Pagine

domenica, agosto 29, 2021

Grazie, che bella parola

 


Perché non diciamo più "Per cortesia" ?
Questo argomento trattato dal Corriere della Sera in un certo senso conforta certe mie convinzioni.
Individualisti, competitivi, poco educati. La «logica efficientista» ha monopolizzato anche il nostro linguaggio. Ecco le parole dimenticate.
Contate quanti tra di voi usano spesso parole o frasi come «prudenza», «virtù», «decenza», «per cortesia», «forza d’animo» e «gratitudine». Ora invece pensate a chi frequentemente dice «io», «personalizzata», «unico», «disciplina», «posso farlo io», «io vengo prima». Secondo uno studio condotto da Google su un database di parole estratte da 5 milioni di libri pubblicati in tutto il mondo tra il 1500 e il 2008 si è scoperto come alcune parole siano lentamente state dimenticate e altre si siano invece imposte nel linguaggio comune.
Già nel 2010 lo Zingarelli denunciava l’estinzione di quasi 2.800 lemmi delle 120 mila parole presenti nel dizionario. Agiato, madido, ineffabile, ceruleo, blando: parole che secondo il curatore Mario Cannella potrebbero ancora essere in uso, ma di fatto stanno diventando desuete col rischio di andare perdute. Un linguaggio opportunista, figlio dei tempi, ma non così diverso da quello del passato: così il presidente dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini invita alla cautela nel decretare la morte di un linguaggio a favore di un altro.
Penso che sia deprimente oltre la perdita di certe parole anche la mancanza di educazione nei comportamenti. Un esempio. Avete mai notato che la maggioranza della gioventù non cede più il posto a sedere agli anziani e peggio ancora agli invalidi sui mezzi pubblici?
Ed allora di chi la colpa? Perché siamo sinceri dei colpevoli ci sono ,eccome che ci sono!
Le parole sono sassi precisi aguzzi pronti da scagliare su facce vulnerabili e indifese.
Si vive troppo in fretta e forse nemmeno non c'è nemmeno spazio per una piccola meditazione.
Io dico spesso "grazie" perché penso che nulla è un mio diritto e ogni azione che un altro compie nei miei confronti il più delle volte è un dono.
Tutte le parole gentili non dette nascondono forse un'indifferenza verso l'altro?


domenica, agosto 08, 2021

Neha Paswan

 



                                         Daniele scrive: 


La mia idea parte proprio dalla considerazione che spesso tutti facciamo e cioè che di un tema non se ne deve parlare solo il giorno a lui dedicato. Allora ho pensato che per il femminicidio  o la violenza psicologica o cmq ogni forma di violenza ed abuso sulle donne, potremmo fare con altri blogger  ossia altri di voi che mi seguono :-))) e che spero aderiranno alla proposta, un giorno al mese per tutto il 2021 dove ciascuno dei blogger partecipanti, pubblicherà un post su questo tema.




                                          Femminicidio



Neha Paswan amava vestirsi in modo moderno e il padre aveva fatto di tutto per farla studiare. L’hanno trovata che penzolava da un ponte nel distretto di Deoria, una delle regioni meno sviluppate dell’Uttar Pradesh.
Neha Paswan sognava di diventare una poliziotta. Il padre, Amarnath Paswansi, era spezzato la schiena nei cantieri edili a Ludhiana, una cittadina del Punjab, per mandarla a scuola e farle avere un futuro. Invece è stata ammazzata per un paio di jeans. Accade ancora questo alle ragazze in India che non possono sentirsi al sicuro neanche all’interno delle loro case.
A Neha piaceva vestirsi in modo moderno, ci racconta oggi la Bbc, così spesso indossava un paio di jeans e un top, un abbigliamento inusuale nel villaggio di Savreji Kharg, dove viveva, nel distretto di Deoria, una delle regioni meno sviluppate dell’Uttar Pradesh. La scorsa settimana la giovane aveva osservato un giorno di digiuno religioso e si era messa a pregare in jeans quando è stata ripresa dai nonni paterni . Lei si è ribellata, ha replicato che non si sarebbe cambiata e la discussione è degenerata. I suoi parenti l’hanno picchiata con dei bastoni fino a renderla incosciente. La madre Shakuntala Devi Paswan ha raccontato alla Bbc che i suoi suoceri hanno chiamato un taxi e hanno assicurato che l’avrebbero portata in ospedale. «Ma non mi hanno permesso di accompagnarli — ha detto la donna — così ho chiesto ai miei parenti di cercare Neha in corsia ma non l’hanno trovata».
Il ritrovamento del corpo
Neha non è mai arrivata in ospedale, il suo corpo è stato trovato appeso sul ponte che passa sopra il fiume Gandak. Il video della folla intorno al cadavere è agghiacciante. La polizia ha arrestato quattro persone: i nonni, uno zio e l’autista dell’auto. Ma altri parenti potrebbero essere coinvolti nell’omicidio.
La madre della ragazza ha raccontato agli agenti che i suoceri stavano facendo pressioni su Neha affinché lasciasse i suoi studi in una scuola locale e spesso la rimproverava per aver indossato qualcosa di diverso dai tradizionali abiti indiani.
Le ragazze e le donne in India vivono in costante stato di pericolo: rischiano di essere abortite a causa della preferenza per i figli maschi e vivono in luoghi dove la vita è scandita da rigide regole patriarcali. Ogni gesto di ribellione deve essere punito. La violenza domestica è dilagante in India e in media 20 donne vengono uccise ogni giorno per aver portato doti insufficienti.
Per questo il caso di Neha è solo una goccia nel mare. Lo scorso mese è diventato virale un video che mostrava una giovane di 20 anni, a Alirajpur nello Stato di Madhya Pradesh, picchiata dal padre e dei tre fratelli perché era scappata dal marito maltrattante. Qualche giorno prima nel vicino distretto di Dahr due ragazzine sono state prese a calci e pugni per aver parlato al telefono con un cugino. 

Monica Ricci Sargentini.