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venerdì, febbraio 02, 2024

Hegel lo preferisco a Schopenhauer

 


Hegel rappresenta il caso più lampante di Romanticismo non pessimista: egli è convinto che l’uomo possa, avvalendosi della ragione, raggiungere l’infinito. È uno dei filosofi più ottimisti della storia per questo esorcizza anche il negativo, che è solo un momento, un passaggio obbligato verso la certezza del Mistero.
Poiché l'uomo non è in grado di valutare anche in chiave prospettica il positivo e il negativo, ogni accadimento della sua vita necessita di una lettura diversa.

Hegel a sostegno della sua tesi cita Seneca:

“Preso dal vortice del lavoro e degli impegni, ciascuno consuma la propria vita sempre in ansia per quello che accadrà e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani, né lo teme (Seneca)".

Il tempo si pone come qualcosa che è distinguibile in parti e quindi divisibile: presente, passato e futuro. Ma queste parti del tempo, che costituiscono l’orizzonte della nostra vita, quando vengono analizzate, diventano prima inafferrabili per poi quasi dissolversi: passato e futuro, infatti, sembrano appartenere piuttosto al nulla che all’essere, sono varianti per così dire del nulla: giacché l’uno non è più, l’altro non è ancora. E tuttavia l’uno costituisce il distendersi e l’accumularsi nella nostra memoria dell’esperienza del nostro trascorrere cioè vivere, l’altro si pone come l’apertura dell’orizzonte del nostro agire, cioè del nostro rapportarci al mondo secondo i nostri bisogni, paure e speranze. Lo stesso presente, nella sua riduzione al puro punto senza estensione, mostra di non poter avere nessun carattere di permanenza e di stabilità come pure sembra richiedere la nostra ingenua concezione del presente.

L'opposto di Hegel è sicuramente Schopenhauer che afferma che la vera essenza della realtà è dolore, è sofferenza perenne. Volere significa infatti desiderare ed il desiderio è mancanza di qualcosa, vuoto, dolore.
Scrive Schopenhauer: «Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole (…) bensì rassomiglia soltanto all’elemosina, la quale gettata al mendicante prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento».
Tra il dolore e il piacere si colloca la noia, che è la situazione in cui viene a trovarsi l’uomo nel momento in cui placa temporaneamente i suoi desideri.
   

Anche Kierkegaard critica Hegel. Afferma che l’errore della filosofia moderna e di Hegel sta nel fatto di voler “comprendere” la realtà: la realtà non si lascia comprendere, se con ciò si intende il trasformarsi della realtà in realtà pensata, perché così non la si mantiene come realtà. Quindi, il comprendere è un regresso rispetto alla realtà.


76 commenti:

  1. Ah finalmente! Filosofia argomento appassionante... 👏👏👏

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    1. I filosofi sono sempre pronti nella sfida del contrasto.
      Schopenhauer è il maggiore oppositore di Hegel, che io adoro.

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  2. A parte la preferenza, credo che entrambi abbiano ragione. È necessario nella vita trovare un equilibrio tra ottimismo e pessimismo. Difficile, si sa, ma la ricerca fa parte della vita. Grazie per il post. Mi stimola ad approfondire. Buona giornata a te ❤️👋

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    1. Hegel con il suo ottimismo ci aiuta a superare il pessimismo che in questi giorni ci riempie di tristezza e mancanza di futura speranza.
      Ciao Farfalla.

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    2. Aiuto Gus, non vedo lo scritto in bianco, lo smartphone...😭

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    3. Come posso aiutarti?

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    4. Dopo Anche nell'ultimo paragrafo... Vedo solo strisce bianche... O è il smartphone che non mi fa vedere, boh provo più tardi con il pc. Buon pranzo

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    5. Sui cellulari ho poca simpatia.
      Grazie per il buon pranzo. Oggi fagioli.

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    6. Ho capito il mistero delle strisce bianche. Devo cliccare il *visualizza versione web* in fondo al tuo blog che ora è in *versione mobile*. 🤣🤣🤣

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    7. Bene👏👏👏 proteine vegetali che fanno bene alla salute.

