E' difficile avere la stessa testa e sarebbe pure imbarazzante. Piccoli robot fatti con lo stampino. Per me conta ascoltare l'altro, le sue diversità e rifletterci sopra. Il rispetto aiuta a capire e porta all'amicizia.
Pagine
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venerdì, dicembre 30, 2016
martedì, dicembre 27, 2016
lunedì, dicembre 26, 2016
C'è qualcosa di molto grande
L'idea del Mistero è la percezione di un esistente ignoto cui tutto il movimento dell'uomo è destinato perché anche ne dipende. Se si spacca il rapporto uomo-Mistero si precipita nell'alienazione.
La realtà è proprio lo stupore dell'uomo che si domanda perché vive, perché è nato, perché tutto quello che osserva è più grande di lui.
Il mistero è anche un'ape che costruisce il suo nido con la saliva che è un collante che resiste all'acqua, al freddo e al caldo.
Occorre un'intelligenza della bellezza, non un'intelligenza del nostro progetto. La bellezza è il fascino del vero. L'intelligenza della bellezza è per sua natura aperta, tutta protesa ad affermare qualcosa più grande di noi, che ci strappa continuamente alle nostre farneticazioni. Del resto, non c'è niente di più terribilmente deludente e disfacente di un proprio progetto che si riesca accanitamente a realizzare. La vocazione della vita è allora una sola: essere a disposizione, non sistemarsi o possedere.
La realtà è proprio lo stupore dell'uomo che si domanda perché vive, perché è nato, perché tutto quello che osserva è più grande di lui.
Il mistero è anche un'ape che costruisce il suo nido con la saliva che è un collante che resiste all'acqua, al freddo e al caldo.
Occorre un'intelligenza della bellezza, non un'intelligenza del nostro progetto. La bellezza è il fascino del vero. L'intelligenza della bellezza è per sua natura aperta, tutta protesa ad affermare qualcosa più grande di noi, che ci strappa continuamente alle nostre farneticazioni. Del resto, non c'è niente di più terribilmente deludente e disfacente di un proprio progetto che si riesca accanitamente a realizzare. La vocazione della vita è allora una sola: essere a disposizione, non sistemarsi o possedere.
venerdì, dicembre 23, 2016
Il dono che Cristo fa di sé a noi
Il risvolto più immediato di quanto è avvenuto
- la riscoperta dell'origine-
è un'urgenza di cambiamento
che ci fa sentire più sproporzionati che mai.
Il segno primo della percezione della novità
che sta accadendo tra di noi è che ci si sente poveri
e bisognosi di una risposta.
Occorre custodire l'esperienza di questa povertà
perché essa è l'inizio della Verità.
Può sembrare folle, irrazionale o addirittura immorale,
ma questo cambiamento, questo miracolo che
sfida l'essere umano e il concetto di divino che l'uomo ha
produce uno strano frutto: l'uomo sperimenta di essere più uomo,
di essere umano come non aveva mai nemmeno
lontanamente immaginato.
La povertà è un corollario della Speranza.
Se non diventi povero (l'abbandono e il superamento di sé)
non puoi sperare. La Speranza di un uomo è
che la sua Fede giunga a compimento.
Ma per sperare devi avere la certezza
su una cosa presente.
La Speranza come certezza in una cosa
futura poggia su tutto il passato cristiano,
poggia su tutta la memoria cristiana,
poggia su tutta la certezza di quella Presenza
che è incominciata duemila anni fa
ed è arrivata fino a te.
Se non c'è puoi solo dar spazio all'immaginazione.
- la riscoperta dell'origine-
è un'urgenza di cambiamento
che ci fa sentire più sproporzionati che mai.
Il segno primo della percezione della novità
che sta accadendo tra di noi è che ci si sente poveri
e bisognosi di una risposta.
Occorre custodire l'esperienza di questa povertà
perché essa è l'inizio della Verità.
