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domenica, dicembre 31, 2023

Dom Pérignon




Tutti abbiamo vissuto per un certo periodo della nostra vita in un quartiere.
Nelle sue strade percorse migliaia di volte, nei suoi negozi popolati da personaggi dai tratti singolari che diventano maschere e stereotipi umani, con i quali si scambiano battute e veloci resoconti di vita.
Ci giochiamo nel quartiere e ci facciamo amici e nemici
Attraversiamo, veloci, marciapiedi, salite e discese.
Ci sono i vecchi, nel quartiere: di loro si sente parlare e li si vedono pure. Si fanno visita, si consolano a vicenda, si godono insieme le dolci comodità del pensionamento e delle malattie invalidanti di cui nessuno parla.
Poi ci sono i grandi, gli adulti, i coetanei dei propri genitori, nel quartiere.
Sono sodi nella carne e nello spirito, disciplinano entrate e uscite, dettano la legge e la vìolano quando vogliono, sono forti come gli dèi.
Affliggono e consolano, comminano pene e perdonano.
Lo lasciamo il quartiere, spesso.
Per un'altra casa, più bella, più grande, più propria.
A volte si torna per curiosare
I negozianti sono rimasti, almeno molti di essi. Ti chiamano con gli occhi appena attraversi la strada e tradirli, magari per il centro commerciale appena fuori città, diventa un peccato mortale.
Essere salutato e salutare ogni tre metri, ad ogni uscita, è rassicurante nei giorni in cui il mondo appare un deserto pieno solo del mio malessere.
È inquietante quando l'identità personale diventa un peso da scrollarsi di dosso.
I vecchi sono morti.
Capita di pensare ad essi come a personaggi di una favola, non sono mai realmente esistiti.
I grandi ci sono, li incontri, li saluti, abbassi gli occhi di fronte alla loro distanza dal tuo ricordo, sono più smunti, hanno le guance incavate, i loro occhi splendenti hanno perso un po' di luce. Ma conservano nei modi quella forza trascinante che ti faceva sentire minore, a quel tempo. Quasi ti giustifichi per quel che sei diventato.
Si chiude una finestra, si vede un cartello di "Vendesi", si percorre un marciapiede senza incontrare nessuno, si va dal fruttivendolo e il dottore, il professore, la signora Tina non ci sono mai.
Il quartiere si ristruttura. Impalcature grandi coprono balconi e finestre. Tinte pastello colorano i ricordi.
Al conto mi sono mancate due coppie di coniugi, morti l'uno a distanza dell'altro in un mese.
Una coppia la conoscevo, nel quartiere dell'infanzia.
Lui, panciuto medico di base, aveva il volto e il corpo immersi nella bontà e nell'arrendevolezza.
Lei, bella donna ai suoi tempi, sempre tirata a lucido e imbellettata, aveva i modi decisi della donna che rendeva il marito uno straccio utile solo a soddisfare i suoi capricci.
Hanno faticato in vecchiaia, per morire. Me l'hanno detto, soffermandosi su particolari crudi e strazianti.
Lui non ha potuto resistere, per quanto rimbambito, alla sua assenza e l'ha seguita presto.
Non ne potevo dubitare: quando erano forti entrambi, lei era sempre più tosta di lui.

Buon Dom Pérignon


martedì, dicembre 26, 2023

Un uomo di scarto

 


Commesse che lavorano dalle sei di mattina alle dieci di sera. Paghe da fame. Nessun diritto sindacale e frequenti abusi. Dietro le luci delle vetrine, ci sono spesso condizioni di vero sfruttamento e di illegalità.
Da quando è iniziata la recessione, sono entrati in crisi non solo i piccoli negozi ma anche i supermercati e i centri commerciali sostituiti dalle bancarelle dove si compra un maglione a tre euro. Ora vanno a fare shopping, senza vergogna, anche quelli che una volta rappresentavano il “ceto medio”
I supermercati e i centri commerciali sono luoghi terribili, le casse nei loro passaggi obbligati costringono ad interminabili attimi di stupida sospensione, così gli uomini devono guardare altri uomini. Non c'è l'attesa della fila delle Poste, o lo straniamento della metro, lì sei in un budello di terra e un treno corre veloce, le porte si aprono e l'umanità ha pensieri visibili. Alle casse dei supermercati, il tempo si spacca e la stupidità della fila ci rende abietti. Da qualche tempo non vedevo un volto così amaro, così sferzatamene rancoroso, così eloquentemente in disaccordo con il resto del mondo. Una foto d'altri tempi, in bianco e nero, la scriminatura perfetta sui capelli radi e perfettamente ordinati, il volto magro di chi si porta bellamente una grave malattia addosso e quella smorfia di disgusto nella piega della bocca che attraversava il viso come una piaga incurabile.
Quale vita avrà attraversato quell'uomo, una moglie sciocca e fedifraga? Una madre odiosa e tirannica? Una sorella spregevole e iraconda? Ho pensato a una vita rovinata dalle donne.
Ho allungato lo sguardo sul corpo, sui pantaloni marroni che dilagavano su gambe inesistenti ed il rancore del volto e la sua magrezza ha preso altre ragioni, di malattia e di morte, di sottrazione e di assenza, di fine della vita e di scarto.
Di scarto, esattamente così. Una vita passata da scarto
l’uomo diventa altresì un “cultore dello scarto”, dove per scarto intendiamo superficialità di selezione, ignoranza di pensiero, povertà interiore, banalità esistenziale. L’uomo moderno ha aperto la strada ad una cultura dello scarto dove tutto e tutti sono scarti, dove chi ha forze vive e chi non ha forze muore. L’efficienza è sempre al primo posto, il narcisismo fisico, psichico e ideale sta alla base del pensiero debole e comune. Si sta perdendo di vista il vero orizzonte della vita, il vero scopo dell’essere umano: vivere per dare senso. Chi abbraccia la cultura dello scarto diventa scarto di conseguenza. Oggi servi, domani no. Ora sei utile, importante e necessario, domani non sei più nessuno. Modernità e scarto stanno per diventare le linee guida di una società ricca materialmente ma povera interiormente.




lunedì, dicembre 18, 2023

L'amore liquido

 


L'amore affievolito permette le stravaganze più tragicamente ridicole. Nessuno se ne preoccupa. In fondo è un problema che dovranno risolvere le generazioni future. In questa società crudele non si pensa minimamente al dopo. La tentazione dell’uomo è quella di dare, piuttosto che sé stesso, altre cose a lui estranee. La superficialità dei rapporti con l’altro, non ci permette di andare in profondità: di donarsi. Ma quando si decide di lasciarci coinvolgere nella vita dell’altro, assumere una relazione, una parola, un gesto, cura, ascolto, allora ciò che ci sembrava impossibile a causa della nostra condizione di ripiegamento su noi stessi, diventa possibile, ed è fonte di gioia. Oggi tutto è "pensato" per non durare: le automobili, i frigoriferi, le stampanti, l'amore. Siamo nell'epoca del consumo e del rinnovo, non della conservazione. La fase iniziale è quella che piace a tutti..poi iniziano a subentrare doveri e responsabilità del rapporto di coppia..e qualcuno si "ritira". Viene ignorato del tutto il concetto di riparazione. Io non mi colloco tra quelli che, presi dal consumismo, preferiscono comprare una cosa nuova che riparare quella vecchia. Nell'ambito dei rapporti umani credo ancora nel valore della riparazione. Non solo nell'amore! La mia generazione è nata con il rammendo. Non era una scelta, ma una necessità. I marinai rimettevano a posto le reti usate per la pesca con molta maestria. Purtroppo, l’usa e getta si amplia sempre più anche nei rapporti interpersonali e nelle famiglie, un vero peccato perché il più delle volte basterebbe un po’ di impegno per continuare a percorrere la vita insieme. Ormai l'intelligenza naturale, quella che si muove insieme all'affettività (cuore) sta per essere sostituita da quella artificiale. C'è un aggeggio che spegne le luci, quindi la sera non serve più dare uno sguardo alle stanze e a qualche rubinetto lasciato aperto. Anche noi cambiamo modo di vivere a piccoli passi, fino a quando la nostra testa sarà girata completamente da un'altra parte. Nell'amore ci sono varie fasi ma se in ognuna di esse non ci si mette l'entusiasmo e l'amore dell'inizio, l'emozione di sempre, allora queste fasi invece che essere un'evoluzione avranno il sapore di un logorio costante del sentimento e quindi come i petali di un fiore che appassisce, qualunque amore sarà destinato a sfiorire e finire. Oggi manca il lavoro dell’artigiano nell'amore. La coppia in questa società *dell’usa e getta*, quando avviene qualche frattura, scoppia, anche se ci sono figli. Ci vuole fantasia e creatività per continuare a vivere un unico amore, ma alla base di tutto ci vuole un sentimento forte, profondo, impossibile da scalfire. Il sesso è normale e bello, ma il Potere cerca di dividerlo dall'amore. Si arriva a 40 anni con una serie di tanti falsi amori che si possono contare con tre o quattro mai. Si perde il senso dell'amore e appena il sesso vacilla si sfascia l'unione. Distrutta la spinta propulsiva resta solo un senso opprimente di amarezza. L'amore è un sentimento fatto di tante piccole cose che devono ripetersi e crescere giorno dopo giorno. Oggi manca il lavoro dell’artigiano nelle coppie. La coppia in questa società” dell’usa e getta”, un’espressione verissima, quando avviene qualche frattura, si separano, anche se ci sono figli. Gettano via, come dei calzini bucati un’unione, un sacramento, anziché con pazienza rammendare lo strappo, con buona vista ricucire ogni filo rotto, e rendere il rammendo più rinforzato di prima. Il valore del matrimonio o dell’unione, è prendersi cura l’uno dell’altro, soprattutto quando il cammino è faticoso, prendersi per mano ed essere consapevoli, che l’uno ha la responsabilità dell’altro. Mancano i valori veri nella nostra società. In Giappone, quando un vaso prezioso si rompe invece di buttare via i pezzi li rimettono insieme e tra un pezzo e l’altro mettono dell’oro fuso in modo tale che, una volta il vaso ricomposto, le “ferite” brillano. Ogni singola crepa viene valorizzata, questo procedimento si chiama “Kintsugi” (che significa riparare con l’oro). Eppure, strapparsi alla menzogna e star lontani da questa potrebbe essere proprio la via più facile e semplice per vivere un rapporto sereno (ma anche una vita serena). Io sono convinto che l'amore non è che finisca, ma si trasforma in altro, continuamente... Ci sono molte fasi. Così come la fase del corteggiamento passa, passano anche le altre. Poi diventa una sorta di routine, ma non negativa (a meno che le cose non prendano una piega noiosa), intendo una routine positiva del sentimento. Entrano in gioco nuove cose, nuove prospettive, e l'amore ha nuove luci e sfumature, diverse dall'inizio o dalla fase appena precedente. È vero che oggi sempre più persone si arrendono al primo cambiamento di fase... ma forse è perché a tutti piace la fase iniziale? Io non lo so, sinceramente...


