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mercoledì, agosto 29, 2018

La periferia di una città






Il quartiere inizia poco dopo con le costruzioni palazzinare degli enti, Inps, Inpdap, Ina che negli anni sessanta regalavano abitazioni civili ma rigorosamente in zone periferiche e che liberavano il peso popolare del sovraffollamento di  impiegati, operai, commesse, precari, anziani, pensionati e tutta quella gente grigia da poco più o poco meno di mille euro al mese circola in quella zona della città. C'è consumismo e forse felicità a basso prezzo, anche qui si compra forsennatamente nei negozi dei cinesi che hanno scarpe piene di lustrini e di magliette di un azzurro acceso. Ci sono bancarellari che vendono magliette striminzite che indossano giovani e vecchie senza alcuna distinzione o lunghi abiti fiorati di seta finta di pessima qualità e di punti dati in fretta. Eppure questo luogo ferito dalle case tutte uguali ,dai colori tutti spenti, dalle piazze tutte finte disegnate a tavolino come se fossero uno spazio assolutamente da inventare per imporre una città che non esiste è un luogo modesto ma assennato , ha un suo dignitoso destino benevolmente accettato. Nulla interrompe il gioco del consumismo povero. La sfilza dei negozi che seguono la strada presentano il volto ammiccante dei negozi del centro e trovi le stesse cose solo un po' più condite , un po' più ricche, un po' più sgargianti ma a prezzi accessibili. tutte quelle persone che brulicavano sul marciapiede stretto in mezzo al traffico tra le ali protettive di alti palazzoni brutti che siamo soliti chiamare case. Tutte quelle persone erano assolutamente addomesticate al luogo, perfettamente integrate in un destino, completamente assegnate alla loro vita e a tutto quello che vi hanno costruito intorno. Quegli impiegati, quelle casalinghe, quelle pensionate che hanno figli o i nipoti precari o disoccupati, tutte quelle fasce sociali che sono i poveri. Vivono beatamente contenti e si reputano fortunati.


25 commenti:

  1. E non è un bene che non si avvedano? Penso che invece di un sorridente e omologato paesello sarebbe un paesello di gente repressa che vorrebbe ma non farebbe comunque.
    Anch'io penso che siano fortunati nel loro non accorgersi.

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  2. A me la periferia mi annoia e deprime.
    Sul bene o del male che ci circonda io preferisco conoscenza e accettazione dignitosa.
    Grazie Anna.

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  3. "Il gioco del consumismo povero" potrebbe essere il titolo di un saggio che ritrae in pieno questa epoca. Bravo Gus

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  4. Ciao , probabilmente la conoscenza e l’accettazione dignitosa c’è l’hanno anche quelli che abitano nelle periferie.
    In parole povere uno dovrebbe fare il passo proporzionale alla lunghezza della gamba come si dice...sia che pratichi il ricco consumismo o quello povero no?
    Io non conosco la periferia delle grandi città ma credo che nei paeselli come quello dove abito ci siano zone ricche e altre meno ricche.
    Di solito quelle meno ricche ( non mi piace dire povere -non sono mica le favelas brasiliane) corrispondono ai quartieri dove hanno costruito le case popolari o comunali.
    Dove ci sono graduatorie per entrarci in base al reddito ecc..poi ti vedi che chi ci va ad abitare parcheggia Mercedes e Bmw fuori casa ;)
    Misteri italiani;)
    Senza dilungarmi troppo penso che il consumismo povero non sia esclusivo dei “poveri” ma anche di quelli che non abitano la periferia.
    Anzi ormai nelle città o nelle cittadine ( realtà che frequento più spesso) vedo che che c’è una pacifica coabitazione di entrambi i tipi di consumismo.

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    1. Per me la povertà è un'ingiustizia insopportabile. Certe periferie sono ghetti dove agiscono indisturbati malavita e trafficanti di droga. Il consumismo non appaga il nostro bisogno di felicità, lo illude.
      Ciao MAX.

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  5. In ogni dove e in ogni tempo ci sono, ci sono stati, luoghi più o meno ricchi, “i poveri li avrete sempre con voi”. Quello che mi sconcerta e mi intristisce è che la forbice che separa gli uni dagli altri è diventata sempre più larga: ricchissimi e poverissimi, terribile. Poi ci sono quei ricchi di beni, ma estremamente poveri di intelligenza, conoscenza e sapienza, perché quelli sono doni che non si possono comprare ma solo domandare con umiltà e coltivare con perseveranza.
    sinforosa

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    1. 3/4 del mondo vive con un reddito di 30€ mensile.
      Qualcosa non funziona. Altro che forbice!

