Un velo che maschera la sostanza del reale o addirittura una patologia della modernità, l’alienazione implicita nella società dello spettacolo in cui la manipolazione e la menzogna oscurano la realtà autentica dei soggetti. Ecco il nodo da cui prende le mosse l’indagine di Barbara Carnevali, storica della filosofia, in un saggio pubblicato da Il Mulino, intitolato *Le apparenze sociali*.
Un progetto di filosofia dell’apparire sociale a partire proprio dall’analisi delle vanità, di quel mondo effimero in cui rientrano le mode, la fama, il successo, il prestigio, le buone maniere, lo snobismo, i pettegolezzi, e che non è una forma minore di realtà ma l’assetto sensibile della società dove si giocano come uno spettacolo le immagini che le persone hanno reciprocamente di sé stesse.
La finzione, l'ipocrisia. Mai capito perché le persone fingano a tal punto. Come fossero dei diabetici che per consolarsi si sparassero mezzo chilo di caramelle scadenti. Mi preoccupa molto molto di più l'impreparazione delle persone.
A forza di portare una maschera ben accettata da una parte della 'categoria' non si rendono conto che il presente e il futuro hanno bisogno dello studio e della gavetta.
Fingono di sapere e salgono i gradini: è un controsenso ma si alimentano ugualmente in questo modo.
E mi preoccupano ancora di più chi non li riconoscono. Il tassello dell'apparenza, quello più problematico che deriva dalla paura della non accettazione da parte di una società che tende e propende verso la manifestazione degli eccessi, ma sono tanti quelli che non ritengono un ostacolo assorbire i modelli vigenti, che esaltano l'apparenza e si trovano benissimo nel mostrarsi, il che andrebbe anche bene se non ci fosse il totale rifiuto e la messa al banco di chi non ha la predisposizione a farlo e se ci fosse una maggiore apertura mentale. Alla voce apparenza nel libretto delle istruzioni dovrebbe essere riservata una sezione dedicata, all'accettazione, alla libertà e al rispetto del modo di essere di ciascuno e forse le paure avrebbero meno presa su chi si sente diverso e si piega all'omologazione perché è fragile e vive il peso de giudizio. Il fatto che l'uomo percepisce che l'apparenza conta più della sostanza porta a una caduta della cultura, dei valori e dell'etica. La conseguenza è la fine del desiderio in senso esistenziale.
Per te donna con gli attributi ben fatti ti chiedono di allungarti sopra un'automobile, oppure di fare l'ombrellina.
Questa è la maschera e il ruolo che la società (il Potere) ti dà, e se la togli appare un volto terrificante.
Immagine:
RispondiEliminaLucille Teasdale, una donna coraggiosa che seppe lottare per il suo grande sogno di diventare chirurga, sfidando i pregiudizi del tempo con determinazione e indomita passione. Sempre pronta a nuove sfide, negli anni Sessanta Lucille partì per l’Africa dove, insieme al marito Piero Corti, riuscì a trasformare il piccolo ospedale di Lacor in uno dei maggiori ospedali non profit dell’Uganda, che ancora oggi accoglie e cura centinaia di migliaia di pazienti ogni anno. Questo libro è la storia appassionante di una donna che ha scelto di fare la differenza, dedicando tutta la vita agli altri. Ed è un invito a guardare lontano nel cammino della nostra umana avventura.
L'immagine di Lucille è una creazione della fumettista Chiara Abastanotti
Eliminaio credo di vivere in una società che vuole apparire e cerca di fare l'illusionisti in modo che la tristezza della povertà morale e mentale venga vista come una Virtù
RispondiEliminaIl Potere ha sempre sostenuto le teste vuote che all'appartenenza preferiscono l'apparenza. Lobotomizzati che pensano che i consumi riescano a fare felice un essere umano.
RispondiEliminaLa finzione, il salvare le apparenze, l'adeguarsi a modelli contrari alla nostra reale personalità... tutte piaghe forse un po' trascurate dal dibattito sociologico, eppure presenti ancora oggi in ogni dove.
