutto per la spesa e la cucina.
Da noi lavorava una signora ucraina, Zoryana, ucraina, sposata
e con un figlio di 10 anni.
Con tanta pazienza Lisa ha preparato il menù per tutti i giorni,
escludendo
la domenica perché mi aspettava mio figlio Giuseppe
che lavora a Padova, ma torna a Pescara, generalmente
il venerdì.
Un lavoro certosino da dietologa.
Zoryana ha imparato abbastanza.
In questa dieta Lisa aveva escluso le carni rosse e
consigliato il petto di pollo.
Un errore grave per il fatto che vitello e manzo
hanno proteine nobili che rinforzano i polpacci
delle gambe.
In un anno sono stato male per una tendinite
nella zona achillea e per ben tre volte sono stato
colpito dalla lombo sciatalgia. Dolorosa, anche
restando a letto.
Il mio medico mi ha sconsigliato di usare i farmaci non
steroidi tipo Voltaren e Brufen che causano infiammazione
dello stomaco.
Come cura il dottore ha suggerito la fisioterapia, in particolare
l'Elettroterapia e gli Ultrasuoni.
Un ciclo di cura di 12 giorni guarisce la lombo sciatalgia.
Ho ricominciato a mangiare le carni rosse come l'Angus,
il nodino di vitello, il girello di Alessandria e la carne
più pregiata, il filetto di vitello.
Come per magia è scomparsa la lombo sciatalgia.
E' una sciocca diceria credere che le carni rosse possano
causare il cancro.
Non credo che le tante parole che sono nei vocabolari possano sintetizzarsi con un Wow eliminando le descrizioni accurate dei volti delle persone, dei tramonti infuocati.
RispondiEliminaNon è solo un problema di fretta ma si tratta di un disinteresse generalizzato. Una moda, direi.
Guardo una rosa bellissima e non posso limitarmi a un wow!
Credi che il romanzo "I fratelli Karamazov". Ediz. integrale,
di Fëdor Dostoevskij, pagine 1024, potrà essere eguagliato con tantissimi wow?
Il fatto che non ci sia tempo per osservare dipende da molti fattori.
EliminaUn po' è colpa del nostro essere troppo smartphone dipendenti.
Quando siamo fermi in attesa non osserviamo ciò che ci circonda ma lo schermo dello smartphone.
Ma le maggiori responsabilità sono della nostra società che ci impone "di correre".
"Guarda quella rosa, bella".
Ma non possiamo fermarci a osservarla, abbiamo troppo da fare.
Comunque più che linguaggio povero è proprio la troppa fretta del nostro modo di vivere che soffoca tutto.
Bisogna essere semplici..e più slow.
Verissimo. Un bel "W" per i ritmi slow.
EliminaL'altro giorno in coda alle poste non ho guardato lo smartphone, che ho lasciato a casa, ma ho osservato tutte le persone che mi circondavano.
E mi sono anche alterato per alcune cose che ho visto, tipo la cassiera che ha abbandonato tutto per andare a bere il caffè.
Alle Poste prendo incazzature tremende.
