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martedì, novembre 20, 2018

Alienazione e reificazione












La psicoanalista Melanie Klein, dopo Freud, sottolineò che il bambino è mosso da pulsioni verso gli oggetti e attraverso queste pulsioni crea le relazioni. Nel contempo anche le stesse persone diventano "oggetti" in tal senso. Le pulsioni spingono verso la realizzazione di queste relazioni, con l'obiettivo del piacere personale. Guardiamo al bambino: desidera il giocattolo, ma anche la compagnia dell'amico perché attraverso il gioco (solitario o in compagnia), prova piacere.
Questa pulsione verso gli oggetti la confermiamo anche negli anni successivi.
Poi chiaro che nell'epoca del consumismo queste pulsioni sono esasperate (pensiamo per assurdo alla pubblicità che "rimbomba" e "rimbambisce").
Come sappiamo, oggi vale più l'apparire dell'essere, quindi quanti più "giocattoli costosi" abbiamo (auto, telefonino ecc.), più agli occhi degli altri appariremo importanti.
Lo spettacolo (inteso come rappresentazione cinematografica? varietà? Fiction o Telefilm televisivi? Talkshow?) un po' come la pubblicità finisce sì per trasmettere dei modelli di comportamento, mettendone altri in evidenza come anomalie.
Sicuramente trasmette un messaggio di una società fondata sull'apparire piuttosto che sull'essere, sicuramente trasmette delle "regole" che ti induce a "rispettare", andando magari contro quello che è invece sono le tue inclinazioni e il tuo modo di fare.
Di sicuro la cosa più condizionante, nel mondo dei massmedia, è appunto l'informazione.
Non è questione di notizie bufala o meno, ma proprio di come viene strutturata l'informazione. Condiziona tantissimo le nostre vite.


19 commenti:

  1. Migliore ipotesi per questa immagine: Giacomo Balla la guerra

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  2. A me il consumismo tutto sommato non dispiace. Però è indubbio che ci abbia tutti un po' inariditi.

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    1. Sara, tu hai una forte personalità e sai come usare il consumo. Il male del capitalismo non ha effetti dirompenti.

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  3. I mezzi di informazioni più importanti come le TV i giornali e internet per pagare i costi della loro attività devono ricorrere alla pubblicità.
    La pubblicità è il mezzo di convinzione del Capitalismo. A cosa deve convincerci? Semplice :consumare. Il martellamento continuo causa lo svilimento dei Valori, dei Desideri. Per esempio l'Amore viene sostituito dal sesso, la famiglia diventa un albergo con servizio di ristorante, l'Essere dall'Apparire.
    Non vedo soluzioni che possano liberarci da questo tipo di Potere. Ormai la politica è stata sostituita dall'economia e l'economia è subordinata alla tecnologia.
    Ti ringrazio di aver risposto. Lo so che il meccanismo della moderazione è fastidioso.

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  4. https://www.aranzulla.it/locked-edge.php?p=20623&fabm=file&rnd=0.8838742996394922


    Io uso un'applicazione che blocca la pubblicità in internet.
    Si chiama Adblock, ma guardate cosa succede.
    Inserite que link nella barra degli indirizzi.

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  5. E' inevitabile che questa "spettacolarizzazione del quotidiano" cui assistiamo oggi renda il mediocre motivo di successo e perciò abbassi le pretese di eccellenza del singolo. In questo senso siamo incastrati in una prigione di mattoni. I nostri talenti vengono talmente inariditi da questo marasma di sensazionalità facile che spesso vengono completamente dimenticati, o nemmeno ci si accorge di averli.

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    1. Alla fine diventeremo persone senza emozioni, robot che vagano alla ricerca di qualcosa che faccia pulsare più forte il nostro cuore.
      I talenti sono i principali nemici del consumo sciocco e quindi vengono attaccati con violenza, fino alla distruzione.
      Ciao V.

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    2. Lo siamo già.
      Secondo te perché la droga e l'alcol vanno tanto?

