Pagine

venerdì, dicembre 30, 2016

Divisioni inopportune




E' difficile avere la stessa testa e sarebbe pure imbarazzante. Piccoli robot fatti con lo stampino. Per me conta ascoltare l'altro, le sue diversità e rifletterci sopra. Il rispetto aiuta a capire e porta all'amicizia.

martedì, dicembre 27, 2016

Si comincia a pensare strano





"Ce la stiamo raccontando" di un mondo di altre cose, amici, proprio di un mondo... anche del cuore, che pompa sangue e basta.
E' tutto in testa, ma ci sono cose fantastiche e bellissime e buonissime, in testa. Oltre a una caterva di nefandezze.

lunedì, dicembre 26, 2016

C'è qualcosa di molto grande




L'idea del Mistero è la percezione di un esistente ignoto cui tutto il movimento dell'uomo è destinato perché anche ne dipende. Se si spacca il rapporto uomo-Mistero si precipita nell'alienazione.
 La realtà è proprio lo stupore dell'uomo che si domanda perché vive, perché è nato, perché tutto quello che osserva è più grande di lui.
 Il mistero è anche un'ape che costruisce il suo nido con la saliva che è un collante che resiste all'acqua, al freddo e al caldo.
 Occorre un'intelligenza della bellezza, non un'intelligenza del nostro progetto. La bellezza è il fascino del vero. L'intelligenza della bellezza è per sua natura aperta, tutta protesa ad affermare qualcosa più grande di noi, che ci strappa continuamente alle nostre farneticazioni. Del resto, non c'è niente di più terribilmente deludente e disfacente di un proprio progetto che si riesca accanitamente a realizzare. La vocazione della vita è allora una sola: essere a disposizione, non sistemarsi o possedere.






venerdì, dicembre 23, 2016

Il dono che Cristo fa di sé a noi





Il risvolto più immediato di quanto è avvenuto
- la riscoperta dell'origine-
è un'urgenza di cambiamento
che ci fa sentire più sproporzionati che mai.
Il segno primo della percezione della novità
che sta accadendo tra di noi è che ci si sente poveri
e bisognosi di una risposta.
Occorre custodire l'esperienza di questa povertà
perché essa è l'inizio della Verità.
Può sembrare folle, irrazionale o addirittura immorale,
 ma questo cambiamento, questo miracolo che
sfida l'essere umano e il concetto di divino che l'uomo ha
produce uno strano frutto: l'uomo sperimenta di essere più uomo,
di essere umano come non aveva mai nemmeno
lontanamente immaginato.
 La povertà è un corollario della Speranza.
Se non diventi povero (l'abbandono e il superamento di sé)
non puoi sperare. La Speranza di un uomo è
che la sua Fede giunga a compimento.
Ma per sperare devi avere la certezza
su una cosa presente.
 La Speranza come certezza in una cosa
futura poggia su tutto il passato cristiano,
poggia su tutta la memoria cristiana,
poggia su tutta la certezza di quella Presenza
che è incominciata duemila anni fa
ed è arrivata fino a te.
 Se non c'è puoi solo dar spazio all'immaginazione.




giovedì, dicembre 22, 2016

A chi piace il bello





Proprio ieri riflettevo che quelli che non sanno o vogliono costruire nella propria vita, passano il tempo a distruggere nelle vite altrui....forse hanno invidia dei sogni e degli ideali che loro invece non hanno o forse c'è gente così e basta e bisogna solo accettarlo, perchè Gesù è morto anche per loro, anzi, forse soprattutto per loro....
Alla fine c'è gente invece che passa la vita non a vivere, ma a cercare di difendersi dalla prepotenza altrui..... credo che la vita fosse decisamente meglio prima di mangiare quelle benedetta mela….

mercoledì, dicembre 21, 2016

Se non lo provi non esiste















It can't rain forever...always be happy.
Il ne peux pas pleuvoir toujours...sois toujours heureux.
No puede llover por siempre... siempre seas feliz.

martedì, dicembre 20, 2016

Accade qualcosa che l'uomo aspettava





Che cosa effettivamente perturba una convivenza di uomini? Il semplice dire: "Dio si è incarnato", oppure: "Dio si è fatto uomo"? No. Occorre comunicare la corposa realtà di questo annuncio. Occorre comunicare esistenzialmente che ciò che si è fatto uomo è il significato della vita. Il significato del rapporto con padre e madre, col libro che leggo, con le stelle che ammiro, col mio passato e gli errori commessi, col mio momento presente, la mia curiosità e il mio destino per il futuro. Annunciare che Dio si è fatto uomo significa annunciare che la nostra salvezza si è resa presente: questo è ciò che inevitabilmente perturba quando è veramente comunicato. E' venuto tra noi un uomo che è la nostra redenzione, il significato, l'equilibrio, l'impeto, la giustizia, la bellezza, la bontà della vita. Questo annuncio buono non può non perturbare l'ambito in cui esso viene realmente portato. All'inizio ha scosso anche la struttura fisica della Madonna e la vita di Giuseppe. Ha infastidito poi il conformismo ottuso e greve della gente di fronte al potere, e il tranquillo dominio degli intellettuali e dei politici di allora; fino a far traballare il mondo intero. E', come dice Charles Péguy, il più grande disordine che sia mai accaduto nel mondo.


