A me più che antipatia suscitano domande, domande che ho già espresso più volte, anche nel post di ieri e che il più delle volte rimangono tali. Buon sabato Gus. :) sinforosa
Forse alle tue domande ho già dato delle risposte. La società sceglie un percorso di vita per ognuno di noi. L'apparenza supera l'appartenenza. Buon fine settimana.
Succede che durante l'incontro della finale di Champions League:
"Al 17' una tifosa è riuscita ad arrivare fino al cerchio del centrocampo prima di esser bloccata dagli steward a bordo campo al Wanda Metropolitano. Il gioco è ripreso dopo neanche un minuto di interruzione". Reclamizzava un sito hard. Ora tutti lo conoscono e i quotidiani sportivi parlano più della performance della bionda che dell'incontro di calcio.
La realtà virtuale apre nuove strade alla creatività e all’educazione, rimettendo anche in discussione le forme tradizionali di comunicazione, con serie implicazioni antropologiche. La città moderna è relativista: tutto è legittimo, e possiamo cadere nella tentazione di credere che, per non discriminare, per includere tutti, a volte dobbiamo relativizzare la Verità. Ma questo non è giusto. Dobbiamo smettere di nascondere il dolore delle nostre perdite e assumerci la responsabilità dei nostri crimini, della nostra apatia e delle nostre bugie, perché soltanto attraverso una riconciliazione riparatrice saremo resuscitati e, in questo modo, non avremo più paura di noi stessi. Anche la Chiesa è consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire. Noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per costruire la pace.
I giovani di oggi hanno un'esigenza di autenticità che è sottilmente più acuta rispetto a un tempo. Ma l'impeto di autenticità che ha preso forma per contrasto con l'ipocrisia viene subito travolto da un nuovo conformismo. Allora l'agitarsi di questi giovani è molto più rabbia che un impegno. La conclamazione di valori ideologici strumentalizzati dal Potere finisce per stordire i giovani sempre più smarriti per l'insicurezza del loro cammino e l'impaccio nell'identificare una propria esigenza prevalente. Mancando un obiettivo di medio e lungo periodo alla fine vengono ingabbiati all'interno di un bisogno dominante che sembra quello immediatistico che si consuma giorno dopo giorno facendo scomparire l'autenticità iniziale.
Emmanuel Lévinas ha parlato della "tentazione della tentazione". È lo stato dell’essere tentato ciò che in realtà desideriamo, non l'oggetto che la tentazione promette di consegnarci. Desideriamo quello stato, perché è un'apertura nella routine. Nel momento in cui siamo tentati ci sembra di essere liberi: stiamo già guardando oltre la routine, ma non abbiamo ancora ceduto alla tentazione, non abbiamo ancora raggiunto il punto di non ritorno. Un attimo più tardi, se cediamo, la libertà svanisce e viene sostituita da una nuova routine. La tentazione è un'imboscata nella quale tendiamo a cadere gioiosamente e volontariamente. I "legami umani" in un mondo che consuma tutto sono un intralcio? "Sono stati sostituiti dalle "connessioni". Mentre i legami richiedono impegno, "connettere" e "disconnettere"è un gioco da bambini. Su Facebook si possono avere centinaia di amici muovendo un dito. Farsi degli amici offline è più complicato. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza.
Sintomatiche della violenza in cui noi siamo immersi sono un'educazione e uno svolgimento della vita in cui si sviluppa una coscienza delle cose come se la persona non esistesse. Si chiama positività: una coscienza delle cose e della realtà umana come se l'io non esistesse. E' violenta una società in cui si pretende di conoscere la realtà umana come se l'io non ci fosse. Esistono le scienze, non esiste più la persona. Lo scienziato brandisce dei dinamismi, non la persona: questa viene smembrata e ridotta ad alcuni suoi fenomeni che poi si vogliono isolatamente conoscere e dominare come se essa non ci fosse, viene cioè ricondotta a quei meccanismi impersonali cristallizzati dalla sociologia, psicologia, pedagogia, ecc., in cui si pretende di esaurirne la realtà. Si attua in tal modo una dissoluzione della persona. L'io dissociato è una rottura tra il dinamismo dell'affettività e il dinamismo della ragione: le reazioni, non importa quali, vengono trattate e scientificamente studiate come se non avessero un nesso con le esigenze strutturali della ragione. Da una parte vi sono i puri meccanismi di reazione in cui entra in gioco l'energia dell'affettività, che diventano grazie a tale separazione più facilmente manipolabili dal potere, e dall'altra, senza nesso coi primi, il lavoro della ragione. L'uomo ridotto a fascio di reazioni è dominato dalla paura. Tutto può, infatti, essere ostile a quello che egli vuole , a quello cui la sua affettività tende e che la sua reattività pretende. Quest'uomo non è sicuro di avere in mano un istante di quello che aveva in mano l'istante prima. La paura regna dunque davanti a tutto ciò che egli non può definire.
Immagine:
RispondiEliminaPossibile ricerca correlata: salute e psicologia
A me più che antipatia suscitano domande, domande che ho già espresso più volte, anche nel post di ieri e che il più delle volte rimangono tali. Buon sabato Gus. :)
RispondiEliminasinforosa
Forse alle tue domande ho già dato delle risposte. La società sceglie un percorso di vita per ognuno di noi. L'apparenza supera l'appartenenza.