Può sembrare folle, irrazionale o addirittura immorale,
ma questo cambiamento, questo miracolo che
sfida l'essere umano e il concetto di divino che l'uomo ha
produce uno strano frutto: l'uomo sperimenta di essere più uomo,
di essere umano come non aveva mai nemmeno
lontanamente immaginato.
La povertà è un corollario della Speranza.
Se non diventi povero (l'abbandono e il superamento di sé)
non puoi sperare. La Speranza di un uomo è
che la sua Fede giunga a compimento.
Ma per sperare devi avere la certezza
su una cosa presente.
La Speranza come certezza in una cosa
futura poggia su tutto il passato cristiano,
poggia su tutta la memoria cristiana,
poggia su tutta la certezza di quella Presenza
che è incominciata duemila anni fa
ed è arrivata fino a te.
Se non c'è puoi solo dar spazio all'immaginazione.
giovedì, dicembre 22, 2016
A chi piace il bello
Proprio ieri riflettevo che quelli che non sanno o vogliono costruire nella propria vita, passano il tempo a distruggere nelle vite altrui....forse hanno invidia dei sogni e degli ideali che loro invece non hanno o forse c'è gente così e basta e bisogna solo accettarlo, perchè Gesù è morto anche per loro, anzi, forse soprattutto per loro....
Alla fine c'è gente invece che passa la vita non a vivere, ma a cercare di difendersi dalla prepotenza altrui..... credo che la vita fosse decisamente meglio prima di mangiare quelle benedetta mela….mercoledì, dicembre 21, 2016
martedì, dicembre 20, 2016
Accade qualcosa che l'uomo aspettava
Che cosa effettivamente perturba una convivenza di uomini? Il semplice dire: "Dio si è incarnato", oppure: "Dio si è fatto uomo"? No. Occorre comunicare la corposa realtà di questo annuncio. Occorre comunicare esistenzialmente che ciò che si è fatto uomo è il significato della vita. Il significato del rapporto con padre e madre, col libro che leggo, con le stelle che ammiro, col mio passato e gli errori commessi, col mio momento presente, la mia curiosità e il mio destino per il futuro. Annunciare che Dio si è fatto uomo significa annunciare che la nostra salvezza si è resa presente: questo è ciò che inevitabilmente perturba quando è veramente comunicato. E' venuto tra noi un uomo che è la nostra redenzione, il significato, l'equilibrio, l'impeto, la giustizia, la bellezza, la bontà della vita. Questo annuncio buono non può non perturbare l'ambito in cui esso viene realmente portato. All'inizio ha scosso anche la struttura fisica della Madonna e la vita di Giuseppe. Ha infastidito poi il conformismo ottuso e greve della gente di fronte al potere, e il tranquillo dominio degli intellettuali e dei politici di allora; fino a far traballare il mondo intero. E', come dice Charles Péguy, il più grande disordine che sia mai accaduto nel mondo.
lunedì, dicembre 19, 2016
La tenerezza è il linguaggio segreto dell'anima
La tenerezza è il linguaggio segreto dell'anima". Si esplica anche se non c'è amicizia né amore, ma anche solo con una conoscenza superficiale, un incontro improvviso.
sabato, dicembre 17, 2016
Ricchi ma non nella ragione
Secondo il mio parere, lo fanno per farsi ancora più pubblicità, e più interessi...
Come diceva quel detto? "che se ne parli bene o male basta che se ne parli" ecco, l'essenza del proprio tornaconto...
Come diceva quel detto? "che se ne parli bene o male basta che se ne parli" ecco, l'essenza del proprio tornaconto...
giovedì, dicembre 15, 2016
L'Io la porta larga e quella stretta
L'io è quel complesso di esigenze e di evidenze che costituiscono il volto originale dell'uomo, la struttura dell'umana natura.
Nel nostro io interagiscono la ragione e l'affettività. Il blocco di questa attività di interscambio causa la dissociazione dell'io.
La ragione corre verso l'alienazione e l'affettività si manifesta con un fascio di reazioni irragionevoli. L'uomo pensa di realizzare il proprio ideale invece asseconda il volere del Potere che dopo averlo privato dei desideri originari gli impone quelli falsi.