lunedì, dicembre 19, 2016

La tenerezza è il linguaggio segreto dell'anima





La tenerezza è il linguaggio segreto dell'anima". Si esplica anche se non c'è amicizia né amore, ma anche solo con una conoscenza superficiale, un incontro improvviso.

sabato, dicembre 17, 2016

Ricchi ma non nella ragione






Secondo il mio parere, lo fanno per farsi ancora più pubblicità, e più interessi...
Come diceva quel detto? "che se ne parli bene o male basta che se ne parli" ecco, l'essenza del proprio tornaconto...

giovedì, dicembre 15, 2016

L'Io la porta larga e quella stretta





L'io è quel complesso di esigenze e di evidenze che costituiscono il volto originale dell'uomo, la struttura dell'umana natura.
Nel nostro io interagiscono la ragione e l'affettività. Il blocco di questa attività di interscambio causa la dissociazione dell'io.
La ragione corre verso l'alienazione e l'affettività si manifesta con un fascio di reazioni irragionevoli. L'uomo pensa di realizzare il proprio ideale invece asseconda il volere del Potere che dopo averlo privato dei desideri originari gli impone quelli falsi.
Le esigenze di un uomo pretendono di essere esaudite. Siccome l'uomo non ha la forza e l'intelligenza per realizzarle, di raggiungere cioè il traguardo che esse fanno prevedere, l'uomo dà forma a questa pretesa secondo la consistenza fragile e ultimamente illusoria che si chiama sogno, cosa molto diversa dall’ideale che rappresenta l’oggetto di perfezione per cui il cuore dell’uomo è fatto.
Dio può vincere sul Serpente solo se l'uomo batte il Male. Si può fare e lo ha dimostrato quando si è incarnato nel corpo di Maria ed è diventato Gesù. Ha vinto non perché era diverso da noi mortali, ha vinto per la sua fede.
Dio sapeva che il Serpente avrebbe tentato Eva e Adamo e li aveva avvertiti.
Anche noi siamo stati informati:
"In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
 Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».




mercoledì, dicembre 14, 2016

Sempre di più








Il potere del Risorto al quale il Padre ha sottomesso ogni cosa si manifesta secondo i disegni del Padre. Noi non siamo chiamati a prevedere quell'ora e quel giorno. Sappiamo soltanto che alla fine il potere del Risorto sarà visibile in tutti e in tutto. Il cristiano è l'uomo che sa vivere il presente anticipando nella certezza e nella speranza il momento della pienezza finale. La cultura dominante, per quanto possa investire la mente del singolo e quindi della massa, ha un limite di fronte al quale è costretta ad arrestarsi: la natura dell'uomo, che è definita dal senso religioso. Una ripresa di autenticità umana rispetto alla mentalità comune, paradossalmente, è ciò che più è atteso in una realtà apparentemente omologata. Denuncio come equivoca la posizione di quanti identificano la bontà di una società nel richiamo a certi valori minimali. E' un qualcosa di mistificante perché fa gioco su una condizione umana che si aspetta ben altro e che è in tal modo strumentalizzata.
I valori minimali sono il quotidiano religioso vissuto con superficialità.
Nel Cristianesimo si deve arrivare fino in fondo, non all'altra riva, ma all'altra Vita. Lo dimentichiamo spesso che di quello che abbiamo fatto in questa Terra dovremo renderne conto.


martedì, dicembre 13, 2016

Via Verità Vita







Davanti a una realtà che dice: "Io sono la Via, la Verità, la Vita", non si può semplicemente stare a sentire, commuoversi o arzigogolarvi sopra, occorre impegnare il proprio io e accoglierla.
La presenza di sé ad una Presenza si chiama accoglienza.
E' l'assetto fondamentale dell'io che vive (può venirmi incontro una montagna d'oro, ma se non l'accetto non è mia, non la uso, è inutile). Dio vuole degli io perché vuol essere amato (Kieregaard). Dio vuole degli io perché vuole essere riconosciuto.
Di fronte allo smarrimento dell'uomo dentro il contesto sociale in cui viviamo, Dio viene, è venuto e viene, è presente: questa è la grazia.
Ma la grazia di questa Presenza ha bisogno del mio io, perché vuole essere amata. Fuori dell'accoglienza della Sua presenza c'è soltanto una vita colpevolizzata e violenta.
Ho parlato di accoglienza. Ma che significa accogliere?
Lo spiega Giovanni nel suo vangelo servendosi di una sequela.
Credere in Dio significa amare Dio. Amare Dio significa osservare i suoi Comandamenti che ci insegnano come deve essere la nostra vita. 


Cosa dobbiamo fare?

