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lunedì, novembre 28, 2022

La villa sullo strapiombo

 


La geologa Micla Pennetta, docente di Geomorfologia all’Università Federico II. «La colpa — dice — è del cemento». Chiarisce il suo pensiero: «Lì c’è un terreno di natura vulcanica, ovvero poco compatto. In caso di piogge abbondanti l’acqua lo gonfia e tende a portarlo a valle. Gli alberi svolgono un ruolo fondamentale per prevenire questi fenomeni, ma ne sono stati eliminati molti per le attività antropiche. La cementificazione dei suoli ha ridotto la capacità di assorbimento delle acque, che scivolano a valle con una violenza devastante, trascinano fango ed altri materiali e creano disastri. Si è verificata una colata detritica». Non è la prima volta che accade, ricorda Pennetta: «È un fenomeno molto simile a quello del 2009, quando una colata rapida invase Piazza Bagni e morì una ragazza». Terrazzamenti con rimboschimento, vasche di laminazione, canali di drenaggio, secondo la geologa, sono gli interventi che vanno realizzati subito per evitare che si verifichino a Casamicciola nuove tragedie. Gli ambientalisti puntano il dito contro il condono-Ischia inserito nel decreto sul ponte Morandi di Genova crollato nel 2018: una sanatoria che bollano come «incostituzionale» e «con tanto di contributi concessi dallo Stato a chi ha edificato abusivamente e collegandoli alla ricostruzione post sisma del 2017». Secondo Legambiente a Ischia erano ben 28 mila le richieste ufficiali di sanatoria edilizia. Per questo, dice Gaetano Sammartino, presidente della sezione Campania della Società Italiana di Geologia Ambientale, «va posto definitivamente un freno al consumo di suolo e va adeguato il sistema drenante». Riflette: «Quella è un’area a rischio idrogeologico molto elevato perché la stratigrafia del versante è precaria. Se l’abbandoniamo, non facciamo manutenzione e magari cementifichiamo i canali di impluvio la catastrofe è garantita. Il cemento non assorbe l’acqua, che scorre rapidamente e si precipita nelle zone di fondovalle». A Ischia si è costruito troppo, insomma, e per lo più senza regole. Lo sa bene Aldo De Chiara, ex procuratore aggiunto a Napoli, che quando era magistrato si impegnò per contrastare il fenomeno dell’abusivismo edilizio sull’isola. «La storia si ripete — commenta —. Un terreno fragile non può subire edificazione senza criterio e fuori da ogni idonea programmazione. È il contesto fertile perché poi eventi atmosferici come quello della notte tra venerdì e sabato provochino danni irreversibili a cose e persone». Eppure, ricorda De Chiara, che tra il 2010 ed il 2011 subì minacce di morte quando provò a far demolire alcune case abusive nei Comuni di Forio d’Ischia e di Barano, il contrasto al consumo di suolo ed all’abusivismo edilizio non sono tra le priorità nell’agenda politica. «Basti pensare — dice — che quando nel 2018 hanno stanziato fondi per la ricostruzione per le case danneggiate dal sisma del 2017 a Casamicciola sono state previste risorse anche per quelle abusive. Un atteggiamento irresponsabile». Incalza: «Sull’isola c’è stato un forte abusivismo edilizio del quale la classe politica non ha mai voluto prendere atto o verso il quale è stata connivente per motivi di consenso. Non è un problema solo di Ischia, peraltro. Ho ascoltato in occasione della campagna elettorale per le politiche candidati che invocavano un nuovo condono edilizio con il pretesto, in verità poco condivisibile, dell’abuso edilizio di necessità».


domenica, novembre 27, 2022

L'amore senza scadenza

 