venerdì, dicembre 15, 2023

L'illusione ottica della ragione

 



L’uomo è incline alla distruttività e alla guerra perché spinto da pulsioni istintuali? (Sigmund Freud, Konrad Lorenz)


Lo è perché è affetto da uno «shock primario inconscio» dato dalla presa di coscienza del proprio destino di morte? (Emilio De Marchi).


Oppure è dovuto a orientamenti socio-politico-culturali che certe popolazioni umane hanno imboccato nella difficile ricerca di come vivere? (Erich Fromm).


Il filosofo e matematico (Paolo Ruffin) prende in considerazione l’apporto genetico: è stato scoperto da diversi ricercatori universitari un gene che porterebbe molti uomini ad essere egoisti e quindi dimentichi di esser membri di una comunità e che solo nel benessere di tutti può veramente realizzarsi il proprio.

Certamente l'uomo nasce con certi istinti, soprattutto con quello della sopravvivenza che si manifesta nel bisogno di nutrirsi. È sicuramente presente il bisogno di amare ed essere amati. Il bambino che succhia latte nel seno della madre è certamente un'immagine anche d'amore.
L'IO di ognuno di noi cerca la gratificazione da parte degli altri e non ottenendola il malessere potrebbe trasformarsi in odio egoistico.
Oltre l'istinto di sopravvivenza ce ne sono altri dovuti alla sua struttura biologica. Mi riferisco per esempio al sesso. Il desiderio non sempre segue le vie dell'amore e a volte la non ragione sceglie l'aggressione. Avviene nello stupro e nei femminicidi, specialmente se è stata trascurata l'educazione nella famiglia e nella scuola. Anche il Potere non è influenzato da qualche gene nativo, ma si acquisisce nei contatti tra popoli. Biden dice tranquillamente che gli USA sono la guida del mondo, mentre Putin mira a un cambiamento dell'attuale assetto politico. Lo dice apertamente che l'America non riveste più il ruolo di caput mundi. Quando c'è un capo, inevitabilmente esistono i servi e attualmente 2/3 del mondo è infelice protagonista di questo ruolo.

La mia meditazione è che quasi tutto il negativo si acquisisce nella vita di tutti i giorni. 

"Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo 'universo', una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta sé stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all'affetto per le poche persone che ci sono più vicine.
Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza".


Albert Einstein



martedì, dicembre 12, 2023

Amo molto il cinema

 


Ultimamente ho visto "Insyriated", cioè ingabbiati nella Siria, paese dove da diversi anni c'è una guerra civile che vede coinvolti l'Isis, l'America e la Russia.
Molto bello è il film "Una donna fantastica" (Una mujer fantástica). È un film del 2017 diretto da Sebastián Lelio. La protagonista Daniela Vega parla di una donna che abita in un corpo di uomo. La donna racconta la sua storia reale, la vita di una trans che desidera restare quella che è e non sottoporsi a un intervento chirurgico.
Si può definire transgender (trans: oltre, al di là, e gender: genere) chiunque non si riconosca nello stereotipo maschile o femminile: tuttavia, in ambito psicologico, medico e legale il termine viene usato per indicare un transessuale non operato ai genitali.
Ci sono film che si portano in cuore e sono quelli che ci hanno regalato il riflesso di “quel qualcosa” che stavano vivendo in quel momento. L’arte cinematografica è anch’essa bellezza da scoprire e apprezzare.
Bisogna fare uno sforzo per risalire il corso delle cose, e capovolgere gli eventi. Con purezza e sincerità di fronte a noi stessi...perché vivere non è seguire come pecore il corso degli eventi, nel solito tran-tran di questo insieme di idee, di gusti, di percezioni, di desideri, di disgusti che confondiamo con il nostro io e dei quali siamo appagati senza cercare oltre, più lontano. Vivere è superare se stessi, mentre l'uomo non sa far altro che lasciarsi andare (Antonin Artaud).
Purtroppo, la bellezza è a portata di tutti ma non per tutti.
Trovare dei film che siano davvero belli credo che sia diventata una impresa ardua; intendo di quelli che ti lasciano proprio il segno. Forse -e dico forse- è un po' più semplice coi libri per me (anche se ultimamente è un po' che non leggo qualcosa che mi scolpisce l'anima).
Io i film li vedo soprattutto a SKY e con la ricerca trovi quelli che sono sicuramente belli.
Si può scegliere sia il regista che il protagonista.
Giorni fa ho scelto "L'ultimo tango Parigi" Un film "sequestrato" per scene, diciamo ardite. Non è recente e ho provato a vederlo. Una grande sorpresa, oltre l'arte recitativa di Marlon Brando il film con lo stigma dell'immoralità, invece è didascalica. Il messaggio che ci manda è che un amore che si basa esclusivamente sull'attrazione sessuale è destinato a una morte a breve tempo.
Amo molto il cinema e penso che tutto debba essere filtrato e guardato con occhio anche critico. Non credo vi siano film che plagiano le menti (questa è l'anticamera della censura) ma solo cose adatte o meno a certe fasce d'età e poi film belli e brutti, anche disgustosi a volte. Io non guardo mai gli horror ad esempio: ecco quello che non piace uno non lo guarda.
Ultimamente ho rivisto tutta le serie di Al Pacino, che sarà anche un istrione, ma sicuramente è il più bravo degli ultimi trenta anni, insieme a De Niro. grandissimo nel film di Sergio Leone * C'era una volta l'America*, sicuramente il migliore di tutti i tempi.


Raccontatemi i film che vi hanno entusiasmato.


sabato, dicembre 09, 2023

L'esistenza è un'illusione

 




Gorgia, filosofo dei filosofi, fu il primo a sapere che non si deve credere nemmeno a ciò che si vede.
Ed espone i tre capisaldi che orienteranno lo spirito che deve animare la filosofia, fino ai nostri giorni. Il cui scopo è infatti imparare a vedere dietro le apparenze, e chiedersi cosa è come si può conoscere, spiegare e comunicare. Spesso dimentichiamo che la psicologia è figlia della filosofia, di cui conserva alcuni concetti base, ma i termini non vi corrispondono molto.
Escluderei comunque le capziosità sofistiche.
I postulati sono: nulla esiste; se qualcosa esiste non è comprensibile all'uomo; se pure è comprensibile, è certo incomunicabile e inspiegabile agli altri. Includerei nell'ultimo postulato anche l’inspiegabilità per quelli che non vogliono capire, se non ciò che fa loro comodo e che corrisponde alla loro visione della vita. Sono più numerosi di quanto si creda.
A tanti secoli di distanza, Severino affermava che, se le certezze appartengono alla mente, mentre la verità è appannaggio di uno stato che appartiene alle cose.
Ma prima di affermare che nulla esiste si dovrebbe dare una definizione dell'esistenza.
Ammesso che essa sia il modo d'essere di ciò che è reale, in opposizione a ciò che è ideale o fantastico, poiché noi viviamo nell'immaginario delle nostre certezze, l'esistenza stessa è un'illusione. Malgrado tutto, poiché è la nostra illusione, essa esiste insieme a noi, nel nostro sogno.
Quindi il sogno esiste, quello che non esiste è il reale.
D'altra parte, siamo strutturati, come specie, per comunicare e i neuroni a specchio fanno in modo che i nostri comportamenti si adeguino a quelli degli altri, cioè alle illusioni altrui.
È importante capire la realtà per evitare di rimanere impantanati in qualcosa che non esiste credendo di realizzare un ideale, mentre si tratta solo di un sogno.
Ci realizziamo solo liberandoci dai preconcetti e dal terribile luogo comune che violenta il reale.
Il luogo comune è insomma una falsità che, ripetuta pedissequamente dai c.d. opinion leaders, ingenera nell’opinione pubblica la convinzione (incolpevole) che quella menzogna costituisca invero una verità.




giovedì, dicembre 07, 2023

L'attività comunicativa

 



Semplificando molto, il cervello nasce come organo di regolazione e controllo del corpo. Nel corso dell’evoluzione, sviluppandosi e diventando sempre più complesso, acquisisce funzioni e competenze che esulano dalla pura e semplice coordinazione di percezioni e movimenti e dalle strategie di nutrimento, attacco e fuga. La comparsa della mano e del linguaggio verbale innesca una forte interazione col cervello e porta allo sviluppo parallelo di queste tre componenti essenziali, che si sostengono a vicenda. Nascono e si sviluppano l’attività comunicativa, la tecnica strumentale e il pensiero astratto e simbolico.
Queste funzioni estendono, ma non annullano, quelle basilari precedenti, sicché le attività cerebrali superiori, di tipo cognitivo, sono inestricabilmente intessute di funzioni più arcaiche, come le emozioni, le quali cominciano a specchiarsi nella coscienza di sé. Le emozioni, radicate nel complesso mente-corpo, provvedono all’instaurarsi rapidissimo di strategie di attacco o di fuga e sono essenziali per la sopravvivenza. Ne risulta che, nell’uomo, cervello e corpo sono inseparabili e soltanto con un’operazione mentale possiamo distinguere l’intelligenza razionale e computante dall’intelligenza affettiva e corporea.