Dal libro della Sapienza  (7,7-11)
Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.
L’ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.


lunedì, dicembre 12, 2016

La disubbidienza è una tentazione





Nei Vangeli il diavolo è nominato nelle tentazioni a Gesù nel deserto.
Il diavolo lo invita a sfamarsi, di dominare il mondo e di usare Dio a suo piacimento. Gesù sceglierà l'umiltà.
Non tutto finisce qui perché il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato. Quando? Sulla croce, tentato non più dal diavolo in persona, ma per bocca di uomini. Per altre tre volte viene fatta a Gesù questa proposta: “Se veramente sei il Cristo salva te stesso, scendi dalla croce”. Dal popolo, dai soldati e dall’uomo crocifisso alla sua sinistra. E’ sempre la stessa tentazione di non essere uomo sino in fondo, ma di usare il potere divino per evitare di soffrire.
Teologicamente il diavolo è il male che forse si insinua dentro di noi.
Per quanto attiene all'Inferno io mi fermerei sulle parole del Vangelo di Giovanni.
"Io sono la Resurrezione e la Vita. Chi crede in me, anche se morto vivrà. E chi vive e crede in me, non morrà in eterno" .


sabato, dicembre 10, 2016

Il significato dei colori

















Belotti lo chiamano il Gallo. Il ragazzo con la gobba è fortissimo. La Juve ha rischiato ma ha campionissimi. Un attimo e ribaltano la partita.
Il nero è un classico. Un colore imponente che guarda gli altri dall'alto del suo stile


venerdì, dicembre 09, 2016

Morte vita poesia dolore









Domenica 25 aprile 2004
“Permettetemi di salutarvi ancora. Quanto più ci rifletto tanto più mi viene da ringraziare il Signore e ognuno di voi, perché il tema degli Esercizi di quest’anno è il tema più bello e sconfinato che si possa immaginare. Perché la vittoria di Cristo è una vittoria sulla morte. E la vittoria sulla morte è una vittoria sulla vita. Tutto ha una positività, tutto è un bene così invadente che, quando il Signore ci darà avviso e termine, formerà la grande suggestività per cui questo mondo è stato fatto. Perciò c’è il coraggio che ognuno di noi deve portare per la positività del vivere, tanto che qualunque contraddizione o qualunque dolore hanno, nel “veicolo” di questa vita, una risposta positiva. E come esempio particolare io spero che possiamo metterci bene d’accordo col Signore, che ci illumini in tutto quello che ci metterà nelle “nuove” condizioni di fare, perché abbiamo a vedere come la vita dell’uomo è tutta positiva, profondamente positiva nel suo finale intento. Perché la vita è bella: la vita è bella, è una promessa fatta da Dio con la vittoria di Cristo. Perciò ogni giorno che noi ci alzeremo dal letto – qualunque sia la nostra situazione immediatamente percepibile, documentabile, anche la più sofferente, inimmaginabile – è un bene che sta per nascere ai confini del nostro orizzonte di uomini. E dovremo cercare di tradurre questo anche in una consonanza storica. Dobbiamo far sì che sia riguardata la stessa storia della nostra vita come della vita di tutti i popoli del mondo, da quella iniziale fino all’estremo confine – dicevamo prima -, all’estremo confine della nostra, di quella realtà che è la vita dell’uomo. Perché essa esige un’attenzione nuova, un’attenzione che porti dentro di sé il grande premio – il grande premio! -, che porti dentro di sé già il grande premio che sta alla fine di ogni cosa per ogni uomo. Ciò in cui dobbiamo aiutarci, ciò in cui noi dobbiamo sostenerci, ciò in cui noi dobbiamo essere fratelli è questa positività ultima di fronte ad ogni dolore: è una pacatezza che mette nella pace la nostra adesione. E “studiare” la storia dell’umanità con questo intento dimostrativo sarà un mezzo nuovo per ringraziare chi ci fa scoppiare di gioia davanti alla bontà di Dio, davanti alla Sua bontà. Auguri a tutti perché ognuno sulla strada della sua vita trovi emergenza del bene che è Cristo risorto, trovi l’aiuto di ciò che desta per gli uomini la positività che rende ragionevole il continuare a vivere. Sia lodato il Signore vittorioso sulla morte e su di noi! Saluti a tutti!”

( DON LUIGI GIUSSANI)

giovedì, dicembre 08, 2016

Mendicanza e non lamento





Quanto più un uomo entra dentro l'avvenimento di Cristo
e percepisce l'immensità della libertà,
l'incommensurabilità tra la vita dell'uomo libero
e quella dell'uomo schiavo, e quanto più prende coscienza
del cambiamento possibile, tanto più capisce la
sproporzione fra quello che riesce a fare e l'orizzonte
che si dilata sempre di più ai suoi occhi.
Il gesto più degno che possa fare allora, con tutta
la sua umanità, anche inchiodato al letto, anche dopo aver
tradito o nell'istante in cui dice: "Ho tradito", è il grido
della mendicanza, la mendicanza di Cristo.
La mendicanza è il contrario della pretesa e quindi del lamento.
Il lamento emerge quando la vita è vissuta in modo egocentrico.
La domanda è sempre domanda di tutto: " Venga il tuo
regno, sia fatta la Tua volontà".
Si può chiedere il pane quotidiano: "Dacci oggi quelle cose
per cui possiamo sussistere" , ma attraverso il pane domandiamo
" Il Suo regno", "la Sua volontà", cioè tutto.
La dimensione della vera domanda è la totalità.


