domenica, dicembre 15, 2019

Dio e Scienza







Possono coesistere?


La luce della fede: con quest’espressione, la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù, il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: « Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre » (Gv 12,46). Anche san Paolo si esprime in questi termini: « E Dio, che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulge nei nostri cuori » (2 Cor 4,6). Nel mondo pagano, affamato di luce, si era sviluppato il culto al dio Sole, Sol invictus, invocato nel suo sorgere. Anche se il sole rinasceva ogni giorno, si capiva bene che era incapace di irradiare la sua luce sull’intera esistenza dell’uomo. Il sole, infatti, non illumina tutto il reale, il suo raggio è incapace di arrivare fino all’ombra della morte, là dove l’occhio umano si chiude alla sua luce. « Per la sua fede nel sole — afferma san Giustino Martire — non si è mai visto nessuno pronto a morire ». Consapevoli dell’orizzonte grande che la fede apriva loro, i cristiani chiamarono Cristo il vero sole, « i cui raggi donano la vita ». A Marta, che piange per la morte del fratello Lazzaro, Gesù dice: « Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio? » (Gv 11,40). Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta.

27 commenti:

  1. Immagine:


    Possibile ricerca correlata: francesco paolo michetti

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    1. Purtroppo in nome della ragione scientifica si sta riducendo l'uomo a semplice astrazione.
      Però la scienza in sé non è un male, è un male se viene messa la scienza al posto di Dio.

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    2. Si indaga ogni giorno alla ricerca del senso della nostra esistenza
      perché la natura dell'uomo è tutta tesa alla scoperta del bello del buono e del vero. Molti fattori esterni possono distruggere il nostro io e più che vivere, fingiamo di vivere.

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    3. L'offerta è una tavola imbandita che offre coreografiche ed elaborate squisitezze, con cibi che sembrano a portata di mano, ma in realtà costano tantissimo in termini fisici e psicologici. Quel di cui avremmo bisogno è semplicemente pane e olio ma il desiderio indotto ci fa sentire tesi verso l'apparente varietà di offerta. E mischi un pasticcino a una tartina, aggiungi uno shakerato E123, ripassi al tavolo per una meringa e poi ti dai del coglione per la nausea allo stomaco. Se l'anoressia psicologica fosse un segno del percorso verso un rifiuto -nausea- potrebbe essere anche un passaggio auspicabile. Mi passa l'appetito verso qualcosa che non nutre né spirito né corpo. Ma dove si trovano pane e olio, amici?
      Cos’è la vita? Cos’è l’amore? Cos’è la morte? Da quando vi sono uomini che pensano, queste domande fondamentali non hanno cessato di impegnare il loro spirito. Da millenni, le grandi religioni si sono sforzate di fornire le loro risposte. L’uomo stesso, non appare, allo sguardo penetrante dei filosofi, nel suo essere, indissolubilmente “homo faber”, “homo ludens”, “homo sapiens”, “homo religiosus”? E non è a quest’uomo che la Chiesa di Gesù Cristo intende proporre la buona novella della salvezza, portatrice di speranza per tutti, attraverso il flusso delle generazioni e il riflusso delle civilizzazioni?
      la vita è un dono ricevuto che contempla in sè la responsabilità ma anche il libero arbitrio. Quando la scelta di restituzione del dono propende, per varie ragioni, verso il diniego, è semplicemente un problema di non aver trovato (forse non cercato?) quella “ragione" in grado di propendere verso il positivo, verso la sua accettazione nel bene e nel male. Non è un problema di ordine morale. E' un problema di spendita esistenziale.
      C'è una frase molto bella di Elisabeth Kubler Ross: “Le persone sono come le vetrate. Scintillano e brillano quando c'è il sole, ma quando cala l'oscurità rivelano la loro bellezza solo se c'è una luce dentro.» Scoprire quella luce dentro ognuno di noi, le chiavi per accedervi, attraverso chi o cosa, è il vero senso del dono.