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    8. Brava. Hai risolto il problema.

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    9. Fagioli e lenticchie sono piatti costati nella mia dieta. Anche il pesce lo mangio due volte in una settimana.
      Ciao.

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  3. Torto e di contraddizione sono due situazioni diverse.
    Secondo Platone il torto è sempre involontario. E’ credere di sapere mentre non si sa, ovvero non si conosce l'effetto di un certo comportamento.
    Secondo Aristotele cadere nella contraddizione, significa attribuire a qualcosa e al suo contrario lo stesso significato. A me sembra che la contraddizione sia un errore volontario.

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    1. Concordo che la contraddizione sia un errore volontario però serve anche essa a crescere, a ricredersi. Se così non fosse vivremmo magari sempre nell' errore..

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    2. Certamente un filosofo non può evitare critiche assecondando il pensiero dell'interlocutore e per questo la contraddizione potrebbe essere un errore volontario.
      Sta a noi ricercare chi è nel giusto e chi sbaglia.

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  4. Cosa pensa Schopenhauer dell'amore?
    Schopenhauer, Arthur - l'amore

    Per cui l'amore è la forma peggiore di espressione della volontà di vivere, perché l'amore è rappresentato da due infelicità che si uniscono per crearne una terza. Un altro famoso esempio che Schopenhauer fa, sempre tratto dal mondo degli insetti è quello della mantide religiosa.

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  5. "Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono" suona un po' utopico ma lo approvo in pieno. Oppure "La storia del mondo non è altro che il progresso della consapevolezza della libertà"... anche questo mica male.

    Questi erano alcuni pensieri di Hegel che anch'io preferisco a Schopenhauer, anche se ho un certo rispetto per il pensiero di quest'ultimo.

    Quindi condivido l'idea della visione ottimista di Hegel. Ma la considererei progressista, soprattutto nel senso che l'umanità (anche se ne vediamo di tutti i colori) tende progressivamente a liberarsi sempre di più rispetto al passato. Non è per niente facile, ma Hegel offre (come dire) uno spiraglio di luce all'umanità.

    Mi piace molto questo post, benfatto
    Un salutone e alla prossima Amico Gus

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  6. Hegel forse vuole aiutarci, ma non possiamo sminuire Schopenhauer che è considerato uno dei maggiori pensatori del XIX secolo e dell'epoca moderna.
    Grazie amico per l'apprezzamento.
    Un salutone.

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  7. Anche Kierkegaard critica Hegel. Afferma che l’errore della filosofia moderna e di Hegel sta nel fatto di voler “comprendere” la realtà: la realtà non si lascia comprendere, se con ciò si intende il trasformarsi della realtà in realtà pensata, perché così non la si mantiene come realtà. Quindi, il comprendere è un regresso rispetto alla realtà.

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    1. La realtà è un'elaborazione mentale soggettiva.

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    2. Kierkegaard difficilmente sbaglia.

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    3. «Ciò che in fondo mi manca è di veder chiaro in me stesso, di saper "ciò che io devo fare", e non ciò che devo conoscere. [...] Ciò che importa è di trovare una verità che sia verità per me, di trovare l'idea per la quale io possa vivere e morire.»

      (Søren Kierkegaard, Diario)

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  8. Due grandi filosofi, non è facile scegliere.

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    1. Nel 1820 Schopenhauer va a Berlino per intraprendere la carriera accademica e qui si scontra con Hegel, il "Dio" dell'università. Dal '20 al '31, per ben ventiquattro semestri, terrà lezioni contro Hegel: ma solo nel primo di questi semestri riuscirà nel suo intento, poi non avrà più studenti.

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    2. Anche nel 1800 gli studenti avevano bisogno di un po' di ottimismo.