L'amore è qualcosa di misterioso. È il più profondo dei desideri umani.
È ciò che ci caratterizza in quanto uomini.
Si può fare a meno dell'amore?
Rinunciare a porsi la domanda "qualcuno mi ama?"
Rinunciare soprattutto alla possibilità di una risposta positiva, vuol dire rinunciare all'umano in sé.
Un conto è il giorno prima di innamorarsi e un conto è il giorno dopo di essersi innamorato: tutti e due i giorni possono essere uguali apparentemente nella quotidianità, ma cosa fa la differenza? Che uno è carico di una memoria che nell'altro non c'era, perché non era accaduto.
La conoscenza sarà una persuasione che avverrà lentamente e nessun passo successivo smentirà i precedenti.
Abbiamo bisogno subito di capire che l'amore è fatto dal ripetersi di tanti riconoscimenti, cui occorre dare uno spazio e un tempo perché avvengano.
Può sembrare difficile, persino impossibile, legarsi per tutta la vita ad un essere umano. Bisogna superare lo scetticismo della società. Un'esperienza che la mentalità comune disistima e talvolta censura. Si ritiene che l'amore debba cessare e quindi la separazione tra gli sposi finisca per diventare inevitabile. È un modo per sfuggire ad una realtà che può essere fatta anche di sacrifici e rinunce. L'amore coniugale comporta una totalità in cui entrano tutte le componenti della persona. Richiamo del corpo e dell'istinto, forza dell'affettività. Aspirazione dello spirito e della volontà. L'amore coniugale è un'esperienza ragionevole e piena di fascino. Dà un senso compiuto alla tua vita. Più che di eletti potrei affermare che è una vocazione.
Sì, è difficile abbandonare i propri egoismi e imparare a donarsi, muoversi verso l'altro, capire le sue esigenze e soddisfarle. È necessario un cambiamento radicale nel proprio modo di vivere.
L'amore coniugale è una forza che ti prende e ti fa stare al di sopra di tutto, ti dà il piacere della condivisione, la speranza del futuro e la sicurezza nell'affrontare giorno per giorno le difficoltà o godere delle gioie, perché tutto ciò viene condiviso 

venerdì, novembre 25, 2022

Crescere bene

 


L'affettuosità di una madre per un figlio non è un pensiero. Si esprime attraverso una realtà biologica, ma è tutta quanta determinata dalla passione per il futuro e per la prospettiva di quel bambino.
A me sembra importante che il bambino sviluppi una fiducia, un amore in sé, perché se uno non si accetta non potrà nemmeno amare gli altri.
Ma l'amore di sé e la fiducia se la costruisce se lo aiutano le figure genitoriali che ha intorno, non necessariamente i genitori biologici.
Molto si decide già nei primi sei mesi di vita, e il resto durante l'infanzia, tramite sempre le figure adulte di riferimento.
Mi ricordo che c'era uno psicologo infantile che diceva che il bimbo doveva leggere e vedere il *brillio negli occhi della mamma quando questa lo guardava*. Tutte cose che un piccolo fino ai 6 mesi percepisce anche senza razionalità di cui non è ancora dotato.
Vera anche l'importanza dei primi 6 mesi per riuscire a definire sé stessi come corpi estranei e quindi anche psichicamente autonomi rispetto al corpo originario della mamma a cui prima era fuso in un tutto unico.
L'allattamento al seno dice la Klein e il distacco da quello è il momento in cui il bimbo deve cominciare a percepire che è un'entità a sé e che deve farcela da solo a voler vivere.
Nella mia esperienza, diretta da figlio, indiretta vedendo i figli degli altri, ho sempre visto la madre come quella che "alza la voce" e il padre quello che resta più defilato o addirittura che vizia il proprio "pargolo".
I primissimi tempi dell'infanzia sono determinanti per la salute psicologica del bambino e ci si attiene alle teorie della Melanie Klein e di quelle dell'attaccamento di John Bowlby. Nel primo anno la madre deve essere gratificante, sensibile, protettiva, per un attaccamento sicuro, propedeutico all'adattamento sociale. Le prime relazioni di fiducia ed empatia suscitano i futuri valori di aiuto e accoglienza.
Per una crescita armonica il bambino ha bisogno di entrambi i codici educativi: il codice materno e quello paterno. Solo nell’equilibrio fra questi due codici passa tutto ciò di cui ha bisogno un essere umano per divenire sé stesso. Una bambina a cui fu chiesto dove fosse casa sua rispose:

“Dove c’è la mamma”

(Anonimo)

lunedì, novembre 21, 2022

Troppi narcisisti

 