EliminaBuon fine settimana.
Succede che durante l'incontro della finale di Champions League:
RispondiElimina"Al 17' una tifosa è riuscita ad arrivare fino al cerchio del centrocampo prima di esser bloccata dagli steward a bordo campo al Wanda Metropolitano. Il gioco è ripreso dopo neanche un minuto di interruzione".
Reclamizzava un sito hard. Ora tutti lo conoscono e i quotidiani sportivi parlano più della performance della bionda che dell'incontro di calcio.
Che si parli più della bionda che della partita è una fakenew degna di uno juventino al quale, non essere ieri della partita, rode alquanto... ahahah
RispondiEliminaKarma, vinceremo la Champions.
Eliminahttps://www.gazzetta.it/
https://www.tuttosport.com/
La realtà virtuale apre nuove strade alla creatività
RispondiEliminae all’educazione, rimettendo anche in discussione
le forme tradizionali di comunicazione, con serie
implicazioni antropologiche.
La città moderna è relativista: tutto è legittimo, e
possiamo cadere nella tentazione di credere che, per
non discriminare, per includere tutti, a volte
dobbiamo relativizzare la Verità.
Ma questo non è giusto.
Dobbiamo smettere di nascondere
il dolore delle nostre perdite e assumerci la
responsabilità dei nostri crimini, della nostra apatia
e delle nostre bugie, perché soltanto attraverso
una riconciliazione riparatrice saremo resuscitati
e, in questo modo, non avremo più paura di noi stessi.
Anche la Chiesa è consapevole della responsabilità
che tutti portiamo verso questo mondo, verso
l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire.
Noi possiamo fare molto per il bene di chi è più
povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire
la giustizia, per costruire la pace.
I giovani di oggi hanno un'esigenza di autenticità
RispondiEliminache è sottilmente più acuta rispetto a un tempo.
Ma l'impeto di autenticità che ha preso forma
per contrasto con l'ipocrisia viene subito travolto
da un nuovo conformismo.
Allora l'agitarsi di questi giovani è
molto più rabbia che un impegno.
La conclamazione di valori ideologici
strumentalizzati dal Potere finisce per stordire
i giovani sempre più smarriti per l'insicurezza
del loro cammino e l'impaccio nell'identificare
una propria esigenza prevalente.
Mancando un obiettivo di medio
e lungo periodo alla fine vengono ingabbiati
all'interno di un bisogno dominante che
sembra quello immediatistico che
si consuma giorno dopo giorno
facendo scomparire l'autenticità iniziale.
Emmanuel Lévinas ha parlato della "tentazione della tentazione". È lo stato dell’essere tentato ciò che in realtà desideriamo, non l'oggetto che la tentazione promette di consegnarci. Desideriamo quello stato, perché è un'apertura nella routine. Nel momento in cui siamo tentati ci sembra di essere liberi: stiamo già guardando oltre la routine, ma non abbiamo ancora ceduto alla tentazione, non abbiamo ancora raggiunto il punto di non ritorno. Un attimo più tardi, se cediamo, la libertà svanisce e viene sostituita da una nuova routine. La tentazione è un'imboscata nella quale tendiamo a cadere gioiosamente e volontariamente.
RispondiEliminaI "legami umani" in un mondo che consuma tutto sono un intralcio?
"Sono stati sostituiti dalle "connessioni". Mentre i legami richiedono impegno, "connettere" e "disconnettere"è un gioco da bambini. Su Facebook si possono avere centinaia di amici muovendo un dito. Farsi degli amici offline è più complicato. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza.
Sintomatiche della violenza in cui noi siamo immersi sono un'educazione e uno svolgimento della vita in cui si sviluppa una coscienza delle cose come se la persona non esistesse. Si chiama positività: una coscienza delle cose e della realtà umana come se l'io non esistesse. E' violenta una società in cui si pretende di conoscere la realtà umana come se l'io non ci fosse. Esistono le scienze, non esiste più la persona. Lo scienziato brandisce dei dinamismi, non la persona: questa viene smembrata e ridotta ad alcuni suoi fenomeni che poi si vogliono isolatamente conoscere e dominare come se essa non ci fosse, viene cioè ricondotta a quei meccanismi impersonali cristallizzati dalla sociologia, psicologia, pedagogia, ecc., in cui si pretende di esaurirne la realtà. Si attua in tal modo una dissoluzione della persona. L'io dissociato è una rottura tra il dinamismo dell'affettività e il dinamismo della ragione: le reazioni, non importa quali, vengono trattate e scientificamente studiate come se non avessero un nesso con le esigenze strutturali della ragione. Da una parte vi sono i puri meccanismi di reazione in cui entra in gioco l'energia dell'affettività, che diventano grazie a tale separazione più facilmente manipolabili dal potere, e dall'altra, senza nesso coi primi, il lavoro della ragione. L'uomo ridotto a fascio di reazioni è dominato dalla paura. Tutto può, infatti, essere ostile a quello che egli vuole , a quello cui la sua affettività tende e che la sua reattività pretende. Quest'uomo non è sicuro di avere in mano un istante di quello che aveva in mano l'istante prima. La paura regna dunque davanti a tutto ciò che egli non può definire.
RispondiEliminaVery well. Your last comment explains it all well.
RispondiEliminaAlso explain that the appearance of the triumphant problem is only yours.
Kisses.