L'uomo può costruire un mostro per poi venirne ammazzato.

Papageorgiou, C.C. et al. (2011) hanno rilevato, in presenza di Wi-Fi6, ridotta attività elettrica e livello di attenzione nei giovani.

Maganioti, A.E. et al. (2010) hanno osservato che l’attività dell’EEG in giovani donne esposte a radiazioni Wi-Fi si è modificata nel corso di test sulla abilità cognitiva.

Avendano, C. et al. (2010) hanno dimostrato danni allo sperma quando è stato posto un portatile abilitato alla connessione Wi-Fi vicino ad un soggetto.

Grigoriev, Y. (2011): dichiarazione generale sugli effetti dei dispositivi di comunicazione senza fili su bambini: in uno studio condotto su bambini di età compresa tra 7 e 12 anni si è osservata una diminuzione di segnali importanti delle loro prestazioni cerebrali.

Stephen Hawking soffriva fin da quando era giovane di sclerosi laterale e riuscì a comunicare solo grazie a un sensore a infrarossi collegato agli occhiali, che lo scienziato riusciva a controllare tramite un muscolo della guancia.

Questo è l'esempio più eclatante di intelligenza artificiale al servizio dell'uomo.



domenica, dicembre 03, 2023

P.P.P. Il Corsaro vero

 


Per arrivare all'eremo di Sant'Alberto di Butrio occorre lasciare l'automobile qualche chilometro prima ed incamminarsi tra i monti dell'Oltrepò pavese. È la primavera del 1963 quando Pier Paolo Pasolini intraprende anch'egli la lunga passeggiata per l'eremo Sta lavorando al "Vangelo secondo Matteo", e non è la prima volta che cerca ispirazioni in colloqui con uomini di fede o visitando luoghi di preghiera. Pasolini parla in particolare con Cesare Pisano e rimane stupito per l'attenzione che gli dedica il frate. Era un colloquio straordinario, diceva Pasolini, perché quel frate dialogava con naturalezza, pur nel suo linguaggio religioso, da risultare non solo rispettoso, ma affascinante. Non si stupiva dello scetticismo dell'intellettuale e aveva parole di conforto consapevole che Gesù ama i più lontani che i vicini, che non si scandalizza di niente, e che solo Lui conosce il cuore umano. Pier Paolo, di fronte al frate, un originale come lui e creativo, si sentiva a casa sua. Definiva Cesare Pisano un figlio d'arte perché riusciva a trasformare in bella e straordinaria una vita che, analizzata razionalmente, è la morte civile. Quasi una follia. Di quell'incontro restano questi versi: " E questa fu la via per cui da uomo senza umanità, da inconscio succube, o spia, o torbido cacciatore di benevolenza, ebbi tentazione di santità".


Questo era il vero Pasolini.



Però ciò che mi dicesti su Gesù Cristo e su San Francesco, mentre Maria sonnecchiava dinanzi al mare di Copacabana, mi è rimasto come una cicatrice. Perché era un inno all’amore cantato da un uomo che non crede alla vita. Non a caso l’ho usato nel mio libro che non hai voluto leggere. L’ho messo in bocca al bambino quando interviene al processo contro la sua mamma: «Non è vero che non credi all’amore, mamma. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco, e perché quello che vedi non è mai perfetto. Tu sei fatta d’amore. Ma è sufficiente credere all’amore se non si crede alla vita?»
Anche tu eri fatto d’amore. La tua virtù più spontanea era la generosità. Non sapevi mai dire no. Regalavi a piene mani a chiunque chiedesse: sia che si trattasse di soldi, sia che si trattasse di lavoro, sia che si trattasse di amicizia. A Panagulis, per esempio, regalasti la prefazione ai suoi due libri di poesie. E, verso per verso, col testo greco accanto, volesti controllare perfino se fossero tradotte bene.
Ci ritrovammo per questo, rammenti. Riprendemmo a vederci quando lui fu scarcerato e venne in esilio in Italia. Andavamo spesso a cena, tutti e tre. E mangiare con te era sempre una festa, perché a mangiare con te non ci si annoiava mai. Una sera, in quel ristorante che ti piaceva per le mozzarelle, venne anche Ninetto. Ti chiamava "babbo". E tu lo trattavi proprio come un babbo tratta suo figlio, partorito dal suo ventre e non dal suo seme.
Lasciarti dopo cena, invece, era uno strazio. Perché sapevamo dove andavi, ogni volta. E, ogni volta, era come vederti correre a un appuntamento con la morte. Ogni volta io avrei voluto agguantarti per il giubbotto, trattenerti, implorarti, ripeterti ciò che ti avevo detto a New York: «Ti farai tagliare la gola, Pier Paolo!». Avrei voluto gridarti che non ne avevi il diritto perché la tua vita non apparteneva a te e basta, alla tua sete di salvezza e basta. Apparteneva a tutti noi. E noi ne avevamo bisogno. Non esisteva nessun altro in Italia capace di svelare la verità come la svelavi tu, capace di farci pensare come ci facevi pensare tu, di educarci alla coscienza civile come ci educavi tu. E ti odiavo quando ti allontanavi su quella automobile con cui i tre teppisti t’avrebbero schiacciato il cuore. Ti maledicevo. Ma poi l’odio si spingeva in un’ammirazione pazza, ed esclamavo: «Che uomo coraggioso!» Non parlo del tuo coraggio morale, ora, cioè di quello che ti faceva scrivere in cambio di contumelie, incomprensioni, offese, vendette. Parlo del tuo coraggio fisico. Bisognava avere un gran fegato per frequentare la melma che frequentavi tu, di notte.

Così lo vedeva Oriana Fallaci.



                                         Sant'Alberto di Butrio


mercoledì, novembre 29, 2023

L'ansia di sentirsi migliori

 



La celebre frase: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo», a cui è legato indissolubilmente il nome di Voltaire, in realtà non fu mai pronunciata dal filosofo. Appartiene, infatti, ad una saggista (Evelyne Beatrice Hall) che scrisse e ricostruì la vita e le opere di Voltaire. Ciononostante, sicuramente le prese di posizione del filosofo in merito non scarseggiarono e, anche nella sua vita privata, soffriva profondamente delle conseguenze dell’intolleranza degli uomini. Ogni anno, infatti, dedicava un giorno al lutto e all’astensione da qualunque attività: il 24 agosto, anniversario della notte di San Bartolomeo (una strage compiuta nel 1572 dalla fazione cattolica ai danni dei calvinisti parigini), si dice che aggiornasse la sua casistica dei morti nelle persecuzioni religiose arrivando a contarne 24/25 milioni. Ma la sua personalità non fu esente da contraddizioni: si batteva contro le guerre, ma faceva affari lucrosi nel campo dei rifornimenti all’esercito; era un paladino della tolleranza ma intrattenne degli accesissimi diverbi con l’illuminista Rousseau, diverbi che screditavano la validità del principio dell'obiettività; infine, celebri furono le prese di posizione sull’inferiorità degli africani rispetto a scimmie e elefanti, oltre che all’uomo bianco.
Al di là di tutto, credo che la comunicazione abbia sempre quel pizzico di imperfezione che può anche far emergere un contrasto tra due persone.
È vero che questa società è fortemente individualista, ma non dobbiamo dimenticare che comunque ognuno di noi è un singolo.
Talvolta è difficile capire noi stessi, figuriamoci farlo capire agli altri.
Il problema è che certe persone se subiscono un torto, presunto o vero, ti tagliano dalla loro vita, non dimenticano nemmeno i piccoli errori, non accettano scuse e non ne vogliono proprio parlare.
Non si tratta di un pizzico di imperfezione, ma di qualcosa che io non concepisco, perché sono diverso da loro.
Il conflitto, ovvero la divergenza di opinioni è naturale ed è un bene che ci sia: l'aspetto interessante è se nel contesto di un confronto gli interlocutori siano più interessati a confrontarsi sui contenuti e rispettive argomentazioni piuttosto che misurarsi sull'aspetto formale della relazione, ovvero chi ha ragione e sa discutere meglio. Dipende naturalmente dal coefficiente di narcisismo presente in ciascuno degli interlocutori o meglio ancora dal rapporto tra narcisismo e curiosità per l'altro in particolare e per la conoscenza in generale. Personalmente ritengo che possa essere costruttiva ogni discussione non eccessivamente avvelenata dall'ansia di doversi dimostrare migliore ad ogni costo: si impara da tutti e tantissimo dai meno esperti, come i bambini ad esempio...Il vero dialogo passa attraverso il vero rispetto che significa saper ascoltare, saper andare oltre le parole udite e saper accettare che una persona la pensi in modo diametralmente opposto al tuo e non per questo diventa per te meno importante. Il mondo è bello proprio perché non esiste un individuo uguale all'altro.



