Atto e giudizio è un concetto teologico e puoi benissimo dissentire.
Leggendo il Vangelo puoi imbatterti nell'episodio dell'adultera.
Secondo la legge doveva essere lapidata, ma Gesù si rivolse agli uomini che erano pronti a farlo: "Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra".
Perché Cristo dice così? Nessun essere umano può comprendere la vita di quella donna, le cattiverie che aveva subito. Solo Dio conosce tutto, anche il numero dei capelli che ha in testa e può giudicare.
Insomma, è come " Nessuno tocchi Caino"
Pagine
mercoledì, settembre 30, 2020
Amare per sempre
lunedì, settembre 28, 2020
Il bello che è mancato
Autunno (era) tempo di saloni: il bello che è mancato. L'autunno, per il settore moto, inaugurava la stagione dei Saloni. Si partiva subito con Colonia, ad inizio Ottobre, poi EICMA a Novembre. Quest'anno, causa Covid, non ci sono state le tradizionali passerelle. Tutto dovrebbe ripartire da gennaio dove, per adesso, sembra reggere l'appuntamento con il Motor Bike Expo di Verona. I Saloni autunnali non sono solo l'occasione per scoprire le novità per quanto riguarda la produzione moto, abbigliamento e accessori, ma anche una splendida scusa per gustarsi un concentrato di bellezza davvero fuori dal comune. Date uno sguardo a questa gallery, con le più belle degli appuntamenti della stagione passata, e diteci se non è così...
giovedì, settembre 24, 2020
Ahi! Che dolore
Il dolore più grande, secondo me, è non trovare più un senso da dare alla vita, finché rimane quello sebbene ammalati si è vivi, al contrario sebbene vivi si è morti".
Il mal di vivere è uno dei dolori più difficili da gestire ed estirpare.
Per me ci sono altri due dolori che minano la salute psico-fisica di una persona: la mancanza di pace nel cuore e la morte di un figlio, penso non vi sia dolore più grande del sopravvivere ai propri figli.
martedì, settembre 22, 2020
E' bello vivere
La vita è un dono che non deve essere sprecato, va vissuta e onorata ogni giorno con gratitudine.
Ogni azione commessa dall’uomo contro la sacralità della vita è un abominio che non deve essere tollerato. Se solo ci soffermassimo a pensare che la vita è una sola e se la sprechiamo non torna indietro, avremo un mondo migliore e anche noi saremmo persone migliori.
domenica, settembre 20, 2020
E' morta Rossana Rossanda
«Un’Italia così non me la ricordavo. L’avevo lasciata nel 2005-2006 per trasferirmi a Parigi. Il clima di adesso è pieno di risentimento. Tutti ce l’hanno con tutti», sostiene Rossana Rossanda, classe 1924, un nome che dice poco ai ragazzi di oggi e che tra la fine degli anni Sessanta e nei due decenni successivi era noto a parecchi nelle università e nelle scuole. Nata a Pola, diventò comunista tra Milano e Venezia nel 1943 mentre la repressione nazifascista contro i partigiani era feroce. «Li ho visti gli impiccati, il collo storto, le membra lunghe e abbandonate», scrisse successivamente. Il viso di questa donna che adesso si muove su una sedia a rotelle sembra tuttora meno anziano di quanto è. In gran parte lo si deve a un aspetto: agli occhi di molti, li ha da sempre i capelli di un grigio argentato. Le si imbiancarono a 32 anni d’età, cambiarono di colore nel 1956. Successe durante i giorni dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Dirigente locale del Partito comunista italiano, combattuta tra un certo spirito libertario e un’usurata fiducia per Mosca, lei rimase colpita dalla foto di un funzionario durante la rivolta ungherese. Era impiccato a un fanale.