EliminaDa poco s’è acquietato il dolore alla testa ed anche il respiro ha ripreso la sua cadenza normale. Il mal di testa ti avverte -è un avversario leale- ti avvisa che sta per arrivare. E la paura ti sale su prima del dolore. Ti chiedi se sarà un mal di testa amico o nemico? Amico se passerà in fretta, nemico se durerà una settimana, giorno dopo notte, analgesico dopo analgesico. Insieme alla domanda, e nell’attesa della risposta, nel petto senti il terrore che non possa passare mai più. E ricorri alla magia, alla personale liturgia che hai elaborato, ricorri al sacro perché ignori cosa accadrà e ne hai paura. Con una fascia ti stringi la testa forte forte e aspetti; al buio, aspetti. L’analgesico comincia a fare effetto e avverti un distacco, una distanza dalle cose; hai, per esse, lo sguardo sfocato che le sfuma mentre si allontanano. Ed i pensieri, liberati dal condizionamento del mondo che li circonda, cominciano la loro danza irregolare, illogica, dionisiaca. Per quanto tu ne abbia elaborato una strategia, sforzandoti di pensare pensieri belli, loro, all’ordine di Dioniso, spesso virano verso il brutto. Ed al dolore fisico aggiungi i pensieri. Anche per i pensieri brutti hai elaborato una strategia: pensarli fino in fondo, fino al peggio pensabile. E’ un esorcismo, direbbero i gesuiti. Sì, è un esorcismo. Funziona. Da bambino nessuno credeva alle mie cefalee, pensavano fossero scuse. Credo che allora mi nacque il dubbio che il dolore non potesse passare mai più. Il mal di testa non avverte soltanto me. Avverte pure quelli che mi sono vicino; pure loro se ne accorgono perché comincio a muovermi con cautela, gli occhi si stringono, le parole diventano poche e accennate. E vedo pure la loro preoccupazione: è la cosa che sopporto peggio di tutte. Qualche volta apro l’Odissea. Sempre al Libro quinto. Non lo so perché, ma la apro sempre al Libro quinto, il libro di Calipso. L’Aurora si alzò dal letto dell’illustre Tritone Per portare la luce a immortale e mortali. Aurora si alza dal letto e fa alzare, sorgere la luce. Con un solo verbo, nel quale si specchiano due significati, si creano connessioni, sinapsi. Deve essere l’intontimento che mi fa leggere cose mai lette prima. Deve essere il tempo che passa e che trasforma i pensieri, belli o brutti che siano, in ricordi, belli o brutti pure loro. E non c’è maniera alcuna di governarli, vengono e vanno via a loro piacimento. Mia madre che mi raccontava del generale Montgomery, quel pallone, calciato al volo, che scheggiò il sette e finì fuori, il Mare del Nord, il suono del campanellino, dopo ogni esame, che chiamava per conoscerne l’esito… Una sonnolenza troppo vigile che speri si risolva in sonno. Ed il tempo passa ed il sonno non viene. Fa freddo, e sprofondi nel plaid. Certe notti sono troppo lunghe. Aurora, ti prego, alzati dal letto.
RispondiEliminaCerte notti sono troppo lunghe. Buonanotte Gus. Che questa che viene faccia eccezione.
RispondiEliminaGrazie Antonietta.
EliminaSerena notte, di cuore.
RispondiEliminasinforosa
Non è poi tanto complicato passare una serena notte.
RispondiEliminaGrazie Sinforosa.
Capita spesso di sentire: "Io seguo la mia coscienza".
RispondiEliminaMa cosa significa?
Che la coscienza sarebbe la misura di tutte le cose?
La coscienza del non credente
è il punto originante i criteri con cui
affrontare tutta la realtà, cioè l'uomo
misura di tutte le cose.
La coscienza del credente è il luogo dove
l'io ascolta la voce e la direttiva di un Altro,
dove emerge l'oggettività di un
ordine dato da oltre sé, cui obbedire.
Ognuno pretende di avere la propria morale:
RispondiEliminama questa è la più grande e triste menzogna.
Che ogni uomo abbia la sua morale significa
che ognuno è dominato dalla moralità del potere,
cioè dalla morale dei valori comuni,
stabiliti da coloro che hanno i mezzi per farlo.
Così per una pressione irresistibile
tutti coloro che pretendono avere una loro morale
finiscono sotto il dominio del potere.
Ci troviamo al culmine della diffusione di un fenomeno che appare ormai irrefrenabile: ogni campo del sapere sembra intaccato e affetto da un’epidemia che lascia poche speranze per il nuovo millennio. Si tratta del relativismo, struttura portante del cosiddetto "pensiero debole", che la "modernità" ha inflitto alla nostra civiltà diffondendolo a dimensione planetaria sotto morfologie solo apparentemente cangianti, come indifferentismo, nichilismo, mobilismo, pirronismo, soggettivismo, individualismo, ecc., in campo ontologico, gnoseologico, culturale, etico, terminologico.
RispondiEliminaOggi siamo al picco del relativismo...
EliminaSiamo una società così individualista, che l'uomo del bar si considera il depositario di tutto il sapere.
Sa tutto e ha la ricetta giusta per tutto.
Si parte dallo sport e si va alla politica, finanche le relazioni internazionali.
Ma soprattutto: ci sono cose a cui lui non vuole credere, e allora userà della menzogna per smontare quelle realtà.
Una volta questo tipo di persona però rimaneva confinato al bar, oggi imperversa sui social.