martedì, dicembre 06, 2016

Veleno a piccole dosi






Esiste in medicina un termine – mitridatismo – che indica il lento processo di assuefazione che può determinarsi in un organismo verso un veleno, quando esso venga somministrato ogni giorno a dosi non letali.
Questo processo di assuefazione si verifica purtroppo anche per gli organismi sociali a proposito delle ideologie del ‘politicamente corretto’. Basta proporre le idee controverse a piccole ma continue dosi, per evitare che esse vengano rigettate dal corpo sociale. Avendo questa accortezza, la società finisce per considerare anche i temi più controversi come qualcosa di normale, addirittura di già coralmente accettato e quindi, poco a poco, di indiscutibile, perdendo ogni capacità di opporsi, quasi fosse anestetizzata.
È quanto sta avvenendo per l’ideologia del ‘gender’ che le lobby Lgbt stanno instancabilmente promuovendo anche in Italia con la loro politica dei piccoli passi. Qualunque occasione è propizia, anche in Parlamento, per muoversi in questa direzione, dalla celebrazione della Giornata contro l’omofobia (evitando, ovvio, di celebrare la Giornata internazionale per la famiglia), all’assistenza integrativa per i deputati omosessuali, all’approvazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, nella quale si annida – per fortuna almeno individuato ed enucleato – il rifiuto del genere biologicamente inteso, a favore appunto di un ‘gender’ fondato sulla scelta dell’individuo.
Lo stesso discorso potremmo farlo per altri grandi temi. Basti pensare all’aborto, passato in 40 anni da crimine a dramma sociale di cui prendere atto, a scelta dolorosa cui prestare assistenza, a ‘diritto’, fino a incominciare a ipotizzare persino sanzioni verso chi – come i medici obiettori di coscienza – crei ‘ostacoli’ all’aborto on demand. Anche per l’eutanasia si è scelta la via del mitridatismo. Dalla saggia opposizione a ogni accanimento terapeutico, si è passati alla rivendicazione della possibilità di sospendere la ventilazione assistita (caso Welby), poi alla sospensione di nutrizione e idratazione a una disabile (caso Englaro), quindi a mascherare l’eutanasia omissiva come ‘desistenza’ terapeutica. E ora si intensifica il pressing radicale per l’eutanasia attiva e il suicidio assistito come diritto dell’individuo.
Il filo conduttore è sempre quello del primato dell’autodeterminazione sul riconoscimento di un valore sociale per la vita dei nostri simili e sul conseguente interesse comunitario a tutelarla. Il mitridatismo del politically correct ha da tempo penetrato ciò che resta della tradizione socialista che, sconfitta dalla logica del mercato, ha preferito ritirarsi dal fronte della giustizia sociale e attestarsi sulla linea dei cosiddetti diritti civili.
Al radicalismo manca ora solo la capitolazione dell’ultima roccaforte che ancora le si oppone, quella della cultura cattolica. E anche in questa cittadella c’è chi si fa intimorire dal preteso e intollerante pensiero unico – Marcello Veneziani ha parlato recentemente di «razzismo etico») – e rinuncia a opporsi culturalmente alla marea montante. Altri all’inverso sembrano preferire un’opposizione improduttiva, convinti che lo scontro fine a se stesso abbia una sua intrinseca bellezza, dimentichi che le battaglie vanno fatte per guadagnare posizioni o, quantomeno, per non perderne altre.
A questi ultimi, impegnati talvolta più sul versante della critica agli amici che in quello dell’agone culturale con gli avversari, vorrei solo ricordare sommessamente che occorre abituarsi «a rendere ragione della speranza» che è in noi, cercando alleati preziosi sul piano della ragionevolezza, pregando ogni giorno con san Tommaso Moro: «Signore, dammi il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, la forza per accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere le une dalle altre». È quanto con altri colleghi cerchiamo di fare ogni giorno in Parlamento, nella convinzione che in politica non basti la proclamazione dei princìpi, ma occorra piuttosto la ricerca del consenso sulla nostra agenda. È quanto abbiamo fatto sul tema del ‘gender’, facendo accogliere dal Governo un ordine del giorno con cui lo si impegna, nell’applicare la Convenzione di Istanbul, al rispetto della nostra Costituzione in tema di identità di genere.
Sarà tanto più facile costruire tale consenso anche in altre occasioni, quanto più invece di sparare sui parlamentari cattolici ci si indirizzerà invece a far crescere una nuova cultura nella società, capace di premere sulle istituzioni. I radicali questo fanno, da decenni. E noi?
Gian Luigi Gigli