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    2. Io parlavo dell’italia, poi come dici tu, parlando del mondo intero, ci sono milioni di persone che vivono peggio di come vivono cani e gatti nelle nostre famiglie. Certo che c’è qualcosa che non funziona, c’è molto che non funziona, ma senza andare nel mondo intero c’è molto che non funziona già nel nostro piccolo, nella nostra Italia sempre più incivile, ingiusta, pressapochista, egoista, superficiale eccetera eccetera. Ciao Gus.
      sinforosa

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    3. L'Italia è un paese allo sbando.
      Ciao sinforosa.

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  6. Che poi quelle robette dai colori accesi e piene di lustrini a me fanno sempre un sacco di tristezza.

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  7. " Quegli impiegati, quelle casalinghe, quelle pensionate che hanno figli o i nipoti precari o disoccupati, tutte quelle fasce sociali che sono i poveri. Vivono beatamente contenti e si reputano fortunati"
    Forse si reputano fortunati perchè almeno un tetto, e comprare in alcuni negozi anche se cinesi, perché altro non possono permettersi
    Ma chi ti dice che che si reputano tali perché ignoranti oppure omologati? Mai giudicare dalle apparenze.
    Non sono bacchettona, ma solo realista e vicina alle persone.
    Ciao August.
    Dani

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  8. Io ho visto solo emarginazione.
    Abbraccio Dani.

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  9. Mi ha colpito molto questo tuo scritto.
    " C'è consumismo e forse felicità a basso prezzo": perché forse? Io lo toglierei.

    Anche se io credo che sia meglio avere poco di buona qualità che tanto di scarsa qualità.

    Non ho visto con i miei occhi, ma non mi sembra si possa parlare di emarginazione.

    E' brutto che ci sia la divisione tra quartieri ricchi e poveri, indubbiamente.

    Ma questo quartiere mi sembra pieno di vita. E la dignità del povero spesso il ricco la può solo guardare con il binocolo..

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  10. Non sempre il povero ha la dignità, e cade tutta la tua costruzione buonista.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Piu' che buonista, direi idealista allora :).

      E' vero anche, parlando di poveri che non hanno o non possono avere dignità, che il povero è quello che "arrugginisce in un cimitero di lavatrici", citando il grande De André.

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    3. Concordo con De André.

      "E ora Berto, figlio della lavandaia,
      compagno di scuola, preferisce imparare
      a contare sulle antenne dei grilli
      non usa mai bolle di sapone per giocare ;
      seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici
      avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi ;
      se fermò un attimo per suggerire a Dio
      di continuare a farsi i fatti suoi
      e scappò via con la paura di arrugginire
      il giornale di ieri lo dà morto arrugginito,
      i becchini ne raccolgono spesso
      fra la gente che si lascia piovere addosso".

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    4. “Ero un ragazzo di provincia che studiava a Pisa e che credeva che l’Italia dopo il disastro della guerra stesse vivendo una specie di Risorgimento. Mi sbagliavo: quella era la decadenza, e La Dolce Vita mi aprì gli occhi. Fellini aveva già intuito dove saremmo andati a parare: i media, i finti scoop, la spettacolarizzazione del niente.”
      (Antonio Tabucchi)

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    5. Basterebbe un buon architetto e non si costruirebbero casermoni. Evidentemente c'è la volontà di farli brutti perché chi ci abita non merita di più. Questa è la logica del Potere.
      Non capite lo sdegno verso chi vuol emarginare i meno abbienti. Prendete qualche libro di storia per imparare le ciniche modalità usate dagli industriali per dar vita al cosiddetto boom economico degli anni sessanta.

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    6. Invece tutto chiaro Gus, direi che le tue parole sono piuttosto eloquenti :)

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    7. Cerco sempre di essere chiaro.

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  11. Concordo con Sinforosa. Purtroppo la forbice si allarga sempre di più: da una parte i super ricchi e dall'altra tante persone che fanno fatica a tirare avanti. Secondo me c'è molta più dignità in una famiglia di precari che si aiuta a vicenda piuttosto che nel classico imprenditore che ha l'attico in centro e dichiara 1000 euro all'anno :-(

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    1. Non pagare le imposte allo Stato significa rubare e quindi perdere la dignità.
      Difficilmente il ricco vende e dà ai poveri, ma continua a vivere nell'attico di lusso.
      Sulla forbice che si allarga tra ricco e povero sono d'accordo anche io, ma non è detto che il povero sia sempre capace di non perdere la dignità.
      Ciao Silvia.

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  12. Anche non chiedere la fattura a un dentista per avere lo sconticino significa rubare allo Stato.

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