RispondiEliminaSvendere la propria identità significa farsi del male seriamente.
RispondiEliminaS1MONE
RispondiEliminaUna commedia che è anche riflessione sul mondo del cinema. Commedia, USA 2002. Durata 102 Minuti. C
Un film di Andrew Niccol. Con Al Pacino, Winona Ryder, Catherine Keener, Evan Rachel Wood, Jason Schwartzman
Simone: bella, intelligente, docile e modesta, è l'attrice perfetta. Ma non è una donna in carne ed ossa, bensì una creatura virtuale, creata interamente al computer.
«Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze». Oscar Wilde lo sosteneva con ironia, sbeffeggiando i benpensanti e il luogo comune dell’abito che non fa il monaco, riaffermando il criterio che la forma è sostanza. Ma non aveva torto: il mondo ci percepisce, ci considera e ci giudica da come ci muoviamo, parliamo, agitiamo le mani, sbattiamo gli occhi, da come ci vestiamo, arrossiamo o balbettiamo. Le apparenze sono il fondamento di quel che sappiamo degli altri e di ciò che gli altri sanno di noi; sono il medium della comunicazione e la sostanza del mondo condiviso.
RispondiEliminaLe apparenze contano, spiega Barbara Carnevali, e tutti lo sappiamo, perché molti comunicano tramite un volto falso, esprimendo e rappresentando ciò che gli altri hanno già disegnato.
RispondiEliminaLa distinzione di Fromm sulle due differenti modalità esistenziali di Avere o Essere? si fa più netta quando il sociologo individua nel consumismo la principale forma dell’avere, introducendo una formula inquietante:
RispondiElimina“io sono = ciò che ho e ciò che consumo”.
Fromm parla di scelte dell'uomo, io penso che Il potere omologante impedisca di scegliere attraverso i messaggi dei media, cercando di emarginare chi propone modelli di vita svincolati dalla logica del capitalismo cinico.
Più che alla preparazione e alla professionalità, il mondo sta seguendo la strada delle apparenze. Un male della società nostrana. Ciao e buon fine settimana.
RispondiEliminaL'apparenza è un inganno che prima o poi si paga duramente.
EliminaCiao Innassia.
Vero, ma anche nell' autostima esiste una povera apparenza completamente inconsapevole. Questo è il dramma.
EliminaPs percorso salute 🙂
Si brancola nel buio😆
EliminaNon stai bene? Posso fare qualcosa? 😔
EliminaMi servono 20 anni in meno🤣
EliminaDipingi che ti passa. 🤣😂
EliminaNon è facile dipingere.
EliminaLei ha il dono. Da quando fai queste faccine sceme? 😆
EliminaNon è da te.
Sei tu che brancoli nel buio, io, o lei? Chi ride bene ride per ultimo
EliminaSenza negare la visione negativa del buon Schopenhauer, il desiderio ha una connotazione positiva. Il desiderio è ciò che spinge ogni uomo: il desiderio di mettere su famiglia, il desiderio di migliorarsi, il desiderio di conoscere e di scoprire cose nuove.
RispondiEliminaIl desiderio può anche essere di cose superflue, perché è giusto che la vita sia fatta anche di leggerezza e di un superfluo che faccia da completamento alle cose più importanti.
L'umanità non spegne il desiderio, semplicemente il desiderio è rivolto solamente alle cose superflue. Perché oggi conta l'apparenza, che è fatta di cose superflue.
E' vero che spesso cose superflue diventano necessarie, come i telefonini.
Forse anche in buona fede non ci accorgiamo che il superfluo lo facciamo diventare necessità.
Sul rischio educativo il filosofo-teologo Luigi Giussani ha scritto un libro. Educare è difficilissimo specialmente quando si cerca di innovare e considerare l'educazione avuta come da buttare, invece bisogna ripartire dalla tradizione, quel dato originario, con tutta la struttura di valori e significati, in cui il ragazzo è nato, si deve dire che la prima direttiva per un'educazione dell'adolescenza è la leale adesione a questa tradizione. Ripartire non significa copiare, perché nella tradizione ci sono concetti obsoleti da eliminare e aggiungere il nuovo, da non confondersi con il diverso. Insomma, il nuovo è un'aggiunta di valori che la società ci offre.