Le esigenze di un uomo pretendono di essere esaudite. Siccome l'uomo non ha la forza e l'intelligenza per realizzarle, di raggiungere cioè il traguardo che esse fanno prevedere, l'uomo dà forma a questa pretesa secondo la consistenza fragile e ultimamente illusoria che si chiama sogno, cosa molto diversa dall’ideale che rappresenta l’oggetto di perfezione per cui il cuore dell’uomo è fatto.
Dio può vincere sul Serpente solo se l'uomo batte il Male. Si può fare e lo ha dimostrato quando si è incarnato nel corpo di Maria ed è diventato Gesù. Ha vinto non perché era diverso da noi mortali, ha vinto per la sua fede.
Dio sapeva che il Serpente avrebbe tentato Eva e Adamo e li aveva avvertiti.
Anche noi siamo stati informati:
"In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Nel nostro io interagiscono la ragione e l'affettività. Il blocco di questa attività di interscambio causa la dissociazione dell'io.
La ragione corre verso l'alienazione e l'affettività si manifesta con un fascio di reazioni irragionevoli. L'uomo pensa di realizzare il proprio ideale invece asseconda il volere del Potere che dopo averlo privato dei desideri originari gli impone quelli falsi.
Le esigenze di un uomo pretendono di essere esaudite. Siccome l'uomo non ha la forza e l'intelligenza per realizzarle, di raggiungere cioè il traguardo che esse fanno prevedere, l'uomo dà forma a questa pretesa secondo la consistenza fragile e ultimamente illusoria che si chiama sogno, cosa molto diversa dall’ideale che rappresenta l’oggetto di perfezione per cui il cuore dell’uomo è fatto.
Dio può vincere sul Serpente solo se l'uomo batte il Male. Si può fare e lo ha dimostrato quando si è incarnato nel corpo di Maria ed è diventato Gesù. Ha vinto non perché era diverso da noi mortali, ha vinto per la sua fede.
Dio sapeva che il Serpente avrebbe tentato Eva e Adamo e li aveva avvertiti.
Anche noi siamo stati informati:
"In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
mercoledì, dicembre 14, 2016
Sempre di più
I valori minimali sono il quotidiano religioso vissuto con superficialità.
Nel Cristianesimo si deve arrivare fino in fondo, non all'altra riva, ma all'altra Vita. Lo dimentichiamo spesso che di quello che abbiamo fatto in questa Terra dovremo renderne conto.
martedì, dicembre 13, 2016
Via Verità Vita
Davanti a una realtà che dice: "Io sono la Via, la Verità, la Vita", non si può semplicemente stare a sentire, commuoversi o arzigogolarvi sopra, occorre impegnare il proprio io e accoglierla.
La presenza di sé ad una Presenza si chiama accoglienza.
E' l'assetto fondamentale dell'io che vive (può venirmi incontro una montagna d'oro, ma se non l'accetto non è mia, non la uso, è inutile). Dio vuole degli io perché vuol essere amato (Kieregaard). Dio vuole degli io perché vuole essere riconosciuto.
Di fronte allo smarrimento dell'uomo dentro il contesto sociale in cui viviamo, Dio viene, è venuto e viene, è presente: questa è la grazia.
Ma la grazia di questa Presenza ha bisogno del mio io, perché vuole essere amata. Fuori dell'accoglienza della Sua presenza c'è soltanto una vita colpevolizzata e violenta.
Ho parlato di accoglienza. Ma che significa accogliere?
Lo spiega Giovanni nel suo vangelo servendosi di una sequela.
Credere in Dio significa amare Dio. Amare Dio significa osservare i suoi Comandamenti che ci insegnano come deve essere la nostra vita.
La presenza di sé ad una Presenza si chiama accoglienza.