«Il povero e l’oppresso hanno sempre ragione. Ma i comunisti che si fanno odiare hanno sempre torto», affermò 50 anni più tardi Rossana Rossanda nel ricordare quel periodo e i tormenti nella sua coscienza. Con un ragionare pacato nei toni e radicale nella sostanza, ha affascinato sia studenti della «sinistra rivoluzionaria» sia intellettuali italiani e stranieri. Nel 1969 sdegnò numerosi dirigenti del Pci, partito nel quale era cresciuta e che la radiò perché con il gruppo del Manifesto aveva condannato risolutamente l’invasione sovietica di Praga. Una nuova pagina nera, quell’aggressione sferrata da Leonid Breznev contro la capitale della Cecoslovacchia, in una storia immaginata in precedenza migliore. Rossana Rossanda rimase comunista anche quando Achille Occhetto, chiudendo un’era della politica italiana, dopo il 1989 propose di trasformare in Partito democratico della Sinistra il Pci nel quale lei non era mai rientrata. Nonostante tutto, non si è arresa. Con Luciana Castellina, il mese scorso, è intervenuta a un incontro nella Casa delle Donne per la campagna elettorale de La Sinistra.Mente lucida, labbra vivide con rossetto brillante, «La ragazza del secolo scorso», come Rossana Rossanda si definì in un suo libro edito nel 2005 da Einaudi, è seduta nello studio di casa a Roma. Qualche sguardo agli scaffali della libreria permette di rintracciare ingredienti sparsi della sua formazione e dei suoi interessi: La città futura 1917-1918di Antonio Gramsci, saggi in francese e in inglese, letteratura, filosofia. Molta la storia, daI ricordidi Marco Aurelio aThe nemesis of power. The German Army in politics 1918-1945. Dunque per quanto era successo dopo il 1989, l’apertura del Muro di Berlino, e la fine dell’Unione Sovietica nel 1991. Ma tu Magri e altri, nel 1969, foste radiati dal Pci perché eravate in contrasto con il vostro partito sull’Urss e sull’invasione della Cecoslovacchia. Perché risentire fino a quel punto della sconfitta sovietica? Fosti tu tra 1977 e 1979 a promuovere i convegni del Manifesto sulle «società post-rivoluzionarie», atti d’accusa contro la dittatura di Breznev.«Fummo radiati perché eravamo in dissenso con il partito. Il nostro dissenso con l’Unione sovietica però veniva da lontano».
di Maurizio Caprara
Corriere della Sera
venerdì, settembre 18, 2020
Apparire è bello
Per me apparenza significa mostrarsi per quello che non si è. Una violenza inaudita verso se stessi da fracassare il proprio io. Una maschera che finisce per diventare l'abito vero.
Il "basta apparire" sostituisce valori e significati e sarà difficile, di certo anche doloroso per molti , tornare indietro, o meglio, andare avanti verso valori autentici e verità anche scomode.
Saremo in grado di aiutare i nostri giovani?
E' impossibile non avere una "apparenza", non recitare in un certo senso, un ruolo sociale, non avere una immagine di se stessi il problema è quando ci si identifica troppo in un ruolo.
Il problema nasce anche da come ci vedono gli altri e da come il loro sguardo su di noi a volte sia una prigione.
Forse, più che interessante, io direi che è più facile, più comodo fingere di essere ciò che non si è, piuttosto che essere ciò che si è.
I danni causati a lungo andare dalla finzione, in realtà sono incalcolabili: ma nessuno se ne avvede, o se ne preoccupa, perché tanto "ciò che non si vede, non esiste".
Inganniamo noi stessi, così facendo, ma quanto a lungo può sopravvivere un uomo, vivendo secondo imitazione e non secondo la propria reale natura?
Ecco che originano da questo grande inganno tutti i disagi psichici, le depressioni, le ansie, le nevrosi e tutte le malattie della terrificante cultura dell'io.
Ma io sono convinto che non si possa seguire a lungo una tale finzione, se non al costo (altissimo) della propria serenità mentale e psicofisica.
La maschera a lungo andare produce delle crepe e un siffatto debole "io" finisce per spezzarsi.
Non importa come ci vedono gli altri, in fondo, ciò che conta è come noi vediamo noi stessi: l'unica vera prigione che riconosco è quella creata da me stesso.
mercoledì, settembre 16, 2020
Che bomba!
Compro una Spitfire. Bellissima. Rossa inglese. Un capolavoro. Veramente la Spitfire era un’automobile terribile: non teneva la strada, sospensioni che, in curva, mica aiutavano, complicavano. Freni stocastici e frenatura sempre disallineata. Ma era troppo bella.