RispondiEliminaMa cosa vuol dire oggi educare? E chi educa? In che cosa si impegnano le nuove generazioni? Per il momento che occupa nella cronologia di ogni vita, in tutti i tempi la gioventù ha presentato un certo spettacolo di crisi. Se oggi si parla in modo particolare di crisi dei giovani non è dunque, per vari aspetti, un fatto nuovo. La sua particolarità piuttosto deve essere ricercata in una crisi dell'educazione, dei fattori educativi. Crisi dunque di educatori.
I tempi cambiano e col benessere si avverte molto meno il legame comunitario di mutuo soccorso all'interno di gruppi di persone, la realtà ha perso spessore, consistenza e profumo ed è spesso bidimensionale come lo schermo attraverso il quale comunichiamo. Forse stiamo violentando la nostra natura, forse è una evoluzione culturale che nei millenni arriverà a modificare anche la nostra struttura fisica. Io non lo so. So solo che ciascuno di noi cercherà di adattarsi e vivere in questa diversa realtà, qualcuno cercherà di cambiarla, qualcuno si scaverà la propria nicchia sicura. Non so noi chi saremo.
Secondo Luigi Giussani ciò che caratterizza questo tempo storico è la violenza.
RispondiEliminaIl risultato è che la persona è concepita semplicemente come un fascio di reazioni. Ciò comporta due conseguenze: in primo luogo l’io risulta dissociato, cioè ragione e affezione sono slegate; in secondo luogo dominano la paura e la presunzione.
È proprio in virtù di questa progressiva riduzione dell’umano che il potere governa e determina il singolo. Si avvera perciò una sorta di anoressia dell’umano che dissocia il soggetto e lo fa vivere nella paura. Il compito della comunità cristiana, dunque, è quello di ridare identità all’uomo.
Cosa definisce dunque questa identità? L’uomo è caratterizzato innanzitutto dalla libertà, ovvero dalla capacità di percepire la realtà attraverso il paragone tra ciò che incontra e il suo cuore.
La libertà nasce quindi come percezione della realtà (conoscenza) e come affetto ad essa. Il secondo fattore della libertà è il giudizio che, in quanto tale, è frutto di una corrispondenza non automatica e di un lavoro.
La terza caratteristica della libertà è di essere una prassi creativa, cioè un’esaltazione della corrispondenza ultima fra la realtà totale e il cuore dell’uomo, essendo entrambe fatte dall’unica intelligenza di Dio.
È il nuovo decadentismo ma peggiore di quello che ci fu in letteratura precedente perché aggiunge in più un profondo imbarbarimento nonché un triste impoverimento culturale e sociale della gente che pur di avere quelli che sono diventati ormai non più i 15 minutes di notorietà di cui parlava Warhol ma al massimo 65 secondi, si scatta selfie in ogni posizione possibile o fa foto al cibo che sta per mangiare ecc... il problema è che tutte queste persone, colpa anche di chi ha inculcato loro questa mentalità, non cercano di avere notorietà realizzando qualcosa di significativo e di bello, ma ambiscono solo alla popolarità che sono pronti ad ottenere con qualunque mezzo a qualunque costo e senza il pur minimo interesse circa i contenuti che espongono. Unico loro metodo di scelta si basa sul probabile esito in termini di like e di numero di commenti a prescindere anche dal livello qualitativo dei medesimi. Questo sembra ormai un processo irreversibile ma c'è ancora speranza perché la Storia ci ha spesso abituato ad incredibili revirement. Certo che ora il margine temporale di manovra con concrete possibilità di riuscita sono sempre più stretti.
RispondiEliminaIl linguaggio permette la relazione delle persone. l problema è che la tecnologia lo limita a segni standard che non permettono ai sentimenti di guidare un rapporto umano.
EliminaIn letteratura Precedentemente non precedente errata corrige
RispondiEliminaViviamo in una società dove si fa la corsa ad apparire, perdendo tanti valori.