E' l'assetto fondamentale dell'io che vive (può venirmi incontro una montagna d'oro, ma se non l'accetto non è mia, non la uso, è inutile). Dio vuole degli io perché vuol essere amato (Kieregaard). Dio vuole degli io perché vuole essere riconosciuto.
Di fronte allo smarrimento dell'uomo dentro il contesto sociale in cui viviamo, Dio viene, è venuto e viene, è presente: questa è la grazia.
Ma la grazia di questa Presenza ha bisogno del mio io, perché vuole essere amata. Fuori dell'accoglienza della Sua presenza c'è soltanto una vita colpevolizzata e violenta.
Ho parlato di accoglienza. Ma che significa accogliere?
Lo spiega Giovanni nel suo vangelo servendosi di una sequela.
Credere in Dio significa amare Dio. Amare Dio significa osservare i suoi Comandamenti che ci insegnano come deve essere la nostra vita.
Cosa dobbiamo fare?
Dal libro della Sapienza (7,7-11)
Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.
L’ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
lunedì, dicembre 12, 2016
La disubbidienza è una tentazione
Nei Vangeli il diavolo è nominato nelle tentazioni a Gesù nel deserto.
Il diavolo lo invita a sfamarsi, di dominare il mondo e di usare Dio a suo piacimento. Gesù sceglierà l'umiltà.
Non tutto finisce qui perché il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato. Quando? Sulla croce, tentato non più dal diavolo in persona, ma per bocca di uomini. Per altre tre volte viene fatta a Gesù questa proposta: “Se veramente sei il Cristo salva te stesso, scendi dalla croce”. Dal popolo, dai soldati e dall’uomo crocifisso alla sua sinistra. E’ sempre la stessa tentazione di non essere uomo sino in fondo, ma di usare il potere divino per evitare di soffrire.
Teologicamente il diavolo è il male che forse si insinua dentro di noi.
Per quanto attiene all'Inferno io mi fermerei sulle parole del Vangelo di Giovanni.
"Io sono la Resurrezione e la Vita. Chi crede in me, anche se morto vivrà. E chi vive e crede in me, non morrà in eterno" .
sabato, dicembre 10, 2016
Il significato dei colori
Belotti lo chiamano il Gallo. Il ragazzo con la gobba è fortissimo. La Juve ha rischiato ma ha campionissimi. Un attimo e ribaltano la partita.
Il nero è un classico. Un colore imponente che guarda gli altri dall'alto del suo stilevenerdì, dicembre 09, 2016
Morte vita poesia dolore
Domenica 25 aprile 2004
“Permettetemi di salutarvi ancora. Quanto più ci rifletto tanto più mi viene da ringraziare il Signore e ognuno di voi, perché il tema degli Esercizi di quest’anno è il tema più bello e sconfinato che si possa immaginare. Perché la vittoria di Cristo è una vittoria sulla morte. E la vittoria sulla morte è una vittoria sulla vita. Tutto ha una positività, tutto è un bene così invadente che, quando il Signore ci darà avviso e termine, formerà la grande suggestività per cui questo mondo è stato fatto. Perciò c’è il coraggio che ognuno di noi deve portare per la positività del vivere, tanto che qualunque contraddizione o qualunque dolore hanno, nel “veicolo” di questa vita, una risposta positiva. E come esempio particolare io spero che possiamo metterci bene d’accordo col Signore, che ci illumini in tutto quello che ci metterà nelle “nuove” condizioni di fare, perché abbiamo a vedere come la vita dell’uomo è tutta positiva, profondamente positiva nel suo finale intento. Perché la vita è bella: la vita è bella, è una promessa fatta da Dio con la vittoria di Cristo. Perciò ogni giorno che noi ci alzeremo dal letto – qualunque sia la nostra situazione immediatamente percepibile, documentabile, anche la più sofferente, inimmaginabile – è un bene che sta per nascere ai confini del nostro orizzonte di uomini. E dovremo cercare di tradurre questo anche in una consonanza storica. Dobbiamo far sì che sia riguardata la stessa storia della nostra vita come della vita di tutti i popoli del mondo, da quella iniziale fino all’estremo confine – dicevamo prima -, all’estremo confine della nostra, di quella realtà che è la vita dell’uomo. Perché essa esige un’attenzione nuova, un’attenzione che porti dentro di sé il grande premio – il grande premio! -, che porti dentro di sé già il grande premio che sta alla fine di ogni cosa per ogni uomo. Ciò in cui dobbiamo aiutarci, ciò in cui noi dobbiamo sostenerci, ciò in cui noi dobbiamo essere fratelli è questa positività ultima di fronte ad ogni dolore: è una pacatezza che mette nella pace la nostra adesione. E “studiare” la storia dell’umanità con questo intento dimostrativo sarà un mezzo nuovo per ringraziare chi ci fa scoppiare di gioia davanti alla bontà di Dio, davanti alla Sua bontà. Auguri a tutti perché ognuno sulla strada della sua vita trovi emergenza del bene che è Cristo risorto, trovi l’aiuto di ciò che desta per gli uomini la positività che rende ragionevole il continuare a vivere. Sia lodato il Signore vittorioso sulla morte e su di noi! Saluti a tutti!”