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  9. Schopenhauer e Hegel non solo erano contemporanei, ma insegnavano nella stessa Università. Con una grande differenza: le lezioni di Hegel facevano il pieno di studenti, quelle di Schopenhauer erano invece seguite da quattro gatti. Schopenhauer odiava Hegel. Lo considerava il filosofo dell'accademia per eccellenza. L'autore di una filosofia inutile perché, come diceva Hegel stesso, paragonabile alla nottola di Minerva che arriva sul far della sera. Una filosofia che giustificava lo stato di cose esistente senza risolvere il proprio problema principale. Quale? Per Schopenhauer questo problema era ancora quello della "Cosa in sé" di Kant che Schpenhauer stesso crede di risolvere chiamando questa "cosa in sé" col nome di Wille, cioè la Volontà, vera e unica sostanza di ogni rappresentazione. Verità assoluta alle spalle del famoso velo di Maya; il velo dell'apparenza.

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  10. A me piace la filosofia, specialmente quando gli autori si beccano fra di loro come galline.
    Eppure, Schopenhauer è uno dei maggiori pensatori del XIX secolo e dovrebbe essere più serio nel rispetto dei colleghi.
    Qualche aforisma è di assoluto valore:
    "Senza libri lo sviluppo della civiltà sarebbe stato impossibile. Essi sono il motore del cambiamento, finestre sul mondo, “Fari, – come disse il poeta – eretti nel mare del tempo”. Essi sono compagni, insegnanti, maghi, banchieri dei tesori del mondo, i Libri sono l’umanità stampata".
    Schopenhauer scrive:
    "Quando ci si accorge che l’avversario è superiore e si finirà per aver torto, si diventa offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passa dall’oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacca in qualche modo la sua persona.”
    Il Nostro aggiunge due maniere per evitare questa deriva:
    a) Far finta di niente;
    b) Evitare di mettersi a discutere con chiunque capiti.
    (Alla prescrizione b, aggiungerei una postilla personalissima: non c’è alcun motivo di discutere con chi ha torto.)
    Eppure, il Nostro, avvertendo la possibilità che si possa, nonostante ogni buona volontà, finire nel gorgo delle offese e della trivialità, suggerisce alcuni insulti che potrebbero essere utili all’abbisogna.
    Per esempio:
    " Vi sono certi individui sul cui viso è impressa una tale ingenua volgarità ed una tale bassezza del modo di pensare, nonché una tale limitatezza bestiale dell’intelletto, che ci si stupisce come mai siffatti individui abbiano il coraggio di uscire con un simile viso e non preferiscano portare una maschera."

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    1. Eppure a me Schopenhauer ha sempre affascinato così tanto, seppur i miei studi siano scivolati più su materie tecniche che umanistiche.
      L'ho letto, quasi di contrabbando, tra l'ora di chimica e quella di biologia.
      L'ho letto senza una guida, in un modo abbastanza anarchico e di pancia.
      Spesso non ho compreso, lo ammetto.
      Spesso la mia vita ha avuto la compagnia migliore, ammetto anche questo.
      A.A.

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    2. Schopenhauer è un filosofo che ti scuote dentro e non passa certo inosservato.
      Il suo è un pessimismo cosmico che ti abbraccia fino a soffocarti.

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    3. Scrive Schopenhauer: «Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole (…) bensì rassomiglia soltanto all’elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento».
      Tra il dolore e il piacere si colloca la noia, che è la situazione in cui viene a trovarsi l’uomo nel momento in cui placa temporaneamente i suoi desideri.