Imbocco il viale e arrivo davanti all’ingresso di casa e fiuuuu una derapata da brivido (tanto la spit derapava anche se non volevi).
Mentre sto lì a bearmi della bravata, richiamati dal chiasso che avevo fatto, appare mio padre con altre persone. Mi guarda, guarda l’automobile, alza gli occhi al cielo e borbotta:
"Ma cosa è ‘st’automobile da attore di cinematografo?". (“attore di cinematografo”) era un dispregiativo, in opposto al termine positivo “attore” con il quale s’intendeva l'attore di teatro). Un'altra novità!
- Papà vieni a fare un giretto, dai, che la proviamo, guarda quant’è bella.
- Tu sei squilibrato se credi che io entri in quel tubo. Ma non hai niente da fare, eh?
-"Ma non vedi quant’è bella?"-
Nel frattempo sopraggiunge mia madre che, godendosi la scenetta, dice, rivolgendosi a mio padre:
"Per piacere va a farti sto giretto, per piacere accontentalo, se no questo qua non la smette più, e non ce lo togliamo di torno".
-No No No, non ci vado in quel tubo-
-Dai, così ce lo togliamo di torno; non per lui, ma per la quiete di casa-
Mio padre si rassegna per il bene di tutti e commenta:
"Tuo figlio sono due mesi che sta qua, lo capisci? Come mai? Non ti chiedi come mai? Quest’estate sta qua, fisso come un monumento… non è che si prepara quel sacco da zingaro e se ne va in vacanza? No, sta qua .E non se ne va, niente: non se ne va.
Vacanza io, papà? Io ho da fare.
Pure noi, perciò tu devi andare in vacanza.
In ogni caso, rassegnato come un martire, mio padre prende cappello e bastone e si avvicina al tubo.
La spit era bassa, quindi per entrare ci sono le prime difficoltà, una delle quali è il cappello che urta il montante e cade per terra. “Ma per entrare in quest’automobile si deve essere acrobati di un circo equestre, e pure bravi eh?”
Insomma, alla fine siamo entrambi seduti.
"Vai piano, che qui si sta seduti per terra, ma che razza di automobile è?".
Metto in moto e partiamo.
- Vai piano-
- Ma se non sono ancora partito-
- Vai piano, ti ho detto!-
- Sta andando a 40 all’ora-
- Ti ho detto di andare piano …vai piano c’è traffico-
- Ma se siamo ancora sul viale di casa!-
- Finiscila di contraddirmi, scostumato; vai piano. Vai piano ‘ché ti do una bastonata.
Il fatto è che “andare piano” è una valutazione personale e, quindi, assai relativa, andavo a 50 all’ora anche meno, ma tale velocità non rientrava tra i valori paterni compatibili con il "vai piano".
Mi diede una bastonata in testa davvero!
- Ahia! Papàààà, ma così moriamo tutti e due -
- No, muori tu. Prima. E adesso riportami immediatamente a casa. Anzi no. -Torno a piedi -
E s’incamminò verso casa, che distava meno di trecento metri ‘ché tanto lunga era stata la gita.
lunedì, settembre 14, 2020
Affrettarsi per le vacanze
Le mie vacanze sono brevi, massimo 15 giorni, ma sono così intense che vivo di rendita per un anno intero.
Si aspetta il momento in cui medicare i lividi e le ammaccature di quella guerra di logoramento che è l'anno trascorso ,e la vacanza è la parentesi in cui finalmente si può staccare la spina da se stessi. C'è però anche un altro modo di concepire le vacanze, che è innanzitutto un altro modo di concepire la vita.
Diceva Cechov: "Quando mi veniva voglia di capire qualcuno o me stesso prendevo in esame non le azioni, nelle quali tutto è convenzionale, bensì i desideri. Dimmi cosa vuoi e ti dirò chi sei".
E' un criterio di valutazione rivoluzionario, intrigante, che non lascia tranquillo l'assetto borghese.
" Quello che una persona veramente vuole lo capisco non da ciò che è obbligato a fare, ma da come usa il tempo libero (Luigi Giussani)".