( DON LUIGI GIUSSANI)
giovedì, dicembre 08, 2016
Mendicanza e non lamento
Quanto più un uomo entra dentro l'avvenimento di Cristo
e percepisce l'immensità della libertà,
l'incommensurabilità tra la vita dell'uomo libero
e quella dell'uomo schiavo, e quanto più prende coscienza
del cambiamento possibile, tanto più capisce la
sproporzione fra quello che riesce a fare e l'orizzonte
che si dilata sempre di più ai suoi occhi.
Il gesto più degno che possa fare allora, con tutta
la sua umanità, anche inchiodato al letto, anche dopo aver
tradito o nell'istante in cui dice: "Ho tradito", è il grido
della mendicanza, la mendicanza di Cristo.
La mendicanza è il contrario della pretesa e quindi del lamento.
Il lamento emerge quando la vita è vissuta in modo egocentrico.
La domanda è sempre domanda di tutto: " Venga il tuo
regno, sia fatta la Tua volontà".
Si può chiedere il pane quotidiano: "Dacci oggi quelle cose
per cui possiamo sussistere" , ma attraverso il pane domandiamo
" Il Suo regno", "la Sua volontà", cioè tutto.
La dimensione della vera domanda è la totalità.
martedì, dicembre 06, 2016
Veleno a piccole dosi
Esiste in medicina un termine – mitridatismo – che indica il lento processo di assuefazione che può determinarsi in un organismo verso un veleno, quando esso venga somministrato ogni giorno a dosi non letali.
Questo processo di assuefazione si verifica purtroppo anche per gli organismi sociali a proposito delle ideologie del ‘politicamente corretto’. Basta proporre le idee controverse a piccole ma continue dosi, per evitare che esse vengano rigettate dal corpo sociale. Avendo questa accortezza, la società finisce per considerare anche i temi più controversi come qualcosa di normale, addirittura di già coralmente accettato e quindi, poco a poco, di indiscutibile, perdendo ogni capacità di opporsi, quasi fosse anestetizzata.
È quanto sta avvenendo per l’ideologia del ‘gender’ che le lobby Lgbt stanno instancabilmente promuovendo anche in Italia con la loro politica dei piccoli passi. Qualunque occasione è propizia, anche in Parlamento, per muoversi in questa direzione, dalla celebrazione della Giornata contro l’omofobia (evitando, ovvio, di celebrare la Giornata internazionale per la famiglia), all’assistenza integrativa per i deputati omosessuali, all’approvazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, nella quale si annida – per fortuna almeno individuato ed enucleato – il rifiuto del genere biologicamente inteso, a favore appunto di un ‘gender’ fondato sulla scelta dell’individuo.