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  2. Nulla di ciò che Dio ha creato è male, tutto è buono e quindi anche la ragione, la scienza non sono altro che doni di Dio. Come ogni dono, tuttavia, può essere utilizzato e fatto fruttare per buoni o meno buoni motivi, in questo sta il libero arbitrio e in questo sta la storia dell'uomo e dell'umanità. Buona domenica pomeriggio.
    sinforosa

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    1. Anche il libero arbitrio è un dono, ma quando succede qualcosa in molti dicono che Dio non ha fatto niente per evitarlo e che stava giocando a scacchi.

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    2. Il male è necessario per far nascere il BENE.

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    3. Assolutamente sì.
      Ciao Angelo.

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  3. E' riduttivo vedere
    da una parte la riconduzione del fatto cristiano a un logos ancorato alla cultura dominante, da cui il trionfo di uno storicismo dato addirittura per scontato e
    dall'altra la fedeltà cristiana ridotta a moralismo: una riduzione ancora più meschina perché depaupera il fatto cristiano, della sua nobiltà, della sua dignità, perché la fedeltà cristiana è per sua natura un amore, l'amore alla persona di Cristo.
    All'interno di un tale cedimento della fede era inevitabile che l'idea della Chiesa finisse per ancorarsi ad una visione puramente localistica, geografica. Ma non c'è niente di più distruttivo di una esaltazione smisurata della Chiesa locale nei confronti della Chiesa universale, perché un valore o è universale o non è.
    Da una parte si evacua una posizione umana realistica, lasciando spazio solo alla artificiosa gonfiatura volontaristica o a alla banalizzazione dell'esistenza ridotta a pura istintualità.
    Dall'altra si rende essenzialmente abortivo l'impeto della costruzione, impedendo quella creatività che nasce dall'amore alla realtà intuita nel suo destino.
    Amore che, analogicamente a quanto avviene nel rapporto fra l'uomo e la donna, diventa fecondo solo sé è consumato nel suo contesto più adeguato e naturale.
    La Chiesa universale è la Chiesa che consta di tutti coloro che hanno una relazione personale con Gesù Cristo. 1 Corinzi 12:13-14 dice: "Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito. Infatti il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra". Vediamo che chiunque creda fa parte del corpo di Cristo. La vera Chiesa di Dio non è alcun edificio o alcuna denominazione particolare. La Chiesa universale di Dio è composta da tutti coloro che hanno ricevuto la salvezza mediante la fede in Gesù Cristo.

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    1. Racconta Luigi Giussani che conosceva un medico che gli parlava spesso di una sua vocazione missionaria. Per seguire questa sua dedizione si è fatto frate per andare nel Mozambico. Un giorno mentre faceva il suo lavoro, con i voti già definitivi, incontrando una bella bionda disse: "La bionda mi attira di più che fare il frate. Allora, se la bionda mi soddisfa di più, ho il diritto di andare con la bionda. Come il marito di quella donna: se lo attirava di più la segretaria, perché non doveva andare con la segretaria. Nel dinamismo della libertà è implicita la possibilità dell'errore. Scegliere ciò che immediatamente soddisfa di più, invece che tendere a ciò che è il destino per cui si è fatti. La libertà di scelta non è la libertà: è una libertà imperfetta. La libertà sarà compiuta, piena, quando sarà di fronte al suo oggetto che la soddisfa totalmente: allora sarà totalmente libera, totalmente libertà. Il problema è perché si vive. Il concetto teologico del missionario è questo: "Nel disegno della vita, il mistero di Dio gli ha chiesto questo compito, gli ha dato questa vocazione, anche se gli ha fatto incontrare una donna piacente. Se uno cede all'emozione perde la strada. Questo è il concetto di peccato. Il peccato è debordare, uscire dalla strada del destino per soffermarsi su qualcosa che interessa di più al momento. Lo stesso ragionamento vale per il marito che si invaghisce della segretaria. Quando il cammino di fede sarà compiuto l'uomo non ha più bisogno di scegliere perché conosce il suo destino. La libertà è ora perfetta.
      Uno è missionario, l'altro è sposato. Sono momenti importanti per un uomo. E' necessario permanere nella scelta e non assecondare piaceri effimeri.
      La parola destino sta ad indicare il significato della vita. Infatti la parola greca indica il significato ultimo, il destino come significato.
      L'uomo «sta bene come non mai» quando gli diventa familiare la coscienza del suo destino. Vale a dire: quando gli è diventato familiare lo scopo positivo di tutto quello che fa e ha la prospettiva della permanenza di quello che lui è.
      Hanno scelto tutti e due la strada più facile, in fondo il peccato fa star bene al momento. Poi, le conseguenze cambiano il proprio destino e quello di altri. Il peccato quindi non è fine a stesso, ma si allarga come una macchia d'olio attorno a chi lo compie. Il cristiano ha le armi per difendersi se vuole, sono la preghiera e i Sacramenti. Già da qui inizia la nostra libera scelta.