RispondiEliminaSereno giorno.
L'apparire è una maschera e triste sarà il giorno in cui i fatti della vita costringeranno l'uomo stolto a togliersi la maschera.
EliminaIl problema nasce anche da come ci vedono gli altri e da come il loro sguardo su di noi a volte sia una prigione.
EliminaForse, più che interessante, io direi che è più facile, più comodo fingere di essere ciò che non si è, piuttosto che essere ciò che si è.
I danni causati a lungo andare dalla finzione, in realtà sono incalcolabili: ma nessuno se ne avvede, o se ne preoccupa, perché tanto "ciò che non si vede, non esiste".
Io penso proprio.che tu abbia ragione! Viviamo in una società dove conta di più apparire che essere. Io.non ho mai desiderato apparire, esibirsi ma appartengo ad un'altra epoca
RispondiEliminaOggi va di moda quel che appare su fb, su Instragram, si Tik tok..., se non appari lì, non sei nessuno.. Tanti si inventano una vita che non hanno , pur di apparire! Ma comunque, prima o poi tutti dovranno gettare la maschera e, allora, li voglio vedere!!! Buona giornata. Buona estate.
Comprendere la realtà e possedere un'identità sono le caratteristiche dell'uomo onesto.
RispondiEliminaCiao Mirtillo.
Per me apparenza significa mostrarsi per quello che non si è. Una violenza inaudita verso se stessi da fracassare il proprio io. Una maschera che finisce per diventare l'abito vero.
RispondiEliminaIl "basta apparire" sostituisce valori e significati e sarà difficile, di certo anche doloroso per molti, tornare indietro, o meglio, andare avanti verso valori autentici e verità anche scomode.
Saremo in grado di aiutare i nostri giovani?
È impossibile non avere una "apparenza", non recitare in un certo senso, un ruolo sociale, non avere una immagine di sé stessi il problema è quando ci si identifica troppo in un ruolo
Ciao Amico Gus, come butta?
RispondiEliminaApparire invece di "essere", falsificare se stessi pur di poter entrare in qualche fasullo giro di interessi, speculazioni o, peggio ancora, false amicizie che esistono perché esiste sempre un doppio fine (ricevere sempre qualcosa in cambio), c'è sempre un tornaconto. Tutto è finalizzato. Non esiste aiutare qualcuno e non chiedere niente in cambio...sono distante mille miglia dalle apparenze sociali.
E tuttavia, come dicevi nel post, c'è che si rovina la vita in questo modo e rovina sé stesso pur di apparire (gli esempi non mancano). A questo problema aggiungo, come dicevi anche tu, la violenza che in questo periodo storico è tremenda (segnalata da Giussani) e il denaro per cui oggi come oggi per alcuni tutto è comprabile.
Un salutone amico Gus e buona estate
Decliviodomani, io la mattina verso le cinque vado al mare e al sette torno a casa. Il caldo fa male. Bisogna comprendere la realtà vera e non farla diventare un'elaborazione mentale soggettiva. Onesti con il proprio io e lontani dalla menzogna.
RispondiEliminaUn salutone.
Scusa ma ti riferivi al clima?
RispondiEliminaNo, volevo raccontarti qualcosa di me:
EliminaGrazie Gus. Negli anni passati anch'io mi alzavo presto al mattino e andavo sul lungomare a passeggiare quando abitavo a Genova.
EliminaPoi compravo il giornale e stavo sul lungomare a leggerlo. In estate c'è troppo caldo e massimo alle 10.30 andavo via.
A Milano è tutta Italia un'altra vita...
Ariciao e un salutone
Caro GUS, questo non è un post ma un trattato : nei commenti c'è di tutto e di più. L'apparenza conta perché è da quella che giudichiamo gli altri, almeno inizialmente. E aggiungo : tra l'avere o l'essere io preferisco il fare.