domenica, novembre 26, 2023

Dell'Amicizia

 


Avete presente quando tutti dicono quanto sia difficile trovare il vero amore e che invece solo l'amicizia sarà per sempre? Beh, per me è stato tutto il contrario. Non posso dire di avere molti amici, perché io per amici intendo quelli veri, non quelli con cui semplicemente puoi andare a mangiare una pizza o passare una giornata al mare. Però non mi lamento perché la qualità supera sempre la quantità. Eppure, devo dirvi che ho una lunghissima lista di persone che ritenevo tali ed invece si sono rivelati tutt'altro. Potrei pensare che, se è così, allora sono io la causa; sono stato un cattivo amico per loro. Ci sono amicizie che offrono soluzioni più tra le pagine di un blog che nel contatto reale, ma fa parte della vita, fa parte di quanto e come conosci una persona che reputi amica. Di quanto puoi narrargli di te, di quanto sei disposto a sentire consigli, di quanto non vedi l'ora che te ne dia, di quanto speri di sentire quello che già pensi di fare, ma finalmente certificato da un parere esterno, e che ritieni autorevole; o di quanto ti dispiacerebbe sentire un parere diverso da quello che covi in cuore. Insomma, le variabili di un'amicizia cui tieni, di cui ti fidi, sono infinite. Scopriamo col tempo chi merita il nostro rispetto, e chi faremmo meglio ad abbandonare al suo destino... spesso basta un volto sconosciuto dietro un blog, a farti capire ed apprezzare tanto. Ho letto il libro “L’amicizia spirituale”, c’è una frase che mi piace particolarmente dice: L’amicizia implica necessariamente una reciprocità, una dolcezza di sentimento, una gratificazione, ma soprattutto una «sicurezza» che avvince e lega nella fiducia reciproca coloro che, senza timori, si affidano l’uno all’altro il cuore con tutto quanto contiene. È la conferma che l'amicizia non può esistere. Nei momenti difficili ho compreso quanto e come posso valutare il valore del silenzio amico, quando è sufficiente una presenza, ma non per sentirsi più soli bensì come valore aggiunto. La vera amicizia è davvero difficile...Non so dove ma da qualche parte alcune anime gemelle riposano tranquille, è un passaggio dove quel sentimento forte acquisisce un senso autentico. Un unico senso. Alcune persone non hanno bisogno di parole per stare insieme, i ricordi non si dimenticano e tracciano un cammino di speranza. I silenzi spesso... insegnano convivendo anche con le persone che amiamo, che ci permettono di essere più veri...anche se non ci sono più. Kant che dice: "Dallo storto legno dell'umanità, nulla di dritto potrà mai essere creato". Anche se questa non era propriamente un'espressione riguardante l'inutilità della razza umana in sé stessa, ma più una critica allo scopo ultimo della razza umana. Kant, in seguito, specificò come l'odio della razza umana possa prendere due forme distintive: l'avversione in generale per gli uomini (antropofobia) o l'animosità totale contro di essi. La condizione di misantropo può crescere parzialmente sia dal disprezzo sia dal proprio volere. Noi viviamo in un mondo nichilista che sta applicando la filosofia di Nietzsche. Con la morte di Dio tutti i valori vengono sostituiti da nuove verità. Per esempio, l'amore tra un uomo e una donna ha un valore di esistenza che nel matrimonio non supera 14 anni. Questo tempo tende a diminuire e si arriverà a un amore che passa dopo un anno, un mese, una settimana, fino a scomparire, e sostituito dal sesso che inizia dai 12 ai 14 anni. Un fenomeno che cambia anche le fasi della crescita dell'uomo. Prima, seconda e terza adolescenza. Proust, nonostante fosse un brillante conversatore, non aveva una buona opinione nei confronti dell’amicizia. Egli riteneva che avrebbe potuto fare ugualmente amicizia con un divano. E che l’amicizia, alla fine, non è che una bugia che cerca di farci credere che non siamo irrimediabilmente soli. "L’amicizia, secondo Proust, è la negazione di quella solitudine senza rimedio alla quale è condannato ogni essere umano": direi affermazione piuttosto veritiera. Momenti di solitudine fanno bene, la solitudine totale è una condanna. L'amicizia è un rapporto che è caratterizzato da amore, che è conseguenza di stima e affetto. Spesso sentiamo dire "è una falsa amicizia", "sembrava un amico, ma era falsità". Ecco, questo è una conseguenza del nostro voler etichettare. Da evidenziare la frase "l’uomo è l’essere vivente che non può uscire fuori da sé, che conosce gli altri solo in sé stesso". È vero che è difficile uscire fuori da noi stessi: quando ci rapportiamo agli altri, dobbiamo cercare di metterci nelle loro scarpe, capirli. Ma è comunque una valutazione che facciamo rapportandoci a noi, alla nostra esperienza, a come viviamo le cose. Però l'uomo è portato a costruire rapporti, a cercare di costruire connessioni; la solitudine è una condanna, ma non è una scelta di vita dal primo momento!


giovedì, novembre 23, 2023

Il vero nemico è il capitalismo


 


Lo slogan del consumismo mi sembra alquanto rozzo come filosofia della vita: "Si lavora per produrre e si vive per consumare".
La più recente sociologia ha dimostrato i pericoli di questa ideologia, un gretto materialismo edonistico, un individualismo sfrenato e, insieme, la promozione del conformismo sociale.
L'acquiescenza ad ogni forma di governo purché garantisca un certo standard di vita, la formazione di una società privata di stimoli intellettuali e caratterizzata da informazioni distorte e superficiali, come il mito del successo, dal conformismo ai modelli della pubblicità.
Nasce così l'alienazione dell'uomo che si lascia trasformare da attivo cittadino in passivo consumatore.
Fenomeno sociale studiato da Hegel, Feuerbach e dal giovane Marx.
Spesso come esempio o addirittura unica causa del Capitalismo è indicata la pubblicità, che ne è invece una delle manifestazioni, forse la più visibile, la facciata più esposta, ma una conseguenza a sua volta della produzione industriale per il consumo di massa.
Marcello Marchesi in *Sancta publicitas* ha colto il significato ideologico, quasi religioso della concezione di vita imposta dal capitalismo.
“Una delle cose fondamentali della vita è la dignità".
"Non bisogna mai perderla. Per non perderla basta non averla.”
Il capitalismo può sopravvivere solo se la gente consuma. Ai tre pensatori il fatto non poteva sfuggire.
Il problema è che si producono cose inutili e i Media ci impongono e spingono al consumo.
È avvilente.
Le industrie che producono beni costosi e superflui contribuiscono all'inquinamento dell'atmosfera a causa dell'anidride carbonica. Lo sviluppo equilibrato cioè produrre di meno, ma meglio non verrà mai applicato.
Questa caratteristica è una degenerazione dell'Occidente. Un'offesa al mondo povero.
L’uomo contemporaneo ha chiuso da tempo le porte alla dignità, al rispetto di sé stesso e della comunità.
Si culla su un guanciale comodo e sicuro, ovvero su una vita che punti esclusivamente al benessere personale, benessere fatto di piaceri materiali destinati ad esaurirsi, con la conseguenza che deve cercarne sempre altri, e in questo modo consuma e consuma, senza rendersi conto che l’anima è diventata flaccida.


lunedì, novembre 20, 2023

L'illusione della droga e dell'alcol


 