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    3. Maggiormente dove il capitalismo è più forte.
      Dal 2001 al 2014, negli Stati Uniti più di mezzo milione di persone sono morte di overdose per farmaci o droghe e di questi 165.000 a causa degli analgesici oppioidi. Gli analgesici oppioidi, da soli, sono attualmente responsabili di oltre la metà dei decessi per droghe e farmaci negli USA.
      L'uomo per sua natura deve provare emozioni e avere desideri. La vita non lo permette, subentra il disagio esistenziale e per non soffrire e godere di un illusorio stato di benessere ricorre all'eroina o all'alcol.

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  6. Hai proprio ragione, Gus, oggigiorno ci sono in giro tantissimi "maestri" che condizionano e orientano le nostre scelte, per questo è necessario prestare attenzione a questi fenomeni. C'è una grande urgenza educativa, speriamo solo che coloro che hanno fra le mani le nuove generazioni (famiglia, scuola, media, agenzie educative) se ne rendano conto. Buon pomeriggio.
    sinforosa

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    1. Ciao Sinforosa.
      Il problema è grave e non può risolversi da solo. Lo Stato è completamente assente.

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    2. Ho l'impressione che l'umanità stia correndo verso
      qualcosa di sconosciuto e
      forse la causa è la paura di vivere.
      Sta scomparendo la cultura della sostanza a favore
      dell'apparenza, sia in campo professionale che umano.
      Non conta più quello che si sa fare davvero o come ci si comporta,
      ma solo come e quanto si appare, a qualsiasi costo,
      con qualunque mezzo lecito o illecito.
      Si è prodotta una cultura dell'Io a danno di quella del collettivo.
      E' chiaro che nell'io tutto annega nella solitudine esistenziale,
      compresi i valori effimeri che ne derivano.
      I ragazzi seguono la strada che noi percorriamo davanti a loro:
      deserte autostrade e cattedrali tra le dune.
      Si sta diffondendo una distorsione per cui sembra
      più interessante fingere ciò che non si è piuttosto che vivere
      ciò che si è.
      C'è una disaffezione nei confronti di noi stessi che credo
      sia una conseguenza del fatto che oggi vengono
      offerte milioni di sollecitazioni sulla realtà,
      ma è molto difficile imbattersi nella proposta di un
      significato della stessa. E senza significato la
      realtà diventa arida, povera,
      non provoca più alcuna attrattiva.
      La ricerca dell'effimero avviene perché ai giovani abbiamo
      dato tutto e non conoscono il sacrificio della conquista,
      ma ciò è il risultato del boom economico periodo in
      cui sono cresciuti genitori ed insegnanti che hanno
      anticipato i loro desideri senza alcuna richiesta.
      Così facendo si spegne il desiderio. Sì, anche della vita.


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    3. Qualcuno ha scritto su una rivista che siamo un popolo di anoressici della lingua. La capacità di scrittura e anche di elaborazione del discorso compiuto sembrerebbero in crisi.
      Le parole, le frasi, i periodi sono come degli sciancati.
      Si scrive e si parla come si pensa.
      Se si parla rachitico si pensa così, se si ha in bocca una lingua morta, anche il pensiero non è in buona salute.
      Sarà vero?
      Direi di sì perché pensare è sempre un'esperienza linguistica.
      La povertà di linguaggio determina una sempre minore possibilità di colloquio sia con se stessi che, soprattutto, con gli altri.
      E' uno strumento per capirsi e
      come "colloquio" il linguaggio è essenziale.
      Nel parlare insieme l'ascoltare è il presupposto di base e la capacità di ascoltare ha bisogno della parola.
      In un tempo di linguaggio povero, stereotipato quello che viene messo in crisi è proprio la capacità di ascolto e di dialogo, la possibilità di capire; il parlare assume sempre più la struttura di un monologo e di un monologo povero in quanto non sufficientemente dotato di parole che riescano ad esprimere le proprie esperienze, i propri sentimenti i propri conflitti, la possibilità di mettersi in discussione.



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  7. Il guazzabuglio di parole è lo specchio di un tipo di pensiero e le chiusure ideologiche nullificano la persona privandola della libertà di un dialettico confronto che accolga idee anche discordi. Noto che talora si adottano frasi irriflesse e distorsioni semantiche dove spesso manca una coerenza logico-argomentativa.