Lo stesso discorso potremmo farlo per altri grandi temi. Basti pensare all’aborto, passato in 40 anni da crimine a dramma sociale di cui prendere atto, a scelta dolorosa cui prestare assistenza, a ‘diritto’, fino a incominciare a ipotizzare persino sanzioni verso chi – come i medici obiettori di coscienza – crei ‘ostacoli’ all’aborto on demand. Anche per l’eutanasia si è scelta la via del mitridatismo. Dalla saggia opposizione a ogni accanimento terapeutico, si è passati alla rivendicazione della possibilità di sospendere la ventilazione assistita (caso Welby), poi alla sospensione di nutrizione e idratazione a una disabile (caso Englaro), quindi a mascherare l’eutanasia omissiva come ‘desistenza’ terapeutica. E ora si intensifica il pressing radicale per l’eutanasia attiva e il suicidio assistito come diritto dell’individuo.
Il filo conduttore è sempre quello del primato dell’autodeterminazione sul riconoscimento di un valore sociale per la vita dei nostri simili e sul conseguente interesse comunitario a tutelarla. Il mitridatismo del politically correct ha da tempo penetrato ciò che resta della tradizione socialista che, sconfitta dalla logica del mercato, ha preferito ritirarsi dal fronte della giustizia sociale e attestarsi sulla linea dei cosiddetti diritti civili.
Al radicalismo manca ora solo la capitolazione dell’ultima roccaforte che ancora le si oppone, quella della cultura cattolica. E anche in questa cittadella c’è chi si fa intimorire dal preteso e intollerante pensiero unico – Marcello Veneziani ha parlato recentemente di «razzismo etico») – e rinuncia a opporsi culturalmente alla marea montante. Altri all’inverso sembrano preferire un’opposizione improduttiva, convinti che lo scontro fine a se stesso abbia una sua intrinseca bellezza, dimentichi che le battaglie vanno fatte per guadagnare posizioni o, quantomeno, per non perderne altre.
A questi ultimi, impegnati talvolta più sul versante della critica agli amici che in quello dell’agone culturale con gli avversari, vorrei solo ricordare sommessamente che occorre abituarsi «a rendere ragione della speranza» che è in noi, cercando alleati preziosi sul piano della ragionevolezza, pregando ogni giorno con san Tommaso Moro: «Signore, dammi il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, la forza per accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere le une dalle altre». È quanto con altri colleghi cerchiamo di fare ogni giorno in Parlamento, nella convinzione che in politica non basti la proclamazione dei princìpi, ma occorra piuttosto la ricerca del consenso sulla nostra agenda. È quanto abbiamo fatto sul tema del ‘gender’, facendo accogliere dal Governo un ordine del giorno con cui lo si impegna, nell’applicare la Convenzione di Istanbul, al rispetto della nostra Costituzione in tema di identità di genere.
Sarà tanto più facile costruire tale consenso anche in altre occasioni, quanto più invece di sparare sui parlamentari cattolici ci si indirizzerà invece a far crescere una nuova cultura nella società, capace di premere sulle istituzioni. I radicali questo fanno, da decenni. E noi?
Gian Luigi Gigli
Questo processo di assuefazione si verifica purtroppo anche per gli organismi sociali a proposito delle ideologie del ‘politicamente corretto’. Basta proporre le idee controverse a piccole ma continue dosi, per evitare che esse vengano rigettate dal corpo sociale. Avendo questa accortezza, la società finisce per considerare anche i temi più controversi come qualcosa di normale, addirittura di già coralmente accettato e quindi, poco a poco, di indiscutibile, perdendo ogni capacità di opporsi, quasi fosse anestetizzata.
È quanto sta avvenendo per l’ideologia del ‘gender’ che le lobby Lgbt stanno instancabilmente promuovendo anche in Italia con la loro politica dei piccoli passi. Qualunque occasione è propizia, anche in Parlamento, per muoversi in questa direzione, dalla celebrazione della Giornata contro l’omofobia (evitando, ovvio, di celebrare la Giornata internazionale per la famiglia), all’assistenza integrativa per i deputati omosessuali, all’approvazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, nella quale si annida – per fortuna almeno individuato ed enucleato – il rifiuto del genere biologicamente inteso, a favore appunto di un ‘gender’ fondato sulla scelta dell’individuo.