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    2. La Scrittura, che fin dalla Genesi è concorde nell’affermare il valore della sessualità e la bellezza – come abbiamo detto – dell’essere maschio e femmina, è anche concorde nell’affermare la bellezza, la singolarità, la “plus-valenza” della verginità per il Regno dei cieli. La novità della verginità cristiana è “per il Regno dei cieli”. Chi vive la via del celibato desidera anzitutto seguire il Signore. La rinuncia “alla moglie” o “al marito” ha la sua motivazione nel seguire il Signore “con cuore indiviso”. Non è quindi solo una necessità data dal servizio apostolico da rendere alla Chiesa (il celibe ha più tempo da dedicare agli altri, ha meno preoccupazioni, ecc.) Il celibe è anzitutto uno che si consacra a Cristo e che intende servirlo con cuore indiviso. La verginità cristiana è una scelta d’amore, all’amore per Dio, come abbiamo detto, e all’amore per i fratelli, gratuito e disinteressato. È per questo che la Chiesa cattolica ha scelto e mantenuto nei secoli la via del celibatario.
      Questo è il carisma della verginità.
      San Paolo: Prima lettera ai Corinzi, cap.7:
      Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo! Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.

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    3. Sembra avverarsi quel presagio e quell'incitamento di Nietzsche che ritiene decisivo, per superare e sconfiggere definitivamente il cristianesimo, attaccarlo non tanto sul piano della sua verità quanto su quello del valore della morale cristiana, mostrando che essa costituisce un crimine capitale contro la vita. In concreto il cristianesimo avrebbe introdotto nel mondo il sentimento e la coscienza del peccato e sarebbe il più grande avvenimento della storia dell'anima malata e il più fatale artifizio dell'interpretazione religiosa, da superare ed eliminare facendo riconquistare alla vita umana la sua innocenza, al di là del bene e del male, e così la gioia di vivere e una libertà senza confini.

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    4. Origine e Significato sono Mistero che noi sciocchini chiamiamo Dio, ma la sua volontà è imperscrutabile. L'obiezione di fondo è contro il nichilismo che pomposamente ha decretato che tutto quello che non è scientificamente dimostrabile non esiste. Non c'è niente di pomposo in quello che ho scritto e nemmeno suscita ilarità. Il fatto è che molti anno una concezione personale e tascabile della religione. Per loro Tommaso d'Aquino e Agostino sono peracottari.

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    5. Ecco, noi tutti abbiamo bisogno dello sguardo rivelatore di Gesù per riconsegnarci alla dignità che abbiamo ricevuto con il Battesimo.
      Il culmine dell’intelligenza umana consiste nello sfondare, proiettandosi verso l’infinito mistero, anche gli spazi ristretti nei quali spesso l’uomo è costretto a vivere. Solo così la ragione “culmina nel sospiro e nel presentimento che l’infinito si riveli”.
      Nel sospiro e nel presentimento che il mistero si riveli, l’intelligenza umana valica il proprio limite. Il sospiro è un modo di sentire le cose piene di attesa, di desiderio e di commozione.
      Ma il sospiro non può che essere un desiderio velato di malinconia. Il sospiro è trafitto da “gemiti inesprimibili”.
      Il presentimento è la facoltà positiva e liberamente impegnata di percepire che la realtà è un insieme di segni che rimandano ad altro; talvolta siamo in grado di scioglierli, ma spesso non ci è dato di farlo. Non per questo la ragione viene a soffrirne, purché si adatti a riconoscere che oltre la realtà “c’è altro”, di cui la realtà è il segno visibile.