I narcisi sono tanti, ma non parlo dei fiori----------

venerdì, novembre 18, 2022

Accostamento al dolore

 


 Il dolore, per la cultura greca, ma diciamo pure per le culture politeistiche, sta là; come le montagne, i fiori, il mare, la pianura. Il dolore sta là e capita di incontrarlo. La tragedia esistenziale greca non consiste nella ricerca di senso del dolore: i greci, ben noti cultori del limite, non si chiedevano che senso avesse il Peloponneso non meno che il meltemi agostano (tipico vento di agosto): si “limitavano” a prenderne atto. Il dolore si limitavano a incontrarlo (ed a superarlo, magari). La tragedia greca non sta nella mancanza di senso, sta nel rapporto potenzialità dell’uomo e limite alle stesse, limite, per altro, ignoto, la cui scoperta spesso ne indica pure il suo oltre passamento (con conseguenze che sappiamo). Dunque, i Greci non avevano necessità di dare senso al dolore: il loro problema esistenziale consisteva nel tenere in equilibrio Gaia e Nemesi. Gaia, rappresenta la madre terra, e Nemesi la potenza divina. Il dolore, per la cultura greca, ma diciamo pure per le culture politeistiche, sta là; come le montagne, i fiori, il mare, la pianura. Il dolore sta là e capita di incontrarlo. Esistano tante di tipologie di dolore. Bisogna stare all'erta, per non farsi trovare impreparati "perché quel ramo morente, tornerà un giorno, conficcato nel tuo petto, chiedendo se ora lo riconosci" C'è sempre un conto da pagare, alla fine. I dolori dell'animo soggettivi sono da rispettare come quelli oggettivi perché ogni persona ha una propria sensibilità. E ognuno di noi ha la propria storia e le proprie ferite dell'animo. C'è un subdolo dolore esistenziale che rinchiude un uomo dentro una gabbia e riguarda il distacco da quello che offre la vita. Una rottura insanabile con l'ordine delle cose, con il mondo che non riesce a dare quello che inconsciamente l'uomo cerca. Alcuni dolori li portiamo con noi per sempre, nascosti dentro delle piaghe che non mostreremo più a nessuno. È normale, si impara a convincerci e ad azzittirli...come quando perdiamo una persona che amiamo e però bisogna andare avanti. Poi ci sono dolori vari ed eventuali, che ci colpiscono come un ago appuntito, poi la ferita si rimargina piano, piano. Io credo che il dolore, sia fisico che psicologico, non sia né qualcosa da sottovalutare né qualcosa a cui dare eccessiva importanza. Fa parte di noi, certamente, a volte per cause naturali a volte per cause esterne: imparare a gestirlo, accettarlo e anche superarlo è uno dei nostri doveri perché se non facciamo così non possiamo imparare ad apprezzare la vita. Infatti, se ci fai caso, senza dolore non c'è gioia.


martedì, novembre 15, 2022

Le sopracciglia delle donne iraniane



 

Le donne sposate possono essere violentate a Singapore e nelle Bahamas. In India la legge riconosce che gli atti sessuali compiuti da un uomo sulla propria moglie (con più di 15 anni) non possono essere considerati "Stupro". In Libano e Malta un uomo può rapire una donna e sposarla. In Israele una donna sposata non può divorziare senza Il permesso del Marito. In Nigeria è legale picchiare una donna. In Iran la testimonianza in Tribunale di una donna non ha valore giuridico. Ci sono secoli di storia a remare contro questa splendida creatura.  Ci vorrà ancora tempo perché la donna sia ritenuta pari all'uomo, e che essa stessa, in tanti, troppi casi, non si reputi inferiore. Si è parlato, si parla e si continuerà a parlare ancora per secoli della parità. Il mio modesto parere, senza tanto disquisire, è quello che l'uomo pur mettendoci tanta buona volontà, non ammetterà mai che la donna ha le sue stesse capacità, ed aggiungo essa ha una marcia in più "La Procreazione". Non sono solo i paesi da me citati ad avere leggi assurde contro le donne, purtroppo c'è un comportamento/atteggiamento generale che va contro le donne sia a livello legislativo che sociale in tutto il mondo. Io volevo solo sapere se il fatto che un uomo prova paura verso una donna lo faccia sentire "in dovere" di farle del male. Non può essere il fatto che la donna possa dire no a dare il via alle violenze, non è assurdo? Allora si torna al mio discorso dove dico che se da una parte le donne devono lottare per sé stesse, anche gli uomini devono cambiare in meglio e lasciarsi alle spalle secoli di credenze e atteggiamenti sbagliati. L'uomo con la clava, il padre padrone devono restare nel passato. L'uomo contemporaneo deve trovare altri modi per esprimere sé stesso senza essere violento e senza prevaricare sulle donne. L'uomo e la donna si completano solo se insieme. Sono uguali e differenti. Complementari. Questa società e la storia in generale hanno sfalsato i ruoli primari e originali.