      Il pessimismo di Schopenhauer:

      è cosmico, universale ed interessa ogni creatura. L’uomo avverte maggiormente il dolore in quanto è soltanto più consapevole e dunque più ricettivo nei confronti dei propri desideri e dei dolori conseguenti.
      la sofferenza universale è concretizzata nella lotta di tutte le cose (l’autoconservazione di un essere è garantita a patto di “passare sul cadavere” di un altro)
      l’unico fine della natura sembra essere quello di continuare a perpetuare la vita e, dunque, il dolore. L’amore come strumento per la riproduzione: L’individuo non è altro, infatti, che uno “strumento” al servizio della specie. Ciò è particolarmente evidente nel fine dell’amore che per S. non è il piacere o la felicità dell’uomo, bensì l’accoppiamento e la riproduzione. Non esiste amore senza sessualità. Scrive infatti Schopenhauer: «Ogni innamoramento, per quanto etereo voglia apparire, affonda sempre le sue radici nell’istinto sessuale. (…) Se la passione del Petrarca fosse stata appagata, il suo canto sarebbe ammutolito.»
      L’uomo cerca di celare a sé stesso la sofferenza insita nella propria vita attraverso alcune “bugie”:

      all’idea di un Dio o Ragione che governa il mondo rendendolo il regno della logica e dell’armonia (Hegel), Schopenhauer contrappone una visione atea e profondamente irrazionale della vita. Anche la storia, lungi dall’essere caratterizzata da continuo progresso, è solo ripetizione di una sofferenza immutabile.

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  11. Quando tratti di filo, ti adoro... Mi fai tornare alla mia gioventù. Grazie, davvero grazie.

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  12. Buonasera Gus. Io invece non sono affatto un'hegeliana: considero il pensiero di Hegel avulso dalla realtà, teso a una razionalizzazione ottimistica che, a mio avviso, non si regge. La sua teoria dello Stato, infine, purtroppo ha legittimato i totalitarismi di destra e di sinistra.

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    1. Solo una piccola percentuale di persone conosce Hegel.
      Non dargli colpe che non ha.

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  13. Un post molto stimolante anche nei commenti!

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    1. La filosofia non risolve i nostri problemi, ma ci indica la strada per arrivare alla soluzione.
      Grazie maestra74

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  14. Hegel molto cristiano, col raggiungere l'infinito attraverso la ragione.. ;)

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    1. La religione è la prima autocoscienza che l'uomo ha di sé stesso in quanto Dio è la prima impostazione. Dio è un'invenzione dell'uomo in quanto proietta in lui i suoi desideri e i suoi bisogni vedendoli realizzati. Dio quindi non esiste. La religione ha un contenuto positivo: scoprire l'essenza dell'uomo.

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    2. Sia Spinoza che Hegel avrebbero dovuto rinunciare totalmente al concetto di "Dio", sostituendolo col concetto di "uomo", inteso come "ente di natura", della cui materia, infinita ed eterna, rappresenta l'autoconsapevolezza, destinata ad approfondirsi sempre di più, in virtù della propria libertà di coscienza.

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    3. In realtà Hegel accetta la religione come soluzione individuale.

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    4. Come sostiene saggiamente Woody Allen: "A qualcuno dovremo pur ispirarci!"

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    5. Woody Allen è annoverato tra gli atei più famosi del mondo. Essere un uomo divertente, un artista incredibilmente prolifico e ateo ha portato a un bel po' di citazioni esilaranti sull'argomento, ma eccone alcune:

      Non solo Dio è morto, ma cerca di trovare un idraulico nei fine settimana.

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    6. Ed in effetti l'esatta dicitura alleniana non è Dio è morto, ma Dio non esiste. La battuta resta comunque esilarante, epocale e micidiale, roba rarissima da trovare, purtroppo, nei suoi ultimi film ..

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    7. Si tratta di un genio zuzzurellone.

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  15. La sua visione di Di è quasi identica a quella di Spinoza. Un panteismo cosmico.

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  16. Meglio Hegel, decisamente. Ci da una soluzione per l' oggi e non affoga la speranza.

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    1. La mia scelta nasce proprio dalle tu considerazioni.
      Non mi va di affogare nel pessimismo fobico di Schopenhauer.

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  17. Hegel sosteneva che soltanto mettendo in gioco la vita si conservava la libertà. L'individuo che non ha messo a repentaglio la vita per la libertà non può venir riconosciuto come persona.
    Forse esagerava ma credo che le persone ipocrite, omertose, false che sono in trincea nel proprio bunker non troveranno mai la libertà.
    Spesse volte mi sono esposta in prima persona anche se mi è costata un po' va bene così. Credo di essere sulla strada giusta.