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    6. Se uno non è appassionatamente alla ricerca dello scopo del suo vivere non capisce che gli altri sono vivi, alla ricerca di uno scopo del loro vivere, non capisce che gli altri vivono e che non sono manichini, ma compagni in cammino.
      Teresa di Calcutta quando vedeva la gente in India abbandonata lungo le strade, che erano cloache a cielo aperto, non aveva timori perché la stima verso quell'uomo che stava morendo, era tale e quale alla stima che portava a sua madre.
      Teresa di Calcutta e' stata un esempio di grande amore verso l'umanità. Un esempio che si ripeterà poche altre volte nella storia o forse mai più. Se solo tutti noi riuscissimo a sentire anche il più piccolo pezzettino del suo cuore dentro di noi.
      Riusciamo a vedere nell'altro ciò che siamo. E allora l'altro susciterà in noi amore se ne siamo pieni noi, fastidio se ci sentiremo intimamente attentati nei nostri privilegi e così via. Se sono sereno guardo nell'altro-e desidero per l'altro- tutto ciò che desidero per me.
      Trova il tempo..
      La peggiore malattia oggi è il non sentirsi desiderati né amati, il sentirsi abbandonati.
      Vi sono molte persone al mondo che muoiono di fame, ma un numero ancora maggiore muore per mancanza d’amore.
      Ognuno ha bisogno di amore.
      Ognuno deve sapere di essere desiderato, di essere amato, e di essere importante per Dio. Vi è fame d’amore, e vi è fame di Dio.

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    7. Ma è pur sempre vero che di ciò che si ama si può sempre parlare.
      Pur ripetendosi si dicono ugualmente cose nuove, perché il cuore vero è sempre nuovo.
      Andrea Emo è un grande pensatore ignorato. Qualcuno, mi sembra un quotidiano ad alta diffusione nazionale ha riesumato la sua figura.
      Secondo Emo la Chiesa è stata per molti secoli la protagonista della storia, poi ha assunto la parte non meno gloriosa di antagonista della storia.
      Oggi è soltanto la cortigiana della storia.
      Io non voglio vivere la Chiesa come cortigiana della storia.
      Se Dio è entrato nel mondo non è per essere cortigiano, ma redentore, salvatore, punto affettivo totale, verità dell'uomo.
      Questa passione mi tormenta.
      Nella contingenza di una decisione si può, evidentemente, sbagliare, ma lo scopo per cui agiamo è solo questo: che la Chiesa non sia cortigiana, ma protagonista della storia.
      Questa immanenza della Chiesa alla storia incomincia da me, da te, dove sono, dove sei.
      Essere protagonisti significa avere la capacità di testimoniare agli altri la possibilità di una vita umana che si realizza oltrepassando i soliti modelli freddi e incomunicabili. Se così non è, essere protagonisti si risolve sempre, in un modo o nell'altro, in una sopraffazione, in una violenza sull'altro: questa sarebbe una definizione di protagonismo del tutto inumana. La via che porta a un diverso modo di pensare il protagonismo umano è quella di consentire agli altri di realizzare fino in fondo la vocazione al proprio destino promuovendo la vita sul piano di una continua partecipazione. Guardare chi è protagonista è guardarci in uno specchio che ci restituisce un'immagine piena di speranza, affrancandoci dall'angoscia e dalla banalità dell'insignificanza quotidiana.