I mezzi di informazioni più importanti come le TV i giornali e internet per pagare i costi della loro attività devono ricorrere alla pubblicità.
La pubblicità è il mezzo di convinzione del Capitalismo. A cosa deve convincerci? Semplice: consumare. Il martellamento continuo causa lo svilimento dei Valori, dei Desideri. Per esempio, l'Amore viene sostituito dal sesso, la famiglia diventa un albergo con servizio di ristorante, l'Essere dall'Apparire.
Non vedo soluzioni che possano liberarci da questo tipo di Potere. Ormai la politica è stata sostituita dall'economia e l'economia è subordinata alla tecnologia.
È inevitabile che questa "spettacolarizzazione del quotidiano" cui assistiamo oggi renda il mediocre motivo di successo e perciò abbassi le pretese di eccellenza del singolo. In questo senso siamo incastrati in una prigione di mattoni. I nostri talenti vengono talmente inariditi da questo marasma di sensazionalità facile che spesso vengono completamente dimenticati, o nemmeno ci si accorge di averli.
Alla fine, diventeremo persone senza emozioni, robot che vagano alla ricerca di qualcosa che faccia pulsare più forte il nostro cuore.
I talenti sono i principali nemici del consumo sciocco e quindi vengono attaccati con violenza, fino alla distruzione.
Dal 2001 al 2014, negli Stati Uniti più di mezzo milione di persone sono morte di overdose per farmaci o droghe e di questi 165.000 a causa degli analgesici oppioidi. Gli analgesici oppioidi, da soli, sono attualmente responsabili di oltre la metà dei decessi per droghe e farmaci negli USA.
L'uomo per sua natura deve provare emozioni e avere desideri. La vita non lo permette, subentra il disagio esistenziale e per non soffrire e godere di un illusorio stato di benessere ricorre all'eroina o all'alcol.
Ho l'impressione che l'umanità stia correndo verso qualcosa di sconosciuto e forse la causa è la paura di vivere.
Sta scomparendo la cultura della sostanza a favore dell'apparenza, sia in campo professionale che umano.
Non conta più quello che si sa fare davvero o come ci si comporta, ma solo come e quanto si appare, a qualsiasi costo, con qualunque mezzo lecito o illecito.
Si è prodotta una cultura dell'Io a danno di quella del collettivo.
È chiaro che nell'io tutto annega nella solitudine esistenziale, compresi i valori effimeri che ne derivano.
I ragazzi seguono la strada che noi percorriamo davanti a loro: deserte autostrade e cattedrali tra le dune.
Si sta diffondendo una distorsione per cui sembra più interessante fingere ciò che non si è piuttosto che vivere ciò che si è.
C'è una disaffezione nei confronti di noi stessi che credo sia una conseguenza del fatto che oggi vengono offerte milioni di sollecitazioni sulla realtà, ma è molto difficile imbattersi nella proposta di un significato della stessa. E senza significato la realtà diventa arida, povera, non provoca più alcuna attrattiva.
La ricerca dell'effimero avviene perché ai giovani abbiamo dato tutto e non conoscono il sacrificio della conquista, ma ciò è il risultato del boom economico periodo in cui sono cresciuti genitori ed insegnanti che hanno anticipato i loro desideri senza alcuna richiesta.
Così facendo si spegne il desiderio. Sì, anche della vita.
La televisione da anni ha "rapito" le menti degli italiani, condizionandone la vita. Tralasciando la pubblicità...I media, anche se non schierati politicamente, finiscono per usare un linguaggio e modi che modificano la percezione della realtà dello spettatore. Tutti noi siamo soggetti a questo, chi più e chi meno.
Questo ovviamente non significa il dover buttare via il televisore, tutt'altro.
Bisogna non perdere mai il senso critico, neanche quando ci sediamo in poltrona.
Tutto quello che sentiamo in televisione va "pesato" e ponderato. Magari anche usando il web - nel suo lato migliore - per informarci in modo adeguato.
La politica ha usato giocoforza la televisione per conquistare il consenso, non solo Berlusconi, che della televisione è stato ovviamente grande protagonista. E hanno trovato una sponda ideale negli italiani che trattano la politica come una partita di calcio.


lunedì, novembre 13, 2023

Se l'amore fosse un imbroglio?

 


E se l'amore fosse una complessa costruzione della nostra mente per ammantare di fascino e mistero cose molto triviali come il desiderio fisico, il bisogno di compagnia e di protezione, il bisogno di conferme, propri di ogni animale? Insomma, una gigantesca suggestione collettiva per nobilitare pulsioni, peraltro, del tutto sane e legittime, ma banali?
Detto in volgare: e se ce la stessimo raccontando?
Il fatto che molte persone abbiano una visione favolistica e quasi soprannaturale dell'amore secondo me è un segno, in questo senso.
L'amore è qualcosa di misterioso. È il più profondo dei desideri umani.
Si può fare a meno dell'amore?
Rinunciare a porsi la domanda "qualcuno mi ama?"
Rinunciare soprattutto alla possibilità di una risposta positiva, vuol dire rinunciare all'umano in sé?
 Ma se "ce la stessimo raccontando" anche di un sacco di altre cose? Saperlo cosa cambierebbe? Tutto quello che ci raccontiamo per bene è vita e convincimento, diviene coscienza ed apre autostrade a infinite possibilità altrimenti sepolte nel timore.
In genere il "mascheramento" fa parte di ogni aspetto della nostra vita.
L'amore c'è, ma l'etichetta che porta scritta la scadenza lo ridimensiona di molto.
Da parte del Potere c'è l'impegno di ridurlo a oggetto di consumo. Ci si lascia facilmente e il cambiamento comporta doppia casa, doppia automobile, avvocati, figli sparsi e il capitalismo si ingrassa.
L'amore spesso lo rendiamo difficile dove è facile, o vogliamo cose frutto della nostra immaginazione o lo fermiamo per timore paura dubbi o pensiamo di amare e invece è infatuazione?
Porsi domande è lecito, imbrigliarle è solo confusione che non porta a nulla. Sono comunque convinto che senza l'amore non si vive completamente.
All'amore come costruzione mentale darei un 20% di possibilità. Abbastanza alta è la percentuale per la conseguenza dell'amore che è il mezzo più importante per l'appagamento dell'affettività istintiva (giro lungo di parole per dire "sesso"). Ottima anche la percentuale della compagnia, la possibilità di rivelare a un altro/a le tue emozioni/sensazioni, stati d'animo, relazionarsi su tutto.

venerdì, novembre 10, 2023

La patologia della modernità

 


Un velo che maschera la sostanza del reale o addirittura una patologia della modernità, l’alienazione implicita nella società dello spettacolo in cui la manipolazione e la menzogna oscurano la realtà autentica dei soggetti. Ecco il nodo da cui prende le mosse l’indagine di Barbara Carnevali, storica della filosofia, ricercatrice invitata all’ "Institut d’Etudes Avancées" di Parigi, in un saggio pubblicato da Il Mulino, intitolato *Le apparenze sociali*. Una filosofia del prestigio.
Un progetto di filosofia dell’apparire sociale a partire proprio dall’analisi delle vanità, di quel mondo effimero in cui rientrano le mode, la fama, il successo, il prestigio, le buone maniere, lo snobismo, i pettegolezzi, e che non è una forma minore di realtà ma l’assetto sensibile della società dove si giocano come uno spettacolo le immagini che le persone hanno reciprocamente di sé stesse.
Bauman ha dedicato la vita a questi problemi.
Non puoi liquidare il suo pensiero come un'opinione. "Lui ha la sua e io la mia" Intanto non è giusto che la donna venga vista come un'immensa vagina a disposizione dei maschi.
Perché il Potere non si limita a questo. Non sono tanti anni che la donna può recarsi alle urne per eleggere il Parlamento del suo paese.
Quando una ragazza vuol fare l'indossatrice deve essere in carne come uno stuzzicadenti e qualche squallido personaggio obbliga l'impiego delle anfetamine che tolgono l'appetito.
Il fatto che l'uomo percepisce che l'apparenza conta più della sostanza porta a una caduta della cultura, dei valori e dell'etica.
La conseguenza è la fine del desiderio in senso esistenziale.
Per te donna con gli attributi ben fatti ti chiedono di allungarti sopra un'automobile, oppure di fare l'ombrellina.
Questa è la maschera e il ruolo che la società (il Potere) ti dà, e se la togli appare un volto terrificante.
C'è una canzone di Springsteen*Brilliant disguise*, dove l'io viene soffocato dalle soventi maschere che si indossano per apparire ciò che agli altri piace, per essere poi accettati per quello che in realtà non si è.
Paura di mostrare la vera natura, paura di essere considerati e giudicati da altri e quindi non piacere?
Con il tempo, con determinati avvenimenti, tutto viene scoperto e la maschera si sgretola.


lunedì, novembre 06, 2023

Ciò che aliena l'uomo

 


C'è una frattura, una divisione troppo netta tra chi comanda e decide le sorti del cittadino, e il cittadino stesso. Insomma, manca l'empatia. Anche io dico spesso "Se andassi io al Governo"... ma il problema è che non ci andrò mai. O se dovessi arrivarci, potrebbe avvenire solo attraverso un percorso di accomodamenti, tali da avermi cambiato totalmente.
Distribuzione della ricchezza? Per carità. Del resto, si sa che una cosa è spartirsi una torta in due, un'altra è farlo in dieci.
Negli anni ci siamo abituati a considerare normale e dovuto avere più di una casa, più di una automobile, fare fine settimana fuori casa, ci siamo abituati al ristorante almeno una volta la settimana o al mese, ci siamo abituati al teatro, al cinema, al divertimento, all'aperitivo prima di cena, ai viaggi, alla cura esagerata del corpo, al telefono di ultima generazione, allo shopping a ogni cambio di stagione e via discorrendo e quando non si possono più avere soldi per questo ci si reputa poveri e indigenti, si ricorre ai prestiti, ai debiti pur di ottenerli, ci si dispera.
Il pensiero di Guy-Ernest Debord, filosofo immenso, sviluppa essenzialmente i concetti di alienazione e reificazione, già centrali nelle riflessioni di Karl Marx, ma reinterpretati alla luce delle trasformazioni della società europea nel secondo dopoguerra. Lo sviluppo dell'economia nell'età contemporanea, con l'emergere dei nuovi fenomeni sociali del consumismo e della centralità dei mass media, avrebbe segnato infatti una nuova fase nella storia dell'oppressione della società capitalista: la prima fase del dominio dell'economia sulla vita sociale aveva determinato nella definizione di ogni realizzazione umana un'evidente degradazione dell'essere in avere. La fase presente dell'occupazione totale della vita sociale da parte dei risultati accumulati dell'economia conduce a uno slittamento generalizzato dell'avere nell'apparire, da cui ogni avere effettivo deve trarre il suo prestigio immediato e la sua funzione ultima. Ciò che aliena l'uomo, ciò che lo allontana dal libero sviluppo delle sue facoltà naturali non è più, come accadeva ai tempi di Marx, l'oppressione diretta del padrone ed il feticismo delle merci, bensì è lo spettacolo, che Debord identifica come un rapporto sociale fra individui mediato dalle immagini. Una forma di assoggettamento psicologico totale, in cui ogni singolo individuo è isolato dagli altri e assiste nella più totale passività allo svilupparsi di un discorso ininterrotto che l'ordine presente tiene su sé stesso, cioè, il suo monologo elogiativo.
Lo spettacolo, di cui i mass media sono solo una delle molte espressioni, è parte fondante della società contemporanea, ed il responsabile della perdita da parte del singolo di ogni tipo di individualità, personalità, creatività umane: la passività e la contemplazione caratterizzano l'attuale condizione umana.