venerdì, dicembre 02, 2016

Si potrebbe parlare della donna







1) BENE: questa è la parola che usano le donne per terminare una discussione quando hanno ragione e tu devi stare zitto.
2) 5 MINUTI: se la donna si sta vestendo, significa mezzora. 5 minuti e' solo 5 minuti, o anche meno, se ti ha dato 5 minuti per guardare la partita o giocare alla playstation prima di uscire o di fare qualsiasi altra cosa insieme.
3) NIENTE: la calma prima della tempesta. Vuol dire qualcosa e dovreste stare all'erta. Discussioni che cominciano con “niente” normalmente finiscono con BENE (vedi punto 1).
4) FAI PURE: è una sfida, non un permesso. Non lo fare.
5) SOSPIRONE: è come una parola, un'affermazione non verbale che è spesso fraintesa dagli uomini. Un sospirone significa che lei pensa che sei un idiota e si chiede perché sta perdendo il suo tempo lì davanti a te a discutere di NIENTE(torna al punto 3 per il significato di questa parola).
6) OK: questa è una delle parole più pericolose che una donna può dire a un uomo. Significa che ha bisogno di pensare a lungo prima di decidere come e quando fartela pagare.
7) GRAZIE: una donna ti ringrazia; non fare domande o non svenire; vuole solo ringraziarti (a meno che non dica 'grazie mille' che il più delle volte può essere puro sarcasmo, e non ti sta ringraziando.)
8 ) COME VUOI: è il modo della donna per dire vai a quel paese!
9) NON TI PREOCCUPARE, FACCIO IO: un'altra affermazione pericolosa; significa che una donna ha chiesto svariate volte a un uomo di fare qualcosa che, adesso, sta facendo lei. Questo porterà l'uomo a chiedere: 'Cosa c'è che non va?'
Per la riposta della donna fai riferimento al punto 3.
10) CHI E'?: questa non è una domanda mossa da semplice curiosità; ogni volta che una donna ti chiede 'chi è?, sta indagando; in realtà, ti sta chiedendo: 'CHI E' QUELLA? E COSA VUOLE DA TE?' Occhio a come rispondi.


giovedì, dicembre 01, 2016

Il cammino del suicidio









Sembrano persone non in grado di affrontare gli insuccessi e i cambiamenti in peggio , indipendentemente dalla responsabilità di chi vi ha contribuito .
Colpa di un'educazione iperprotettiva ? Eppure nel passato gli insuccessi in senso lato erano molto più frequenti : vita in condizioni difficili, alienazione prodotta dalle guerre, perdita o frequente cambiamento del lavoro, perdita della salute, indigenza, morte precoce di figli e di persone care . Non so se i suicidi fossero più frequenti o meno nel passato rispetto al presente : è difficile ritenere possibili paragoni fra epoche diverse . Ma la depressione sembra crescere con il benessere .
Mi colpisce anche il fatto che i suicidi ( anche in Italia ) siano in maggioranza maschi. Forse sono caricati di aspettative maggiori ?
In Italia le statistiche di suicidi vedono in testa , percentualmente : maschi , detenuti, oppure militari .
La regione col più alto numero percentuale di suicidi : Friuli Venzia Giulia.
La regione col numero più basso di suicidi : Campania.
In generale, nelle regioni del Nord ci sono molti più suicidi che nelle regioni del Sud.
Influenza del clima ? maggiore pressione sociale verso il successo ? Minore sostegno del tessuto intra familiare ?

lunedì, novembre 28, 2016

Il lucchetto clarinetto aperto chiuso








Metti che ti presenti a una ragazza e dici, "Suono bene il lucchetto".
Metti che lei capisce tutta un'altra cosa e ti fa subito l'occhietto.
Metti che sei un artista puro e questa cosa non fa certo un bell'effetto.
"Il lucchetto, quello che fa filù filù filù filà".
Metti che lei non è un'artista e con la musica non prova alcun diletto:
il lucchetto si butta un po' giù.
Non c'è emozione né‚ soddisfazione a suonar da soli il lucchetto.
E' uno strumento un po' particolare che ha bisogno di accompagnamento
Ma dove sta una chitarrina per suonare insieme con il lucchetto jazz
per fare qualche pezz, per fare un po' filù filù filù filà.
La cerco come la Titina questa bella chitarrina per far qualche swing,
mentre il lucchetto sping... così nasce un bel blues.
A-hum! A-hum! A-hum!... A-hum! A-hum! A-hum!
Senza la chitarrina non puoi far manco una canzoncina un po' sveltina in do
e allora come fo per fare un po' filù filù filù filà.
La cerco come la Titina questa bella chitarrina per far qualche swing,
mentre il lucchetto sping... così nasce un bel blues.
La cerco come la Titina questa bella chitarrina per far qualche swing,
mentre il clarinetto....






         







giovedì, novembre 24, 2016

Il pasticcio della libertà







Le strutture morali cristiane non sono le leggi dei dinamismi umani individuati dall'analisi razionale, ma l'attrattiva scoperta e ragionevolmente riconosciuta di fronte a quella Presenza eccezionale.
Il motivo e il contenuto dell'azione è Cristo: questo è la moralità perché Lui è la verità.
Non basta sapere le leggi per osservarle. Lo sapeva bene san Paolo che, nella Lettera ai Romani, afferma nettamente:" C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo. Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio".
La speranza dell'uomo e di un popolo non si possono poggiare sulle leggi; le leggi non sono capaci di darci la forza di aderire al bene che pur vediamo.
La morale cristiana è solo Cristo. Gesù guarda solo un istante l'adultera e da allora lei non guarderà più a se stessa, non vedrà più i rapporti con gli uomini se non dentro lo sguardo di quegli occhi.
L'inizio della moralità è quella attrattiva che perdura nel tempo, anche se la presenza fisica di Cristo non c'è più.
Il resto è sovrastruttura. A volte deleteria.
L'uomo ha la sua libertà. Può scegliere correndo il rischio di sbagliare. L'errore in teologia viene chiamato peccato.
La libertà che ti permette di scegliere è imperfetta, perché nella scelta c'è il rischio dell'errore. Solo attraverso la fede ognuno di noi trasmette la parola di Cristo. Non hai più bisogno di scegliere. Questa è la libertà perfetta.
Passare attraverso l'esperienza negativa può essere utile, ma bisogna stare attenti a non esagerare.