Lo stesso discorso potremmo farlo per altri grandi temi. Basti pensare all’aborto, passato in 40 anni da crimine a dramma sociale di cui prendere atto, a scelta dolorosa cui prestare assistenza, a ‘diritto’, fino a incominciare a ipotizzare persino sanzioni verso chi – come i medici obiettori di coscienza – crei ‘ostacoli’ all’aborto on demand. Anche per l’eutanasia si è scelta la via del mitridatismo. Dalla saggia opposizione a ogni accanimento terapeutico, si è passati alla rivendicazione della possibilità di sospendere la ventilazione assistita (caso Welby), poi alla sospensione di nutrizione e idratazione a una disabile (caso Englaro), quindi a mascherare l’eutanasia omissiva come ‘desistenza’ terapeutica. E ora si intensifica il pressing radicale per l’eutanasia attiva e il suicidio assistito come diritto dell’individuo.
Il filo conduttore è sempre quello del primato dell’autodeterminazione sul riconoscimento di un valore sociale per la vita dei nostri simili e sul conseguente interesse comunitario a tutelarla. Il mitridatismo del politically correct ha da tempo penetrato ciò che resta della tradizione socialista che, sconfitta dalla logica del mercato, ha preferito ritirarsi dal fronte della giustizia sociale e attestarsi sulla linea dei cosiddetti diritti civili.
Al radicalismo manca ora solo la capitolazione dell’ultima roccaforte che ancora le si oppone, quella della cultura cattolica. E anche in questa cittadella c’è chi si fa intimorire dal preteso e intollerante pensiero unico – Marcello Veneziani ha parlato recentemente di «razzismo etico») – e rinuncia a opporsi culturalmente alla marea montante. Altri all’inverso sembrano preferire un’opposizione improduttiva, convinti che lo scontro fine a se stesso abbia una sua intrinseca bellezza, dimentichi che le battaglie vanno fatte per guadagnare posizioni o, quantomeno, per non perderne altre.
A questi ultimi, impegnati talvolta più sul versante della critica agli amici che in quello dell’agone culturale con gli avversari, vorrei solo ricordare sommessamente che occorre abituarsi «a rendere ragione della speranza» che è in noi, cercando alleati preziosi sul piano della ragionevolezza, pregando ogni giorno con san Tommaso Moro: «Signore, dammi il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, la forza per accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere le une dalle altre». È quanto con altri colleghi cerchiamo di fare ogni giorno in Parlamento, nella convinzione che in politica non basti la proclamazione dei princìpi, ma occorra piuttosto la ricerca del consenso sulla nostra agenda. È quanto abbiamo fatto sul tema del ‘gender’, facendo accogliere dal Governo un ordine del giorno con cui lo si impegna, nell’applicare la Convenzione di Istanbul, al rispetto della nostra Costituzione in tema di identità di genere.
Sarà tanto più facile costruire tale consenso anche in altre occasioni, quanto più invece di sparare sui parlamentari cattolici ci si indirizzerà invece a far crescere una nuova cultura nella società, capace di premere sulle istituzioni. I radicali questo fanno, da decenni. E noi?
Gian Luigi Gigli
venerdì, dicembre 02, 2016
Si potrebbe parlare della donna
1) BENE: questa è la parola che usano le donne per terminare una discussione quando hanno ragione e tu devi stare zitto.
2) 5 MINUTI: se la donna si sta vestendo, significa mezzora. 5 minuti e' solo 5 minuti, o anche meno, se ti ha dato 5 minuti per guardare la partita o giocare alla playstation prima di uscire o di fare qualsiasi altra cosa insieme.
3) NIENTE: la calma prima della tempesta. Vuol dire qualcosa e dovreste stare all'erta. Discussioni che cominciano con “niente” normalmente finiscono con BENE (vedi punto 1).