RispondiElimina"L'apparenza conta perché è da quella che giudichiamo gli altri"...e senza dimenticare che allo stesso modo ( peggio o meglio) anche tu, noi, siamo giudicati. Giudicando sempre gli altri ci si dimentica di sé stessi. È come un boomerang che colpisce forte.
EliminaIl fare cosa? per l' apparenza? Ottimo.
Io preferisco essere, consapevole di essere
e non tutti lo sono.
Aggiungo perché l'argomento vero è nascosto nei diversivi.
EliminaLola, io mi interrogo spesso su quello che sono.
EliminaFai bene. È già qualcosa. 🙏
EliminaChi è questa Lola al cui blog non si può accedere?
EliminaNon si può capire quello che si è se non si fa.
EliminaDa quello che dici evinco che la foto che ti ritrae è molto datata.
RispondiEliminaÈ una foto simbolo. L'ha scattata mia moglie. Lei è sempre con me.
EliminaPure io.
EliminaBello andare al mare alle 5 di mattina.
RispondiEliminaLo farei anche io se l'avessi.
Il mare è l'infinito vero.
EliminaViviamo purtroppo in un mondo dove l'apparenza conta più della sostanza.
RispondiEliminaDove si cerca il "bello" in qualsiasi cosa e persona.
Peccato che nelle persone il bello va cercato nell'anima ...
È bello volerci bene.
RispondiEliminaFammi una foto quando sei al mare alle 5.00
Vai a fare footing?
❤️🔥 Notte
Ho le gambe pesanti. Solo passeggiate.
EliminaFelice notte💗
Le persone fingono per essere accettate dalla società. Abbiamo costruito un modello di società fatto di certe regole e certi costumi, chi non li condivide viene fatto fuori. Non tutti sono sicuri di sé, non tutti hanno il coraggio di mostrasi per quello che sono soprattutto perché hanno paura della solitudine. Fingere è molto più comodo. Poi ci sono situazioni dove fingere è quasi un obbligo, pensa al mondo del lavoro che è una jungla, dove ognuno vuole "mangiare" l'altro per ottenere maggiore successo, fare carriera. In questo caso non ti puoi permettere di essere limpido e sincero con tutti. Purtroppo questa nostra società è davvero brutta.
RispondiEliminaSe davvero sei te stesso, di primo acchito sarai contrastato, ma alla lunga gli altri capiranno
EliminaIl brutto va combattuto.
EliminaPaola, sono certo che tu non sei una donna che si fa mettere un piede sul torace dal Potere.
EliminaCerto che no 😊
Eliminadifficile riprendere tutti gli spunti offerti dai lettori di questo post. In linea generale, caro Gus, visto che tutti si dichiarano distanti dalle tentazioni e di apparire per ciò che non sono, mi chiedevo come fare affinché ciascuno di noi potesse vedere nel proprio agire quotidiano quando cede a siffatte tentazioni, non si comporta cioè come crede e dice in giro. In altri termini, posto che mi veda perfetto e incorruttibile, esiste un modo per rivelare a me stesso che la mia condotta non si mostra coerente con i miei propositi? Ovvero: mettiamo che uno sia un bieco e cinico servo del potere, (ergo di un capoufficio, o di un superiore qualsiasi), come può fare per rendersi conto della sua reale condizione? Esiste possibilità di redenzione fuori dalle norme delle varie confessioni? Sì, ho capito che siamo tutti belli e bravi, evidentemente però non tutti lo siamo davvero; chi dunque non lo è, ma si maschera abilmente (anche qui, fra noi commentatori) , come può essere identificato nella sua incoerenza e, magari, aiutato a una miglior auto-valutazione? E' una questione che mi pongo da tempo.
RispondiEliminaForse l'aforisma di Wilde, ripreso anche da Tolkien (et al.) può fornirci qualche dritta.. Non so.
RispondiEliminaFabio, a volte capita di essere coinvolto nel grigiore dell'apparire, ma noi siamo in grado di fermarci e tornare ad essere uomini veri e senza maschere.
RispondiEliminaNon è facile essere voci fuori dal coro. Ma è necessario per essere persone autentiche e non maschere vane. Buona domenica.
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