venerdì, novembre 03, 2023

Il libro non è una presenza




C'è un brano del suo "Les contemplations" intitolato l'Eremita (Victor Hugo). L'eremita che si alza al mattino presto e, alla luce di una candela, inizia la nuova giornata nell'oscurità ancora invadente della notte. Man mano che il sole appare all'orizzonte l'arco del cielo si incendia di luce, analogamente come nel suo cuore si fa luce appena inizia a meditare. Meditare significa situare le cose al loro posto. Ecco allora la grandezza ultima dell'uomo profilarsi all'orizzonte: essa risiede nel riconoscere alle cose il loro posto, cioè il loro significato. La dignità dell'uomo sta infatti nella percezione, nel riconoscimento e nell'affermazione dell'esistenza del significato ultimo della realtà. Nella percezione della realtà determinata dal "cuore" sorge un iniziale giudizio; quindi, un uomo vede se e quanto la realtà in cui si imbatte gli corrisponde e lo soddisfa. Nella percezione determinata dal cuore il punto o il luogo dove l'io non è più l'oggetto o la determinazione particolare che lo fa reagire, non è il potere, ma una realtà dentro di sé, come strumento di paragone nell'impatto con ogni realtà, che assicura la sua unità nell'incontro e nel confronto con tutto.
Un punto microscopico brilla, poi un altro, poi un altro: è l'impercettibile, è l'enorme.
Questo lumicino è un focolare, una stella, un sole, un universo, ma questo universo è niente.
Ogni numero è zero di fronte all'infinito.
L'inaccessibile unito all'impenetrabile, l'impenetrabile unito all'inesplicabile, l'inesplicabile unito all'incommensurabile: questo è il cielo.
Ho conosciuto un buddista che incarnava nel modo più classico l'esoterismo proprio della setta. Di lui conservo un ricordo che ancora mi commuove. Quando ci siamo salutati mi ha abbracciato, ma senza poter dire nulla. Nessun contenuto che la sua dedizione a qualcosa di ultimo che avevamo in comune. Io ho letto il vecchio testamento ma non trovato un'attrazione particolare. Un libro non è una Presenza. Per me la fede non è un insieme di regole, dogmi, precetti. La fede è un modo di vivere che corrisponde alle esigenze del mio io. Quindi un fatto molto razionale. Quando scrivo "modo di vivere" parlo di una particolare tensione verso una meta. La fede compiuta si ha quando Cristo manifesta la sua azione servendosi di un uomo.

lunedì, ottobre 30, 2023

Il pianto è un analgesico naturale

 







Quando piangiamo, il nostro corpo produce un ormone chiamato adrenocorticotropo (ACTH), che regola la gestione dello stress, e le encefaline, un antidolorifico naturale. Anche per questo motivo spesso dopo aver pianto ci sentiamo meglio. 
Il pianto diminuisce crescendo in età. I bambini piangono e piangono e piangono: beati loro. 
Non tutti i bambini però piangono e purtroppo sono quei bambini che in un certo qual modo sono cresciuti come adulti in miniatura o per vicissitudini personali/ambientali o a causa di genitori che li hanno troppo responsabilizzati e così trattengono il pianto e con lui tutte quelle emozioni che lo coinvolgono, sì, perché col pianto si sprigionano un'infinità di emozioni.
Ci sono un'infinità di pianti. C'è il pianto disperato a causa di un malessere fisico, psicologico o morale, c'è il pianto stizzoso del capriccio, c'è il pianto sommesso di colui che teme di non essere accettato o amato, c'è il pianto di chi ha quella paura che sfocia in angoscia, c'è il pianto di chi è consapevole di aver perso una persona cara, c'è il pianto senza lacrime di chi non ha più lacrime da versare.

Quante tipologie di pianto.

Meccanismo fisiologico del pianto:

È una conseguenza diretta dell'aumentata produzione di adrenalina che accompagna i forti stress e che determina anche aumento della frequenza e forza di contrazione cardiaca, sudorazione, midriasi (allargamento della pupilla), aumento della frequenza respiratoria.
Nel caso mio sono certo che non aumenta l'adrenalina.
Io non blocco il processo fisiologico perché non si sviluppa.
Non so niente degli altri che piangono e non conosco i motivi per cui lo fanno. Poi non tutti affrontano le situazioni nello stesso modo, cioè piangendo, ci sono anche coloro che di piangere proprio non sono capaci, ma potrebbero provare un dolore interno che gli altri non hanno perché lo scaricano con le lacrime.
Io sono fatto così. Non piango.
Come padre e marito ho affrontato situazioni molto difficili.
Mia moglie e i miei figli non mi hanno visto piangere su fatti gravi che accadevano ma si sono appoggiati alla mia spalla.
Nel frattempo, io sono cresciuto tanto e i miei figli vedono in me una persona forte che sa ascoltare, perdonare, abbracciare.


martedì, ottobre 24, 2023

La sconfitta del marxismo

 


La fase terminale del marxismo è una società di uguali con pari dignità.
Un concetto ardito che cozza contro l'egoismo dell'uomo.
Stalin si è mosso verso questo risultato e quando la realtà ha sconfitto l'idea ha cercato di raggiungerla con la forza. Questa filosofia ha partorito una dittatura tra le più feroci mai esistite nel mondo. Milioni di persone ammazzate nella lotta politica tra le diverse anime del comunismo.
Amici mi raccontano che una sera andarono al ristorante del "Castello" di Praga. Erano circa le nove. Dopo mezz'ora arrivò una frotta di giovani. Furono colpiti dal fatto che rimasero lì fino alla chiusura del locale, ognuno davanti al suo boccale di birra, in silenzio. Non avevano nulla da dirsi. Era l'indice del clima umano di quel Paese.
Il ponte Carlo è uno storico ponte in pietra sulla Moldava, situato nella città di Praga, e collega la Città Vecchia al quartiere di Malá Strana: è il più famoso monumento della capitale della Repubblica Ceca. Misura 515 metri di lunghezza e 20 metri di larghezza.
L'Autorità si esprime attraverso la politica che è stata sconfitta proprio per l'abbandono dei giovani delusi dalla corruzione e dal luogo comune: i partiti sono tutti uguali.
Anche se così fosse i partiti si possono cambiare solo partecipando alla loro vita. Dici che tutti sono succubi del Potere ed è questo il problema principale, perché se fossero solo i deboli a cedere non ci sarebbe problema.
Rileggo con attenzione i libri di Hannah Arendt e lo faccio lentamente perché in qualche modo mi sorprende.
Mi interessa molto la discussione su violenza e potere, due termini quasi sempre associati tanto che è diventato un luogo comune affermarne la intrinseca connessione.
Non so se ho capito bene quello che la Arendt sostiene, ma mi sembra che operi un rovesciamento di questo postulato sostenendo appunto che la violenza è solo uno strumento.
La Arendt nota come ci sia sempre stata una generale riluttanza ad occuparsi della violenza in sé, difatti esiste un consenso generalizzato fra i politologi sulla affermazione che la violenza è "la più flagrante manifestazione del potere" e Max Weber ha definito lo stato come "il dominio degli uomini sugli uomini basato sui mezzi di una violenza legittima o quanto meno ritenuta legittima".
E considera strano questo consenso a meno di non rifarsi alla valutazione data da Marx dello Stato come strumento di oppressione nelle mani della classe dominante.

giovedì, ottobre 19, 2023

Libertà all'amore




 «La consapevolezza e l'amore, forse, sono la stessa cosa, perché non conoscerete niente senza l'amore, mentre con l'amore conoscerete molto"




(Fëdor Mihajlović Dostoevskij).