domenica, novembre 13, 2022

Fuori dal coro

 


Io penso che si possa e si debba rimanere sé stessi, e quindi magari anche essere fuori dal coro, e riuscire ugualmente a far emergere ciò che di bello e originale c’è in ciascuno, anche se in apparenza si muove nel gregge.
In realtà siamo governati dalla dittatura del singolo pensiero, in assenza di intelligenza emotiva multifocale, la stessa ripetizione di un modo di pensare ci rende sonnambuli. Penso che ci sia un effetto collaterale su Internet, esattamente la ripetizione del collegato senza ulteriori analisi elimina l'effetto cognitivo per l'evoluzione del pensiero.
Tutti intruppati nei soliti giri, incapace di autonomia consapevole, schiavi di chi dirige danze e traffico.
Ma c'è chi è fuori dal coro, chi lancia l'esempio, chi tiene blog non allineati, chi riesce addirittura a dare un senso a Facebook... non disperiamo, semmai, invece, impegniamoci affinché le distanze si riducano, anziché rinchiuderci nelle nostre torri d'avorio.
Io mi informo su Covid 19, ma è fuori della mia vita. Non esiste, non merita attenzione o paure.
Resta il dolore per le famiglie che perdono i loro cari. Riesco facilmente a sopportare le restrizioni e mi irrita chi per sfuggire da un obbligo ricorre all'inno nazionale, che è pure brutto e diversivi diversi.
Il mondo fuori di me può causarmi depressione.


giovedì, novembre 10, 2022

La nostra vita

 


L'io è quel complesso di esigenze e di evidenze che costituiscono il volto originale dell'uomo, la struttura dell'umana natura. Nel nostro io interagiscono la ragione e l'affettività. Il blocco di questa attività di interscambio causa la dissociazione dell'io. La ragione corre verso l'alienazione e l'affettività si manifesta con un fascio di reazioni irragionevoli. L'uomo pensa di realizzare il proprio ideale invece asseconda il volere del Potere che dopo averlo privato dei desideri originari gli impone quelli falsi. Le esigenze di un uomo pretendono di essere esaudite. Siccome l'uomo non ha la forza e l'intelligenza per realizzarle, di raggiungere cioè il traguardo che esse fanno prevedere, l'uomo dà forma a questa pretesa secondo la consistenza fragile e ultimamente illusoria che si chiama sogno, cosa molto diversa dall’ideale che rappresenta l’oggetto di perfezione per cui il cuore dell’uomo è fatto. Si delega la gestione delle emozioni alla spettacolarizzazione mediatica e alle commozioni artificiosamente indotte. Non rappresentano il vissuto di una persona e certi eventi esistono solo perché rappresentati in TV, metafora di una cultura standardizzata e di attività ripetitive e demotivate. La poesia, la letteratura, l’arte, se rispecchiano la condizione umana o se sono espressione di propri spontanei sentimenti possono salvarci e contrastano il pragmatismo frettoloso, l’ottica del profitto, ecc. Per vedere il mondo con occhi diversi, per risvegliare, riconoscere, rivivere certe emozioni. Recuperiamo l’eccellenza dell’anima come suggerito dagli antichi affinché l’ottundimento contemporaneo non ci faccia rinunciare allo sviluppo di un’autentica personalità individuale (l'individuazione junghiana). Il concetto di individuazione ha nella nostra psicologia una parte tutt’altro che trascurabile. L’individuazione è in generale il processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui, e in particolare lo sviluppo dell’individuo psicologico come essere distinto dalla generalità, dalla psicologia collettiva. Quindi un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale. La televisione è 'pericolosa' perché spesso induce delle emozioni costruite a tavolino. È come se ci iniettasse queste emozioni in vena, attraverso una siringa. Ma un'opera televisiva (diciamo un film ad esempio) può trasmettere emozioni positive come una poesia, una canzone, se si innesca un processo fatto di assimilazione, di immedesimazione e di coinvolgimento vero. Questa società moderna cerca di appiattire e di conformare le persone attraverso regole sociali. Alcune sono necessarie per evitare anarchia pura. Altre sono 'costruite' e chi non le rispetta è visto come un peso per la società. Ed è con queste finte regole sociali indispensabili che si smarrisce l'io individuale. Ovviamente televisione e media sono fondamentali per dare potenza a queste finte regole sociali indispensabili.


