martedì, gennaio 23, 2018

La morte dell'Europa






In Europa si è consumata una barbarie di proporzioni catastrofiche.
I singoli conservano la memoria della loro esistenza, un popolo si affida alla storia e il tentativo di rintracciare una memoria si scontra con il macigno nel nazismo. L'immagine di questo post è un albero sradicato e rende bene l'idea di un popolo senza memoria, perché è una memoria vergognosa.

19 commenti:

  1. Mi piace questa tua riflessione Gus. Putroppo anche la stessa Unione Europea è diventata un apparato burocratico e in cui spesso hanno troppo rilievo i 'giochini' politici. Io mi sono laureato con una tesi sull'Unione Europea. La ritengo ancora una grande risorsa.

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    1. L'Europa dei popoli si è trasformata nell'Europa delle banche.

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  2. Devono essere i singoli a conservare la memoria, se ci tengono.

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  3. Maimonide,(ebraico Mošeh ben Maymon, abbreviato RaMBaM). Filosofo, giurista e medico ebreo (Cordova 1135-Il Cairo 1204). Verso il 1149, per le persecuzioni religiose degli Almohadi, lasciò la città natale, poi trascorse qualche anno a Fés (1160), in seguito andò in Palestina, infine si stabilì nel vecchio Cairo, dove esercitò la medicina, diventando medico di corte; fu nominato anche Nāgīd (principe) degli Ebrei d'Egitto. Maimonide è unanimemente considerato la figura più importante del giudaismo medievale. Numerose le sue opere che hanno influenzato il pensiero ebraico, arabo e latino del Medioevo: dal commento alla Mišnāh, composto per spiegare il significato originario della Mišnāh indipendentemente dall'interpretazione talmudica, alla Seconda Legge, che rappresenta la più originale e geniale sistemazione di tutto il materiale giuridico sparso nel Talmud. Tuttavia il trattato di filosofia religiosa che costituisce il fondamento di tutto lo sviluppo successivo della filosofia giudaica, scritto originariamente in arabo ma subito tradotto in ebraico, è la Guida dei perplessi. Con quest'opera Maimonide si propose di guidare e di illuminare chi era perplesso per il contrasto esistente fra la speculazione filosofica e la rivelazione, fornendo un'interpretazione razionale della fede e della tradizione religiosa giudaica attraverso la filosofia di Aristotele, da lui considerato il più grande rappresentante, dopo i Profeti d'Israele, delle facoltà intellettuali umane. Il pensiero filosofico di Maimonide, che rielabora e trasforma l'aristotelismo arabo colorandolo di elementi neoplatonici, è stato oggetto di appassionate dispute e polemiche sviluppatesi, specialmente in Spagna e in Provenza, fra i sostenitori della libera speculazione filosofica e fra quelli che la combattevano sostenendo che Maimonide si era troppo allontanato dalla concezione di Dio espressa nella Bibbia.



    Bibliografia
    E. Bertola, Saggi e studi di filosofia medievale, Padova, 1951; H. Sérouya, Maïmonide. Sa vie, son œuvre, avec un exposé de sa philosophie, Parigi, 1951; P. Cock, RaMBaM, Londra, 1987.



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  4. La memoria va conservata e tramandata, perché non si ripetano mai più errori inenarrabili.
    sinforosa

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    1. La follia nazista è irripetibile e la vergogna di quello che è accaduto resta.
      Ciao Sinforosa.

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  5. Il problema del nazismo è che l'Europa non ha capito niente da esso.
    Il dolori per l'Europa, Italia compresa iniziarono quando abbatterono proprio quel muro. Aprirono le gabbie a quello che poi pervase l'Europa.

    Quello che tutti dovremmo imparare è studiare la storia per davvero. Fuori dai libri di scuola.
    Così si potrebbero capire il perché di certi avvenimenti.
    Ad esempio Le idee di Hitler non erano male a mio avviso, erano quasi illuminate, solo che la follia e lo spiritismo che dicono praticasse lo portarono sempre più in basso fino a fare uno sterminio. Lui all'inizio odiava gli ebrei perché gli ebrei erano ricchi e usarsi poi molto tempo dopo iniziò il delirio vero e proprio.
    Preciso che anche Stanlin ne uccise 70 milioni in vari modi, nello stesso periodo, ma nessuno ne parla perché il nemico pubblico di allora era solo Hitler.
    Anche il Duce ha fatto davvero cose pregevoli in Italia, cose che abbiamo tutt'ora. Fu a modo suo un buon governatore che però si piegò al volere di Hitler.
    Si dovrebbe far capire alle persone che tutti i giorni può arrivare al poter un "Hitler" e non è puntando il dito su lui che il problema nazismo si risolve. Ormai è morto ma il nazismo esiste ancora nelle persone. È questo che va sdradicato. Ci vuole una rieducazione all'umanità. Più partecipazione a quello che ci circonda.
    Concludo con una mia citazione: la storia è quella cosa che se non impari da essa, essa si ridisegna, perversa, sempre la stessa.

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    1. L'idea di liberarsi degli ebrei in quel modo orrendo è follia allo stato puro.
      Non è una lotta politica come quella di Stalin.

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  6. Non solo gli ebrei ma tutto ciò che gli andava contro proprio come Stalin.
    Bhe l'ultima parte della sua vita era invasa dallo spiritismo,a differenza dell'altro. Ma ha fatto più morti Stanlin a conti fatti e anche lui aveva i suoi bei campi di concentramento: i gulag in Siberia e diverse altre zone tipo le tundre russe.

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    1. Anna, il problema non è il numero dei morti, ma il perché degli ebrei ammazzati senza avere colpe.