4) FAI PURE: è una sfida, non un permesso. Non lo fare.
5) SOSPIRONE: è come una parola, un'affermazione non verbale che è spesso fraintesa dagli uomini. Un sospirone significa che lei pensa che sei un idiota e si chiede perché sta perdendo il suo tempo lì davanti a te a discutere di NIENTE(torna al punto 3 per il significato di questa parola).
6) OK: questa è una delle parole più pericolose che una donna può dire a un uomo. Significa che ha bisogno di pensare a lungo prima di decidere come e quando fartela pagare.
7) GRAZIE: una donna ti ringrazia; non fare domande o non svenire; vuole solo ringraziarti (a meno che non dica 'grazie mille' che il più delle volte può essere puro sarcasmo, e non ti sta ringraziando.)
8 ) COME VUOI: è il modo della donna per dire vai a quel paese!
9) NON TI PREOCCUPARE, FACCIO IO: un'altra affermazione pericolosa; significa che una donna ha chiesto svariate volte a un uomo di fare qualcosa che, adesso, sta facendo lei. Questo porterà l'uomo a chiedere: 'Cosa c'è che non va?'
Per la riposta della donna fai riferimento al punto 3.
Per la riposta della donna fai riferimento al punto 3.
10) CHI E'?: questa non è una domanda mossa da semplice curiosità; ogni volta che una donna ti chiede 'chi è?, sta indagando; in realtà, ti sta chiedendo: 'CHI E' QUELLA? E COSA VUOLE DA TE?' Occhio a come rispondi.
giovedì, dicembre 01, 2016
Il cammino del suicidio
Sembrano persone non in grado di affrontare gli insuccessi e i cambiamenti in peggio , indipendentemente dalla responsabilità di chi vi ha contribuito .
Colpa di un'educazione iperprotettiva ? Eppure nel passato gli insuccessi in senso lato erano molto più frequenti : vita in condizioni difficili, alienazione prodotta dalle guerre, perdita o frequente cambiamento del lavoro, perdita della salute, indigenza, morte precoce di figli e di persone care . Non so se i suicidi fossero più frequenti o meno nel passato rispetto al presente : è difficile ritenere possibili paragoni fra epoche diverse . Ma la depressione sembra crescere con il benessere .
Mi colpisce anche il fatto che i suicidi ( anche in Italia ) siano in maggioranza maschi. Forse sono caricati di aspettative maggiori ?
In Italia le statistiche di suicidi vedono in testa , percentualmente : maschi , detenuti, oppure militari .
La regione col più alto numero percentuale di suicidi : Friuli Venzia Giulia.
La regione col numero più basso di suicidi : Campania.
In generale, nelle regioni del Nord ci sono molti più suicidi che nelle regioni del Sud.
Influenza del clima ? maggiore pressione sociale verso il successo ? Minore sostegno del tessuto intra familiare ?
Colpa di un'educazione iperprotettiva ? Eppure nel passato gli insuccessi in senso lato erano molto più frequenti : vita in condizioni difficili, alienazione prodotta dalle guerre, perdita o frequente cambiamento del lavoro, perdita della salute, indigenza, morte precoce di figli e di persone care . Non so se i suicidi fossero più frequenti o meno nel passato rispetto al presente : è difficile ritenere possibili paragoni fra epoche diverse . Ma la depressione sembra crescere con il benessere .
Mi colpisce anche il fatto che i suicidi ( anche in Italia ) siano in maggioranza maschi. Forse sono caricati di aspettative maggiori ?
In Italia le statistiche di suicidi vedono in testa , percentualmente : maschi , detenuti, oppure militari .
La regione col più alto numero percentuale di suicidi : Friuli Venzia Giulia.
La regione col numero più basso di suicidi : Campania.
In generale, nelle regioni del Nord ci sono molti più suicidi che nelle regioni del Sud.
Influenza del clima ? maggiore pressione sociale verso il successo ? Minore sostegno del tessuto intra familiare ?