Se tu senti un uccellino, per esempio un usignolo, come lo sentiva il missionario con cui ho fatto un viaggio a Macapà ai bordi del Rio delle Amazzoni....e lui, mentre si andava in jeep, mi raccontava la sua storia.
RispondiEliminaLui abitava lontano due ore di jeep dal centro della missione, e io gli dicevo:" Ma non hai paura a stare là?". " Ma no, ci si adatta."
Una sera che era lì sdraiato con la Guzzi 750 e stava ascoltando un usignolo e mi spiegava che gli usignoli che stanno a Macapà hanno lo stesso canto che da noi, soltanto che gli manca l'ultima parte, mi diceva.
Aveva notato che al canto dell'usignolo là mancava un ultimo aspetto della melodia, c'era come una sospensione della melodia.
Mentre stava ascoltando l'usignolo ha udito l'urlo del leopardo che stava avvicinandosi. Allora ha fatto in fretta, su in moto ed è scappato. E mentre partiva, il leopardo, con un salto, era lì al posto dove era lui prima.
Il modo per far crescere la fede è confrontarla con ciò che ci accade, rischiarla nelle circostanze, non solo in quelle che rappresentano un urto violento e ineludibile, come divorzio e aborto, ma in tutte, perché la vita è il complesso delle circostanze che, assediandoci, ci provocano e ci muovono.
RispondiEliminaE' il rischio della fede in tutto quello che accade che ci tiene desti, cioè vivi. Questo rischio è una lotta, una battaglia, di quella guerra che si chiama vita. La vita è l'insieme di tutte le circostanze che ci toccano e ci sfidano. E come diceva Jacopone da Todi: "Chi dentro c'entra sempre t'ama: che Tu se stame e trama", ciè sei tessuto e disegno.
Il rapporto con questo "Tu" nella circostanza, il rapporto col Mistero nella vita, deve diventare esperienza per ognuno di noi.
Solo così siamo diversi, pur restando tali e quali, abbiamo una dignità. L'uomo infatti non può derivare da se stesso la propria dignità. E' laddove egli afferma e vive una presunta autonomia, la sua dignità è totalmente in mano al Potere.
La dignità non può venire da noi. La dignità è un Altro che è tra noi. Che è morto per noi.
Nessuno è così libero come il bambino, la cui dignità e sicurezza sono il padre e la madre.
Arduo non si contrappone a semplice.
RispondiEliminaSemplice indica la modalità con cui affrontare l'arduo.
Se tu guardi l'arduo senza semplicità,
dici: " Ma, se, però, forse, chissà,
che sono le parole più sordidamente
nemiche della percezione del vero.
Perché uno può trovarsi davanti una faccia bella,
ma se non la ama trova tutti i pretesti per dire:
"Qui, ma, però, ha il puntino qui,
ha il puntino nero lì, ha
il puntino giallo là, ha il naso
leggermente spostato
a sinistra, leggermente spostato a destra".
Il bene dell'io, come il bene comune, è un bene relazionale fatto di scelte definitive e stabili, che mantengano la caratteristica della permanenza, di un impegno di fedeltà e di costruttività.
RispondiEliminaL'incapacità di permanere nella scelta significa l'incapacità di una effettiva responsabilità.
Illudendosi di essere libero solo perché può continuamente cambiare le sue scelte, l'uomo finisce spesso per essere condizionato dalla mentalità dominante, dal potere enorme dei mass-media. In realtà, spesso il potere sceglie lui, e l'uomo non è più protagonista. Solo la coscienza della propria identità rende protagonisti.
Chi sta davvero cercando la verità, lo fa per il bene. Non si cerca la verità per dividere, lottare, attaccare, sminuire o distruggere. La vita cristiana è sempre un cammino alla presenza di Dio, ma non è priva di lotte e sofferenze. Sono ottimista nel senso che non cedo al pessimismo, a quell'amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno. Non mi abbandono al lassismo e allo scoraggiamento.
RispondiEliminaQuello che avverrà di me non mi incuriosisce perché la certezza della verità è solo una questione di tempo.
Che cosa vuol dire per noi fare il cristianesimo?