mercoledì, novembre 23, 2016

Il carisma dell'autorevolezza









Veramente autorevoli sono le persone che ci coinvolgono con il loro cuore, con il loro dinamismo e con il loro gusto, nati dalla fede.
Ma autorevolezza reale è allora la definizione dell'amicizia.
L'amicizia vera è la compagnia profonda al nostro destino, al destino del nostro volto.
E non è questione di temperamento.
Ve ne può essere uno più effusivo e uno più discreto e cauto.
L'amicizia vera si sente nel cuore della parola e nel gesto della presenza.
Quell'autorevolezza lì, nasce dall'intima adesione alla verità ... secondo me e ci si riconosce nel silenzio della verità vera.
Tanti anni fa lessi un preziosissimo libretto di Cantalamessa 'Obbedienza' dove spiegava che l'autorevolezza di Gesù nasceva dalla sua profonda sottomissione alla volontà del Padre e gli altri lo percepivano...le sue non erano parole, ma frutto di un'obbedienza reale alle parole pronunciate...vita vera, insomma...sottomessa.
Dall'autorevolezza nasce il carisma che ti spinge a seguire una persona che vive con più maturità la fede e che ti coinvolge in un'esperienza viva, che passa il suo dinamismo e il suo gusto dentro di noi.
Gesù a Pietro e Andrea disse: "Seguitemi", vi farò pescatori di uomini, E quando i due discepoli gli chiesero: "Maestro, dove abiti?", Gesù disse loro: "Venite e vedrete".

martedì, novembre 22, 2016

Le parole hanno un significato









Ancora una volta vorrei che nessuno
pensasse a te come ad un’inutile metafora.
Altro sei: non la parvenza della vita,
ma la vita stessa,
il suo apparire e sparire

giovedì, novembre 17, 2016

Difendere una scelta







Spesso i piccoli e impercettibili cambiamenti, a lungo andare provocano grandi rivoluzioni, la goccia nel tempo buca il sasso.I

mercoledì, novembre 16, 2016

Difficile schiacciare un cristiano








Sembra talvolta che la logica del potere vinca: era l'impressione che avevano anche gli apostoli. Ma la vittoria del potere è apparente ed effimera: non cedendo alla mentalità dominante noi facciamo diventare la nostra vita funzione permanente, funzione di ciò che dura nella storia, la verità, la giustizia l'amore. Dice Anna Vercors ne l'Annuncio a Maria di Paul Claudel. Dobbiamo essere attenti, perché la vittoria del potere cerca il suo spazio nella nostra quotidianità, non quando andiamo facendo discorsi, prendendo posizioni o analizzando. Il potere cerca di farsi spazio in noi travolgendo la nostra fragilità. Il valore e la consistenza dell'uomo si esprime di fronte alla realtà in un modo nuovo di usare il tempo, di attraversare la fatica, di amare, di superare l'estraneità. E' questa la rivalsa della persona sull'alienazione voluta dal potere.

lunedì, novembre 14, 2016

Divergenze parallele





L´odierna discussione della «questione cattolica» è resa particolarmente difficile da una comune ma opposta disposizione d´animo diffusa sia nel mondo cattolico che in quello laico. La si potrebbe dire una sindrome da accerchiamento. È stupefacente constatare che molti cattolici, in perfetta buona fede, considerano la propria religione insidiata nella sua stessa esistenza dalla laicità, identificata con relativismo etico, edonismo, materialismo, scientismo; che per molti laici, altrettanto in buona fede, è invece l´attivismo politico della Chiesa a minacciare i principi stessi su cui il loro mondo si fonda: pluralismo di fedi, convinzioni e modi di vivere, rispetto delle coscienze, autonomia del diritto dalla morale, libertà della scienza. Per ognuna delle parti, l´altra è una minaccia. È la condizione più favorevole allo scontro e meno favorevole al dialogo. Ma il dialogo, tuttavia, per preservare le fondamenta, è tanto più necessario quanto più difficile. Benemerito chi, nell´uno e nell´altro campo, opera per tenerlo vivo.
La «questione cattolica» è una moltitudine di questioni: cristianesimo e identità, Chiesa e Stato, Chiesa e democrazia. Iniziamo dal primo binomio.
Identità è la parola magica di tutti coloro che pensano al Cristianesimo come religione civile, come strumento di governo delle società. Le discussioni sul Preambolo del fallito progetto di Costituzione europea sono state dominate dalla questione dell´identità cristiana. La stessa idea si riaffaccia ogni volta che, nel nostro Paese, si parla della posizione materiale e simbolica che è giusto assegnare alla religione nella vita pubblica. Nella controversia circa l´esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, alla libertà e uguaglianza delle coscienze si contrappone l´identità religiosa come valore nazionale. I privilegi che la Chiesa rivendica come diritti (insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, finanziamenti diretti e indiretti, agevolazioni tributarie, posti nelle più diverse istituzioni, ecc.) si vogliono giustificare con l´essenza cattolica dell´identità nazionale.