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    1. Il bunker è pieno di vigliacchi omertosi.

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  18. Nella hegeliana visione dialettica della realtà il male, l'antitesi, il negativo, la tragicità della vita sono sempre risolti dalla positività della sintesi finale ottenuta tramite la ragione, che nega la negazione e quindi riafferma il bene a un grado più elevato.
    Quale sintesi finale? La ragione non può bleffare.
    Chissà se i filosofi agiscono come pensano.

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  19. Essì il panlogismo di Erdmann 😉

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    1. Sì. Al centro di ogni azione c'è solo la ragione.

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  20. Hegel era un idealista, Schopenhauer un cinico e Kierkegaard... chissà.

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    1. Kierkegaard prende atto che la filosofia moderna parla del Dio in noi, del Dio in me. Così, i teologi ed esegeti parlano oggi volentieri del Dio in noi, traducendo il Vangelo esclusivamente in questi termini. Perché “Dio in noi”, “Dio in me”, può significare l’esaltazione del soggetto, l’affermazione dell’io. Ma poiché socialmente l’io è inconsistente, debole, la riduzione della presenza di Dio, alla interiorità dell’io coincide, più realisticamente, con la celebrazione dell’affermazione del potere. L’assoluto, dice ancora Kierkegaard, non è puramente dileguato ma è diventato per gli uomini una ridicolaggine, una esagerazione comica, qualcosa di donchisciottesco di cui ridirebbe se lo si riuscisse a vedere, ma non lo riesce a vedere perché è sparito dalla vita. L’Assoluto e la ragione si rapportano tra loro in senso inverso: dove c’è l’uno non c’è l’altro. Quando la ragione ha penetrato completamente tutto e tutti, allora l’in-sé-e-per-sé è completamente sparito. A questo punto invece di fede, sapere per ragioni. Invece di fiducia, garanzie. Invece di rischio, probabilità, calcolo prudente. Invece di azione, semplici cose che avvengono. Invece di Singolo, una combriccola. Invece di personalità, una oggettività impersonale.

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  21. guarda il caso! ho proprio scritto stamani un post sull'argomento.
    sintetico, s'intende :)
    lieto giorno

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    1. Un afflato di saggezza.
      L'uomo è equilibrato quando coesistono la ragione e l'affettività, in simbiosi, come l'attinia e il paguro.
      Felice giorno.

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    2. penso che la ragione non possa che essere affettiva.
      gaio dì

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    3. L'affettività è istinto che si agita in modo diverso dalla ragione.
      Lieto giorno.

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    4. non concordo sul termine istinto riferito agli umani.
      sul resto possiamo accordarci :)
      lieto giorno

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    5. Si ritiene che il pianto del bambino sia una manifestazione dell'istinto. Il bambino non può altrimenti proteggersi per la sopravvivenza durante il suo lungo periodo di maturazione. Il legame materno e paterno si manifesta particolarmente in risposta al pianto del bambino. Il suo meccanismo è stato in parte chiarito dalle osservazioni con la risonanza magnetica funzionale del cervello del genitore.
      Gaio giorno.

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    6. il pianto infantile in effetti può esser considerato un impulso mirato in modo totalmente inconsapevole al raggiungimento di un dato risultato.
      ma forse è semplicemente un meccanismo fisiologico automatico.
      grazie e ciao

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    7. Finalmente sono riuscito a spiegarmi.
      Lieto giorno.

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  22. Il pessimismo di Schopenhauer m'intrigava ai tempi del liceo, quando anche la poesia di Leopardi era per me un punto di riferimento. Oggi non è più così. Il filosofo è spesso citato anche da Proust nella sua Recherche, come esempio della negatività che a un certo punto della vita del Narratore diventa imperante. Adesso preferisco Hegel, decisamente.