RispondiEliminaFare il cristianesimo nella nostra giornata significa che
la nostra giornata sia investita dalla luce e dall'affezione
della comunità in cui Cristo, attraverso un incontro, ci ha fatto
trovare; che sia determinata dal sì che diciamo al legame
che Cristo ha stabilito con noi; che sia un penetrare oltre
la soglia su cui Lo abbiamo aspettato, come uomini mortalmente
feriti. La giornata diventa così realmente una lotta, un dramma,
cioè un tempo in cui la chiarezza della nostra coscienza
e la forza della nostra affezione diventano protagonisti.
Perché l'io intelligente e affettivo sa per che cosa esiste,
quando riconosce il suo destino.
Gesù gestisce il nostro destino se noi dilatiamo gli occhi
come quelli di un bambino, allarghiamo le braccia e lo
Accogliamo.
performance “Sul concetto di volto nel Figlio di Dio” è stata presentata prima a Essen e poi ad Anversa e ha rappresentato la prima parte di quello che è poi diventato un dittico insieme a: “Il velo nero del Pastore”
RispondiEliminaQuesto è l’inizio. Voglio incontrare Gesù nella sua lunghissima assenza. Il volto di Gesù non c’è. Posso guardare i dipinti e le statue. Conosco più di mille pittori del passato che hanno speso metà del loro tempo a riprodurre l’ineffabile, quasi invisibile, smorfia di rammarico che affiorava sulle sue labbra. E ora? Lui ora non c’è.
Quello che più di tutto si fa largo, in me, è il volere. E’ mettere insieme il volere e il volto di Gesù: io voglio stare di fronte al volto di Gesù, là dove ciò che più mi stupisce è la prima parte della frase: io voglio.
Romeo Castellucci si rivolge ancora una volta a un’icona apicale della storia umana: Gesù, a partire dal quale perfino il tempo si misura per la maggior parte del globo. Nella performance “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio" il ritratto di Gesù parte dalla pittura rinascimentale e in particolare nel momento topico dell'Ecce Homo. In questo preciso istante la tradizione vuole che il Cristo guardi negli occhi lo spettatore in un potente effetto di coinvolgimento drammatico di interrogazione. In questa confusione calcolata di sguardi che si toccano e si incrociano, il ritratto del Figlio di Dio diventa il ritratto dell'uomo, di un uomo, o perfino dello spettatore stesso. E così, nello spettacolo, lo sguardo di Cristo diventa una sorta di luce che illumina una serie di azioni umane, buone, cattive; schifose o innocenti.
"Sul concetto di Volto nel figlio di Dio" non parla di Gesù né di adorazione, non ha un carattere sociale di denuncia e non vuole essere facilmente provocatorio. Romeo Castellucci allo stesso tempo prende le distanze dalla mistica e dalla demistificazione, perché in definitiva si tratta del ritratto di un uomo. Un uomo messo a nudo davanti a altri uomini; i quali, a loro volta, sono messi a nudo da quell'uomo.
Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna è il tentativo di correggere lo stupore dell'evento di Cristo con delle regole.
RispondiEliminaE' una mirabile frase di Giovanni Paolo I.
L'irruzione di qualcosa d'imprevedibile e di imprevisto desta innanzitutto stupore.
E lo stupore è l'inizio di un rispetto, di un'attenzione umile.
Come un bambino posto di fronte a una situazione nuova: in lui istintivamente si desta un senso di stupore.
Chi si sottrae allo stupore dell'avvenimento si fa inevitabilmente schiavo di regole.
Questo spiega molto bene la caratteristica del soggetto umano creato dalla mentalità moderna.
Un grumo di segmenti, di particelle e di brandelli.
Ognuno di questi brandelli sussiste e procede perché segue delle regole: le regole dell'ufficio, della famiglia, le regole anche dell'andare in parrocchia.
L'idea del Mistero è la percezione di un esistente ignoto cui tutto il movimento dell'uomo è destinato perché anche ne dipende. Se si spacca il rapporto uomo-Mistero si precipita nell'alienazione.
RispondiEliminaLa realtà è proprio lo stupore dell'uomo che si domanda perché vive, perché è nato, perché tutto quello che osserva è più grande di lui.
Il mistero è anche un'ape che costruisce il suo nido con la saliva che è un collante che resiste all'acqua, al freddo e al caldo.