mercoledì, novembre 09, 2016

Secondo Pavese il sacrificio è una cosa bestiale




La parola sacrificio è incominciata, storicamente, a diventare una grande parola, da quando Dio è diventato un uomo. E' nato da una giovane donna, era stato piccolo, camminava con passetti piccoli, poi ha cominciato a parlare, e poi incominciava ad aiutare suo papà che faceva il carpentiere, poi è diventato più grande e ha incominciato ad andare via di casa senza che sua madre capisse perché.
 Da quando Dio si è fatto uomo, e poi, dopo, ha incominciato a parlare al popolo, e il popolo sembrava che gli andasse dietro quando compiva dei gesti strani ( o miracoli), ma il giorno dopo aveva dimenticato.
 Lui era là da solo, e perciò si ingrossava il numero di quelli che erano contro di Lui, finché, insomma, lo hanno preso e ammazzato, inchiodato a una croce, e ha gridato: " Padre, perché mi hai abbandonato?". E' il grido di disperazione più umano che si sia mai sentito nell'aria della terra, e poi ha detto: "Perdona loro perché non sanno quello che fanno", e poi ha gridato: " Nelle tua mani raccomando la mia vita". Da quel momento lì, da quando quell'uomo è stato messo stirato sulla croce e inchiodato, il sacrificio è diventato il centro della vita di ogni uomo, e il destino di ogni uomo dipende da quella morte.


lunedì, novembre 07, 2016

L'incontro che è sempre Presenza

 
 
 

 
 
La memoria non è un ricordarci noi,
 ma un accordarci continuo con una Presenza che
 una volta che si è rivelata non va più via.
 Non va più via perché ci costituisce
 e si fa sentire sensibile, visibile negli altri,
 una Presenza che ci mette insieme
 con lo scopo di essere vissuta.
 Se l'esperienza si spalanca come attrattiva e tu l'accusi
 la gusti e dopo passi ad un altra,
 rendi nota una superficialità
 per la quale non è vero che il vero è vero,
 non capisci che il vero è il tuo destino e,
 nello stesso tempo  un nesso al tuo destino.
 


sabato, novembre 05, 2016

Abbiamo bisogno di esempi positivi

Le banche falliscono per gli errori degli amministratori, a causa di leggi troppo permissive. Il problema non è solo dei piccoli risparmiatori ( fino a un certo importo vengono rimborsati) ma di un Paese intero. E' un fenomeno a catena che porta lo stato in una situazione di default. E' successo alla Grecia e noi stiamo messi male. I governi devono occuparsi del Paese e regolare il flusso migratorio. La Chiesa giustamente pensa all'uomo ma deve farlo senza suggerire scelte economiche.




martedì, novembre 01, 2016

Un posteggio in cantina










Cristo è la vera Rivoluzione.

lunedì, ottobre 31, 2016

Parliamo della coerenza

 
 

 
 
Quando un uomo è contento di essere coerente,
quando si gonfia in un "voglio essere coerente"
è distorto, perché afferma se stesso,
e perciò può addirittura commettere
un errore più grave di quello che commetterebbe
non essendo coerente: l'orgoglio di sé.
La vera incoerenza, ed errore quindi, di un uomo
sta nella presunzione di sapere, di controllare,
di presumere la propria compiutezza, che altro non
è che l'arroganza di determinare in base a quel che
“tocca” di umano, finito, tangibile, circolare al proprio sé.
Come in tutte le esperienze meramente umane,
quando si smette di “cercare”, allora si “trova”.
Quando cioè si pone un limite alla propria ragione


martedì, ottobre 25, 2016

A chi piace la crematura








Nel caso in cui per un defunto venga scelta la cremazione, "non sia permessa" la conversione delle ceneri "in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione". Lo indica la Congregazione per la Dottrina della Fede in un documento che è stato approvato da Papa Francesco. Nello stesso documento si sottolinea che non è consentita "la dispersione delle ceneri nell'aria, in terra e in acqua o in altro modo". In ogni caso debbono essere sepolte nei cimiteri o in altri luoghi sacri. La Chiesa non ammette la conservazione delle urne cinerarie in casa se non in "circostanze grave ed eccezionali". Mai comunque le ceneri "possono essere divise tra i vari nuclei familiari". Se la cremazione "non è vietata" dalla Chiesa, resta comunque la preferenza per la sepoltura dei defunti.



venerdì, ottobre 21, 2016

Attacco immotivato alla famiglia




L'uomo è un essere strutturalmente aperto, definito dal compito inesauribile di "divenire ciò che è", come diceva Nietzsche. Rispetto a tutti gli altri essere viventi ha una caratteristica del tutto particolare: ha bisogno per la propria formazione di una "educazione" eccezionalmente lunga. Mentre gli animali, in tempo breve, sono in grado di attuare autonomamente
tutti i comportamenti di cui geneticamente dispongono, per l'uomo vi è la necessità di una lunga traiettoria educativa. La stabilità della relazione generativo-educativa è richiesta dalle caratteristiche stesse dell'itinerario di sviluppo della vita umana personale.
Tale processo non implica solo la diade madre-bambino, bensì anche la figura maschile-paterna.
L'emergenza dell'identità del soggetto umano ha un essenziale bisogno di avvalersi di differenza, complementarietà e chiarezza delle figure e dei ruoli rappresentati dall'uomo e dalla donna.