martedì, novembre 08, 2022

Consigli per gli acquisti

 


La pubblicità, se ne avessi il potere, la proibirei. È una quasi scienza che usa la suggestione psicologica per finalità condizionanti e manipolatorie. Credo che, da un punto di vista etico, sia assolutamente illecita, perché più che informare l'utente, il cittadino sui prodotti e sulle loro proprietà e caratteristiche, tende a condizionarne i comportamenti favorendo i produttori/venditori. Se poi riflettiamo che oltre alla funzione sostanzialmente induttivo-manipolatoria essa ha effetti più che concreti sulle vendite di un prodotto e sul suo costo (una vera tassa privata) pagata da chi acquista: pagare per farsi convincere ad acquistare oggetti di cui si potrebbe benissimo fare a meno, illudendosi di essere un po' più felici, è il colmo della manipolazione psicologica, ma questo è il tipo di "libertà" che non pochi intendono difendere: è una libertà di alcuni (pochi) contro altri (molti). La pubblicità spadroneggia anche nei farmaci con effetti catastrofici. Dopo la messa al bando del Vioxx e di tutti i farmaci a base dello stesso tipo di molecole, i cosiddetti Cox2, gli studiosi hanno messo sotto accusa altre due famiglie di medicinali: quelli a base di ibuprofene, come il Moment e il Buscofen, e quelli che contengono il diclofenac, come il Voltaren. Le due sostanze, infatti, aumentano le percentuali di rischio per l’infarto. La notizia è stata diffusa dal quotidiano britannico The Guardian, dopo che sull’autorevole rivista British Medical Journal è stata pubblicata una ricerca dell’Università di Nottingham sui rischi legati agli antidolorifici. Le autrici dello studio epidemiologico, Julia Hippisley-Cox e Carol Coupland, hanno identificato 9.218 pazienti in Inghilterra, Galles e Scozia, tra i 25 e i 100 anni, che hanno già sofferto di un primo infarto e li hanno tenuti sotto osservazione. Nelle valutazioni finali, naturalmente, sono stati considerati i fattori come l’età, le malattie cardiovascolari diagnosticate, il fumo e il consumo di altri farmaci, come l’Aspirina che riduce il rischio di un attacco di cuore. Il risultato è stato che con il consumo di ibuprofene il rischio infarto cresce del 24 per cento, mentre con l’assunzione di diclofenac aumenta addirittura del 55 per cento. Per quanti hanno curato il dolore con il rofecoxib, il principio attivo del Vioxx, il rischio infarto è salito del 32 per cento, contro il 21 per cento in più di un altro Cox2, il celecobix contenuto nel Celebrex. In Gran Bretagna l’attenzione si è tutta concentrata sull’ibuprofen, da sempre considerato uno dei farmaci più sicuri del mercato e usatissimo come sostituto del Vioxx. Secondo le ricercatrici, ogni 1.005 persone ultrasessantacinquenni che assumono ibuprofen, uno subirà un infarto. E per capire l’impatto dei numeri, è bene considerare che solo oltremanica i pazienti che soffrono di artrite e sono quindi potenziali consumatori di antidolorifici, sono circa 9 milioni. L’astratto pubblicitario è la condanna della nostra dignità umana. La pubblicità è ciò che elude il tuo nesso con l'infinito e tende a identificare il concreto con un formaggino che si compra, con lo shampoo per i capelli, con la pancia che fa male, col gelato che ti piace, e tutto questo è così ironicamente concreto da finire nel marcio del cestino. L’evoluzione dell'uomo è misurata dal pantalone con la vita bassa, dallo stivaletto appropriato, dall'orologio reclamizzato e perfino dall'assorbente giusto. Tutto rigorosamente alla moda. Tutto parecchio assurdo.
Assecondiamo la realizzazione imposta del bisogno artificioso.


