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venerdì, aprile 29, 2022

Il leone ruggente

 



L'Io di una persona ha meccanismi antagonisti alle necessità disposte dall'esercizio del potere. Il desiderio intimo di ogni essere umano è vivere di cuore, di animo, di calore, di scambio. Ma dato che il potere è esercitato da esseri umani la dissociazione conseguente innesca un meccanismo che vuole spersonalizzati (anche se in maniera opposta) sia i detentori del potere sia i poveri fruitori. E così tutti ci ritroviamo privati della nostra intima libertà.
Nel tentativo di aggrapparsi ad un sistema ideologico che funzioni come ancora di sicurezza l'uomo delega inerme il proprio stanco consenso a chi ha più salvagenti da offrire.
Accade anche un'altra cosa. L'accesso al potere sembra vicino, tangibile così da indurre una visione piramidale distorta in cui l'esercizio del potere avviene esercitando pressione su quello più debole, sul basso. E così l'italiano lo esercita sullo straniero, il maschio sulla femmina, l'adulto sul minore e così via degradando.
Il Potere che ci circonda, come un leone ruggente alla ricerca di chi divorare, tenta di ridurre la persona. Questo è oggi il programma del potere. Per raggiungere l’obiettivo prefissato il potere cerca il consenso della persona. Per ottenerlo è però necessario che la persona non conosca se stessa. Tutto lo sforzo del potere si concentra nel ridurre e soffocare i desideri costitutivi dell'io attraverso una opportuna atrofizzazione, che provoca realmente un eunuchismo. Il potere cerca di tagliare alla radice la possibilità dei desideri, atrofizzarne la sorgente, ridurli, dando all'uomo l'osso su cui farlo rodere.
Mi è venuto in mente uno dei capolavori di De André. L'impiegato che "al ballo mascherato" usa la bomba per distruggere i simboli del potere opprimente per chi è nelle parti basse della piramide.
Invece quella bomba serve solo al potere per "rinnovare i volti del potere".
Oggi il potere usa bombe metaforiche e quando non bastano non ha nessuna remora di usare quelle che ammazzano fisicamente. Tutto ciò avviene per aumentare ancora il proprio potere.
L'infelicità esistenziale si presenta nella persona matura che sente la mancanza di qualcosa che non è nemmeno in grado di definire. Il disagio giovanile è una caratteristica della nostra società. Una situazione che crescendo diventa insostenibile.
A 13/14 anni si dovrebbe giocare con le bambole, invece i ragazzi perdono la spensieratezza con i primi incontri che non sono d'amore ma si basano esclusivamente sul sesso. Ogni sei mesi un'amicizia. Si arriva a 40 anni completamente stanchi e incapaci di un amore vero.
Credo che la ricerca di alcune cose dipenda dal fatto che ormai siamo incapaci di essere felici con noi stessi e pensiamo di compensare le nostre paure con qualcosa di materiale e lo facciamo senza capire cosa realmente ci manca.  


martedì, aprile 26, 2022

Ci nascondono la verità





L'agorà, secondo Guy Debord, è la comunità generale. E' sparita confondendosi con le comunità limitate a enti intermedi o a istituzioni indipendenti, al bar o ritrovi, o a lavoratori di un' azienda.
Non esiste più un luogo dove la gente possa discutere della realtà che la riguarda perché non riesce mai a liberarsi in modo duraturo dalla presenza opprimente del discorso dei mass media e dalle varie forze organizzate per erogarlo.
 Ciò che è falso crea il gusto e si rafforza eliminando consapevolmente qualsiasi riferimento possibile all'autentico.
 E ciò che è autentico viene ricostruito più rapidamente possibile perché assomigli al falso.
Non credo che la gente goda di questo “plagio” anche se ben mimetizzato , nascosto tra le righe dei media, ma è semplicemente indifferente, indifferenza derivante dalla stanchezza di non trovare una giustizia certa, dalle frodi operate da chi dovrebbe garantire e difendere la vita di tutti, dalle promesse fasulle, dalle parole…parole…parole.
Nell’Agorà un tempo si confrontavano filosofi e dibattevano seriamente su tematiche della vita atte al miglioramento spirituale e sociale, ora abbiamo dei “commedianti, dei ciarlatani, dei ladri”.
Ma ciò non toglie che non dobbiamo mai farci cadere le braccia!
Il bar è il sito più vicino, oggi, al concetto di Agorà.
Ma la gente non sa più discutere senza eccedere in volgarità e gli argomenti sono scesi così in basso che il livello della moderna Agorà è paragonabile ad un sottopasso come quelli che si trovano nei Metro e portano alle varie linee che conducono a tante piccole cellule.
E' venuto il momento di riconquistare la profondità della ragione, resa oggi pericolosamente superficiale. La ragione è quell'originale apertura con cui l'uomo percepisce il senso del reale. E non si conosce una realtà se non cogliendone il senso. Se ho una macchina e la esamino pezzo per pezzo, fino ai più minuti componenti e non ne capisco il senso, cioè a cosa serve, la sua funzione nella totalità, non posso dire di conoscerla. Inversamente, posso dire di conoscere la macchina anche se non so analizzarla, ma ne colgo il senso. Lo sguardo della ragione riconosce il vero, cioè la corrispondenza tra quello che è proposto e il proprio cuore, tra quello che si incontra e si segue e la natura originale della propria persona. E' venuto anche il momento di riscoprire la libertà, di non essere più definiti dalla paura dei propri limiti e del proprio male. Dobbiamo diventare creativi, da non confondere con l'esuberanza immaginativa, cioè riuscire ad abbracciare la realtà secondo l'impeto ultimo e l'ideale del cuore, cioè secondo il giudizio.