giovedì, ottobre 20, 2016

Nel cuore e nella mente





Si dice che le diversità non si incontrano, ma si scontrano.
Non è detto che lo scontro sia una cosa per forza negativa, violenta. Di certo, bisogna fare i conti col nuovo mondo che ci aspetta


martedì, ottobre 18, 2016

L'omologazione dei desideri








Il potere, nella sua realtà storico-politica, mostra una radicale inimicizia verso il senso religioso. E' questa inimicizia che dobbiamo contestare. D'altra parte il potere, attraverso gli strumenti d'invasione della coscienza, non può non cercare di omologare valori e atteggiamenti che gli consentano di mantenere lo statu quo e perpetuare il suo dominio. Gli intendimenti del potere non hanno senso religioso e forse nemmeno etico, né un principio di autolimitazione del potere stesso, né l'apertura all'aiuto di un fattore più grande, cioè la fede. Ma lo stato ateo non esiste. Se non fa riferimento ad un principio che lo trascende e che quindi pone ad esso dei limiti, lo stato tende per sua natura ad attribuirsi una dimensione divina.

lunedì, ottobre 17, 2016

Alla continua ricerca della Verità

 
 

 
 

Vorrei che tutti capissero che c'è un metodo

che precede e rende possibile la conoscenza.

Consiste nella capacità di cogliere i nessi

tra le cose, di andare oltre quello che appare,

di compiere il continuo percorso del segno

fino all'origine, al significato.

Non mi faccio irretire da un piccolo campo

di verità astratte e formali,

con le conseguenti applicazioni scientifico-tecniche.

Le restrizioni di questo dominio

del razionalismo scientifico portano a

una strada dove la conoscenza non ha

più rapporto con la vita, con le questioni della vita.

La questione che emerge con più forza

è quella della certezza, anche per

le caratteristiche prodotte dal tempo

in cui ci troviamo a vivere, dal nichilismo

che respiriamo, dall'incapacità di stare

alle evidenze più elementari della nostra esperienza.

Tutto ciò che non è trascrivibile,

traducibile in linguaggio matematico

e non sottoponibile alla dimostrazione sperimentale,

non è conoscibile ed è relegato

nel campo del meramente soggettivo.



giovedì, ottobre 13, 2016

L'intelligenza artificiale











Sì, la scienza.
Ora vado a vedere un film a Sky on demand e posso vederlo dall'inizio grazie allo strumento Wi-Fi che dal mio Pc va alla televisione. Non esiste uso appropriato. Il Potere si interezza solo del guadagno.




martedì, ottobre 11, 2016

La violenza delle televisioni

 
 

 
 

La televisione generalista significa due cose: si rivolge a tutti indistintamente e     
ha come contenuto tutto.

Tutta la realtà del mondo entra nella televisione, ma subisce una

trasformazione.

E' un altro mondo, selezionato, distorto.

La televisione pretende di raccontare il mondo in modo esaustivo e con la sua

forza di verosimiglianza si arroga
 
il discrimine di ciò che può essere reale e ciò

che invece non lo è, di quello che ha la cittadinanza nella vita e quello che

invece va nascosto, al limite represso.

 Il mondo è diviso in tre fette: informazione, intrattenimento e la pubblicità.

Ma il tutto avviene dentro un unico flusso per cu i programmi entrano uno

nell'altro, si confondono, si ibridano.

Tutto avviene contemporaneamente con un unico scopo: nascondere il più

possibile la verità.

 

 


giovedì, ottobre 06, 2016

Il susseguirsi dei perché










La Chiesa non solo è espressione di vita, qualcosa che nasce dalla vita, ma è una vita. Chi si accinge a verificare una propria opinione sulla Chiesa deve tener presente che per l'intelligenza reale di una vita come la Chiesa occorre adeguata convivenza. Io ho questa convivenza.
Io non giustifico, cerco solo di capire, spiegare, indagare. Il comportamento di Dio è il Mistero per noi impenetrabile. Se riuscissimo a farlo saremmo anche noi divinità. Io racconto la mia fede. Un cattolico ha accanto una Presenza e non è nemmeno sfiorato dal pensiero di un'analisi critica sulla dottrina cattolica che è un patrimonio, anche dei non credenti. Tutto parte e si ripropone da una domanda fatta da Cristo a Pietro: "Chi credi che io sia?". Si può rispondere con un sì oppure con un no.

Il sì corrisponde a un cambiamento radicale. Quello che è accaduto a Sant'Agostino e Saulo di Tarso. Teologicamente la volontà di Dio non è a noi conoscibile, nel senso che non possiamo capirla. Questo fenomeno viene chiamato "Mistero".

Perché Dio ha scelto di vivere come uomo utilizzando il corpo di una ragazzina di nome Maria? Poteva anche scendere sulla terra e vivere da umano e non da divinità.

Perché si è fatto crocifiggere per poi risorgere dopo tre giorni?

Perché lascia il libero arbitrio all'uomo quando potrebbe guidarlo nella via del bene? Perché non ferma la mano degli assassini, i terremoti, le inondazioni, le guerre?

Cristo, gli apostoli e la comunità dei credenti erano già Chiesa. Poi Lui è tornato dal Padre lasciando agli apostoli lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo illumina l'uomo che è senza peccato.

Perché l'uomo pecca?