sabato, novembre 05, 2022

Il tempo che passa

 



Nel sistema Windows è previsto il componente Outlook mail pubblico protetto da password. La signora ha spiegato che il fatto dei commenti era una boutade. La pass impedisce che chi scrive possa leggere la posta degli altri e la mia.
Mail privata mai usata.

giovedì, novembre 03, 2022

Manca un impegno politico

 


Che ci sia questa realtà in Italia, ma forse un po' dappertutto, è vero, però ci sono anche molti giovani che hanno la testa sulle spalle e che fin da ragazzi hanno progettato il loro futuro con studi e impegno, che non si sono lasciati "corrompere" dal tutto e subito, dalle mode, dalle droghe e dall'alcol, dalle superficialità che il mondo di oggi, qui in occidente, dilaga in ogni dove, giovani che con progettualità stanno crescendo e mettendo le basi per un futuro migliore per loro e per chi verrà dopo.
Insomma, tutto dipende dalle famiglie che hanno avuto, per cui se molti giovani sono come li hai descritti la colpa non è certo loro, ma di famiglie che a loro volta non hanno saputo comprendere i tempi ed esserne all'altezza.
Conosco famiglie che con stipendi da dipendenti non si sono mai fatte mancare soldi per parrucchieri, cinema, teatri, viaggi, vacanze, estetiste, aperitivi, tecnologia sempre più all'avanguardia, insomma "il bel vivere secondo le mode di oggi" e magari il tutto facendo debiti su debiti, ma convinti che a tutto questo non si poteva rinunciare per essere famiglie in.
Probabilmente se avessero riflettuto e investito quei soldi, e sono davvero tanti se moltiplicati per gli anni, per dare ai figli esempi di vita e istruzioni ad hoc, oggi ci sarebbero molti più giovani appagati che apatici e inconcludenti.
Bisogna far capire ai giovani che per cambiare la società è meglio fare politica, scacciando i professionisti dell'imbroglio, che ubriacarsi nei rave.

martedì, novembre 01, 2022

Una domanda

 



Si conobbero. Lui conobbe lei e sé stesso, perché in verità non sapeva chi fosse. E lei conobbe lui e sé stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così (Calvino).
Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura.
D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
Nel romanzo "Furia" Salman Rushdie definisce New York una città di mezze verità ed echi che in qualche modo domina la terra. Si può odiare questo dominio oppure si può celebrarlo, o ancora rassegnarvisi, ma resta un fatto: New York è il plesso culturale della realtà americana, in tutto il suo eclettismo, la sua emotività, la decadenza, l'intelligenza e il potere. Le mezze verità non sono sufficienti perché l'uomo occidentale, malgrado il suo sapere corre il rischio di arrendersi davanti alla questione della verità. New York è la città ideale per chiedere:" Voi cosa state cercando?" e chiedersi: "Io cosa sto cercando?". La curiosità di una domanda allarga la ragione perché dilata l'orizzonte del conoscibile. Il cuore intuisce già che l'orizzonte è più ampio di quanto il mondo oggi affermi. La nostra capacità di indagare le cose con la ragione è ispirata dal presentimento del cuore che esiste qualcosa di più grande. E per questo che l'uomo non raggiunge la felicità qualsiasi cosa ottenga. Come ha scritto Montale nella poesia "Maestrale" rincorre la gioia spingendosi sempre "più in là".