lunedì, aprile 25, 2022

La Liberazione

 




Siamo sicuri che i fascisti sono tornati nelle fogne?






lunedì, aprile 18, 2022

Cruz e Banderas

 



Il buio e il miele è un romanzo di Giovanni Arpino del 1969. Protagonista del romanzo è un militare divenuto invalido a causa di un incidente durante un'esercitazione. Da questo romanzo furono tratti due film: Profumo di donna del 1974, di Dino Risi con Vittorio Gassman nella parte del protagonista, e Scent of a Woman del 1992, di Martin Brest interpretato da Al Pacino.
Il libro, nonostante il finale improntato all'ottimismo, è attraversato da «un tono desolato, che lascia un senso di profonda amarezza - e di turbamento - nel lettore». Il protagonista è stato visto come uno degli emblemi della solitudine moderna.
Film: "Profumo di donna"

Il colonnello Frank Slade (Al Pacino):

Le donne... sai cosa ti dico? Chi le ha create... dio deve essere proprio un genio. I capelli, i capelli sono tutto, lo sai: hai mai affondato il naso in una montagna di capelli sognanti? Di addormentartici sopra? O le labbra, quando toccano le tue come il primo sorso di vino dopo che hai attraversato il deserto... le tette, belle tettone, tettine, capezzoli, capezzoli che ti puntano addosso come baionette innestate.
Il Colonnello è cieco, ma balla splendidamente un tango con una ragazza bruna. La descrive nei minimi particolari senza vederla, conosce il nome del suo profumo.

Io vivo solo, quasi eremita, ma i pensieri che si rincorrono lo fanno con una certa armonia e gioiosità divertita. Del resto sono i miei pensieri: tutto ciò è soltanto ovvio, consequenzialmente logico.
Sono un appassionato di cinema. Ho visto praticamente tutto quello che era disponibile. 

Ah! il posto delle fragole.

Scorre come una cantilena in bianconero dentro le mie tenere, fragili vene...ogni tanto cerca uno sbocco, trovandolo in una piccola, silenziosa immagine che si presenta improvvisamente allo sguardo, e mi perdo, senza aver mai smarrito alcuna sensazione e piena consapevolezza. 


mercoledì, aprile 13, 2022

Il sogno e l'ideale




 

« In principio era il Logos

e il Logos era presso Dio

e il Logos era Dio

Questi era in principio presso Dio.

Tutto è venuto ad essere

per mezzo di Lui,

e senza di Lui

nulla è venuto ad essere

di ciò che esiste.

In Lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini

e questa luce splende ancora nelle tenebre

poiché le tenebre non riuscirono ad offuscarla.

lunedì, aprile 11, 2022

I luoghi comuni sono i più affollati

 


I grandi pensatori dovrebbero insegnarci che occorre osservare, indagare e cercare di capire prima di esprimere un qualsiasi tipo di giudizio.
Giudizio che poi, occorre essere consapevoli di questo, non è mai universale e non è mai giusto al 100% se non dal nostro punto di vista (ergo, bisogna essere aperti al confronto nel rispetto reciproco).
Oggi però qualcosa in questo meccanismo si è rotto perché tante persone sembra che ragionino con una strana coscienza collettiva fatta di mass media e di social.
Il luogo comune ha una caratteristica assimilabile alla sentenza o massima per il fatto che affermi l'universale sul particolare. E' proprio questa universalità che rende l'affermazione vera o almeno veritiera e in qualche modo condivisibile dai più. Il luogo comune non ha però , almeno secondo me, il carattere etico che Aristotele riconosceva alla massima o sentenza il carattere etico deve essere ricercato in una sorta di trasmissione di un proposito di chi usa la massima, per essere più chiari... il luogo comune tende a descrivere superficialmente una certa cosa, la massima o la sentenza ha uno scopo didattico ha una finalità trasmissiva di sapere e di conoscenza. la sentenza o massima era importante perché consentiva di guardare in una prospettiva non allineata, dove la perspicacia , il colpo d'occhio doveva essere forte ed imponente perché fulmineo, spesso espressione della saggezza del vecchio o del buon senso popolare indicava una strada obliqua. Funzionava da apertura da cui guardare non da chiusura allo sguardo.
E' da chiarire questa cosa, perché è importante. Oggi noi abbiamo luoghi comuni che sostituiscono le massime e le sentenze che abbiamo ridotto d'importanza tracciandole solo come semplici aforismi o proverbi. C'è un distacco netto tra il senso delle nostre parole e le loro.
Il luogo comune non è una dimostrazione, ma una affermazione ritenuta vera, “a prescindere” dal suo contenuto di verità, capace di nutrire la vanità. Dunque, esso evita la fatica critica di dubitarne.
“L’ha detto il telegiornale”, dunque è vero.
L’efficacia del luogo comune spiega (ce l’hanno spiegato gli antichi) il successo di certi politici che del luogo comune hanno fatto il loro instrumentum regni.