L'amore non è complicato. È il piacere di stare insieme.
L'organizzazione della società capitalista non crea le condizioni per favorire l'amore.  Basta vedere un film e subito, forse il giorno dopo, il maschio e la femmina fanno sesso. Senza conoscersi, senza amarsi, spinti solo da un'attrazione frutto della chimica ormonale. Il sesso è un componente importante dell'amore ma senza l'amore lascia spazio alla "vampata" che inevitabilmente è destinata a spegnersi. Per conoscere una realtà bisogna viverla. Il Potere lo impedisce e l'uomo non sa cos'è l'amore. Quando i coniugi lavorano entrambi il marito passa il tempo con altre donne e la moglie con altri uomini. Tutto di corsa e la sera subentra la stanchezza e si vede un film. La casa è come una stazione, si parte e si arriva. Quando la donna resta a casa deve badare alla cucina, a lavare e stirare. Se c'è il marmocchio ha le sue giuste pretese. Se il sentimento non è forte, va tutto a scatafascio. E' quello che vuole il potere. Altro giro, altra coppia. Aumentano i consumi. Due case, due frigoriferi, avvocati, automobili.
L'amore al giorno d'oggi...l'orgoglio è un elemento di rottura da non trascurare. Litigare nei rapporti di coppia accade, spesso per una sciocca coerenza non si fa il passo indietro. E dal litigio si passa a creare una barriera che separa. E' vero che oggi l'amore risente della società usa e getta. Una volta un orologio rotto, prima di buttarlo via, veniva riparato. Oggi invece l'orologio si butta e si compra un orologio nuovo. Bisognerebbe cercare di ricostruire il rapporto anche dopo alcuni momenti di conflittualità. Poi è chiaro che l'orologio rotto può anche non ripararsi. Ma bisogna provarci. E poi oggi l'amore soffre perché si è perso l'ascolto. Si sono perse le piccole, grandi premure. Non c'è tempo. I ritmi scanditi dalla società sono troppo serrati. Abbiamo bisogno subito di capire che l'amore è fatto dal ripetersi di tanti riconoscimenti, cui occorre dare uno spazio e un tempo perché avvengano.
L'uomo di oggi ha fretta o inganna sé stesso. Per questo l'amore diventa solo un gioco che prima o poi finisce per annoiarci.
Penso che dall'innamoramento all'amore non esista un passaggio automatico, un automatismo. L'amore è la gioia di stare con una persona. Ci sarà una componente misteriosa, ma la felicità che ti dà una presenza non può essere casuale. Concordo sul fatto che al giorno d'oggi lo sviluppo dell'amore sia impossibile a causa di un convulso modo di vivere.

Mi diceva un mio caro amico filosofo: 


" Per caso ci si incontra e può nascere l'amore, ma poi l'amore non vive o si sviluppa per caso".


Se due persone vogliono stare insieme devono capire che è un impegno e non un gioco, che non c'è solo il bello e il buono ma che i momenti di difficoltà sono tanti e che bisogna trovare i compromessi, bisogna rispettarsi, crescere insieme e assecondare il sentimento che si trasforma.


Il matrimonio è in coma profondo.


Vogliono sposarsi e adottare figli solo coppie omosessuali:


Praticamente in Italia vogliono sposarsi solo le coppie omosessuali, ma la

Meloni non lo permetterà.

Ascoltiamo la Littizzetto:



(LaPresse) "Non puoi fermare l'amore, al massimo puoi fargli lo sgambetto. Ma lui si alza in piedi e va avanti": il toccante monologo di Luciana Littizzetto a 'Che tempo che fa' sulle famiglie arcobaleno dopo il divieto di trascrizione all'anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali.


Littizzetto racconta la storia di Luca e Marta, l'uno cresciuto in una famiglia 'tradizionale' e l'altra con due mamme, poi fa un appello. "Non discriminate i bambini per il modo in cui sono stati concepiti o per l'identità dei genitori. Pensate ad aiutare le famiglie e non a rendergli la vita ancora più difficile. O sembrerete come chi vuole asciugare il mare con il mocio"


sabato, ottobre 14, 2023

Un impegno di fedeltà e di costruttività.

 



Mi sembra di essere in un vortice che mi attira sempre di più: mi attira verso il raggiungimento di quella libertà che per molto tempo ho inseguito.
La società sta ripiegandosi in un egoismo, in un qualunquismo sfrenato alla ricerca solo di cose.
La grazia e la disperazione sono molto vicine perché molte volte la disperazione si trasforma in grazia e quando non si recepisce un messaggio della grazia, questo può diventare disperazione.
Qualcuno ci provoca.
È come il fuoco che brucia, il fuoco che purifica.
Il fuoco che entra dentro può essere un fuoco distruttore come può essere un fuoco purificatore.
Serve un impegno notevole che si sviluppa nel tempo. Accumulando esperienze e interessi, lasciando filtrare quelle qualità che permettono di poter costruire una identificazione individuale significativa.
La forza della libertà e la predisposizione alla relazione nascono dalla certezza verso le proprie capacità.
Il bene dell'io, come il bene comune, è un bene relazionale fatto di scelte definitive e stabili, che mantengano la caratteristica della permanenza, di un impegno di fedeltà e di costruttività.
L'incapacità di permanere nella scelta significa l'incapacità di una effettiva responsabilità.
Illudendosi di essere libero solo perché può continuamente cambiare le sue scelte, l'uomo finisce spesso per essere condizionato dalla mentalità dominante, dal potere enorme dei mass-media. In realtà, spesso il potere sceglie lui, e l'uomo non è più protagonista. Solo la coscienza della propria identità rende protagonisti.
Dice la Arendt: "L'autorità e la violenza sono opposti: dove l'una governa per il bene comune l'altro è assente. La violenza compare dove l'Autorità è scossa e lasciata a sé stessa finisce per scomparire. Questo implica che non è corretto pensare all'opposto della violenza in termini di non violenza, parlare di potere non violento è di fatto una ridondanza. La violenza può distruggere l'Autorità; è assolutamente incapace di ricrearla."
L'Autorità si esprime attraverso la politica che è stata sconfitta proprio per l'abbandono dei giovani delusi dalla corruzione e dal luogo comune: i partiti sono tutti uguali

lunedì, ottobre 09, 2023

Il Valore è un credere condiviso

 



È un po' come quando arriva un nuovo paziente e se ne redige per prima cosa l'anamnesi. L'anamnesi altro non è che ascoltare il paziente stesso. La sua storia, i motivi che lo hanno spinto a rivolgersi al medico, i desideri, i timori, le abitudini.
Comunicare è, prima di tutto, essere disposti ad ascoltare.
Ci sono delle persone con cui il colloquio diventa gradevole, mi piace leggere, imparare e dissentire, mettere in tavola concetti anche fastidiosi, perché comprendo che ci sarà dibattito, spiegazione, ascolto e costruzione.
Perché conosco la storia dell'interlocutore che non si nasconde come tanti, troppi, altri; e conoscendo le persone viene voglia di aprirsi, confidarsi, colloquiare senza pregiudizi e senza paura di scoprire le proprie debolezze.
Se non dai alla persona l'attenzione che merita, non la aiuti, non la inciti a guardarsi dentro.
Stiamo subendo un individualismo deleterio che non è così libero come si crede ed è poco responsabile, dall'altra parte siamo in difficoltà trovare momenti autenticamente comunitari.
La caratteristica di un Valore è un credere condiviso da tante persone. Mancando questo tipo di valore ognuno di noi ha valori personali e non condivisi dagli altri. Questa è la frammentazione che favorisce il nichilismo.
Qualcuno parte dal vecchio scartando il nuovo che è solo un "diverso", toglie il superfluo e aggiunge la parte costruttiva dell'etica. Sa che deve trasmettere tutto per evitare che scompaia.
Questo compito è riservato innanzitutto a genitori e scuola, ma forse tutti dobbiamo diventare educatori.
I valori dovrebbero valere in primis per gli adulti per essere trasmissibili in maniera adeguata e proficua. I figli si accorgono delle contraddizioni.
Per questo sono smarriti e trasgressivi perché non c'è trasgressione più grande della doppiezza, pure se inconsapevole.
Il modo vecchio non era più buono, ma non era pronto un modo nuovo. E il nostro mondo è sempre più complesso, tende sempre di più a trasformare gli esseri umani, i cittadini in numeri, in soggetti senza identità da definire tramite regolamenti, indagini di mercato, circolari.


È tutto.




giovedì, ottobre 05, 2023

La semplicità è questione di cuore

 


La semplicità io l'associo all'assenza di malizia, all'assenza di secondi fini, all'assenza di furbizia, alla genuinità, alla sincerità, all'attenzione all'altro, alla serenità con cui si sanno affrontare anche le realtà che feriscono.
I bambini possono avere solo alcune di queste sfumature della semplicità.
Spetta poi a ciascuno, crescendo, coltivare tutte quelle altre sfumature che lo renderanno una persona coerente o meno alle cose che dice, che suggerisce.
Di certo la persona "veramente semplice" vive serenamente anche quelle realtà per cui la persona "complicata" si dispera, battendo pugni e piedi.
La semplicità è una questione di cuore, di emozioni, sentimenti.
La passione di capire, ciò che ci sta attorno, senza voler essere protagonisti, superare gli altri, ma di godere di ciò che ci circonda e dispiacersi su ciò che è male, senza giudicare.
Non è semplice comunicare nel modo giusto perché a volte diciamo qualcosa e però il nostro interlocutore percepisce altro oppure ci aspettiamo delle risposte diverse e prendiamo per negative quelle diverse che ci arrivano.
La cosa importante è sapere di avere la coscienza pulita e non partire mai con l'intento di voler ferire davvero qualcuno.
La semplicità è tutto, la chiarezza è tutto, la trasparenza è tutto.
Tutta roba che un sacco di gente, non sa proprio neanche dove sta di casa.
Arduo, dice Luigi Giussani, non si contrappone a semplice.
Semplice indica la modalità con cui affrontare l'arduo.
Se tu guardi l'arduo senza semplicità, dici: " Ma, se, però, forse, chissà" sono le parole più sordidamente nemiche della percezione del vero.
Perché uno può trovarsi davanti una faccia bella, ma se non la ama trova tutti i pretesti per dire: "Qui, ma, però, ha il puntino qui, ha il puntino nero lì, ha il puntino giallo là, ha il naso leggermente spostato a sinistra, leggermente spostato a destra".