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  23. Ai tempi del liceo si percepisce spesso un velo di pessimismo e si sceglie chi ci rappresenta.
    Poi si comincia a vivere e cambia lo stato d'animo.

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  24. Vero, tranciando una riga verticale sulla lavagna con la colonna di destra dove si mettono i "BRAVI" (leggasi ottimisti) e l'altra i "CATTIVI"(i pessimisti) è fin troppo ovvio in quale colonna verrebbero iscritti i due filosofi. Hegel più ottimista e Schopenhauer più pessimista, ma non sono sicuro che il pessimismo di quest'ultimo non possa diventare un propellente per un desiderio di lotta, un desiderio di voler reagire alla sua filosofica rassegnazione e provare a cambiare questa apparente ineluttabilità esistenziale e sociale che forse oggi si avverte ancora di più. L'ottimismo può stimolare speranza ma anche portare a non agire illudendosi che tutto cambierà da solo.

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  25. l fatto è che i filosofi sono conosciuti solo dagli studenti e non credo che la società abbia qualche conoscenza.

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  26. Uno è troppo ottimista, l'altro troppo pessimista. Sono molto più vicina al pensiero di Kierkegaard. Non puoi certo comprendere la realtà con il pensiero. In fondo poi siamo così limitati che neppure con la scienza riusciamo a capirla. E la fisica quantistica ci dimostra che l'uomo più cerca di capire come funziona la realtà materiale, più questa gli sfugge. Più di scende nel cuore della realtà, più diventa incomprensibile. Forse dovremmo viverla e basta.

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    1. La realtà è un'elaborazione mentale soggettiva.
      Avverte Luigi Giussani che la realtà si lascia facilmente colonizzare dall'abitudine, dalle abitudini che l'uomo acquisisce nella vita quotidiana.
      E quasi scompare.
      Nel reticolo delle abitudini, la realtà non si realizza, si nasconde, svanisce.
      La coscienza non rimane più sveglia e si occupa soltanto di quello che ha davanti, di quello che capta sul momento.
      Il tempo si contrae, si divide e il suo fluire diventa impercettibile.
      La coscienza si spegne, perde intensità, e l'essere stesso, l'essere a cui questa coscienza appartiene si nasconde altrettanto, o ancora più della realtà.
      Forse è perché sono le 'scelte' a fare la differenza ... la maggior parte del mondo abituale sta con il nero e il bianco insieme, insomma un coperchio per ogni pentola pur di aver una vita tranquilla, ma l'adrenalina che distingue i giorni (spesso anche nella sofferenza) è la fedeltà e la sequela a una 'scelta' che ti costringe a schierarti e a rimanere 'vivo', come diceva Oriana Fallaci, sempre con il fucile in mano alla finestra, a difesa dei tuoi valori.
      Vero è che spesso le persone a sostegno delle stesse scelte, possono fare la differenza, anzi, ci sono momenti in cui sono necessari per non "mollare il passo", ma l'Amico per eccellenza è sempre uno solo e non ci abbandona mai.
      A me un mondo che spegne la coscienza, appare chiaro, poi tutto è relativo e soprattutto siamo liberi di chiamare 'bene' anche un mondo che genera questi effetti .... nella dinamica di Dio tutto concorre a un bene superiore, chiamiamoli 'lavori in corso' di un lavoro molto più complesso e che sicuramente sfugge alla nostra limitata visione di qualsiasi cosa ci circondi e ci comprenda, contenga.

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  27. io penso che prima o poi la realtà si comprenda eccome, poi riflettendo si sceglie se meglio o peggio agire in un modo o in un altro Ciao GUS

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    1. In tre guardiamo un dipinto di Modigliani. A me piace perché ho studiato il suo mondo, l'amico a fianco afferma che ha sbagliato nel rappresentare il collo, troppo lungo per essere vero. Il critico d'arte parlerà delle influenze del mondo africano sulla pittura dell'artista. La realtà è diversa , quindi soggettiva.
      La verità molte volte è influenzata da una visione menzognera del reale per un proprio fine.

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