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    8. Dalla ricerca accurata della tradizione mistica
      e popolare,
      che vedeva nei vagiti del Bambino
      l'anticipo dei dolori della Passione,
      Giovanni della Croce vi vede l'espressione
      dell'ammirabile scambio
      delle nozze mistiche, avvenute già nella
      persona stessa di Cristo, tra la natura umana
      e la natura divina.
      La possibilità della beatitudine dei piangenti
      è già realizzata nel miracolo stesso
      dell'Incarnazione ed è già partecipata
      alla creatura a cominciare da Maria che assiste
      al Mistero con una sorta di stupito timor sacro.
      Per mezzo di Gesù Cristo, il Padre ci si è rivelato
      come il Dio di ogni consolazione.
      E' l'annuncio di una speranza ben salda
      con la quale si devono giudicare anche
      gli avvenimenti che turbano la nostra vita personale.
      Nella partecipazione attiva e passiva dell'anima umana,
      in quelle specifiche notti dei sensi e dello spirito,
      san Giovanni della Croce vede prima di
      tutto la preparazione
      necessaria affinché l'anima umana possa
      essere pervasa dalla viva fiamma dell'amore.


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    9. Il riconoscimento della presenza di Cristo realizza l'amicizia tra due persone, un'amicizia come realtà sociale diversa, generata diversamente e diversamente proiettata nel cammino del tempo e dello spazio.
      Questa amicizia è per un'opera nuova, crescente, nella storia: in essa domina lo stupore della grazia.
      Questa concezione dell'amicizia è lontanissima da ogni riduzione intimistica, è priva di sentimentalismo.
      Questa amicizia nasce nella fatica di rendere carne l'ideale, Cristo, Colui che più ci è caro.
      Gli amici sono coloro che continuamente, anche senza dirlo, ci richiamano Colui che abbiamo di più caro, affinché nasca dalla nostra carne.
      L'affezione a questa amicizia è perciò vera affezione a se stessi.
      L'amicizia tra noi è una realtà sociale nuova, una realtà pensante e operativa, che rigenera il nostro modo di pensare e di operare.

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    10. Il fatto è che la ragione esce sconfitta dall'affettività e considera normale quello che è peccato ( il peccato è un lemma della teologia e corrisponde all'errore). Faccio un esempio. Se tu desideri un uomo di una tua amica si tratta di peccato grave
      Succede che si spacca una famiglia, ti fai del male e calpesti il tuo prossimo.

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    11. Si tratta di un aggiustamento tecnico della struttura del blog.

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    12. Lentamente Cristo colloca la sua persona al centro dell'affettività e della libertà dell'uomo.
      E' commovente la questione, è l'aspetto più commovente di tutto quanto il fatto cristiano, cioè la storia cristiana.
      La vocazione in cui Cristo ci ha bloccati, in questo essere bloccati ha già dentro tutto.
      Dove sei, dove uno vive queste cose, entrano flotti di umanità diversa. Altrimenti le cose restano immutate, in tutti i sensi, e sembrano dar vigore e ragione alla superbia, alla pretesa, alla presunzione, al fariseismo.
      La vocazione è un grido di battaglia, non come un posteggio, un posteggio in cantina.
      Se si va a insegnare, se si va a lavorare in banca e si stabiliscono rapporti con gli altri compagni di lavoro, qualsiasi cosa si faccia, per quanti rapporti si tessano, questa battaglia è lo scopo.
      E' la battaglia del nuovo contro il vecchio.
      Per questo è la vera rivoluzione.
      Anche ai tempi di Stalin tutti gridavano: "Rivoluzione!", e tutto sembrava rivoluzionario, animato da imperiosa volontà di rivoluzione.
      Son finiti negli accusati schemi dei propri avversari, identificandosi con essi.
      Nell'antico Israele Dio aveva dato al suo popolo una legge.
      La legge mosaica decadde (ma non negli insegnamenti)con l'avvento e il sacrificio di Cristo Gesù.
      Ora il vero credente ha una nuova legge da seguire nella propria vita: quella del Cristo, che se imitata porta al Padre, di cui siamo fatti a immagine. Secondo me non andrebbe intesa come religione ma proprio come un modo di vivere.
      Questo è il passaggio che i non credenti non comprendono e perdono tempo negando Cristo inutilmente.