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  8. E' difficile avere la stessa testa e sarebbe pure imbarazzante. Piccoli robot fatti con lo stampino. Per me conta ascoltare l'altro, le sue diversità e rifletterci sopra. Il rispetto aiuta a capire e porta all'amicizia.

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  9. Se la morte non ha alcun senso, perché piangiamo quando ci muore una persona cara? Ma non solo; soffriamo pure per la morte di sconosciuti (beh, non tutti) .Perché se la morte non ha alcun senso eccetto il carattere dell'ineluttabilità? Perché per provare dolore non c'è bisogno di cercare il senso. Né la poesia dà risposte a questa ricerca di senso né nessun'altra forma di arte. E' un nostro limite quello di non accettare che la vita non abbia un senso (quale oltre a quello di vivere?) o non abbia senso il dolore. Perché ha forse "senso " la felicità che vada oltre al fatto di essere e sentirsi felici? E perché nessuno si domanda che senso abbia la felicità e invece la domanda se la pone per il dolore? Vedere la poesia o qualunque altra espressione artistica sotto questa angolatura per me è addirittura la negazione dell'espressione artistica, in qualunque forma si realizzi." La poesia procede a tentoni, affonda le sue radici nel conosciuto, nel vissuto, nel dejà vu, nel già provato o sperimentato. E ne coglie spesso le incongruenze, le smagliature, il non senso, il vuoto, la contrapposizione tra il nostro amore per la vita e la sua finitezza, e qualche volta, anche frammenti di verità. Se qualcosa può "consolare" questa è proprio la ragione che non è fatta solo di fredda razionalità.

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  10. L'uomo è un essere strutturalmente aperto, definito dal compito inesauribile di "divenire ciò che è", come diceva Nietzsche. Rispetto a tutti gli altri essere viventi ha una caratteristica del tutto particolare: ha bisogno per la propria formazione di una "educazione" eccezionalmente lunga. Mentre gli animali, in tempo breve, sono in grado di attuare autonomamente
    tutti i comportamenti di cui geneticamente dispongono, per l'uomo vi è la necessità di una lunga traiettoria educativa. La stabilità della relazione generativo-educativa è richiesta dalle caratteristiche stesse dell'itinerario di sviluppo della vita umana personale.
    Tale processo non implica solo la diade madre-bambino, bensì anche la figura maschile-paterna.
    L'emergenza dell'identità del soggetto umano ha un essenziale bisogno di avvalersi di differenza, complementarietà e chiarezza delle figure e dei ruoli rappresentati dall'uomo e dalla donna.

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    1. Il potere, nella sua realtà storico-politica, mostra una radicale inimicizia verso il senso religioso. E' questa inimicizia che dobbiamo contestare. D'altra parte il potere, attraverso gli strumenti d'invasione della coscienza, non può non cercare di omologare valori e atteggiamenti che gli consentano di mantenere lo statu quo e perpetuare il suo dominio. Gli intendimenti del potere non hanno senso religioso e forse nemmeno etico, né un principio di autolimitazione del potere stesso, né l'apertura all'aiuto di un fattore più grande, cioè la fede. Ma lo stato ateo non esiste. Se non fa riferimento ad un principio che lo trascende e che quindi pone ad esso dei limiti, lo stato tende per sua natura ad attribuirsi una dimensione divina.

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    2. La televisione generalista significa due cose: si rivolge a tutti indistintamente e ha come contenuto tutto.
      Tutta la realtà del mondo entra nella televisione, ma subisce una
      trasformazione.
      E' un altro mondo, selezionato, distorto.
      La televisione pretende di raccontare il mondo in modo esaustivo e con la sua forza di verosimiglianza si arroga il discrimine di ciò che può essere reale e ciò che invece non lo è, di quello che ha la cittadinanza nella vita e quello che invece va nascosto, al limite represso.
      Il mondo è diviso in tre fette: informazione, intrattenimento e la pubblicità.
      Ma il tutto avviene dentro un unico flusso per cu i programmi entrano uno nell'altro, si confondono, si ibridano.
      Tutto avviene contemporaneamente con un unico scopo: nascondere il più possibile la verità.

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