lunedì, ottobre 02, 2023

Poche idee e confuse

 


Il pensiero di Guy-Ernest Debord sviluppa essenzialmente i concetti di alienazione e reificazione, già centrali nelle riflessioni di Karl Marx, ma reinterpretati alla luce delle trasformazioni della società europea nel secondo dopoguerra.
Lo sviluppo dell'economia nell'età contemporanea, con l'emergere dei nuovi fenomeni sociali del consumismo e della centralità dei mass media, avrebbe segnato infatti una nuova fase nella storia dell'oppressione della società capitalista: la prima fase del dominio dell'economia sulla vita sociale aveva determinato nella definizione di ogni realizzazione umana un'evidente degradazione dell'essere in avere.
La fase presente dell'occupazione totale della vita sociale da parte dei risultati accumulati dell'economia conduce a uno slittamento generalizzato dell'avere nell'apparire, da cui ogni avere effettivo deve trarre il suo prestigio immediato e la sua funzione ultima.
Ciò che aliena l'uomo, ciò che lo allontana dal libero sviluppo delle sue facoltà naturali non è più, come accadeva ai tempi di Marx, l'oppressione diretta del padrone ed il feticismo delle merci, bensì è lo spettacolo, che Debord identifica come un rapporto sociale fra individui mediato dalle immagini. Una forma di assoggettamento psicologico totale, in cui ogni singolo individuo è isolato dagli altri e assiste nella più totale passività allo svilupparsi di un discorso ininterrotto che l'ordine presente tiene su sé stesso, cioè, il suo monologo elogiativo.
Lo spettacolo, di cui i mass media sono solo una delle molte espressioni, è parte fondante della società contemporanea, ed il responsabile della perdita da parte del singolo di ogni tipo di individualità, personalità, creatività umane: la passività e la contemplazione caratterizzano l'attuale condizione umana.
Il termine "politica" viene dal greco "polis", un'entità politica, sociale ed economica, ma anche e soprattutto etico-morale. Fu Platone il primo a teorizzarla come un organismo educativo collettivo nei confronti del singolo, finalizzato al bene comune. Da tempo l'entità politica è scomparsa e il bene pubblico è stato sostituito dal bene personale, dal tornaconto di chi fa politica per aumentare il suo potere.
La corsa al bene personale ha ormai inquinato i rapporti interpersonali. Non c’è apertura verso gli altri, inoltre quel che è peggio è che l’altro viene percepito come un nemico, come qualcuno che voglia sottrarci il nostro bene.
Ecco perché viviamo in una società dove tutti sono in guerra con tutti.
Ormai siamo già nel baratro, non so se abbiamo qualche possibilità di tornare a un mondo fatto di valori veri.


martedì, settembre 26, 2023

Una scelta di vita

 



Quando il cristianesimo non accade più come avvenimento di una Presenza che invade tutto e la fa ribollire, allora si finisce per teorizzare l'avvenimento accaduto. Si tramanda un discorso corretto e pulito, alcune regole su come essere cristiani e uomini.
Ma senza amore, senza il riconoscimento del Mistero vivificante, il singolo si spegne e muore.
La nostra speranza, la salvezza di Cristo non può essere qualcosa che abbiamo letto e sappiamo ripetere bene.
Un discorso più o meno edificante o moralistico, ecco, a questo viene ridotto spesso l'annuncio.
Questa riduzione, priva dello stupore dell'avvenimento, quindi priva di Gesù causa il fossilizzarsi dell'esperienza originale, la cristallizzazione.
Sono subentrati il formalismo e la stasi.
Qualsiasi nostro tentativo non può colmare l'apatia.
Accade così precisamente l'insoddisfazione del credente, come ha detto il Papa, da questa mancanza di stupore deriva l'insoddisfazione di alcuni che finiscono per essere tristi, trasformati in una sorta di collezionisti di antichità.
È più semplice attaccarsi alle regole, invece che amare Cristo, come nostra scelta di vita. Questo è moralismo; questo è fariseismo.
Lo stupore invece, gli occhi spalancati davanti al miracolo della realtà che ci manifesta l’Essere, ci danno quell’atteggiamento morale originario per cui uno non può non amare l’Autore di tutta la Bellezza che il nostro cuore desidera e, se uno ha fortuna di conoscere chi gli rende visibile, incontrabile, udibile l’Essere, ne nasce un’affezione tale per cui mai vorrebbe essere in disarmonia con la Bellezza assoluta ed amata.
Purtroppo, si sente spesso pronunciare grandi discorsi sterili, discorsi fatti belle parole ma che non hanno la passione che aveva Gesù. Mi è capitato spesso di assistere a delle messe con discorsi essenzialmente vuoti, discorsi che ti fanno distrarre e pensare ad altro.
Un prete deve far nascere l'amore per Gesù.
 


lunedì, settembre 25, 2023

Medusa sfortunata

 



La leggenda afferma che Medusa era una volta una bellissima sacerdotessa dichiarata di Atena che fu maledetta per aver infranto il suo voto di celibato. ... Quando Medusa ebbe una relazione con il dio del mare Poseidone, Atena la punì. Ha trasformato Medusa in un'orribile megera, trasformando i suoi capelli in serpenti che si contorcono e la sua pelle è diventata di una tonalità verdastra. Esistano tante di tipologie di dolore.
Bisogna stare all'erta, per non farsi trovare impreparati "perché quel ramo morente, tornerà un giorno, conficcato nel tuo petto, chiedendo se ora lo riconosci"
C'è sempre un conto da pagare, alla fine.
Non credo che il dolore sia una debolezza dell'uomo.
Anche Cristo ha pianto per la morte di Lazzaro.
Il mondo affettivo dell'uomo è una grande risorsa per la vita.
Quando viene attaccato la sofferenza è inevitabile.
La vita nasce nel dolore, per mamma e bambino, muore generalmente nel dolore di chi in quel momento sta abbandonando questa vita e di coloro che assistono a questo evento.
Nel corso della vita di ciascuno, lunga o breve che sia, il dolore è presente, per alcuni sempre, ogni giorno e in ogni momento della giornata, per altri si presenta di tanto in tanto.
Dolori e sofferenze fisiche dovute a privazioni essenziali come il bere, mangiare, avere una casa, un lavoro, avere diritti.
Dolori e sofferenze fisiche dovute a malattie, a mancanza di medici e medicine atte a far sopportate e supportare tali sofferenze.
Dolori e sofferenze psicologiche e sociali. Dolori e sofferenze morali.
Quanta sofferenza per l'essere umano e per ogni creatura vivente!
Alcune le causiamo noi stessi, a noi stessi, a chi ci circonda, alle persone alle creature che ci stanno intorno a causa di ignoranza, pregiudizi, egoismi, opportunismi, altre sono dovute alla "natura dell'essere creature destinate all'invecchiamento e destinate alla morte".
La sofferenza, il dolore, sono parte integrante della vita, non c'è niente da fare.


venerdì, settembre 22, 2023

Il brusio del Big Bang



A me piace il rumore di fondo del mondo. Lo puoi ascoltare solo di notte in aperta campagna.
Difficile udire il brusio del Big Bang. Quando i ricordi danzano, sono ricordi belli, gioiosi.
La luna cara a tutti noi, è un poco vanitosa perché tutti per ammirarla alziamo gli occhi al cielo. Ma è tanto bella luminosa, in tutte le sue forme! Sussurra agli innamorati, ispira i poeti, fa sognare chi è solo, e rincuora chi è triste.
La notte mi è sempre piaciuta e mi piace ancor oggi, è stata una vera ossessione in un periodo della mia vita in cui il silenzio e il buio mi erano diventati pesantissimi da sopportare, da lì ho scoperto che ogni realtà non è solo bella o solo brutta è l'una e l'altra e il bello è che tutto dipende dalla nostra mente, dal nostro sguardo.
Troppo rumore no, ma un po' di rumore può anche conciliare un'ottima meditazione.
Almeno per quel che mi riguarda. Ma questo è il lato magico della notte.
Di notte - lo so per esperienza personale - i sentimenti diventano più vivi, più intensi. Il sole trasmette ai nostri muscoli più energia, la luna invece riesce a collegarsi con il nostro cuore, evidentemente. Io adoro la notte, forse perché è diventata il mio giorno, che accorcio molto dormendo fino a tardi e vegliando per parlare con la notte.
Spesso mi risponde e siamo all'unisono ed io ne sono felice. Vedo tutto così chiaro nel buio, le stelle, la luna, i suoi riflessi e il sonno non mi arriva. Sono in compagnia di ricordi belli e brutti, ma sono addolciti dal buio del cielo che mi è amico.
Quando il tutto schiarisce vado a dormire, è quasi mattino e mi disturba, ma l'accetto, domani è un altro giorno. La notte è magica. Si riesce a capire meglio se stessi, oltre a percepire il mondo che ci circonda.
La notte è il riposo della mente dopo una giornata faticosa dal punto di vista mentale.
La notte sbiadisce la sofferenza e la mente torna a giocare come ai tempi della fanciullezza.
Bisogna solo porsi la domanda: "Ma io chi sono?".