Occorre un'intelligenza della bellezza, non un'intelligenza del nostro progetto. La bellezza è il fascino del vero. L'intelligenza della bellezza è per sua natura aperta, tutta protesa ad affermare qualcosa più grande di noi, che ci strappa continuamente alle nostre farneticazioni. Del resto, non c'è niente di più terribilmente deludente e disfacente di un proprio progetto che si riesca accanitamente a realizzare. La vocazione della vita è allora una sola: essere a disposizione, non sistemarsi o possedere.
Il risvolto più immediato di quanto è avvenuto
RispondiElimina- la riscoperta dell'origine-
è un'urgenza di cambiamento
che ci fa sentire più sproporzionati che mai.
Il segno primo della percezione della novità
che sta accadendo tra di noi è che ci si sente poveri
e bisognosi di una risposta.
Occorre custodire l'esperienza di questa povertà
perché essa è l'inizio della Verità.
Può sembrare folle, irrazionale o addirittura immorale,
ma questo cambiamento, questo miracolo che
sfida l'essere umano e il concetto di divino che l'uomo ha
produce uno strano frutto: l'uomo sperimenta di essere più uomo,
di essere umano come non aveva mai nemmeno
lontanamente immaginato.
La povertà è un corollario della Speranza.
Se non diventi povero (l'abbandono e il superamento di sé)
non puoi sperare. La Speranza di un uomo è
che la sua Fede giunga a compimento.
Ma per sperare devi avere la certezza
su una cosa presente.
La Speranza come certezza in una cosa
futura poggia su tutto il passato cristiano,
poggia su tutta la memoria cristiana,
poggia su tutta la certezza di quella Presenza
che è incominciata duemila anni fa
ed è arrivata fino a te.
Se non c'è puoi solo dar spazio all'immaginazione.
In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».
EliminaEd ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
Non é semplice mah: coscienza con la verità e con la forza! "La croce é leggera".
RispondiEliminaBuongiorno Gus. Ancora leggo, più volte! Tu sei professore e io discepolo! Dai.. per ridere! Sempre tanta gioia!
Francesco, nel blog ma soprattutto nella vita siamo contemporaneamente docenti e discenti. E' una conquista caratteriale che viene dall'umiltà. A volte si insegna, altre si ascolta chi ha più preparazione e si impara.
EliminaOra raccontiamo il film che ha causato la fuga dalla cucina.
EliminaA me piacciono i film francesi perché hanno l'abilità di trasformare l'impossibile in qualcosa di normale.
Il fim si intitola "Diamant 13", con la regia di Gilles Béhat, mentre i protagonisti sono: Gérard Depardieu, Olivier Marchal, Asia Argento, Anne Coesens, Aïssa Maïga.
Non è un film eccezionale per inventiva. Il poliziotto violento dal passato oscuro e un'improbabile femme fatale come Asia Argento.
Affari di droga, un senatore corrotto e una collega disonesta.
Gérard Depardieu, ormai ha 70 anni, grosso come una botte di vino, ma incredibilmente uomo dotato di grande fascino. Sembra impossibile che molte donne preferiscano Gérard all'ex bellissimo Alain Delon.
Per ciò che concerne la carne rossa, fai benissimo a mangiarla. La giusta via è sempre quella dell'equilibrio. Mangiarne troppa fa male, mangiarne il giusto fa bene alla salute..e alla gola :)
RispondiEliminaPesce due volte alla settimana, carne solo il mercoledì.
EliminaVino 1/2 bicchiere a pasto. Frutta stagione e niente dolci.
Pranzo 2 volte legumi (fagioli e lenticchie) Pasta al pomodoro due volte, brodo vegetale cotto con la pentola a pressione 2 volte, sfogliata la domenica.
Una fetta di carne, un panino e un picchiere di vino! Dopo lo guardo il film. Io ho fame….ciao Gus!
RispondiEliminaBuon appetito Francesco.
EliminaCiao.
Bravissima tua figlia nella pianificazione del menù settimanale... è bello ogni tanto avere qualcuno che si prende cura di noi :)
RispondiEliminaHo letto molto sull'alimentazione ma non ho ancora capito cosa ci fa più male: le verdure con i pesticidi, il pesce al mercurio ....la fetta di carne è una buona scelta!
Buona domenica
Grazie Roberta, Lisa è speciale.
EliminaCiao.