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  4. Non è la religione un ostacolo al progresso ma l'uso che l'uomo ne fa che può farla diventare tale. Credo che il rispetto delle reciproche posizioni, laica e cattolica, scientifica e religiosa sia essenziale. Sulla questione de libero arbitrio esiste anche chi pensa che tutto sia già scritto e che il nostro libero arbitrio sia solo illusorio e che qualunque scelta venga fatta poi cmq porterà per forza al destino che già è scritto. Forse la verità sta nel mezzo, non so rispondere a questo. Ti faccio i complimenti tu hai una competenza ed una conoscenza delle scritture che io non ho anche perché non sono forse un vero credente, non sonno ateo stricto sensu ma non seguo una fede specifica, anche se quel senso di spiritualità mi prende e mi tocca in qualche modo, e quindi mi scuso se magari il mio commento può essere uscito un po' dal tema del tuo post o magari non essere proprio centrato.

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    1. Secondo Lutero la salvezza passa attraverso le fede e le opere sono ininfluenti (predestinazione assoluta).
      Secondo la Chiesa sono le opere ad assicurare la salvezza dell’uomo (la predestinazione è il disegno salvifico di Dio per tutti gli uomini)
      Leggiamo qualcosa dei Vangeli:
      La parabola del samaritano.
      Il samaritano non è uomo di chiesa come il sacerdote e il levita, ma aiuta un uomo perché vede in lui il suo prossimo. E’ l’opera e non la fede a salvare il samaritano.
      Secondo Lutero si arriva a Dio attraverso la Bibbia. Non ammette la mediazione della Chiesa istituita da Cristo.
      L’altro postulato forte di Lutero è il rifiuto del libero arbitrio. Diciamo che è una sciocchezza.
      Il Libero arbitrio è il dono più grande che poteva farci Dio, che chiede l'amore dell'uomo non come obbligo, ma come libera scelta.
      La Scienza, grazie alle sue conquiste, è la dimostrazione che l'uomo è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio, ma non può sostituirsi a Dio.
      La religione deve riconoscere l'intelligenza della Scienza e capire che il Vecchio Testamento ha un significato simbolico e metaforico evitando di considerare eresia le scoperte di Galileo Galilei.
      il Papa è infallibile quando, come pastore universale della Chiesa proclama una dottrina riguardante la fede o la morale. E i movimenti del Sole e della Terra non riguardano assolutamente la fede.
      Soddisfatte queste condizioni Religione e Scienza coesistono tranquillamente.

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  5. "La Scienza, grazie alle sue conquiste, è la dimostrazione che l'uomo è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio, ma non può sostituirsi a Dio".

    La scienza non potrà mai dare all'uomo "poteri assoluti" e sarebbe anche pericoloso per l'uomo averli...
    Poi secondo me il conflitto tra scienza e religione è oramai passato.
    Oggi l'uomo non crede più nella religione, ma neanche nella scienza!
    Da questo punto di vista sono tempi un po' cupi..

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  6. La religione e la scienza sono due cose diverse, la prima riguarda lo spirito e la seconda invece è una disciplina che cerca di capire come funziona il mondo (e come si può migliorarlo, anche se a volte sbaglia molto). Detto questo, la penso come te: possono coesistere senza problemi, basta che ci siano persone intelligenti e aperte al dialogo.
    Cosa c'è di male, infatti, se un credente ha fiducia anche nella scienza o se uno scienziato crede in Dio?
    Secondo me proprio niente.
    Ti abbraccio e ti auguro buone feste.

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    1. Difficile etichettare la religione. Ne esistano tante e a volte più che al cielo pensano a ammazzare sulla Terra. Non credere nella scienza è da sciocchi.
      Tranne in Francia e Regno Unito, in tutti gli altri Paesi analizzati gli scienziati che credono in Dio sono più numerosi di quelli che si definiscono atei o agnostici. In Italia, ad esempio, quasi il 60% dei fisici e biologi crede in Dio e si dichiara cattolico mentre soltanto il 20% è ateo e il 23% agnostico. Più numerosi gli scienziati credenti, seppur di poco, anche negli Stati Uniti: il 36% afferma di credere in Dio contro il 35% degli atei e il 29% degli agnostici.


      https://it.aleteia.org/2015/12/21/se-la-maggioranza-degli-scienziati-crede-in-dio/

      Ti abbraccio Francesca e l'augurio è camminare con la serenità a fianco.

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