La vacanza diventa di colpo un test di quello che si vuole e di come si concepisce la vita. Ciascuno allora può giudicare, capire come stanno le cose per sé.
Le vacanze ti costringono a pensare a ciò che non hai fatto.. ma anche a complimentarci di cosa abbiamo fatto.. sono una sorta di verifica.. le mie sono di relax completo.. Niente gente.. niente dialoghi.. niente di niente solo una cosa, un letto per dormire, dormire.
La mia psiche si accontenta di poco.. o forse è talmente stanca che non vede altro che far nanna.
La vacanza è il momento migliore per mettersi alla finestra a guardare zaini stipati caricati in spalle su abbigliamenti improbabili che viaggiano su zeppe motrici in fila per tre col resto di due. E' il momento migliore per congratularsi con il se stesso spettatore che ha la fortuna di vederti andar per godersi finalmente un libro in santa pace.
Io, pescarese da sempre, andrò a Gardone Riviera perché nelle notti di plenilunio ho incontri ravvicinati con Gabriele e la signora Duse. Si è innamorata di me e mio nonno è geloso fino alla follia.
Il Vittoriale è di un fascino incredibile, inquieta e avvince, ispira sogni ed arricchisce l'anima.. un parco ed una casa fuori dal tempo.
sabato, settembre 12, 2020
Il fallimento generazionale
Un genitore fallisce, più o meno, come fallisce un imprenditore: faciloneria, calcoli sbagliati, eccesso di fiducia nelle proprie idee, sfiga. Definirei "sfiga" l'insieme dei fattori ambientali e umani che sfuggono al nostro controllo. Le "cattive compagnie" sono un esempio di sfiga. L'insegnante balordo è un altro esempio. Se consideriamo le malattie, gli incidenti, i traumi psichici eccetera, facciamo una casistica che non finisce più. Fare l'imprenditore, però, è molto più facile che fare il genitore. L'impresa opera in un ambiente amorale (non immorale: attenzione!), regolato dalle norme impersonali del mercato. L'impresa segue l'andamento dell'economia e, se la congiuntura è buona, bisogna essere proprio degli idioti per fallire. Il genitore, invece, deve misurarsi con l'etica. Che cosa è Bene e che cosa è Male? Boh. Cinquant'anni fa, tutti sapevano distinguere il Bene dal Male. Dio, Patria e Famiglia erano il Bene; Satana, l'Anarchia e l'Adulterio erano il Male. Poi c'è stata l'atomica della rivoluzione culturale che ha fatto esplodere la nostra cultura polverizzando i valori. Chi dice che non ci sono più valori sbaglia di grosso. I valori ci sono ancora, solo che ce ne sono a miliardi perché ogni individuo ha i suoi. La frammentazione dei valori è il vero problema, non la loro assenza. Di tutte le sfighe che contribuiscono al fallimento di un genitore, la frammentazione dei valori è quella più tremenda. Potremo mai "ricompattare" la nostra cultura attorno a un nucleo forte di valori condivisi? Secondo me, no. Siamo dunque condannati a fallire come genitori, come coniugi, come insegnanti, come predicatori.. Ecco, se posso mi sento di dire che secondo me a un certo punto della Storia contemporanea (forse negli anni 80?) c'è stato un punto in cui tutti i valori sono crollati e i figli di allora, quelli che oggi dovrebbero essere genitori ma non sanno farlo, non sono cresciuti. O meglio, all'anagrafe sì, ma dentro sono rimasti figli, inseguono falsi miti come l'eterna giovinezza e l'essere sempre sulla cresta dell'onda. Hanno preso ma non sanno più dare. Per questo i ragazzi di oggi hanno sempre più problemi.
giovedì, settembre 10, 2020
Io sono io
Io preferisco una discussione , anche a un muso lungo, piuttosto che fare finta di non aver letto.
Meglio spiegarsi, che vivere nell'incertezza di non sapere cosa pensano gli altri e non poter correggere , eventualmente i propri errori.
Però non bisogna essere permalosi, altrimenti è un guaio.
Bisogna sempre dare una possibilità alle persone.
E poi a me piace ascoltare le anime che si raccontano, che si scoprono qualche volta più vicine a noi e qualche volta meno.