giovedì, aprile 07, 2022

Gli scheletri nell'armadio




Esporre un cranio in una vetrina è già una sfida; uno scheletro intero, uno scandalo. Anche se gli si getta solo uno sguardo furtivo, come farà poi lo sventurato passante ad attendere ai suoi affari, e con quale animo l’innamorato andrà al suo appuntamento? A maggior ragione una sosta prolungata davanti alla nostra ultima metamorfosi non potrà che scoraggiare desiderio e delirio. ... E così, allontanandomi, non mi restava altro che maledire quell'orrore verticale e il suo ghigno ininterrotto.

Emil Cioran, Confessioni e anatemi, 1987

venerdì, aprile 01, 2022

Mancano le donne protagoniste

 


La pubblicità trasmessa dai Media è quasi sempre diretta verso il maschio che decide l'acquisto, mentre le donne donne svolgono il ruolo di attrici: quindi vanno bene vallette, veline, ecc. Il potenziale di acquisto è sempre maschile, cioè quello che prevalentemente ha reddito e che caccia i soldi per il frigorifero più moderno. E dato che il sistema ha un congegno anestetizzante così ben fatto che nessuno si accorge di essere funzionale al mero denaro. Mi chiedo: le donne quando inizieremo seriamente a protestare?
Non mi stancherò mai di dire che ormai viviamo in una società dove conta solo l'apparire, non la sostanza, e il corpo nudo è il simbolo stesso della mercificazione che ormai si fa anche dell'essere umano.
Le donne non fanno nulla per invertire questa tendenza: anzi si preoccupano sempre più del loro aspetto e si mettono in competizione tra di loro, anziché rivendicare il diritto ad essere considerate persone e non oggetti.
MotoGP, superbike e tutte le gare in genere ci hanno abituato fin troppo allo stereotipo della “donna ombrellina” che protegge i piloti dal sole prima dell’inizio della gara e le fiere di settore presentano le moto su piedistalli girevoli cavalcate da bombe sexy in abiti succinti.
Guardando il MotoGP mi chiedevo per quale ragione quelle belle ragazze dovessero reggere l'ombrello a quegli ometti bassi sulla moto.
Penso che la ribellione femminile sia molto lontana. Sono pochi i soggetti che la praticano veramente e non a caso vengono visti come alieni sbarcati dalla Luna.
Tutte le altre accettano questo gioco perverso. Qualcuna comprende che è sbagliato, qualche altra ci si adatta alla perfezione. Queste ultime sono forse coloro che più ricavano da questa mercificazione. Dicono: "Se nasco molto bella e col mio corpo posso ottenere vantaggi, mi va bene e non mi faccio troppe domande" . Diverso è se oltre che donna nasci pure poco avvenente. La società le guarderà sempre come se a queste ragazze mancasse qualcosa: "Si è simpatica, peccato la faccia. Si è studiosa, ma la bella presenza le manca. Si ha un viso carino ma dovrebbe curare di più il corpo." Tutto questo è avvilente.
Purtroppo sono lontani gli anni della liberazione della donna, il settantasette è passato da tanti anni e la donna è ritornata là dove era partita con l' aggiunta di molti di quegli aspetti negativi propri di certi "maschi": la volgarità di linguaggio, di pensiero, di azione, di atteggiamento, di calcolo ed egoismo. Certo non tutte sono così, mancherebbe, ma sempre di più si evidenziano donne che pensano che il possedere e l' apparire sia preferibile a essere.
Il movimento femminista è morto e qualcuno (Salvini?) ha già pronto un disegno di legge per istituzionalizzare la prostituzione (lavoratrici del sesso).
La prostituzione diventa una professione riconosciuta dallo stato. Verrà stilato un albo professionale. Le case del sesso potranno essere gestite dallo stato oppure verranno date licenze ai privati. Intanto si stima che il 35 per cento delle donne in tutto il mondo abbia sperimentato violenza domestica fisica o sessuale da parte del partner o violenza sessuale da parte di estranei a un certo punto della propria vita e quando si pensa di lasciare il violento, quello lì ti ammazza in pezzetti che infila nel frigorifero. Limitando l’analisi ai casi di abusi dal proprio compagno, alcuni studi mostrano che la percentuale sale al 70 per cento.