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  7. Il maggior sviluppo dei gulag avvenne però negli anni del consolidamento del potere di Stalin, e durante il suo lungo "regno", che va dagli anni trenta fino alla metà degli anni cinquanta. Morto Lenin nel '24, Stalin e gli altri proseguirono sulla strada da lui indicata: mandarono a scuola tutti i contadini, e immisero nelle campagne migliaia di trattori. Ma non per questo i contadini mostravano l'intenzione di trasferire la loro terra ai colcozi. Allora, dal 1929 al '32, Stalin e i comunisti 'repressero' con fredda determinazione i kulaki e i subkulaki, deportandoli a morire con le mogli e i figli - quindici milioni di esseri umani - nelle tundre gelate della Russia europea e nelle zone disabitate della Siberia. A questa deportazione, e alla mancata messa a coltura di molti campi, fece seguito una terribile carestia (1932-33) che comportò altri sei milioni di morti.

    Nel '36 Stalin dichiarò ufficialmente costruito il socialismo (con la nuova Costituzione) e iniziata la costruzione del comunismo. Stalin sapeva però bene che il socialismo non era stato costruito affatto: reintrodusse quindi contemporaneamente - e sviluppò al massimo - alcune forme di repressione già attuate da Lenin su frange proletarie corrotte, e cioè l'epurazione (che divenne una sorta di setacciatura periodica, a turno, di tutti senza eccezione gli strati proletari). Introdusse inoltre la 'rieducazione mediante il lavoro' (forzato), allargando a dismisura la rete dei lager creata da Lenin per la rieducazione dei nemici di classe (si andò così formando lo sterminato 'arcipelago Gulag' descritto poi con tanta efficacia da Solgenìtsin: alla morte di Stalin, nel '53' vi erano rinchiusi 15 milioni di proletari: la mortalità vi era elevatissima, ben pochi ne uscivano vivi). Introdusse infine, un indottrinamento quotidiano obbligatorio (almeno un'ora al giorno per ogni cittadino lavoratore).

    Di queste tre forme di repressione quella che toccava più direttamente i membri del partito e in genere i detentori del potere era senza dubbio l'epurazione, la quale giorno dopo giorno, con le sue metodiche fucilazionì, così come setacciava gli altri strati, 'purificava' imparzialmente a turno (con o senza processi) anche gli strati dell'apparato comunista. Si pensi per esempio che nell'anno 1937 furono fucilati ben 400.000 'comunisti fedeli'. E non soltanto dei livelli inferiori: infatti delle 31 persone che fecero parte dal 1919 al 1938 dei politburo di Lenin e di Stalin, 19 complessivamente vennero fucilate, 2 si suicidarono, 4 morirono di morte naturale, solo 6 (Crusciov, Mikojan, Molotov, Kaganovic, Voroscilov e Andreev) sopravvissero a Stalin.

    Non esiste un computo esatto delle perdite umane: Solgenitsin e gli altri dissidenti sovietici parlano in genere di 60 milioni.

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    1. Stalin era un assassino e la sua Russia era molto lontana dall'Europa.

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    2. George Steiner
      Selezionata da:
      wiki
      Citazione:
      Uccidendo i suoi ebrei, l'Europa si è suicidata. (dal discorso al convegno di European Judaism, Amsterdam, 1969 Citato in Riemen, prologo a Steiner 2006, pp. 17 sgg.)
      Pubblicato il:
      2014-03-15

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  8. Ormai si vuole il pragmatismo americano, lo si insegue come dogma imprescindibile per la società europea anche nell'istruzione: si vogliono scuole sempre meno umanistiche ossia che formino un essere pensante, e sempre più tese a formare lavoratori sottopagati con qualifiche a hoc per la società contemporanea. Venendo alla follia nazista forse è irripetibile nei numeri e nelle dimensioni ma non nei fatti. Genocidi gravi sono avvenuti anche dopo. Solo per citante alcuni, Kosovo, Sudan, Congo,Ruanda, ed anche prima (genocidio degli Armeni ad opera dei Turchi nel 1915). L'uomo sa rivelarsi un essere orribile e per questo la memoria storica diventa fondamentale per saper riconoscere il nascere di nuovi fenomeni simili al nazismo (vedi il neo nazismo di Alternative fur Deutschland e non solo, Casapound da noi solo per fare due es.)

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    1. Con l'uccisione degli ebrei l'Europa ha perso la sua identità.
      Aver distrutto il mondo di Kafka, Kraus, Celan, Mahler, ecc., non fu forse la distruzione dello spirito dell’Europa ,cioè di un’identità, senza la quale ci resta un’Europa geografica e commerciale?
      Questa è la memoria scomparsa. Resta la barbarie nazista come un macigno che schiaccia l'Europa.

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    2. “L'aspetto probabilmente più sorprendente e sconcertante della fuga dalla realtà è l'abitudine a trattare i fatti come se fossero mere opinioni. Tutti i fatti possono essere cambiati e tutte le menzogne rese vere... ciò in cui ci si imbatte non è tanto l'indottrinamento, quanto l'incapacità o l'indisponibilità a distinguere tra fatti e opinioni.”


      Hannah Arendt

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    3. “L'aspetto probabilmente più sorprendente e sconcertante della fuga dalla realtà è l'abitudine a trattare i fatti come se fossero mere opinioni. Tutti i fatti possono essere cambiati e tutte le menzogne rese vere... ciò in cui ci si imbatte non è tanto l'indottrinamento, quanto l'incapacità o l'indisponibilità a distinguere tra fatti e opinioni.”


      Hannah Arendt

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